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Autore: Kuroi Namida    23/02/2015    2 recensioni
Uno sguardo di fuoco e uno di ghiaccio, un incontro che cambierà le loro vite e una passione in comune: il basket.
Uno scontro tra due personalità, una lotta per dimenticare il passato e una battaglia per la vittoria assoluta.
Nessuno sa cosa succederà.
Genere: Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Seijuro Akashi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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Nella seconda parte della mattinata fecero lezione di storia, che a differenza delle prime due ore, fu più interessante, perchè parlarono di un argomento che sua madre non le aveva ancora portato.

A fine lezione delle compagne si avvicinarono indecise.

-Ti va....di mangiare con noi?

lei le fissò intensamente per qualche secondo, poi sorrise leggermente e annuì.

-Sì, perchè no.

Prese il proprio bento e le seguì fuori dall'aula, in corridoio una delle ragazze, dai corti capelli neri, le presentò.

-Io sono Tsubomi, mentre loro sono Sakura e Hono.

Le altre, una ragazza con capelli viola e una dai capelli marroni con un paio di grossi occhiali, le sorrisero e fecero un leggero inchino.

-Piacere di conoscerti.

-Piacere mio.

-Allora Ebony, come ti trovi qui in Giappone? Scommetto che rispetto all'America è molto diverso.

-Sì direi che qui siete molto più formali e gentili che negli USA.

-Di sicuro però le ville che hanno là sono spettacolari!

-Vi confesso che preferisco la ville che avete qui, i vostri giardini sono più eleganti rispetto a quelli americani.

-Quant'era grande la tua residenza?

Lei le guardò confusa.

-Residenza? Io abitavo in una piccola casa a due piani con un semplice giardino.

Tutte si bloccarono e la fissarono stupite.

-Non dirai sul serio!

-Perchè?

-Si può sapere che lavoro fa tuo padre?

-Possedeva un paio di ospedali e una clinica veterinaria.

Le sue compagne spalancarono gli occhi.

-E abitavate in una semplice casa?!

-Sì.

-Stai scherzando?

-No.

-Com'è possibile?

-I miei genitori sono sempre stati dell'idea che vivere contando unicamente sul denaro fosse sbagliato, ma che bisogna essere in grado di cavarsela anche senza. Io sono cresciuta vivendo come una persona comune e ho dovuto sudare parecchio. Nonostante questo stile di vita però, vogliono che una volta pronta prenda in mano le redini delle società giapponesi. Tuttavia, devo confessare che il mio sogno è un altro.

-Quale?

-Mi piacerebbe diventare un'allenatrice.

-Davvero?! Nonostante la tua discendenza?

-Ve l'ho detto, il mio modo di vivere è lontano dal possedere potere e soldi.

-Ma col denaro puoi fare tutto!

Lo sguardo di Ebony si oscurò.

-Ci sono cose che nemmeno le monete possono procurare.

Raggiunta la sommità delle scale Tsubomi, che stava davanti a tutte, aprì la porta del tetto e uscirono. Poi, mentre si piazzavano a terra, Sakura sospirò.

-Hai ragione Ebony, i soldi non ti procurano il ragazzo!

-C'è qualcuno che ti piace?

Capelli Viola divenne un peperone.

-N-no, nessuno di particolare.

Le compagne la riempirono di gomitate.

-Avanti, sputa il rospo!

-Davvero, non c'è nessuno!

-Dai, diccelo, sai che siamo tue amiche, avanti!

Eb le osservava attenta, nonostante fossero dipendenti dal denaro, quelle tre le facevano tenerezza.

-Okay okay.

Si sistemò per bene, lisciò la gonna sul grembo e tossicchiò.

-Si tratta ecco.......di uno dei titolari della squadra di basket del secondo anno.....Hayama Kotaro.

-Eh?! Davvero?

-Perchè no? È carino, simpatico ed è un ottimo giocatore, sicuro non è figo come il ragazzo più bello dei titolari, però ha un carattere migliore.

-Il più bello dei titolari? Chi è?

-Giusto tu sei appena arrivata, quindi non lo puoi sapere.

Le tre si scambiarono uno sguardo.

-Secondo la maggior parte delle ragazze, il ragazzo più bello della squadra è Akashi Seijuro.

Occhi D'Argento, che si stava portando del cibo alla bocca, si bloccò.

-Davvero?

-Strano vero? Sebbene sia quello più spaventoso,.....

-.....quello con i migliori voti,......

-.......e l'unica matricola ad essere capitano di una squadra,......

-Cosa? È del primo anno? Pensavo che quelli appena arrivati non potessero diventare capitani!

-Infatti di solito è così, tuttavia lui è il mitico ex capitano della “Generazione Dei Miracoli” e ha un talento naturale nel sottomettere gli altri, quindi.......

-Che cos'è la Generazione Dei Miracoli?

-Dei talenti che nascono una volta ogni dieci anni, Akashi è uno di loro. Fino all'anno scorso frequentava il Teiko e insieme ad altri quattro ragazzi, ha creato la migliore squadra di basket di tutto il Giappone. Poi alla fine delle medie sono tutti andati in scuole diverse.

-Devono essere molto bravi se uno di loro è il capitano di una squadra liceale sebbene sia solo una matricola.

-Sarà interessante quest'anno, nei tornei si troveranno a competere gli uni contro gli altri.

Ebony guardò un momento il cielo.

-Sì, sarà davvero interessante.

Per qualche minuto rimasero in silenzio, poi tornarono a torturare Sakura. La nuova arrivata non si lasciò andare, ma alla fine dovette ammettere di essersi divertita con le sue compagne.

 

 

 

 

 

Il resto della giornata passò velocemente e quando arrivò la campanella finale, la nippo-americana si sfiondò verso l'uscita.

-Te ne vai di già?

-Scusatemi ma ho degli impegni, ci vediamo domani?

-Okay.

Con un cenno della mano le salutò e a passo veloce salì nella macchina che l'aspettava al cancello e tornò a casa.

Aperta la porta dell'immensa villa, il suo amato Pastore Svizzero le fece le feste di ben tornato, mentre la sua cameriera le prendeva giacca e scarpe e l'aiutante le porgeva le pantofole.

-Ben tornata Signorina, com'è andata la giornata?

-Quante volte devo ripetervi di non chiamarmi Signorina e di darmi del tu? Grazie, è andato tutto bene. Ho un po' di fretta, vado in camera mia.

-Avviso vostra Madre che siete tornata.

-Sì. Vieni Cream.

Salendo le scale di corsa si fece guidare dal compagno sino alla propria stanza (senza di lui si sarebbe sicuramente persa), si chiuse la porta alle spalle e accese il computer.

Rapidamente andò su una pagina di ricerca e entrò nel sito della Teiko, cercò il club di basket degli anni passati e trovò le foto. Si stupì quando vide il viso di Seijuro nelle prime due immagini, non era affatto il ragazzo che aveva conosciuto. Quello che stava guardando in quel momento aveva un sorriso gentile e nei suoi occhi c'era voglia di giocare. Anche gli altri compagni avevano dei bei sorrisi e passione da vendere, soprattutto il ragazzo dai capelli blu e dalla palle scura. Nelle ultime foto invece le loro espressioni erano annoiate e con una luce di superiorità. Rimase a guardare a lungo quei giovani, pensosa. Nei primi due anni probabilmente le loro abilità non erano ancora del tutto sviluppate, quindi la loro capacità di gioco anche se alta era ancora “nella norma”. Poi doveva essersi innescato qualcosa, perchè solo osservando, la ragazza percepì chiaramente quella divisione che c'era tra i cinque. Mentre li studiava l'occhio si fermò su uno di loro, il sesto. Era un ragazzo dai capelli azzurri, piccolino e dalla scarsissima presenza. Il suo sguardo, anche se serio, aveva una scintilla che lo distingueva dagli altri. Riflessiva guardò di nuovo il Rosso, poi tornò sul ragazzo azzurro.

Se voglio sapere la vera identità del capitano, il migliore a cui posso chiedere probabilmente è lui.”

Face qualche altra ricerca, il nome del giocatore era Kuroko Tetsuya e frequentava il liceo Seirin.

Proprio mentre stava guardando dove si trovasse l'edificio, qualcuno bussò.

-Signorina? La Signora desidera che la raggiungiate nel suo studio.

-Arrivo subito.

Mise il PC in stanby, prese la cartina della casa e si avviò, seguita dal cane.

Raggiunto lo studio, fece sdraiare l'animale davanti la porta e bussò.

-Avanti.

-Volevi vedermi mamma?

La donna seduta dietro la scrivania alzò il viso. Era una bella signora con lunghi capelli scarlatti lisci, gentili occhi color ambra e viso aggrazziato. Quel giorno indossava una camicetta bianca e una gonna corta nera, sullo schienale v'era appesa una giacca anch'essa nera e ai piedi calzava un paio di pantofole rosse. Quando vide la figlia sorrise.

-Tesoro allora com'è la tua prima giornata di scuola? Non dirmi che li hai trovati tutti noiosi.

La giovane rise.

-No tranquilla, solo le lezioni sono state noiose. Ho conosciuto tre ragazze che non sono male, mi stanno simpatiche.

-Che bello! Che mi dici dei ragazzi?

Eb sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

-Avanti mamma, lo sai che non mi interessano.

-Bambina, prima o poi dovrai cercarti marito, lo sai vero?

-C'è ancora tempo per questo.

-Ne abbiamo già parlato, più ti allontanerai da loro, più ti sarà difficile trovare un compagno. Non voglio che passi il resto della tua vita evitando il contatto fisico.

-Non lo sto evitando.

-Sì che lo stai facendo! Lo fai da anni ormai.

-Ti sbagli!

-Ne sei sicura?

Con eleganza si alzò e raggiunse la ragazza, l'avvolse con dolcezza e la strinse a sé. Subito Ebony si irrigidì, il cuore iniziò a battere più forte e i ricordi riaffiorare come lame. Mae avvertì l'agitazione della figlia.

-Visto?

-S-sto bene!

La donna la strinse più forte, ma la Bianca cominciò a sentir mancare l'aria, così di divincolò e si allontanò dall'abbraccio. I suoi occhi erano spalancati, il respiro rapido e irregolare e il corpo scosso da brividi. Si avvolse le braccia intorno al busto per cercare di calmarsi, senza successo.

-Non puoi andare avanti così.

-Vuoi che dimentichi? Che faccia finta che non sia successo nulla?

-No piccola, voglio che lo superi, come ho fatto io.

La Bianca la fissò incredula.

-Superarlo? Tu? Dov'eri durante l'incidente? Non eri lì con me e papà, non hai idea di ciò che mi è successo! Ciò che papà ha passato!

Parlando il suo tono di voce si alzò, finchè non si ritrovò a gridare, lasciando che la paura uscisse.

-Io ero lì mentre lo uccidevano! Lo guardavo dritto negli occhi intanto che lo torturavano, mentre passavano il coltello sul suo corpo e lo facevano sanguinare! Lo vedevo urlare dal dolore e dalla rabbia! Ero talmente terrorizzata da non riuscire nemmeno a piangere o gridare! Ho passato giorni a lottare senza dire una parola o versare una lacrima e loro ridevano e mi violentavano! Li ho morsi e graffiati, li ho fatti arrabbiare, ho fatto piangere papà che doveva guardare e ho visto il mio sangue mescolarsi al suo! Quante volte ho sentito le mani di un uomo strapparmi i vestiti, toccarmi, stringermi, picchiarmi e il loro coso entrare nel mio corpo? Sento ancora il loro respiro eccitato, la loro mano che mi carezza in mezzo alle gambe e la loro lingua che mi bagna il collo! Tu hai dovuto sopportare tutto questo? No! Hai pianto la morte di papà, ma non hai avuto gli incubi ogni notte per anni, rivivendo ogni singolo istante!

Mae osservava la figlia in silenzio, il volto rigato dalle lacrime era contratto dal dolore e dalla paura. Si vergognava di averla fatta reagire a quel modo. Soffriva nel vederla in quelle condizioni, le ricordava troppo il periodo del loro rapimento, quando la bambina era diventata così diffidente e terrorizzata da non riconoscere nemmeno lei. C'erano voluti cinque anni prima che le cose cominciassero ad andare meglio. La paura del contatto fisico tuttavia c'era ancora e la ragazzina sempre sorridente e gioiosa aveva lasciato il posto alla ragazza seria, controllata e autoritaria di facciata, ma che in realtà si portava dentro tanta paura, dolore e solitudine.

-So mamma, quanto lui ti manchi e quanto sia stato difficile accettare la sua morte. Ti ho vista mentre piangevi in camera o guardavi le foto ricordo, ma come puoi paragonare la tua sofferenza alla mia?

-....non posso.

Non riusciva nemmeno più a parlare, come sempre. Appena si toccava quell'argomento e una delle due scoppiava, l'altra non sapeva mai come reagire.

-Mi dispiace piccola mia.

Ebony si asciugò il volto e fece un profondo respiro, sapeva che quegli sfoghi facevano soffrire ancora di più la madre, così rimase qualche minuto in silenzio per calmarsi e tentò di cambiare argomento.

-Oggi ho conosciuto un ragazzo sai?

-Davvero e com'è?

-Antipatico, autoritario, altezzoso, si sopravvaluta ed è aggressivo. Forse un po' pretenzioso, fisicamente però non è male.

-Il tuo ragazzo ideale.

La giovane la guardò male.

-Ti prego, appena conosciuti ci siamo già dichiarati guerra.

-Sei stata rapida.

-Mamma te l'ho detto, non andiamo d'accordo.

La Scarlatta sorrise debolmente tornando verso la scrivania e assecondando la decisione della ragazza.

-È sempre così all'inizio. Comunque, ho un annuncio da farti: è stata organizzata una festa dal nonno per permetterci di conoscere alcuni tra gli affaristi con cui avremo più contatti. Si terrà tra una settimana e voglio......

Le porse un fascicolo.

-Che impari tutti i nomi, i volti e le informazioni importanti degli ospiti.

La figlia fece passare velocemente i fogli e sollevò un sopracciglio.

-Sono tanti.

-Sì, ma sono sicura che non avrai problemi nel memorizzarli.

-No tranquilla.

Rimasero in silenzio qualche istante, tese, poi Ebony ruppe il ghiaccio.

-Bene, se non c'è altro, vado a fare un po' di movimento in palestra.

-Ebby......

Si fissarono negli occhi.

-Ci ho provato mamma, ogni volta però,..........

-Che cosa?

-......loro sono lì ad aspettarmi, pronti ad attraversarmi la mente, come coltelli.

-Permettimi di aiutarti!

-Lo hai già fatto. Superando la perdita per papà mi hai dato fiducia e più sicurezza, ma il dolore fisico e mentale che ho provato,.....per quelli non puoi fare nulla.

-Prova a parlare con qualcuno.

-E ricevere consigli su come “migliorare” i ricordi negativi? Loro possono solo dare consigli e spiegarti come funziona la psiche umana, ma non hanno idea di cosa effettivamente c'è nel cervello del paziente. Ho provato a seguire alcuni consigli, come riadattarmi al contatto piano piano, per far capire al mio corpo che non è male e quindi far tornare positiva la parola abbraccio. Forse ho solo bisogno delle persone giuste.

-Io non vado bene?

-Tu sei fondamentale mamma, i tuoi abbracci sono quelli che mi creano meno disagi perchè li conosco da sempre, mi ci vorrà un po' perchè tornino a essere i miei preferiti, ma fino ad allora,....

La guardò addolorata.

-Stammi accanto.

La Signora Fairy le sorrise piena d'amore.

-Sempre.

Il volto della ragazza si distese e senza aggiungere altro uscì dall'ufficio. Raggiunse nuovamente la propria stanza con Cream che ogni tanto le picchiettava il muso sulla coscia e mugolava leggermente. Una volta in camera lanciò il fascicolo sulla scrivania e indossò pantaloncini e maglietta, mise le scarpe da ginnastica e si accasciò a terra. Subito l'amico le andò incontro e lei lo strinse tra le braccia, affondando il viso nel pelo morbido. Adorava quella sensazione, perchè era l'unico contatto che la tranquillizzava. Lo abbracciò finchè non si sentì meglio, quindi gli grattò con affetto le orecchie e si diresse verso le palestre.

Mentre faceva riscaldamento e tirava fuori dal ripostiglio il carrello con i palloni da basket, decise cosa avrebbe fatto in futuro. Sua madre aveva ragione, doveva perdere la paura del contatto fisico, soprattutto se voleva tenere testa all'ex capitano della “Generazione Dei Miracoli”. Poi avrebbe trovato un momento per andare alla Seirin a parlare con Tetsuya, ma quello doveva aspettare, dato che aveva i preparativi per la festa.

Perchè mi interessa così tanto Seijuro? In fondo è solo un moccioso che si crede chissà chi!”

Con calma iniziò a fare dei semplici tiri a canestro.

Voglio forse evitare che il suo mondo vada in pezzi com'è successo a me? O probabilmente è perchè ho la sensazione che non mi lascerà in pace finchè non mi prostrerò ai suoi piedi?”

Rimase a guardare la palla che faceva un arco in aria per poi entrare senza toccare il ferro.

No, la verità è che amo così tanto il basket che voglio vedere riaccendersi la passione nei suoi occhi. Non importa cosa accadrà, scioglierò quel ghiaccio e gli farò capire quanto siano divertenti tutti gli sport!”

Con un sorriso infuocato riprese la palla, quindi si girò verso l'altro canestro e chiamò Cream.

L'animale scattò in avanti e si posizionò di fronte a lei, con le zampe davanti abbassate e il sedere per aria.

-Forza bello, giochiamo!

   
 
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