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Autore: reidina    07/12/2008    0 recensioni
Salve a tutti! Questa fic è di Elly_Mello e me, tratta da una storia vera! Buona lettura a tutti!
“Ora basta!!! Non so se hai capito che ho cose più importanti da fare che ascoltare la tua vocina fastidiosa, che si lamenta.” Taglio corto, sperando che se ne vada, sconfitto.
Genere: Suspence, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto quello gli sembrava un incubo.

Il volto dell’amico, i vestiti che aveva addosso strappati, doveva essere un incubo.

Quello che gli aveva detto poco prima lo aveva lasciato con la bocca leggermente aperta e gli occhi che lacrimavano per averli lasciati troppo a lungo spalancati.

“Mello….che vuol dire “non sei qui”?”.

“Non capisci, vero?”

Rispose l’ “amico”, facendo un altro passo indietro con sguardo impaurito.

Matt si strofinò gli occhi bagnandosi le mani, intrise di sudore.

Ma quando li riaprì l’amico era sparito senza fare alcun rumore.

Si affacciò dalla finestra, niente.

Uscì dalla camera con ansia girando per i corridoi ed entrando nelle camere degli altri.

Sapeva che erano tutti alla mensa, dove si sarebbe incontrato L.

Nella mensa c’era molta confusione e non si potevano distinguere le voci dei ragazzi e bambini che gridavano con eccitazione di quando sarebbe apparso il detective.

“Mi hanno detto che è biondo.”

“Ma no, ma no, è pelato!”

“Tanto lo scopriremo tra poco, no?”

Un bambino guardò all’improvviso al posto di capotavola.

“Non tra poco….adesso.”

Il chiasso si trasformò in silenzio di tomba quando si vide un vecchietto vestito di nero avanzare con qualcuno dietro.

Appena si tolse da davanti, fece spazio ad un ragazzo intorno ai venticinque anni, che però aveva uno sguardo di chi ha centinaia di anni.

Aveva due grandi borse sotto gli occhi che parevano di un uomo spiritato.

I vestiti non erano di un ricco, anzi: La maglietta aveva qualche filo di lana che pendeva dalle maniche, i Jeans vecchi e non aveva i calzini ma un paio di scarpe ammaccate che fingevano di essere utili.

I bambini si ammutolirono alla vista di quel ragazzo: non poteva essere L, pensavano tutti.

Il vecchio si ripresentò con un microfono che mise attaccato al tavolo davanti al ragazzo che dal nulla tirò fuori un cioccolatino, divorandolo in pochi secondi.

Con la bocca ancora piena si avvicinò al microfono con aria stanca e disse:

“io sono L”.

Piano cominciò un brusio provenire da i posti del tavolo.

Alcune ragazze lo guardavano incuriosite o perfino invaghite.

L sembrava essere stato costretto a fare quella cosa, perché annoiato non faceva altro che mangiare dolci e a volte scrutare qualche bambino, finchè non gli arrivò una domanda:

“Se lei è un detective famoso, perché non cura di più il suo aspetto?”

Ovviamente era stata una bambina a chiederlo, che con entrambe le mani al petto lo fissava intensamente.

L non ricambiò lo sguardo penetrante, ma mettendosi tra le labbra il pollice si sedette, o almeno, si accovacciò sulla sedia.

“Non trovo sia importante.”

Rispose mettendosi in bocca un pasticcino.

Dopo la prima domanda tutti i bambini si fecero coraggio e cominciarono con l’ “interrogatorio”:

“Si diventa ricchi facendo il detective?”

“A che caso sta lavorando adesso?”

“Ha mai sparato ad una persona?”.

Solo alcuni notavano che il moro sospirava distrattamente e mormorava parole incomprensibili.

“Uno alla volta.” Disse infine Roger, facendo sfuggire un “grazie” ad L.

Però Roger si guardava intorno preoccupato: Mello non c’era.

Aveva sempre pensato che L fosse la cosa più importante al mondo, e allora dov’era?

Matt aveva un paio di lividi fatti durante la corsa verso il giardino, e non si fermava neanche a costatare la gravità dei graffi sul viso fatti dai rami degli alberi.

Aveva gli occhi lucidi e con il fiatone correva attraversando il cortile e il piccolo bosco che c’era dopo.

“Mello….Mello…” sussurrava con tono ansioso.

Con quelle ferite…senza medicazioni…

L’amico non sarebbe resistito a lungo….doveva trovarlo.

Sentì un fruscio provenire da un cespuglio e si voltò di scatto.

“Mello?” disse avvicinandosi piano alla pianta.

Scostò i rametti verdi lentamente, con il cuore che batteva all’impazzata per paura di vedere Mello in quello stato.

“Oh, cavolo…” disse sbuffando, mentre un topo scappava impaurito.

Si attraversò la fronte con due mani, esasperato.

Decise infine di tornare nella sua stanza, magari era tornato…alla mensa….doveva ricontrollare ancora.

Fece un passo avanti prima di girarsi e cacciò all’improvviso un urlo.

“Ciao Matt.”

“S-sei….L?”

  
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