Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Rota    26/02/2015    0 recensioni
La notizia di un trasferimento improvviso per motivi di lavoro, annunciata da sua madre dopo una cena sfarzosa, non lo aveva destabilizzato più di tanto. Aveva certo amici, nel vecchio distretto, e una rete di conoscenze più fitta e sicura, ma andare a vivere a Shibuya non voleva dire rintanarsi dall'altra parte del mondo, isolato da qualsiasi sprazzo di civiltà, né tanto meno dover abbandonare in modo definitivo le vecchie amicizie. L'unica cosa che Yukio aveva chiesto a sua madre, in cambio della solita pacifica convivenza familiare, era una scuola con un club di basket, dove poter continuare a giocare ciò che più preferiva. La Touou Academy era stata una delle opzioni possibili, avvicinata con interesse per la sua fama e il suo prestigio rispetto alle altre, e da quello che il ragazzo aveva visto, in quei dieci giorni dall'inizio delle lezioni, non sembrava smentire le dicerie.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shoichi Imayoshi, Touou, Un po' tutti, Yoshinori Susa, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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*Primo anno - II*

 

 

 

Era veloce - era veloce e preciso, con evidente esperienza alle spalle. Era veloce e sapeva come muoversi all'interno di un gruppo di persone, pur non avendo confidenza eccessiva con i propri compagni di squadra. Faceva passaggi nei momenti giusti, delle discrete finte e dei palleggi ben equilibrati; riusciva anche a scartare i compagni più grandi senza troppa difficoltà, probabilmente anche per merito del loro livello abbastanza mediocre. Sbagliava poco, quando tirava a canestro, e aveva una personalità che non si faceva sottomettere facilmente né era riluttante allo scontro fisico, per quanto fin troppo attaccato alle regole base.
Per questo Shoichi era stimolato dal confronto con lui, e aveva fatto in modo, dalla seconda partita di allenamento in poi, di essere sempre nella sua squadra avversaria. Yukio lo aveva notato, dopo un po', ma non aveva commentato la cosa se non con mezzo cenno seccato e una delle sue grosse sopracciglia alzata alla sua fronte, in una chiara espressione di incredulità durata qualche semplice attimo.
Perché Imayoshi, d'altra parte, era l'unico oltre a qualche altro senpai del terzo anno non così competitivo che riusciva a tenergli testa, e discretamente testardo da far perdurare questo stato di cose per diverso tempo. Aveva dimostrato, in quelle poche partite senza troppo scopo, di saper bloccare i suoi passaggi e di fronteggiarlo adeguatamente sia in marcatura sia negli scontri diretti. E ne era cosciente nella maniera più assoluta, facendone visivamente mostra. Giocavano entrambi spinti da un comune senso di rivalità, per quanto il contrasto non si era mai realmente spinto oltre una competizione di tipo puramente fisico e istintivo. Era stimolante per entrambi, oltre ogni dubbio, anche se l'unica interazione che i due avevano rimaneva quella disputata in un campo da basket, sotto il canestro e lungo il parquet lucido di scarpe strisciate: oltre a quello, c'erano solo poche battute di convenienza, lo stesso spazio condiviso negli spogliatoi e l'aria calda dei polmoni provati dopo ore di allenamento.
Eppure, quel giorno in particolare, Imayoshi era stanco - probabilmente aveva fatto sforzo altrove, durante l'orario scolastico, e per questo motivo non riusciva a tenere il suo passo: lo aveva già smarcato tre volte, superandolo senza difficoltà e andando a segnare punti senza più altro ostacolo. Di certo non poteva palesare delusione, dal momento che il suo avversario chiaramente non stava risparmiando se stesso, e di sicuro rispettava quella sua momentanea debolezza così come aveva tutta l'intenzione, proprio per questo motivo, di sfruttarla a pieno per il proprio vantaggio. Fu quando si riavvicinò a lui, per superarlo e tornare nella propria metà campo in una posizione di difesa, che sentì la sua voce rincorrerlo meglio di quanto facesse lui di persona.
-Beh, oggi proprio scoppi di energia.
Il suo accento, ancora, era quel qualcosa che fece alzare lo sguardo di Yukio al suo viso, istintivamente - e questo lo obbligò a vedere la sua espressione oscurata da un'ombra ancora poco appariscente, nell'angolo dei suoi occhi sottili sottili.
-Sei sempre fantastico, Kasamatsu- kun.
Con ogni probabilità, a colpirlo fu più il suo tono che le sue parole: insinuante, senza un apparente motivo preciso. E più si continuava, più Imayoshi gli rivolgeva piccole frasi di elogio ipocrita, magari sottolineando quelle volte in cui il suo "eccezionale talento" veniva sminuito da un passaggio andato a male. Yukio si ritrovò a perdere una buona palla per colpa della sua voce, inchiodata nelle proprie orecchie in una presenza sinuosa eppure scomoda, troppo fastidiosa.
Proruppe con un urlo più rabbioso di quanto volesse, a un certo punto, incapace di contenere quella cosa che non riusciva ancora a chiamare sdegno.
-Giochi in questo modo?
La partita si era fermata, quasi d'improvviso, per qualche secondo imbarazzato e teso. Yukio aveva provato vergogna di se stesso per gli sguardi che si sentiva addosso, tra compagni più grandi, manager e allenatore. Davanti a lui, impassibile se non per il sorriso, Imayoshi stava palleggiando con una sola mano, quasi non toccato dai suoi sentimenti profondi. Riprese il gioco quando lui lo superò, per lasciarlo da solo con la propria frustrazione e la propria incomprensione.
Ma così come aveva sbagliato a cedere alla provocazione, così Yukio pensò di rimediare subito al danno, con la stessa passionalità con cui si era sentito in dovere di denunciarlo ad alta voce: lo inseguì fino a piazzarcisi davanti, ostacolando la sua corsa verso il canestro. Aveva una tale rabbia negli occhi che Shoichi certo non si risparmiò dal prenderlo in giro.
-Non essere così cattivo con me, Kasamatsu- kun! Così mi potrei spaventare!
Yukio si rabbuiò, allargando le braccia verso di lui. Shoichi tentò di oltrepassarlo con uno scatto a sinistra, ma fu intercettato prima di riuscire ad avanzare - allora saltò e la palla, dalla sua mano, andò direttamente nel cesto del canestro, lasciando Kasamatsu sbigottito e a terra: fino a quel punto, Shoichi non aveva mai fatto vedere di essere capace di fare tiri da tre.
-Sembra che sia entrata...
Lo guardò male, con tutto l'astio che poteva provare per una persona, e promettendo a se stesso di trovare, assolutamente, un modo per zittire quella dannata boccaccia. Magari anche piuttosto presto.

 

-Sei un osso duro, Kasamatsu- kun!
Si sedette assieme a lui, sulla panchina a bordo campo. L'intera figura di Kasamatsu grondava sudore: dall'attaccatura dei capelli fini e scuri fino all'interno del ginocchio, lì dove gli scaldamuscoli lunghi avvolgevano stretti la carne calda - Yukio, con un dito, abbassò quello che gli fasciava la gamba destra, e fece respirare finalmente la pelle surriscaldata dall'ingente movimento. Cercò di non dare troppa evidenza del proprio fastidio all'arrivo dell'altro, considerando il fatto che gli altri loro compagni li circondavano ed erano abbastanza rumorosi da offrigli una scusa per un'eventuale sordità momentanea.
Ma quello, accanto a lui, si sporse nella sua direzione e quasi lo toccò, tanto che Yukio per riflesso si ritrasse e quindi diede segno di averlo ben scorto, innegabilmente. Shoichi sorrise, nel continuare a parlargli, vittorioso quasi in eccesso, eppure privo di tutta quell'aria malefica e offensiva che aveva avuto durante la partita, in campo.
-Hai giocato meglio del solito, oggi.
Yukio fece una smorfia e nonostante fosse davvero tornato a considerare con tutta la propria persona le proprie scarpe da ginnastica bianche, morbide ai lati, che con un movimento del tallone lasciarono libero anche il piede, gli rispose pure a parole, con un poco della provocazione raccolta pochi minuti prima.
-Oggi eri tu quello fiacco, Imayoshi.
L'altro rise, incassando l'implicita critica. Non sembrava per nulla toccato od offeso, ma si comportò come se in qualche modo gli importasse.
-Ah, sì! Probabilmente è così!
Susa si sedette accanto al ragazzo, che per qualche minuto si occupò unicamente di lui. Yoshinori era decisamente più stanco dei due, anche se si stava lentamente abituando a tutto quell'allenamento. Sembrava abituato a correre, e questo era qualcosa di buono anche se i suoi passaggi non erano precisi e i suoi palleggi neppure. Imayoshi gli aveva offerto più volte delle partite singole tra loro due soltanto, e lui non aveva mai rifiutato: era evidente come la compagnia di Shoichi gli fosse particolarmente gradita, tra tutti loro, e che non trovasse superfluo il dovere di allenarsi con qualcuno di abbastanza capace da dargli i giusti consigli.
In compenso, quando vide Kasamatsu accanto a lui, dall'altra parte della panchina, gli lanciò un'occhiata di tralice senza aggiungere una parola a riguardo. Non aveva avuto modo di esplicitare, in qualche modo, il proprio disappunto, ma aveva capito che con l'altro non era obbligato a parlare: non era un'empatia particolare nei suoi confronti, quanto una particolare dote che legava Imayoshi al resto del mondo e rendeva questo un ottimo oggetto di analisi. Lo poteva percepire da come si rapportava con tutti, specialmente con uno come Kasamatsu, che non gli lasciava proprio adito alla minima slealtà o ipocrisia, neanche quella finta.
Quindi, non gli diede soddisfazione e ignorò il proprio amico, così che Shoichi dovette per forza di cose tornare a parlare con Yukio, nella speranza di avere almeno un interlocutore parlante.
-Dimmi: giochi con questa carica anche durante le partite?
Kasamatsu, intanto, era riuscito a togliersi entrambe le scarpe e la maglietta umida. Lo guardò sorpreso, convintosi prima di non dover più parlare con lui - si riprese in fretta dalla propria incredulità, e mentre rispondeva si passava un asciugamano bianco sopra il viso freddo di sudore quasi appiccicaticcio.
-Specialmente quelle. Se non lo facessi in quelle occasioni, tutto il mio lavoro non avrebbe senso.
Shoichi si piegò in avanti, andando a appoggiare i propri gomiti sul finire delle cosce, in modo da essere esposto per la maggior parte del busto. Un così esplicito interesse nei suoi confronti mise un poco a disagio l'altro, ancora una volta, e non fu abbastanza scaltro da non farlo vedere.
E questo a Shoichi piacque molto, perché gli dava una sola parentesi di potere su di lui.
-Uh, sei una persona molto decisa. Sono ammirato dalla tua motivazione.
-Tu non ne hai una?
-Di motivazione, dici?
Kasamatsu non rispose, dando modo a Shoichi di capire che, nonostante tutto, la sua indole competitiva non si spegneva una volta usciti dal campo di basket - e che non era sua intenzione lasciargliela vinta giammai, neppure se avesse dovuto ingaggiare con lui una sfida verbale eterna. La parentesi, d'altronde, finiva scontrandosi con il suo orgoglio e la sua testardaggine maggiore.
Questo piacque tantissimo a Imayoshi.
-Mi sembrava di aver dimostrato abbastanza di aver voglia di vincere.
Kasamatsu impiegò qualche secondo per decidere cosa sentire e quindi cosa dimostrare, non volendo scadere nella facile trappola dell'ipocrisia. Entrambe le sue sopracciglia si alzarono per poi abbassarsi, contornando un'espressione sconfortata e a tratti delusa.
-Ti limiti a questo?
-Beh, finché mi permette di raggiungere il mio scopo, non vedo perché dovrei cambiare modo di agire.
Gli diede un colpo di spalla, all'improvviso, e l'altro sgranò così tanto gli occhi che sembravano sul punto di uscirgli dalle orbite. Era buffissimo, per questo Shoichi sorrise.
-E poi non mi sembra di essere così scarso da permetterti di lamentarti.
-Non mi lamentavo. Sono solo un po' deluso.
-Da me?
Quella fu la volta di Shoichi a rimanere sorpreso, come se non si aspettasse una battuta del genere da parte dell'altro. O forse era semplicemente un'altra finta, era davvero molto difficile dirlo così, a freddo.
Kasamatsu sospirò, alzandosi senza rispondergli e dirigendosi agli spogliatoi con le proprie scarpe in mano.

 

***

 

Tutti in fila, come ogni volta che iniziava un nuovo allenamento.
La manager ripeteva i loro nomi ad alta voce per fare l'appello, segnando i presenti e gli assenti - una croce venne disegnata per l'ennesima volta sotto un nome prossimo all'espulsione dal club, e questo le fece comparire un'espressione di estremo fastidio sui lineamenti morbidi e di norma rilassati. Una volta finito questo, diede segno di poter cominciare, e uno dei senpai più grandi divise il gruppo in due parti separati.
Si sentiva, sotto pelle, una tensione sfuggente. I primi mesi di allenamento erano passati piuttosto velocemente, tra una cosa e l'altra, e la bella stagione aveva iniziato a farsi più calda ancora sul finire di Maggio mentre le giornate si allungavano e gli alberi perdevano tutti i loro fiori per un colorito più verde, pieno di splendore.
Anche chi non frequentava molto l'ambiente era ben consapevole dell'avvicinarsi della stagione dei campionati estivi - e questo significava, in termini brutali e senza troppi abbellimenti, che era necessario riunire la squadra dei titolari. Non molti del primo anno ambivano a quel genere di posto, nessuno a parte due, perché ragionevolmente era una speranza assai vana e a tratti anche boriosa; qualcuno del secondo anno temeva di veder svalutato il proprio posto tanto da doverlo cedere alle nuove reclute, e questo creava molta insicurezza e tensione facile; i pochi ragazzi del terzo anno mescolavano l'ansia che nasceva dalla mole di studio con l'agitazione dell'ultima possibilità a loro concessa, detentori di un'ansia ancora maggiore che a tutti gli altri.
Fu un allenamento molto sofferto, dalla maggior parte di loro. Non c'era molta attenzione sul campo, ed era così palese il motivo da risultare piuttosto fastidioso a chi lo gestiva da bordo campo.
Kasamatsu finì, per errore, nella stessa squadra di Imayoshi - la cosa più strana di tutte fu il passarsi una pettorina di colore uguale e solo dopo guardarsi in faccia, come se fosse una sorpresa per entrambi loro.
Shoichi aveva sorriso, ripresosi più velocemente dell'altro.
-Questa volta dovremo cooperare, a quanto pare.
Yukio prese in fretta il telo di plastica che l'altro gli aveva rivolto, fingendo di non sentire le parole che l'altro ancora disse verso di lui.
-Cerca di passarmi la palla ogni tanto, Kasamatsu- kun.
Fu difficile, molto difficile: il primo istinto di Yukio fu sempre quello di fronteggiare Shoichi e non quello di assecondarlo, perché per quasi due mesi consecutivi non aveva fatto altro che quello. Tuttavia, i compagni che si era trovato per quella squadra improvvisata erano più fiacchi del solito, a parte un senpai del terzo anno particolarmente arzillo e quindi inevitabilmente marcato da tre persone. Si vide quasi costretto a passare la palla a Shoichi, in più di un'occasione, così come da questi ricevette la palla ogni volta che Susa ostacolava la sua corsa al canestro per puro spirito di competizione, ora che aveva la possibilità di stargli davanti e non a fianco. Si ritrovarono a considerarlo possibile prima di quanto entrambi si aspettassero; Shoichi riuscì anche a sorridere in modo incoraggiante a Yukio, e questi non lo trovò poi così inquietante o fastidioso.
Quando uno del terzo anno si parò davanti a Imayoshi, con le braccia in alto e la presenza ben corposa, Shoichi saltò comunque e il suo avversario lo stesso; tentò di fare una cosa strana, allungando il braccio di lato e ruotando appena il bacino - non dovette riuscirci, perché la palla finì oltre il canestro e il suo sedere contro il parquet, in un tonfo piuttosto doloroso e molto sonoro. Portò la mano a massaggiarsi il gluteo destro, rifiutando cortesemente la mano dell'avversario e rimanendo in quella posizione per qualche secondo ancora. Yukio gli si avvicinò di corsa, cercando nella sua espressione segni di un dolore più preoccupante.
-Tutto a posto?
Imayoshi alzò gli occhi a lui e dopo qualche attimo sorrise mesto.
-Sono caduto un po' male.
-Niente di rotto, vero?
-No no, solo un gran dolore.
Accettò la sua mano, quando l'altro ragazzo gliela porse, e a seguito di qualche passo incerto entrambi tornarono in posizione di difesa.
Vennero richiamati tutti nei successivi minuti, e Shoichi fu fatto sedere sopra una delle panche a bordo campo, in modo da poter far riposare il muscolo leso. Prese parola direttamente l'allenatore, a quel punto, e come prima cosa fece loro un gran sorriso.
Parlò della nuova stagione che stava arrivando, una serie di inutili parole che però non ebbe intenzione di risparmiarsi, più qualche frase particolarmente nostalgica su vecchi campionati da lui seguiti con le squadre degli anni passati e i compagni e i giocatori che lui aveva assistito con tanta cura e tanta devozione, nella pazienza degna di un vero uomo giapponese. Niente di esaltante, dal momento che la squadra della Touou rientrava poco più che in una mediocre normalità.
Arrivò, infine, quello che doveva essere il capitano della squadra titolare – il ragazzo arzillo che aveva giocato assieme a Shoichi e Yukio – con in mano una decine di divise nere e un gran sorriso sul volto. Affiancò l'allenatore mentre questi finalmente introduceva il discorso sulla stagione attuale, sulla formazione della nuova squadra e cose altrettanto simili. Si sarebbero disputate partite amichevoli, prima dell'inizio vero e proprio del campionato, e queste sarebbero servite a loro per vedere quali elementi si potessero ritenere validi per un'eventuale squadra di titolari.
L'uomo prese il blocco della manager dalle mani di questa e cominciò a far scorrere lo sguardo attento sui vari nomi.
Li pronunciò tutti, dal primo all'ultimo, creando un'angoscia tale in ognuno di loro non indifferente. Prima nome e cognome, poi se era considerato nella squadra per la prima partita o no.
Imayoshi fu il primo a ricevere la propria maglia: scelse per sé il numero sette, senza pensarci troppo. Kasamatsu lo seguì poco dopo, con il numero tre.
Susa non ricevette nessuna maglia per quella volta. Fece il suo inchino, come tutti, e ringraziò di cuore l'allenatore.
Una volta terminato quell'appello, l'allenatore consegnò il blocco con l'elenco di nuovo alla manager, per finire il proprio discorso con altre inutili parole.
L'appuntamento era due giorni dopo, davanti all'ingresso della scuola, di primo pomeriggio. Li salutò, infine, con un sorriso grande grande.

   
 
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