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Autore: BlueParadise    24/02/2015    5 recensioni
"We can beat them, for ever and ever
Oh we can be Heroes,
just for one day"
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO 2

«Lily?»
«Mmh?»
«Hai intenzione di continuare a fissare il nulla o pensi di salire sulla carrozza?» mi riprese Alice guardandomi divertita.
Caddi dalle nuvole e mi sedetti sulla carrozza un po’ disorientata.
Per tutto il viaggio ero stata interamente risucchiata dai miei pensieri, ritrovarmi di nuovo nel mondo magico mi aveva presa alla sprovvista, facendomi realizzare quanto fosse indispensabile per me farne parte. Sentivo l’esigenza di usare la magia, la sentivo dentro di me.
«È ufficiale. Lily Evans ha perso la ragione» rise Mary.
«Sono solamente sovrappensiero. La magia mi è mancata tantissimo.»
«Va tutto bene, Lily. Non ti preoccupare» mi sorrise rassicurante Lene.
La carrozza partì, come al solito trainata dal nulla, e io mi sistemai meglio sul sedile.
«Allora, ti ho sentito gridare contro James solo tre volte oggi. È un record, sai?» scherzò Mary.
«Effettivamente stai migliorando. Però hai leggermente esagerato quando gli hai gridato contro soltanto perché aveva fatto uscire tutte le Cioccorane dal pacchetto. A chi non è mai capitato?» mi riprese bonaria Alice.
Marlene rise e Mary scosse la testa, alzando una mano per smentire la teoria di Alice.
Ridemmo tutte e quattro e le persone sedute nella carrozza qualche metro più avanti a noi si girarono a guardarci curiose.
«Ma le aveva spiaccicate tutte sul finestrino. È irritante quando fa così» mi difesi mettendo il broncio.
Le ragazze si scambiarono un’occhiata furtiva e Lene, seduta accanto a me, mi guardò con la sua tipica espressione comprensiva. «Tesoro, James è cambiato, spero lo capirai.»
Incrociai le braccia al petto e non risposi.
Potter aveva reso questi sette anni seccanti, era solamente un arrogante in cerca di attenzioni. Perdeva tempo con me soltanto perché ero l’unica ragazza ad averlo rifiutato, l’ultimo agognato trofeo da aggiungere alla collezione. Non mi ero mai fatta abbindolare dalle sue parole dolci o dalle dichiarazioni plateali, tutt’altro, detestavo quel suo modo di fare così troppo sicuro di sé.
Lui e Black erano degli idioti con il cervello grande quanto l’unghia del mio mignolo e un ego decisamente e sproporzionatamente più grande. Vivevamo in guerra e loro pensavano solamente ai loro stupidi scherzi. Come poteva Potter essere cambiato?
La carrozza si fermò e noi scendemmo sotto braccetto. Entrammo dal portone principale e il baccano aumentò notevolmente.
Potter mi si avvicinò e io lo guardai alzando un sopracciglio. «Ti serve qualcosa?»
«No, volevo solo dirti che ho tolto quei venti punti a Black e che mi hanno riferito la parola d’ordine per entrare in sala comune, è “coraggio”. L’ho già fatto sapere ai prefetti, hanno detto che ci pensano loro» mi rispose lui con aria tranquilla. «Senti Lily …»
«Evans» lo interruppi scocciata. Ma possibile che il concetto ancora non gli fosse chiaro?
Lui sospirò e prima che potesse riaprire la bocca, dalla quale sarebbero sicuramente fuoriuscite sciocchezze non degne della mia attenzione, i Malandrini al completo e Frank ci raggiunsero.
«Se andassimo a sederci prima che qualche nanerottolo ci fotta il posto?»
«Sir! Modera il linguaggio!» lo riprese Mary.
Ci incamminammo prendendo posto e io mi sedetti accanto a Lene, la quale, distratta, non mi notò. Ne compresi immediatamente il motivo, sembrava essere infatti molto interessata a Remus, anzi, lo stava osservando piuttosto esplicitamente. Non ci avevo mai fatto caso, ma sarebbero stati molto carini insieme.
«Da quando Remus attira la tua attenzione?» le bisbigliai all’orecchio.
«Non attira la mia attenzione» mi rispose arrossendo vistosamente.
Beccata. «Non ti credo neanche un po’» risi a bassa voce.
Tutti presero posto e il baccano cessò quando la McGranitt entrò nella sala grande, seguita da una lunga fila di undicenni spaventati. Vederli così impauriti e nervosi mi ricordò la prima volta in cui anche io varcai la soglia della Sala Grande in attesa di trovare una casata a cui appartenere.
Lo smistamento durò a lungo e alla fine avevamo ottenuto dieci nuovi Grifondoro.
Si erano seduti sollevati, ma ancora provati dall’agitazione, così mi alzai e andai da loro con l’intenzione di presentarmi.
«Sono Lily Evans, Caposcuola e molto lieta di avervi fra di noi» sorrisi, cercando di sembrare almeno un pochettino rassicurante.
I ragazzini mi risposero esitanti e sentii una risata dietro di me.
«Evans non traumatizzarli già la prima sera. Comunque, sono James Potter, Caposcuola a vostra completa disposizione» continuò a sghignazzare.
Sbuffai seccata, mentre i bambini sembravano stregati da Potter, soprattutto le bambine. Come sempre.
«Ed ecco che avete conosciuto il buffone di corte. Se avete bisogno non esitate a chiamarmi» dissi loro, dopodiché mi allontanai per ritornare al mio posto accanto a Lene.
Hogwarts mi era mancata in un modo quasi preoccupante. Durante le vacanze estive avevo provato un senso di vuoto incredibile ed ero arrivata a sperare intensamente nell’inizio della scuola, la verità era che non mi sentivo più a mio agio nel mondo babbano e avevo dimostrato a me stessa che la magia era ormai una parte indissolubile di me.
Il silenzio ricalò quando Silente si alzò per il consueto discorso di inizio anno che, come d’abitudine, furono dieci parole senza significato, ma combinate tra loro in modo tale che tutti scoppiassimo in una fragorosa risata.
Albus Silente era l’uomo più brillante che io avessi mai conosciuto, il mago più potente in circolazione. Gli occhi bonari, in grado di osservare tutto con una perspicacia difficile da eguagliare, la lunga barba argentea e l’insolito modo di apportarsi ad ogni cosa. Al diavolo chi diceva che Tu-Sai-Chi era più potente di Silente, tutte fandonie. Silente era l’autorità in persona, perfino più imponente del Ministro della Magia, anzi, certamente più importante.
Sui vassoi apparvero magicamente le pietanze e la cena iniziò, o meglio, quella che ero solita definire “lotta di sopravvivenza”, soprattutto quando condividevi il tavolo, e di conseguenza il cibo, con i Malandrini. Non conoscevo nessuno più vorace e affamato di loro, a volte erano davvero insaziabili.
«Allora ragazze, come avete passato l’estate?» ci domandò Remus e Marlene quasi si strozzò con il cibo. Poteva negare quante volte voleva, ma era evidente che Rem non le fosse affatto indifferente.
Alice, notando la gaffe di Lene, prese la parola velocemente. «Diciamo che non è stata una delle migliori, papà ha dovuto prendere parte ad un sacco di missioni e mamma era sempre preoccupata. Sono stata da Franky, principalmente, e Lily è venuta a stare da me per due settimane.»
Il padre di Alice era un auror e, di conseguenza, un combattente in prima linea. Avrei sempre ricordato la notte dell’attacco a Londra, lo scorso anno, quando suo padre venne colpito da un forte incantesimo e ricoverato al San Mungo, quella stessa notte Alice fu svegliata dalla Professoressa McGranitt e portata direttamente nell’ufficio di Silente.
«Io sono stata in crociera con i miei, sapete mia madre aveva bisogno di svagarsi. Al ministero le stanno facendo pressioni e papà ha deciso che una bella crociera in Africa tra zanzare e coccodrilli non ci avrebbe fatto male.»
La madre di Mary aveva conosciuto da molto giovane un babbano di origini norvegesi, da cui Mary aveva ereditato quegli invidiabili capelli biondi. Dai racconti era stato amore a prima vista e lei gli aveva subito confessato di essere una strega, due mesi dopo si erano sposati e dopo un po’ di tempo era nata Mary. Una storia davvero romantica. Ora la madre di Mary lavorava all’Ufficio del Trasporto Magico, mentre il padre era un chirurgo che però viveva attivamente nel mondo magico.
«Beh, io sono stata a Parigi due settimane per via del lavoro di papà. È stato molto carino» sorrise Lene, evitando accuratamente lo sguardo di Remus.
Marlene, invece, era una Purosangue da generazioni, suo padre lavorava per la Gringott, mentre sua madre per l’Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia al Ministero.
«E tu, Lily?» mi domandò Frank.
Questa fu la mia volta di strozzarmi con il cibo e per mia sfortuna tutta l’attenzione dei Malandrini si era focalizzata su di me.
«Io, ehm … sono stata a casa per la maggior parte del tempo. Ho passato qualche giorno in Cornovaglia da amici di famiglia, nulla di speciale, e due settimane da Alice» mi strinsi nelle spalle a disagio. Sapevo di essere l’unica a non aver fatto nulla di straordinario come crociere o viaggi interessanti. I mei genitori avevano lavorato per tutta l’estate, Petunia aveva passato la maggior parte del tempo libero con Vernon, forse per evitarmi il più possibile, e io mi ero tenuta alla larga dalla situazione difficile con Petunia e con i miei quanto bastava per evitare inutili liti in famiglia. La solitudine per un po’ mi aveva annoiato, ma mi era anche servita per meditare bene su ciò che volevo e desideravo per me stessa.
«Scusate, non voglio intromettermi, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Deve essere stato terribile per te Lily, i tuoi sono babbani, non è così? Con tutti gli attacchi che si sentono in giro. È terribile.»
Il volto esageratamente angosciato di Amanda Benson si soffermò sul mio viso con un’espressione fintamente comprensiva. Non ero mai riuscita ad intrattenere con lei una conversazione che non fosse più di un paio di frasi di circostanza, Amanda era quel tipo di ragazza troppo banale per poterla considerare un’amica.
«Grazie per il pensiero, Amanda» risposi leggermente acida.
«Dico sul serio, non deve essere stato facile. Pensando che quelli come te rischiano ogni giorno, sai, non ti invidio affatto. Già sapete che Brittany Hall, Tassorosso del sesto anno, è stata ritirata? È stata una decisione della famiglia, a quanto si dice.»
«Sì, lo sappiamo» la fermò Mary piuttosto seccata.
Nessuna di noi quattro sopportava la Benson e non ci premuravamo affatto di nasconderlo.
«Era solo per dire. Comunque, hai tutto il mio appoggio, Lily cara» se ne uscì con un sorrisetto a dir poco ridicolo. La falsità di quella ragazza non aveva proprio limiti. Ritornò alla sua cena e mi sfuggì uno sguardo esasperato con Alice.
«Alla fine come sei arrivata fino a King’s Cross?» mi domandò Remus abbassando la voce in modo che solo noi potessimo sentirlo.
«Mi sono smaterializzata» bisbigliai e lui annuì come per confermare un'ipotesi a se stesso.
Continuammo a mangiare, chiacchierando di tutte le novità. A quanto pare non ero l’unica ad aver notato il clima teso alla stazione questa mattina.
Finimmo la cena e in breve tempo anche i dolci vennero divorati, scomparendo dai vassoi e dai piatti. Tutti stavamo aspettando con ansia il discorso di Silente, lo capivo dai volti irrequieti degli insegnanti e dai visi impazienti degli studenti.
Silente si alzò con prontezza e ci sorrise con la sua tipica espressione sagace.
«Buonasera a tutti! Spero che il nostro banchetto vi abbia soddisfatto, come al solito devo farvi alcuni annunci di inizio anno» esordì perforandoci con il suo sguardo attento.
«Gli studenti del primo anno si dovranno ricordare che l’accesso alla foresta proibita è severamente vietato a tutti gli studenti e farebbero bene a ricordarlo anche alcuni dei più grandi» nel dirlo sembrò lanciare una fugace occhiata verso i Malandrini, che a loro volta sghignazzarono quasi compiaciuti.
«Inoltre, il Signor Gazza mi ha chiesto di ricordarvi che è vietato iniziare o prendere parte a combattimenti di qualsiasi genere nei corridoi della scuola. Chiunque sia interessato ad iscriversi alle squadre di Quidditch contatti i direttori delle rispettive case, le selezioni si terranno la seconda settimana di scuola.»
Il sorriso che Silente esibì fu di pura riconoscenza. «In più, sono lieto di dare il benvenuto al nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, il professor George Ripterson.»
Un uomo alto e spigoloso, sulla settantina e con i capelli e la barba ingrigiti, si alzò e salutò con un breve cenno del capo. Doveva essere un ottimo insegnante a giudicare dall’intensa con Silente, e lo sperai davvero, perché necessitavamo di una persona in grado di insegnarci veramente cosa volesse dire combattere le Arti Oscure.
«E ora vorrei la vostra completa attenzione. Purtroppo ognuno di noi è consapevole che attualmente stiamo vivendo una situazione particolarmente allarmante, ma quello che dovrete ricordare è questo: non importa quante tenebre ci saranno ad avvolgerci, l’importante è che ognuno di noi trovi la propria luce per combatterle. Non perdetevi d’animo, ricordatevi che il futuro siete e lo costruirete voi. Non importa quanto Lord Voldemort … »
Silente si interruppe quando il bisbiglio generale si fece consistente al suono di quel nome impronunciabile.
«Oh suvvia, non c’è bisogno di aver paura di un banale nome. Stavo dicendo, non importa quanto Lord Voldemort distrugga, l’importante è ricostruire. Ed è su questo che voglio soffermarmi. Rimettete in sesto voi stessi, trovate la forza di reagire ai recenti avvenimenti, combattete la paura» dichiarò. «E poi vorrei chiarire un ultimo punto riguardante alcune voci che sono circolate negli ultimi tempi. Hogwarts è, e sempre sarà, un luogo sicuro, non permetterò che nulla accada ai miei studenti. Bene, i vostri letti vi attendono! Fate sogni felici, via di corsa!»
Lo stridio di panche invase la Sala Grande e noi ragazze ci alzammo con lentezza. I prefetti Grifondoro avevano già raggruppato il gruppetto del primo anno per mostrare loro la via per i dormitori e molti studenti gli avevano anticipati. Il professor Lumacorno mi salutò radioso e ricambiai con un sorriso cordiale.
Ci avviammo dirette alla torre e Sir Nicholas ci salutò galante. «Buonasera!»
«Salve, Sir Nicholas!» rispose Mary salutandolo con una mano.
Salimmo svelte le scale e alla fine ci ritrovammo davanti al ritratto della Signora Grassa.
«Oh, salve care! La parola d’ordine?»
«Coraggio» dissi e il quadro si aprì rivelando l’entrata alla nostra sala comune.
Ci facemmo strada fino alle scale, ingarbugliate nella calca si era formata, quando un mano mi bloccò gentile il polso.
«I ragazzi vi augurano la buonanotte, in particolare James mi ha detto di riferirti che ti sognerà tutta la notte, perdona la sua stupidità, la maggior parte delle volte non connette il cervello alla bocca» rise Remus, strofinandosi un mano sul viso. «E poi Alice, Frank dice di volere il bacio della buonanotte.»
Alice alzò gli occhi al cielo e si catapultò verso la poltrona su cui si era stravaccato il suo Franky, li vidi stringersi e poi distolsi lo sguardo. Altro che bacio della buonanotte.
«Dì a Potter che potrei sempre decidere di ucciderlo nel sonno. Buonanotte Rem» sbuffai addolcendomi sull’ultima parte, poi guardai Mary e Lene. Marlene sembrava non avere affatto voglia di salire in camera, lei e Remus si stava rincorrendo con lo sguardo. Era ovvio che volessero passare ancora qualche minuto insieme.
«Io, mi fermo un po’ e saluto mia sorella. Recupero Alice e poi arriviamo»  rispose infatti lei esitante.
«Va bene, salutala da parte nostra. Buonanotte Remus.»
Io e Mary trattenemmo a stento le risate e una volta in camera scoppiammo a ridere, troppo divertite dall’imbarazzo dei due.
«Avranno bisogno di una mano per smuoversi un po’» sghignazzò Mary, mentre la mia mente continuava a ripensare al viso rosso di Lene. Sapevamo già di chi sarebbe stata la mano, di Alice, ovviamente. Lei era un asso in questo genere di cose, non avevo idea di come facesse, ma era Cupido in persona.
«Posso farmi la doccia o preferisci andare tu?» domandai a Mary.
«No, vai pure.»
Disfeci veloce il baule e presi il pigiama e l’occorrente per la doccia.
«Ah, Mary. Io mi prendo il solito letto!»
«Certo» mi rispose urlando al di là della porta del bagno.
L’acqua calda della doccia mi donò un senso di tranquillità che raramente mi apparteneva. Il vapore che saliva verso l’alto formava scintillanti goccioline sulle piastrelle del muro e mi ritrovai a sospirare rilassata.
Ero finalmente ad Hogwarts, ero a casa. Il pensiero dei miei genitori, che ero riuscita a relegare in un angolino della mia mente fino ad ora, ritornò a galla con prepotenza. Avrei dovuto convivere per sempre con questa colpa, con il senso di mancanza e di rimpianto. Solo il tempo avrebbe potuto aiutarmi a fare i conti con questa difficile realtà, ora come ora il solo pensiero mi rendeva gli occhi lucidi e la voglia di piangere e di gridare si faceva troppo forte da contrastare, per cui, forse poteva non essere la decisione più giusta, ma avrei cercato di pensarci il meno possibile, per non rovinarmi i momenti futuri.
Mi asciugai con calma, gustandomi quel silenzio che a breve sarebbe stato interrotto.
Questa sera avremmo festeggiato a modo nostro, era una tradizione. Un rito che dal primo anno a questa parte aveva celebrato la prima sera ad Hogwarts. Niente di eclatante, una semplice serata tra ragazze.
Lasciai a Mary campo libero e mi sedetti sul mio consueto letto, compagno fedele di innumerevoli nottate. Le altre non erano ancora rientrate, con ogni probabilità Alice si stava ancora sbaciucchiando con Frank e Lene magari stava intrattenendo una piacevole conversazione con Remus.
Misi in ordine tutte le mie cose, ripiegando i vestiti con cura e lasciando nel baule i libri e il resto dei miei averi. Stavo giusto riponendo un paio di cose nei cassetti del comodino quando la porta della stanza si aprì, rivelando Marlene ed Alice, la prima con gli occhi che brillavano di felicità e la seconda con le guance in fiamme e un sorriso ebete stampato in viso a caratteri cubitali. Nel frattempo Mary era uscita dal bagno e Alice ci si fiondò senza dire una sola parola.
Probabilmente, conoscendola, avrebbe fatto una doccia fredda per calmare i bollenti spiriti che diventavano particolarmente evidenti quando era in compagnia di Frank.
«Tua sorella?» domandai a Lene e Mary contenne a stento un sorrisetto furbo.
«Oh, le ho soltanto dato la buonanotte, ha detto di salutarvi» mi rispose lei svuotando e ordinando il suo baule.
«E Remus?» chiese Mary non resistendo più dalla curiosità.
«Cosa?»
«Oh, dai Lene. È ovvio che volevi parlare con lui, non puoi averci messo più di venti minuti soltanto per salutare Elise» sghignazzai notando il suo rossore.
«Sì, abbiamo parlato, ma nulla di importante.»
Ora si ragionava.
«Effettivamente Remus è interessante. Quell'aria da bravo ragazzo incuriosisce molto, ma secondo me sotto sotto è un vero ragazzaccio, eccitante vero?»
«Mary!» esclamò Lene coprendosi imbarazzata il viso con entrambe le mani.
Io scoppiai a ridere e quando Alice uscì dal bagno, Marlene andò esasperata a farsi una doccia. Il discorso non sarebbe finito qui, proprio no.
«Che cosa mi sono persa?»
«Crediamo che Lene abbia una cotta per Remus.»
«Che cosa?! Perché io non me ne sono accorta?»
«Credo tu fossi un po’ troppo presa dal tuo ragazzo» risposi ridendo. Anche Alice e Mary risero con me, decretando che in effetti non avevo tutto i torti.
«Noi ci siamo visti per una settimana, dovevamo rimediare» si difese la diretta interessata.
Scherzammo e parlammo, e quando Marlene ci raggiunse, il clima si fece molto più divertente. Per l’occasione ci abbuffammo di cookies al cioccolato e spettegolammo fino a tarda ora, non prima di avermi fatto raccontare come era stata la mia giornata e aver appurato che stessi bene dopo aver dovuto dire addio ai miei genitori. Era quella la vera amicizia, quella che avevo sempre cercato disperatamente.
Mary mi guardava dispiaciuta. «Sei proprio sicura quindi di voler tagliare tutti i ponti?»
«Sì, i miei non hanno mai voluto fare parte del mondo magico, prima o poi sarebbe comunque successo. È stato difficile, ma so che è la decisione più giusta.»
«Per loro o per te?» domandò Alice.
«Per entrambi, credo» risposi sospirando. «Una parte di me è ovvio che non vorrebbe questo, ma ho paura, sul serio, e non voglio che accada loro nulla di male per colpa mia. Posso sopportare di averli persi se almeno saprò che avranno l’occasione di vivere una vita lontano dai nostri problemi.»
«Come hanno reagito?»
«Ho sganciato una bomba che non si aspettavano, sono rimasti scioccati. Mi hanno proposto di vivere senza magia, potete immaginare la mia reazione.»
«Io i tuoi genitori proprio non li riesco a capire» reagì Mary. «Avrebbero potuto sostenerti e aiutarti e invece in tutti questi anni non hanno fatto altro che rinnegare la parte magica di te. Sei pur sempre loro figlia, dovrebbero accettarti esattamente così come sei, magia inclusa.»
«Lo so, è anche uno dei motivi per cui ci siamo detti addio. Il fatto di sapere che per loro io sono un problema mi fa stare male, ho passato tutta l’estate a pensarci, vedevo le loro espressioni ansiose e capivo che mal tolleravano il fatto che io fossi a casa. Ho cercato in tutti i modi di non usare la magia, ma è stata dura, e sinceramente non credo neanche di essermelo meritato.»
«Hai sempre cercato di fare a modo loro, Lily, non è colpa tua. Non avrebbero mai dovuto chiederti una cosa del genere, tu sei stata incredibilmente altruista a stare alle loro regole» mi consolò Marlene con un sorriso comprensivo.
«Mi mancheranno, mi mancano già, ma non ce la facevo veramente più a recitare la parte della Lily senza magia assolutamente ordinaria soltanto per compiacerli.»
Alice si sporse dal suo letto dispiaciuta. «Mi dispiace che tu abbia dovuto lasciarli, tesoro.»
Anche Mary mi si avvicinò. «Non sei mai stata una persona ordinaria, avrebbero dovuto capirlo tempo fa.»
All’alba delle quattro le altre erano ormai crollate dalla stanchezza e anche io faticavo a tenere gli occhi aperti.
«Lily, sei sveglia?» bisbigliò Alice dal letto accanto al mio.
Mi girai verso di lei e annuii intorpidita.
«Volevo solo dirti che ti vogliamo bene, so che hai bisogno di sentirtelo dire.»
«Alice, non serve» sussurrai nel buio.
«Sì che serve, voglio che tu sappia che puoi contare su di noi, sempre.»
La sua voce era appena udibile, ma capii perfettamente. Loro erano le mie migliori amiche, lo sarebbero sempre state.
«Lo so, so che ci sarete per me.»
«Buonanotte, Lils.»
«Buonanotte, Alice.»
Le palpebre mi si chiusero da sole e il sonno mi reclamò possessivo, invadendo la mente stanca. Desideravo solamente trovare il mio posto nel mondo, trovare la strada per me stessa, era forse chiedere troppo?
Mi lasciai trasportare dai pensieri più profondi e dopo qualche attimo mi addormentai, tranquillizzata dalla certezza di avere accanto a me persone che mi amavano.
Loro non mi avrebbero mai lasciata sola e io non avrei mai permesso loro di rimanere sole, ci saremmo aiutate a vicenda.
                                                                            
******

Venni svegliato dal rumore di qualcosa che cadeva in frantumi a terra. Cercai di aprire gli occhi impastati dal sonno, ma, non appena ci provai, un forte capogiro mi trafisse la testa. Iniziai a ricordare sprazzi della serata precedente. La festa, le casse di Whisky Incendiario, i Calderotti … per Godric!
Aprii di scatto gli occhi, inforcando gli occhiali che erano caduti a terra. Lo stordimento ebbe la meglio e ci misi qualche secondo a focalizzare la stanza e dove fossi seduto. Mi trovavo con la testa appoggiata al letto di Sirius e le gambe distese sul pavimento freddo, accanto a me erano sparse bottiglie di Ogden, Whisky e carte di caramelle.
Alzai il capo e trovai Padfoot russare con la bocca aperta e la lingua di fuori, esattamente come il cane che era. Dormiva di traverso, tutto arrotolato nelle coperte del letto. Mi alzai, reggendomi al letto per non cedere alle vertigini. Provai a scrollarlo un paio di volte e in risposta ricevetti una manata e un grugnito.
«Pad …»
Nulla.
«Sir!»
Niente.
«Sirius, porca miseria!»
Ancora niente.
Mi costringeva a farlo, era un dovere Malandrino.
Cercai la bacchetta, trovandola sul mio letto e mi avvicinai a Padfoot di soppiatto.
«Aguamenti!»
Subito una cascata d’acqua fuoriuscì dalla mia bacchetta e lo strillo di Sirius fu probabilmente sentito perfino nei sotterranei. Iniziai a ridere come uno stupido, la faccia di Pad era impagabile.
«Tu! Razza d’idiota!» strillò alzandosi infuriato.
Grondava d’acqua, era una scena davvero divertente. Continuai a sghignazzare, sentendo gli occhi lacrimare e lo stomaco contorcersi per lo sforzo.
«Ehi, che cosa sta succedendo?» Remus si alzò dallo stipite della porta del bagno su cui si era addormentato e ci raggiunse lentamente, barcollando un po’ disorientato.
«Niente, Padfoot non voleva alzarsi. Tu come ti senti?»
«Mi gira un sacco la testa, ma credo che Pet sia messo peggio.»
Ci girammo tutti e tre verso il bagno, dove vidi Wormtail addormentato malamente contro il gabinetto. Peter era quello che di noi reggeva meno l’alcool e si era ubriacato subito, passando poi la notte a vomitare l’anima.
«Lo svegli tu, Moony?» chiese innocentemente Sirius.
«Perché tocca sempre a me?»
«Perché tu sei il più bravo, Remmy caro»  risposi io iniziando a riordinare la stanza.
«Un momento. Dove diavolo è Frank? Ieri sera era qui.»
«Credo di averlo sentito uscire questa mattina, mi ha scavalcato per lavarsi e vestirsi» rifletté Moony.
«Si sarà dato appuntamento con Alice. Il sesso mattiniero è una delle cose più …»
«Sirius!» lo riprese Remus coprendosi le orecchie con entrambe le mani.
Io e Padfoot ci mettemmo all’opera e, dopo qualche minuto, almeno il pavimento era stato ripulito dai residui delle bottiglie vuote e delle cartacce.
«R-ragazzi, a qualcuno dispiace se vado io p-per primo a farmi una d-doccia? C-credo di averne p-proprio bisogno» balbettò Peter con la faccia di uno spaventoso colorito verdognolo.
«Certo Wormtail, fai pure.»
Si chiuse la porta alle spalle e sentimmo l’acqua scorrere nella doccia.
«È messo parecchio male. Dovremmo darci una mossa se vogliamo arrivare in tempo per colazione» ribadì Moony riordinando le sue cose.
Mi buttai a peso morto sul letto, fischiettando l’inno di Hogwarts. Oggi iniziava la scuola, mi sembrava quasi strano pensare a quello che sarebbe successo a breve.
Quando Peter uscì dal bagno, Moony ci si fiondò di corsa.
La sbornia stava lentamente passando, anche se la testa faceva i capricci e non voleva ricordarsi molto della serata precedente. Riaffioravano soltanto tante risate e divertimento.
Anche Moony si preparò, indossando la divisa di Hogwarts con tanto di cravatta annodata alla perfezione. Solo lui riusciva ad essere sempre così ordinato a preciso, così poco malandrino, in effetti.
Mi trascinai in bagno e dopo qualche minuto ero sotto l’acqua bollente della doccia. Mi lavai e asciugai in fretta, poco interessato a rendermi presentabile quanto più all’incombente desiderio di mettere qualcosa sotto i denti, testimoniato dal mio stomaco brontolante.
Indossai la divisa e mi guardai allo specchio, scompigliandomi i capelli.
Uscii dal bagno e Padfoot prese il mio posto.
«Secondo voi a cosa ci condanneranno? Prima ora del lunedì … » bofonchiò Wormtail con un leggero terrore in viso.
Nessuno di noi gli rispose, anche se sapevamo già quale triste destino ci sarebbe toccato in sorte. Trasfigurazione, come ogni singolo lunedì di ogni singolo anno.
In realtà a me Trasfigurazione piaceva molto, solo che la McGranitt era esattamente quel tipo di insegnante che non vorresti avere alla prima ora del lunedì.
Sir uscì dal bagno in perfetto ordine, a parte per la cravatta che giaceva slegata attorno al collo e i bottoni della camicia un po’ più sbottonati del normale.
«Andiamo?» propose Moony già in fermento e visibilmente elettrizzato.
Prendemmo i nostri zaini e scendemmo le scale dei dormitori, incontrando studenti ovunque. Tutti erano visibilmente in fermento per l’inizio del nuovo accademico.
Gli schiamazzi e le risate ci accompagnarono per tutto il viaggio verso la sala grande.
Ci sedemmo accanto alle ragazze che appena ci notarono sorrisero raggianti, non Lily però. Lei ci salutò con quella che doveva essere una smorfia infastidita.
«Buongiorno donzelle» esordì Padfoot, imitando un gentiluomo.
«Buongiorno anche a lei» rispose Mary stando al gioco.
«Com’è stata la vostra notte, Milady? »
«Oh, molto interessante, Messere. Io e le mie dame sappiamo come intrattenerci.»
Tutti scoppiammo a ridere in seguito all’affermazione di Mary e la risata di Lily fu musica per le mie orecchie. Sembrava stesse molto meglio rispetto a ieri, gli occhi erano vivaci e divertiti e il viso un po’ meno pallido.
Presi un toast alla marmellata di arance e mi servii una fetta di torta di mele, il tutto accompagnato da un bicchiere abbondante di succo d’arancia. I postumi della notte scorsa mi fecero apprezzare a dismisura questa colazione abbondante.
Mangiai affamato, sentendo il chiacchiericcio attorno a me. Qualche minuto più tardi, Alice e Frank ci degnarono della loro presenza, sedendosi accanto a noi mano nella mano. Frank evitò accuratamente di guardarci ed Alice sorrise alle ragazze.
«Dove sei sparito questa mattina?» lo stuzzicò Sirius con un ghigno divertito in volto.
«Ero con Alice» rispose lui scrollando le spalle.
«Questo lo sappiamo, intendo dove e a fare cosa.»
«Abbiamo semplicemte passato del tempo assieme, tutto qui.»
I due piccioncini si scambiarono uno sguardo complice che, ovviamente, a nessuno di noi sfuggì. Forse Padfoot non aveva propriamente sbagliato a credere nel loro incontro “progettato”.
«Comunque, parliamo di cose importanti. Avete notato che Silente non è presente?»
Ci girammo tutti e nove verso il tavolo degli insegnanti dove la grande poltrona riservata a Silente era effettivamente vuota.
«Secondo voi è successo qualcosa di grave?» mugugnò Wormtail.
«Non credo. Magari ha avuto semplici impegni.» considerò Remus, mangiucchiando il suo muffin.
«La McGranitt si sta avvicinando. Comportatevi decentemente, per favore» ci supplicò Alice.
Mi sedetti composto e Sir esibì quello stupido ghigno strafottente che usava sempre in presenza della McGranitt. Ero ovvio che cercava di indispettirla e sarebbe stato altrettanto ovvio che lei avrebbe spedito Sirius in punizione.
«Oh, bene. Siete tutti qui.»
Si avvicinò svelta, con la sua andatura sottile e le labbra contratte in una lunga linea dritta. Consegnò gli orari prima alle ragazze e a giudicare dalla loro espressione, non vi vidi molto entusiasmo.
«Bene Potter, mi aspetto da lei grande impegno, sia come Caposcuola, sia come Capitano. Non voglio perdere la coppa di Quidditch, chiaro? Ecco, questo è il suo orario. Esigo un ottimo impegno in Trasfigurazione anche quest’anno.» Mi consegnò l’orario, ma notai che mentre parlava, nonostante fosse diretta e concisa, sorrideva leggermente.
Si spostò a consegnare l’orario anche a Pet e Remus e per ultimo toccò a Padfoot.
«Black, vedo che per lei è ancora difficile rispettare il regolamento d’abbigliamento della scuola. E si tolga quel sorrisetto compiaciuto.»
Sirius ghignò ancora più apertamente e rispose sfrontato «È un piacere anche per me, Professoressa. Non sa quanto mi è mancata.»
Moony sprofondò con il viso tra le mani, Pet fece una sorta di versetto spaventato, io ridacchiai e la McGranitt … beh, lei dilatò le narici del naso e assottigliò gli occhi, squadrando Sir pericolosamente.
«Vuole finire già in punizione, signor Black?»
«Oh, se proprio insiste …»
A questo punto, Remus lasciò cadere la testa sul tavolo, preso dallo sconforto, e le ragazze, che avevano seguito scrupolosamente tutto il teatrino, sbarrarono gli occhi sbigottite.
«Bene, in punizione con me questa sera alle cinque. Sono contenta di aver inaugurato la prima punizione di quest’anno» dichiarò asciutta e Padfoot sorrise a trentadue denti.
Si allontanò e Moony guardò Sirius esasperato.
«Era proprio necessario? Dovevi per forza farla irritare così?»
«Ma è divertente» protestò lui, ritornando a mangiare.
Diedi un’occhiata all’orario e subito raggelai. Prima ora del lunedì avevamo Trasfigurazione e al pomeriggio doppie Pozioni. Sarei morto, me lo sentivo dal profondo del cuore.
Udii le ragazze parlottare a bassa voce e il mio sguardo raggiunse veloce il viso di Lily. Stava bisbigliando qualcosa, ma non riuscii a distinguere le parole, l’unica cosa che notai fu la sua espressione confusa.
Era davvero bella, anche in quel momento. Così particolare e delicata. Indossava la divisa che aderiva perfettamente al suo corpo magro e teneva i lunghi capelli rossi sciolti, liberi di risplendere.
«Prongs, ti sei incantato?» mi bisbigliò Padfoot dal capo opposto del tavolo. Mi ripresi dalla mia paralisi e abbassai imbarazzato la testa, finendo il resto della mia colazione.
Conscio di essermi incantato a guardare la bellezza di Lily, arrischiai una veloce occhiata alla ragazza in questione, ma apparentemente sembrava non mi avesse neanche notato, tuttavia lo sguardo di Sirius fu difficile da accettare. Lui non approvava, per Pad mi stavo perdendo tutto il divertimento per correre dietro all’unica che non mi considerava.
Le ragazze si alzarono e noi con loro. Percorremmo la strada fino all’aula di Trasfigurazione insieme, anche se Lily e Mary rimasero indietro rispetto al gruppo. Camminavano l’una accanto all’altra, ridendo divertite da qualcosa.
Subito mi sentii curioso di sapere cosa le passasse per la mente, desiderando capire cosa stesse catturando la sua attenzione. Riuscimmo a superare la calca di studenti nei corridoi e alla fine arrivammo a destinazione. Mi sedetti accanto Padfoot negli ultimi banchi in fondo e quando notammo che, ovviamente, la McGranitt era già seduta alla propria scrivania. Dopo qualche minuto, la lezione iniziò e io mi concentrai per metterci tutto il mio impegno.
Quando noi Malandrini arrivammo a pranzo, dopo che ebbi avuto un’ora libera, tra gli studenti alleggiava un po’ meno entusiasmo rispetto a questa mattina. C’era chi si lamentava già per la mole di compiti ricevuti e chi gemeva per punizioni o lezioni troppo impegnative.
Alice e Lily entrarono in Sala Grande e si sedettero un po’ più in là rispetto a noi altri.
Non capii perché non si fossero sedute al solito posto, ma notai che Alice guardava Lily con apprensione e Lily teneva la testa bassa, permettendo ai suoi lunghi capelli di farle da scudo.
Avrei tanto voluto sapere cosa le fosse successo e per cosa fosse angosciata. Mi mossi agitato sulla panca e Moony se ne accorse.
«Tutto bene?»
«Oh, io … sì» risposi per nulla convinto.
«È per Lily?»
«Mhm.»
Non dissi altro e lui non insistette, si limitò a smangiucchiare il suo roast beef con sguardo assorto. Padfoot, invece, era tutto intento a flirtare con Ashley Cartier e non degnava minimamente il cibo nel suo piatto.
Arrivarono anche Marlene e Mary. Le guardai, ma loro sembravano prese da altro, continuando a chiacchierare senza mai alzare il tono di voce.
La risata squillante della Cartier alleggiò nell’aria e notai l’espressione compiaciuta di Sir. Una nuova conquista. Mi limitai a ridacchiare, notando Frank camminare verso di noi trafelato.
«Franky! Dove sei stato?» domandò Alice con uno sguardo minaccioso.
«Ero a parlare con alcuni amici, tesoro.»
«Amici maschi o femmine?»
«Maschi, amore!» si difese lui, terrorizzato dalle conclusioni di Alice. Beh, o forse semplicemente terrorizzato da Alice, quando ci si metteva sapeva intimidire.
Le ragazze ridacchiarono e Alice assottigliò lo sguardo. «Sarà meglio per te.»
Frank le sedette accanto e Mary mi si avvicinò.
«Allora Capitano, come va?»
«Bene, suppongo» risposi scompigliandomi con una mano i capelli.
«Senti, volevo chiederti una cosa …»
«Dimmi pure, Mary cara.»
«Sai se per caso Remus esce con qualche ragazza?» domandò lei abbassando la voce per non farsi sentire dal suddetto ragazzo in questione.
«Interessata?» domandai d’un tratto più attento.
«Ma no! È per un’amica. Senza offesa, ma Remus non è proprio il mio tipo.»
«D’accordo, comunque, no. Non credo, Remus è una persona riservata.»
«Perfetto! Anzi, perfettissimo!» saltellò sulla panca presa da un’eccitazione improvvisa. Mi scoccò un sonoro bacio sulla guancia e ritornò trillante dalle ragazze.
«Silente non si è ancora visto» bisbigliò Sirius una volta salutato la Cartier.
«Sembra che oggi non ci sia» rifletté Moony. «Avrà sicuramente tanto altro da fare.»
Già, a quanto pare Silente non era ad Hogwarts. Strano, visto lo stato di allarme in cui ci trovavamo, magari era proprio per quello.
«Siete pronti per le terrificanti doppie ore di pozioni?»
Lo sguardo raggelato di Peter contagiò anche la mia faccia.
«No, non sono per niente pronto. Come farò!» mi disperai.
Odiavo Pozioni e odiavo il professor Lumacorno. Non faceva altro che criticare ogni cosa io facessi, sempre a elogiare Mocciosus e Lily. Finché la sua preferita era lei ne ero anche contento, ma Piton proprio no. Continuava a ripetere che il mio lavoro non andava bene, che facevo scoppiare calderoni in classe e che ci mettevo tutto il mio impegno nel combinare un disastro. In realtà ai M.A.G.O. ero pure riuscito ad ottenere un Oltre Ogni Previsione e in generale non è che i miei voti fossero così pessimi, non come quelli di Peter almeno, ma sapevo di non andargli affatto a genio, Pozioni era proprio il mio tallone d’Achille.
Finimmo il pranzo e in breve la Sala Grande iniziò a svuotarsi, gli studenti cominciarono ad alzarsi dalle panche per raggiungere le aule di lezione. Ci alzammo anche noi Malandrini.
L’unico che sembrava contento era Remus, lui infatti era abbastanza bravo in Pozioni, non quanto Lily, ma se la cavava piuttosto bene. Il resto di noi brancolava nel buio. Peter era un disastro perfino peggiore di me, un vero pericolo, proprio non ne combinava mai una giusta. Sirius la passava sempre liscia grazie alla sua enorme fortuna e al fatto che Lumacorno lo considerasse un po’ come uno studente della sua casata e, visto che la sua famiglia era Serpeverde fino al midollo, chiudeva spesso un occhio, cosa che sinceramente mi faceva innervosire.
Ci avviammo verso i sotterranei, dove si trovava l’aula di Pozioni, e non mancò di fare qualche incontro spiacevole. I sotterranei erano il regno dei Serpeverde, codardi che strisciavano in profondità. Provavo un così forte disgusto per quella casa, tutti ipocriti e doppiogiochisti. Bleah, piuttosto che finire a Serpeverde mi sarei ritirato da Hogwarts.
Lumacorno era già in classe, così noi Malandrini ci disponemmo al nostro solito tavolo da lavoro, il più lontano possibile dagli occhi del professore. Frank e le ragazze si misero nel tavolo accanto al nostro e anche il resto della classe si sedette chiacchierando.
«Bene! Benvenuti miei cari all’ultimo, e impegnativo, anno di questo corso. Come prima lezione vorrei fare un veloce ripasso di tutto ciò che avete appreso lo scorso anno. Bene, bene! Vediamo un po’, qualcuno saprebbe dirmi che cos’è il Distillato della pace?» gongolò Lumacorno tutto entusiasta.
Io purtroppo non condividevo la sua stessa eccitazione, ma vidi subito le mani di Lily e di Mocciosus scattare in aria più veloci della luce.
«Oh, ma guarda un po’. Come al solito i più bravi, non mi stupisco affatto. Prima le fanciulle, prego signorina Evans.»
«Il distillato della Pace è una pozione guaritrice che calma l’ansia e lo stress, bisogna ricordare che se si esagera si rischia di essere vittima di un lungo sonno pesante» rispose Lily con voce squillante.
Sempre pronta e attenta, lei non cambiava mai, ma era per questo che mi piaceva tanto.
«Oh, perfetto! Più perfetto di così non si può! Ottimo signorina Evans, cinque punti a Grifondoro!» batté le mani orgoglioso. Sorrisi contento e vidi un piccolo sorriso imbarazzato spuntare anche sul viso latteo di Lily.
«Bene! E ora chi mi sa dire cosa sia il Distillato di Morte Vivente?» continuò.
Di nuovo si alzarono le solite due mani, ma questa volta la mano di Piton fu più veloce. Mi era parso quasi come se Lily l’avesse fatto apposta ad alzare la mano più lentamente, ma probabilmente fu soltanto una mia impressione.
«Severus, è il tuo turno.»  
«Il Distillato di Morte Vivente è una pozione molto potente che genera un sonno profondo, quasi simile alla morte» proferì Mocciosus con quella sua voce lenta e apatica.
«Eccellente! Sì, davvero ottimo. Cinque punti anche a Serpeverde!»
La lezione continuò in questo modo, domande di teoria e dimostrazioni di pratica.
Il suono della campanella, dopo due interminabili ore, mi sembrò quasi irreale e mi alzai in fretta e furia, ritirando tutte le mie cose.
«Davvero bravi ragazzi! Dalla prossima lezione inizieremo il programma del settimo anno. Ottimo!»
Uscimmo tutti quanti, respirando aria finalmente più pulita.
Merlino! Pozioni era davvero snervante e Lumacorno ancora di più. Con le sue preferenze e i modi pomposi, detestavo il fatto che avrei potuto ottenere voti più alti se solo lui avesse smesso di criticarmi in base alla mia appartenenza a Grifondoro. Certo, ero ben consapevole di essere uno studente abbastanza mediocre in Pozione, ma io e Sirius eravamo più o meno allo stesso livello e chissà per quale motivo lui generalmente otteneva voti più alti dei miei. Non era Sirius il problema, era Lumacorno.
«Mi è appena venuto in mente che dovremmo organizzare il nostro solito scherzo d’inizio anno.»
«Sirius, non possiamo. James quest’anno è Caposcuola» tentò di persuaderci Rem.
«Io ci sto. Dimostriamo che i Malandrini saranno sempre i Malandrini» accettai contento della proposta.
Wormtail batté le mani entusiasta, ma Moony scosse la testa. «Ma i tuoi propositi di qualificato e responsabile Caposcuola, James? È già finito tutto?»
«No, certo che no. Dimostrerò che sono cambiato, ma siamo i Malandrini, questo non si può cambiare!» risposi ridacchiando.
Remus sospirò sconfitto e Peter approvò la proposta felice.
Probabilmente non saremmo mai cambiati, invecchiando insieme e continuando ad essere migliori amici. Padfoot sarebbe rimasto scapolo d’oro a vita, o forse anche lui avrebbe trovato qualcuno con cui condividere la sua pazzia, Moony avrebbe finalmente trovato la sua dolce metà e con gli anni avrebbe superato i pregiudizi verso se stesso, Wormtail si sarebbe fatto una vita dove essere accettato per come era e io avrei convinto Lily a diventare LadyProngs e a passare con me il resto della vita.
Tutti loro Malandrini erano la mia famiglia, ma Sirius era mia fratello. Senza di lui io non ero James.
Poteva accadere di tutto, ma noi saremmo stati sempre noi. Guerra oppure no, la nostra amicizia avrebbe resistito ogni avversità. Perché quando diventi un Malandrino, resti un Malandrino. Per sempre.
  
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