Waiting for
I tried to look
away from what you did
Heartache became
my friend, oh.
You walked away
from me baby
I would've never
done the same
(See no more, J.Jonas)
A prima vista Joe
sembra un tipo molto superficiale. Piace alla gente, lo sa e gli piace da
morire.
Ha portato in Texas l’intero guardaroba
firmatissimo del New Jersey, il gel per capelli e il suo impianto stereo da
mezzo milione di dollari. Si specchia in qualsiasi superficie riflettente, non
lascia il suo numero alle ragazze, non veste mai due volte gli stessi
abbinamenti e dorme con la mascherina verde pistacchio. La band si è sciolta, è
vero, e abitano in un paesino in cui nessuno li riconosce, è vero, ma Joe vuole ritornare sul palco e questo trasferimento per
lui non è altro che una splendida lunga vacanza.
Ha una sorta di allergia ai rapporti
duraturi, agli obblighi vero il prossimo e al lavoro di squadra, alle faccende
domestiche e alle banane, ma per i suoi fratelli è pronto a fare un’eccezione.
Più di una, a dire il vero.
Per Joe, Nick e
Kevin - e anche Frankie, anche se è ancora troppo piccolo per prenderlo davvero
sul serio - sono l’unica cosa più importante di se stesso.
E quindi Joe sa
bene perchè da un po’ Nick sta tutto il giorno
appicciato alla tv a guardare le repliche delle partite di baseball, se non
sparisce più per andare al lago e se non scrive più canzoni anche mentre si
lava i denti.
Lo sa, lo vede, ma continua ad ignorarlo.
Nick non gliel’ha detto esplicitamente e lui non ha chiesto, perché suo
fratello parla poco e decide lui quando e come, e va bene cosi. Forse.
“E successo un casino” ha scritto a Cam quando Chris se n’è andata da casa loro come una furia,
circa ventiquattro ore dopo lei gli ha risposto “lo so”. Le ha chiesto cosa
avrebbero dovuto fare allora e Cam ha digitato in
fretta mentre Chris era sotto la doccia che “lascia fare al tempo e alla
distanza. Quando torneremo metteremo tutto a posto” e Joe
ha capito che parlava anche di loro due, cosi le ha dato la buona notte e ha
detto che l’aspetterà.
Cam ha sorriso a quello che era un messaggio
carico di promesse inespresse e ha faticato a prendere sonno, dopo, abbracciata
alla schiena della sua amica.
“Aspetterò” gli ha detto l’ultima volta
che l’ha visto prima di partire.
L’ha incontrato per caso nei pressi
dell’officina di Sam, dopo essere passata a riprendere la sua roba. Gli ha chiesto
“come stai?” guardandolo dritto negli occhi, mentre l’eco dei brividi di quella
sera – e di quelle dopo, di cui nessuno sa, però – le dava la pelle d’oca.
Tutto quello che è successo poi, è una diretta conseguenza del “bene, adesso” di Joe.
Il punto è che, se tutte le volte che
finiscono per fare sesso in qualche angolo di mondo si limitassero a quello,
probabilmente si sentirebbero entrambi meno colpevoli, meno coinvolti, meno
fragili. E invece Joe trova stranamente naturale
accarezzarle il braccio fino alla spalla, mentre parla, parla, parla, senza
freni, dopo, di qualsiasi cosa.
Naturale il modo in cui lei sorride ascoltandolo, spingendosi più vicino e
naturale baciarsi ancora e ancora, fino a restare senza fiato. Naturale sentire
gli occhi umidi e la gola restringersi quando nel mezzo della sua risata le ha
detto “non posso”.
E Cam ha smesso
di ridere, ha capito. “Non importa. Va bene”, con la mascella rigida e i pugni
chiusi, nascosti.
“Non è vero. A te importa, lo so. Ma io,
io non sono cosi”.
“Non puoi provare a farlo? O non vuoi?”
Joe si è passato la mani sul viso,
improvvisamente stanco.
“Ho rinunciato a Sam, Joe.
Alle cose che avevo. La mia amicizia con Chris ne ha risentito. Nemmeno io sono
cosi, non l’ho mai fatto prima. Non ho mai… messo in gioco cosi tante cose,
alla cieca, per nessuno, nemmeno per me stessa. E tu non puoi provarci?”
Lui non ha replicato, con gli occhi
chiusi contro il braccio, nascondendosi per la vergogna. Avrebbe voluto
scusarsi, ma per cosa? Per quello che è? Per quello che non può darle? Per le
promesse che non le ha mai fatto?
Cosi mentre la sentiva rivestirsi, fra i frusci degli abiti sgualciti e il
tonfo dei piedi scalzi sul legno ha sussurrato “si”, sperando che lo sentisse.
“Si”, ha ripetuto più forte, dopo essersi messo a sedere sul materasso molle.
“Ma prima devo capire se provo davvero
qualcosa per te”.
“Aspetterò” gli ha risposto, poi si è
voltata e ha fatto le scale piangendo.
Nel frattempo, comunque, Joe ha comprato una moto e ha già convinto suo fratello tre
sere su sei a fare un giro in città, dopo mezzora di borbottii e lamenti.
Vanno al Pub, bevono un paio di birre,
fanno amicizia con i ragazzi del posto e Joe fa
qualcosa di stupido, tanto per far ridere Nick. Un giorno chiede un
appuntamento ad una vecchietta che portava a spasso il cane – che lo ha colpito
più volte con la borsetta -, una sera telefona a Tokyo e ordina sushi per due, Konnery Street, Texas
e ridono insieme perché non capiscono una parola ma è sicuro che dall’altra
parte il tizio li stia ricoprendo di inulti.
“Mi
manca” dice una sera Nick.
Joe sorride alla bottiglia di Heineken che
tiene in bilico sul ginocchio.
“Hai perso la compagna di giochi, eh
fratellino?” ma Nick lo guarda male e Joe scuote la
testa.
“Linda ha detto che starà li un mese, per
gli esami. Poi torna, Nick”.
“Se n’è andata all’improvviso. E’
scappata. Proprio ora”, geme. Proprio ora
che…
“Quando sono andato in Italia con Kam e Joey non hai fatto tutte queste storie, però”.
“E’ diverso“.
“Mi offendo, eh!”
“Joe, piantala”.
Joe ride, pungolare Nick lo diverte un
mondo.
“Chris, eh?” riprende, giocherellando con
la bottiglia tra le dita lunghe. Sente l’altro sospirare.
“Si vede cosi tanto?”
“Sono tuo fratello, ti conosco da
vent’anni. Io lo vedo.”
“Torturare quel povero libro non
risolverà il problema”.
Chris afferra la tazza di thè ai frutti
rossi che Camille le porge e si sistemano vicine, con
la schiena al muro, ad osservare fuori dalla grande finestra la sera che scende
su New York.
“Possiamo tornare, se ti va. Prenotiamo
un volo e domani mattin-“
“Non ne voglio parlare”.
E il tono che usa convince Cam a tenere la bocca chiusa. Lei stringe il telefono tra
le mani e guarda fuori dalla finestra le gocce di pioggia veloci che scorrono
sul vetro lucido. Una sembra fermarsi appena, rallenta la sua corsa, come ad
aspettare una goccia gemella, per poi fondersi e correre insieme verso il bordo
del davanzale.
Sorride mesta al suo riflesso lieve, “Aspetterò”.