Tutto
quello gli sembrava un incubo.
Il volto
dell’amico, i vestiti che aveva addosso strappati, doveva essere un incubo.
Quello che
gli aveva detto poco prima lo aveva lasciato con la bocca leggermente
aperta e
gli occhi che lacrimavano per averli lasciati troppo a lungo spalancati.
“Mello….che
vuol dire “non sei qui”?”.
“Non
capisci, vero?”
Rispose
l’
“amico”, facendo un altro passo indietro con
sguardo impaurito.
Matt si
strofinò gli occhi bagnandosi le mani, intrise di sudore.
Ma quando
li riaprì l’amico era sparito senza fare alcun
rumore.
Si
affacciò
dalla finestra, niente.
Uscì
dalla
camera con ansia girando per i corridoi ed entrando nelle camere degli
altri.
Sapeva che
erano tutti alla mensa, dove si sarebbe incontrato L.
Nella mensa
c’era molta confusione e non si potevano distinguere le voci
dei ragazzi e
bambini che gridavano con eccitazione di quando sarebbe apparso il
detective.
“Mi
hanno
detto che è biondo.”
“Ma
no, ma
no, è pelato!”
“Tanto
lo
scopriremo tra poco, no?”
Un bambino
guardò all’improvviso al posto di capotavola.
“Non
tra
poco….adesso.”
Il chiasso
si trasformò in silenzio di tomba quando si vide un
vecchietto vestito di nero
avanzare con qualcuno dietro.
Appena si
tolse da davanti, fece spazio ad un ragazzo intorno ai venticinque
anni, che
però aveva uno sguardo di chi ha centinaia di anni.
Aveva due
grandi borse sotto gli occhi che parevano di un uomo spiritato.
I vestiti
non erano di un ricco, anzi: La maglietta aveva qualche filo di lana
che
pendeva dalle maniche, i Jeans vecchi e non aveva i calzini ma un paio
di
scarpe ammaccate che fingevano di essere utili.
I bambini
si ammutolirono alla vista di quel ragazzo: non poteva essere L,
pensavano
tutti.
Il vecchio
si ripresentò con un microfono che mise attaccato al tavolo
davanti al ragazzo
che dal nulla tirò fuori un cioccolatino, divorandolo in
pochi secondi.
Con la
bocca ancora piena si avvicinò al microfono con aria stanca
e disse:
“io
sono
L”.
Piano
cominciò un brusio provenire da i posti del tavolo.
Alcune
ragazze lo guardavano incuriosite o perfino invaghite.
L sembrava
essere stato costretto a fare quella cosa, perché annoiato
non faceva altro che
mangiare dolci e a volte scrutare qualche bambino, finchè
non gli arrivò una
domanda:
“Se
lei è
un detective famoso, perché non cura di più il
suo aspetto?”
Ovviamente
era stata una bambina a chiederlo, che con entrambe le mani al petto lo
fissava
intensamente.
L non
ricambiò lo sguardo penetrante, ma mettendosi tra le labbra
il pollice si
sedette, o almeno, si accovacciò sulla sedia.
“Non
trovo
sia importante.”
Rispose
mettendosi in bocca un pasticcino.
Dopo la prima domanda tutti
i bambini si
fecero coraggio e cominciarono con l’
“interrogatorio”:
“Si
diventa
ricchi facendo il detective?”
“A
che caso
sta lavorando adesso?”
“Ha
mai
sparato ad una persona?”.
Solo alcuni
notavano che il moro sospirava distrattamente e mormorava parole
incomprensibili.
“Uno
alla
volta.” Disse infine Roger, facendo sfuggire un
“grazie” ad L.
Però
Roger
si guardava intorno preoccupato: Mello non c’era.
Aveva sempre pensato che L
fosse la cosa più
importante al mondo, e allora dov’era?
Matt aveva
un paio di lividi fatti durante la corsa verso il giardino, e non si
fermava
neanche a costatare la gravità dei graffi sul viso fatti dai
rami degli alberi.
Aveva gli
occhi lucidi e con il fiatone correva attraversando il cortile e il
piccolo
bosco che c’era dopo.
“Mello….Mello…”
sussurrava con tono ansioso.
Con quelle
ferite…senza medicazioni…
L’amico
non
sarebbe resistito a lungo….doveva trovarlo.
Sentì
un
fruscio provenire da un cespuglio e si voltò di scatto.
“Mello?”
disse avvicinandosi piano alla pianta.
Scostò
i
rametti verdi lentamente, con il cuore che batteva
all’impazzata per paura di
vedere Mello in quello stato.
“Oh,
cavolo…” disse sbuffando, mentre un topo scappava
impaurito.
Si
attraversò la fronte con due mani, esasperato.
Decise
infine di tornare nella sua stanza, magari era tornato…alla
mensa….doveva
ricontrollare ancora.
Fece un
passo avanti prima di girarsi e cacciò
all’improvviso un urlo.
“Ciao
Matt.”
“S-sei….L?”