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Autore: Claire Penny    28/02/2015    1 recensioni
[REVISIONATA]
C'era una volta una principessa.
Ora non più.
A sostituire la dolce, graziosa e bellissima fanciulla di sangue blu, adesso c'è un'anonima, goffa ed ingenua adolescente, con un'incredibile propensione a ficcarsi nei guai e desiderosa di darsi alla ribellione tipica della gioventù.
C'era una volta il principe azzurro.
Un nobile rampollo, alto, gnocco e affascinante, sempre pronto a salvare la vita alla bella di turno in sella al fedele destriero? Seh, una volta, forse.
Al suo posto ora c'è un misterioso, solitario ed asociale studente dal fascino tenebroso, circondato da un'aura che emana pericolo.
Ah, dimenticavo di aggiungere che è perennemente assetato di sangue, preferibilmente quello della sopracitata giovane donna. Contemporaneamente però, scopre di esserne innamorato.
Ora, chi di voi ragazze non ha mai sognato di vivere in una "fiaba moderna" con questi presupposti? Sembra tutto incredibilmente romantico, non è vero? Bene, vi posso assicurare che di romantico qui c'è ben poco.
Come lo so? Beh, perchè io, Serena Dale, e le mie amiche, ci siamo passate.
E credetemi, le nostre storie vi faranno sicuramente cambiare idea sui moderni principi azzurri.
Genere: Satirico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal diario di Clare, 3 ottobre:
«Quella carogna di Max non molla. Oggi è venuto a cercarmi mentre ero in classe e ha convinto, anzi obbligato il prof a lasciarmi uscire. Ebbene sì, l'ha soggiogato.
Appena mi sono trovata fuori con lui, nel corridoio, mi ha preso e mi ha trascinata nel sottoscala. Non mi sono opposta perché mi teneva il polso così stretto, che con un movimento brusco avrei rischiato di farmelo rompere, anche se sono certa che non avrebbe mai fatto qualcosa del genere di proposito.
Una volta soli ha cominciato a chiedermi come mai non mi faccio più sentire, a dirmi che gli mancavo e bla, bla, bla…le solite balle. Nel frattempo ha iniziato ad accarezzarmi il viso in quel modo che mi ha sempre fatto sciogliere e a guardarmi con quei suoi occhi magnetici…lo so, avrei dovuto ricordargli che era stato lui a rompere con me anche se non ufficialmente (e dovevo dirglielo usando un tono deciso e incazzato al punto giusto, della serie non-mi-faccio-più-fregare-da-te) ma non ce l’ho fatta, non sono stata abbastanza forte…poi però si è avvicinato ed ha provato a baciarmi. Solo a quel punto ho capito che si stava spingendo troppo oltre e finalmente sono riuscita a trovare la forza sufficiente per liberarmi dalla sua presa ed andarmene. Fortunatamente lui non mi ha seguita.
Per quanto mi vergogni ad ammetterlo, questo episodio mi ha fatto capire che lui ha ancora un forte ascendente su di me. Se devo essere sincera non sono nemmeno convinta che sia stato indispensabile soggiogare il professore per convincerlo a farmi uscire dalla classe. Ora che lui non c'è, mi piace pensare che probabilmente lo avrei ignorato, ma in realtà…beh, credo che sarebbe bastato qualche altro secondo di insistenze e l’avrei seguito di mia spontanea volontà. Se le altre del club venissero a saperlo me ne vergognerei terribilmente […]»
 
Dopo aver riportato quanto successo quella mattina a scuola, Clare chiuse il piccolo e anonimo quaderno con la copertina blu che aveva adibito a diario personale e lo ripose nel solito nascondiglio, in fondo al cassetto della sua scrivania, occultandolo tra i libri e altro materiale scolastico. Questo era il modo migliore che aveva escogitato per far passare il proprio diario inosservato nel caso qualcuno, come ad esempio suo fratello, avesse avuto motivo di curiosare tra la sua roba.
La ragazza si lasciò cadere a peso morto sul letto. Aveva i compiti da fare, le faccende che le aveva assegnato sua madre ancora da cominciare e un altro milione di cose a cui pensare, tuttavia in quel momento l’unica cosa sulla quale riusciva a concentrarsi e su cui i suoi pensieri continuavano a tornare nonostante i suoi tentativi di distrarsi era Max, il ragazzo che due anni prima aveva chiesto a lei, Clare Taylor, la solitaria e "cattiva" ragazza del secondo anno, di accompagnarlo al ballo d'autunno, snobbando tutti gli inequivocabili segnali e ammiccamenti vari che da diverso tempo Sharon Harrison, una delle ragazze più belle e popolari del terzo anno, gli inviava.
Ed era stato proprio a partire da quel momento, dall'istante successivo a quell'inaspettato invito, che Max era radicalmente entrato nella vita e nel cuore di Clare. Peccato solo che, a due anni di distanza da quando tutto ciò era accaduto, di quel ragazzo troppo meraviglioso per essere vero, non era rimasto quasi niente.
Durante l'anno e mezzo che era seguito a quell'inaspettata proposta, Clare si era data da fare per tenerselo stretto, così come le avevano caldamente consigliato anche le sue compagne, le poche che avevano continuato a rivolgerle la parola anche dopo che la notizia del suo arresto, che all’epoca era ancora un recente e succulento pettegolezzo, si era diffusa.
Clare, che con i ragazzi era sempre stata piuttosto imbranata, aveva seguito i consigli delle altre ragazze, si era impegnata per riuscire a migliorarsi, per essere più femminile, più affascinante, meno insicura e la sua determinazione aveva ben presto dato i suoi frutti, facendo sì che lei e Max trascorressero una serata a dir poco perfetta, tanto che quest’ultimo, al momento di accompagnarla a casa, le aveva chiesto un appuntamento. Un vero appuntamento, solo loro due. Clare aveva ovviamente acconsentito senza pensarci due volte, tuttavia non era riuscita a godersi fino infondo la felicità che l’aveva pervasa a seguito di quell’avvenimento. Dopo le vicende non proprio positive che l’avevano segnata negli ultimi mesi era infatti difficile per lei riuscire a lasciarsi andare completamente poiché temeva di perdere nuovamente tutto quello che si stava impegnando a costruire da un momento all’altro. Inoltre non riusciva a capacitarsi di come un ragazzo bello, carismatico e popolare come Max che, stando ad alcuni pettegolezzi che circolavano a scuola, tra le sue ex annoverava anche una modella professionista, potesse essere rimasto colpito da lei.
Eppure, nonostante le insicurezze di Clare, Max sembrava riflettere alla perfezione i sentimenti che, di giorno in giorno, la ragazza sentiva crescere verso di lui e che faceva di tutto per dimostrare: la ricopriva di attenzioni come nessuno aveva mai fatto prima facendole trovare nell’armadietto pensierini di vario tipo o biglietti con scritte poesie che lui stesso inventava. La andava a prendere per portarla a scuola ed era sempre lui ad insistere per riaccompagnarla a casa. Ogni volta in cui lei aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, Max era lì e il più delle volte non doveva nemmeno chiamarlo perché il suo intuito lo avvertiva prima che potesse farlo Clare con una telefonata.
Contrariamente a quanto si sarebbe mai aspettata poi, Max non sembrava vergognarsi minimamente di farsi vedere in giro con lei, anzi, si lasciava andare a gesti di affetto nei suoi confronti anche in pubblico. Spesso lui l’abbracciava mentre camminavano per i corridoi della scuola senz’alcun imbarazzo. Con un po’ di cattiveria, Clare ricordò lo sguardo incredulo di Sharon la volta in cui, mentre si salutavano prima di tornare in classe, lui, invece che con la solita carezza, l’aveva salutata baciandola sulle labbra. Un gesto talmente inaspettato da coglierla totalmente impreparata. Sorrise tra sé ricordando quanto ci avesse messo a riprendersi e a realizzare che era successo davvero.
Erano stati mesi fantastici, quelli. Forse i più belli che avesse mai vissuto fino ad allora.
Ma poi…poi lui aveva deciso di dirle tutto.
Nonostante gli sforzi fatti per dimenticare quanto accaduto, ricordava ancora troppi dettagli di quella sera: il film al cinema, il braccio di Max intorno alle sue spalle che la stringevano a lui con fare protettivo durante le scene più paurose e la passeggiata al chiaro di luna che era seguita. Ma proprio durante quel momento da soli nel parco, lui le aveva preso le mani e con estrema serietà le aveva raccontato tutto. Lui era un vampiro.
Clare era rimasta sorpresa solo fino a un certo punto da quell’informazione. Ormai la maggior parte della gente era a conoscenza del fatto che esistessero i vampiri, anche se ufficialmente rimanevano ancora delle creature leggendarie. La ragazza dovette tuttavia ammettere che in quegli ultimi tempi aveva tenuto la testa così a lungo tra le nuvole da non aver prestato minimamente attenzione alle piccole cose attraverso le quali di solito nascevano i primi sospetti, come ad esempio la pelle decisamente troppo pallida e perennemente gelata, il fatto che non lo avesse mai visto mangiare e che non venisse mai a scuola quando c’era il sole ma nonostante ciò avesse voti altissimi.
Dopo aver compiuto un gesto importante come quello di dirle la verità, Clare era convinta che il loro rapporto si sarebbe consolidato, invece la luna di miele era durata giusto il tempo di fare un assaggino del suo sangue, quella sera stessa, dopo la grande rivelazione. Un’esperienza che si poteva definire trascendentale e che ancora non esprimeva a pieno quello che la ragazza aveva provato.
Solo qualche giorno dopo però, le cose avevano cominciato a cambiare, e non in meglio.
Max era diventato improvvisamente più freddo nei suoi confronti. Non sgarbato o scontroso, ma tutte le attenzioni ed i piccoli gesti gentili a cui Clare era ormai abituata, erano diminuiti improvvisamente. Era sempre lui a prenderla e riportarla a scuola ma le poesie, i fiori e gli altri piccoli pensieri di cui ormai da un po’ erano disseminate le sue giornate, erano scomparsi poco alla volta.
Successivamente, a risentirne era stato il tempo che trascorrevano insieme, che nel giro di una settimana era stato quasi dimezzato. Max aveva smesso persino di andare a trovarla di notte e di tenerla d’occhi dall’albero davanti alla finestra della sua camera mentre dormiva. Un mese più tardi, era lei a doverlo chiamare se voleva vederlo.
A quel punto, anche se a malincuore, Clare era arrivata a valutare seriamente per la prima volta l’idea di lasciarlo. Era certa che se non l’avesse fatto lei, di lì a poco l’avrebbe piantata lui, quindi nonostante il solo pensiero di rompere con lui la facesse stare male tanto intensamente da sfiorare il dolore fisico, tanto valeva affrontare apertamente la situazione e provare ad uscirne con un po’ di dignità.
Per qualche giorno, nonostante andasse contro la volontà di ogni cellula del suo corpo, si era costretta ad evitare Max per pensarci su ma, dopo oltre una settimana in cui si erano visti solo di sfuggita, era accaduto qualcosa di decisamente inaspettato: era il giorno di San Valentino e lei si trovava alla lezione di algebra. Ad un certo punto, qualcuno aveva bussato e, quando la porta si era aperta, era caduta la mandibola a tutta la classe: sulla soglia dell’aula c’era il bidello, il quale teneva in mano in mano un magnifico ed immenso mazzo di rose rosse. L’uomo aveva annunciato di aver ricevuto il compito di consegnare quei bellissimi fiori a Clare Taylor, la quale, nel giro di mezzo secondo, si ritrovò addosso una ventina di paia d’occhi, compresi quelli della professoressa. Tra le rose c’era un biglietto in cui Max, tramite versi poetici, le chiedeva di incontrarlo quella sera per quella che riprometteva sarebbe stato l’appuntamento più romantico e memorabile della sua vita.
A quelle parole, Clare era avvertito un tuffo al cuore.
C’era solo un evento che avrebbe potuto far sì che ciò aveva detto Max si realizzasse, ossia il sogno nel cassetto di ogni ragazza: la trasformazione, quello che veniva anche definito il “matrimonio dei vampiri”.
La ragazza non poteva credere Max desiderasse passare con lei il resto della sua esistenza. Tutte le insicurezze e le paranoie che le l’avevano tormentata negli ultimi giorni sparirono come per magia. Non era mai stata così lontana dall’idea di lasciarlo come in quel momento.
Sì, lo voleva, volva passare con lui il resto dell’eternità.
Invece ancora una volta aveva frainteso le intenzioni del suo ragazzo.
La serata, di per sé, era stata bellissima: cena (cioè lei che mangiava e lui che la guardava mangiare) nella villa ottocentesca del suo ragazzo, quella che si ergeva nel bosco, con vista sul lago (anche se non era mia riuscita a spiegarsi come ci fosse finita una villa ottocentesca di quelle proporzioni nel bel mezzo della foresta e a diversi chilometri dalla civiltà); musica meravigliosa e un lento ballato occhi negli occhi nell’ampio terrazzo che dava sul lago, sotto la pallida luce della luna. Quando era giunta l’ora del morso, in quel momento di assoluta perfezione, Clare aveva provato emozioni ancora più intense di quella prima volta nel parco. Sempre come quella volta però, quando aveva riaperto gli occhi era ancora lei, la solita umana Clare.
Lì aveva finalmente capito: aveva frainteso tutto, e non solo per quanto riguardava le intenzioni di Max a proposito di quella serata.
Poche altre volte nella sua vita Clare ricordava di essersi sentita così stupida. Improvvisamente tutto le sembrava così ovvio che non poteva credere di essere stata così cieca, di aver scelto di ignorare tutti i segnali negativi degli ultimi tempi e di dimenticare l’atteggiamento scostante di Max davanti ad un mazzo di fiori. Eppure nemmeno a quel punto la ragazza riuscì a trovare il coraggio di lasciarlo.
Da quel momento in poi, la relazione tra i due era continuata in questo modo: lui la ignorava, non la cercava quasi mai e più di una volta Clare lo sorprese addirittura a flirtare con altre ragazze ma non appena ricominciava ad accarezzare l’idea di lasciarlo, lui, con un tempismo da orologio svizzero, la sorprendeva con qualche gesto abbastanza romantico da farla tornare sui suoi passi e lei ci ricascava puntualmente ogni volta.
Nel profondo però sapeva, nonostante cercasse di negarlo, che se la cosa più impegnativa che Max poteva offrirle era un morsetto al chiaro di luna, allora la loro storia non avrebbe mai potuto avere il lieto fine che segretamente continuava ad agognare.
Le cose però avevano cominciato a cambiare l’autunno successivo, all’inizio dell’anno scolastico quando, durante il cambio dell’ora, Clare era stata fermata in corridoio da un ragazzino che non aveva mai visto, probabilmente una matricola, che le aveva consegnato un biglietto anonimo. Lo aveva letto in fretta: qualcuno voleva vederla nell’aula d’Inglese all’ora di pranzo. Il "messaggero" aveva poi cercato di svignarsela, ma Clare era riuscita a fermarlo e ad interrogarlo sull'identità del mittente. Per tutta risposta lui le aveva detto di aver ricevuto il preciso ordine di non rivelarne il nome ed era successivamente riuscito ad approfittare di un momento di distrazione di Clare per scampare all'interrogatorio, confondendosi tra la folla del corridoio.
A quel punto a Clare non erano rimaste che due scelte: ignorare la cosa o andare all’appuntamento e scoprire chi e perché la voleva incontrare. Certo non avrebbe mai immaginato che a mandarle quel messaggio fosse stata Serena, ex vice-capitano delle cheerleader, ex membro del comitato studentesco, ex miss popolarità e, soprattutto, ex di Tristan, alias il vampiro più figo che girasse nel loro istituto.
Nella scuola non c'era anima viva che non conoscesse la loro storia, in quanto per lungo tempo era stata la trama della gossip-soap più seguita dagli studenti: si erano messi assieme circa un anno e mezzo prima, alla fine dell’anno scolastico, quando la popolarità di Serena era al suo apice, nonostante fosse solo al secondo anno. Qualunque studente avrebbe dato un rene, o un polmone, o un arto per far parte del suo giro e lei ne era sempre stata perfettamente consapevole. Tuttavia, con immenso stupore da parte di tutti, poco tempo dopo Serena aveva lasciato le cheerleader, il comitato studentesco e anche la maggior parte delle attività extra-scolastiche in cui era impegnata. Tutto questo, come si era venuto a sapere poco tempo dopo, lo aveva fatto solo per assecondare il volere del suo fidanzato vampiro.
Dopo l’estate, al suo ritorno a scuola, la relazione di Tristan con Serena continuava, ma la vita sociale di quest’ultima e la sua popolarità erano in caduta libera. Non pranzava nemmeno più con il suo solito gruppo, né usciva con loro dopo la scuola o nel week-end com’era solita fare fino a poco tempo prima, stava invece sempre e solo con il suo “ragazzo” e, ovviamente, era impossibile trovarli in qualche locale normalmente frequentato dai loro coetanei (o meglio, dai coetanei di Serena): i vampiri detestano quel genere di posti, troppo rumorosi e puzzolenti per i loro finissimi sensi. Se ne stavano sempre a casa di lui, o al cinema, o in qualche luogo tetro e buio dove Tristan potesse sentirsi a suo agio, con buona pace di Serena e del suo carattere estroverso e festaiolo.
Nonostante i numerosi sacrifici e la devozione di Serena nei confronti del suo zannuto fidanzatino però, la loro storia era finita esattamente un anno dopo essere cominciata, poco prima del ballo di fine anno. Clare era venuta a conoscenza del motivo della loro rottura durante una delle prime riunioni del club: come sempre quando c’è di mezzo un vampiro, era stato lui a lasciare lei e, tanto per aggiungere un po' di sale alle ferite, lo aveva fatto per un’altra ragazza, una del primo anno neanche particolarmente avvenente, anzi, un po’ sciatta e anonima, che era arrivata da poco in città. Una pesantissima umiliazione per Serena, che si chiedeva ancora come avesse fatto Tristan a notarla visto che, come lei amava ripetere, tra lei e il muro non vi era alcuna differenza: si mimetizzava anche troppo bene.
Clare invece aveva capito perché Tristan avesse preferito quella scialba ragazzina a Serena e, anche se non ne avevano mai parlato apertamente, era convinta che anche quest'ultima infondo, lo sapesse: i vampiri adorano le creaturine vulnerabili, spaventate e anonime, che passano inosservate alla maggior parte degli sguardi umani. Di conseguenza, una piccoletta del primo anno in una scuola in cui non conosce nessuno, è decisamente il loro prototipo di ragazza ideale.
Confusa da quella bizzarra situazione, Clare si era guardata intorno, convinta di avere sbagliato aula. In quella sala regnava un silenzio di tomba e le tapparelle erano tutte abbassate, compresa quella che copriva il vetro della porta.
Serena però le era andata incontro come per darle il benvenuto e, parlando a bassa voce, per rassicurarla sul fatto che era stata proprio lei a mandarle il biglietto. Solo poco dopo, quando i suoi occhi si erano abituati alla penombra della stanza, Clare si era accorta che non erano sole: sedute poco distanti c'erano altre due ragazze, Alyssa Mlynowski ed Emily Cortese. All’epoca, lei conosceva solo Aly e solo perché le era capitato di pranzare con lo stesso gruppo un paio di volte. L’apice della loro confidenza era stato scambiarsi i convenevoli.
Prima che Clare avesse il tempo di porre qualsiasi domanda su quella sempre più confusa situazione, Serena le aveva chiarito le idee con un semplice gesto, ossia indicando la lavagna sulla quale era riportato il testo che, a grandi linee, Clare aveva ancora in mente.
 
So che siete confuse ma è meglio evitare di parlare ad alta voce. Probabilmente sapete già che sono l’ex di Tristan (il vampiro). Non ci conosciamo ma so che anche voi siete le ex di alcuni dei vampiri della nostra scuola. Se state soffrendo quanto me per la fine della vostra relazione, sappiate che sto cercando di formare una specie di gruppo di sostegno per ragazze nella nostra situazione che desiderano tirarsene fuori al più presto per rifarsi una vita decente”.
 
Una volta letto, Clare si era voltata verso Serena e quest’ultima le aveva sussurrato poche parole.
-Loro- aveva detto, indicando Emily ed Aly. -Hanno già detto di sì ma posso capire che tu sia confusa, perciò propongo di trovarci domani nell’aula di scienze al primo piano, stessa ora. Così mi dirai cos'hai deciso-.
Clare, anche se ancora un po’ confusa, aveva annuito ed aveva afferrato la maniglia della porta, ansiosa di andare a pranzo per affogare temporaneamente i suoi pensieri nel cibo precotto della mensa, ma Serena l’aveva trattenuta e non aveva permesso a nessun’altra di uscire prima di aver pulito a fondo la lavagna. Allora finalmente Clare aveva capito il perché di tutta quella discrezione: temeva che qualche vampiro fosse nei paraggi e che venisse a sapere della sua idea. Ecco spiegato il divieto di parlare a voce alta, delle tapparelle abbassate e il biglietto anonimo. Poteva sembrare eccessivo, ma effettivamente con i vampiri non si era mai troppo prudenti e tutte le presenti lo sapevano bene.
Infine Serena fece uscire le ragazze con un intervallo di qualche minuto, in modo che nessuno sospettasse che si erano incontrate.
Durante il pranzo, Clare aveva giocherellato col cibo mentre cercava di prendere una decisione riguardo alla proposta di Serena. Inizialmente aveva pensato di rifiutare: dopotutto lei non era l’ex di un vampiro…o almeno non ancora. Aveva quindi lasciato la mensa per andare a cercare Max, come alla ricerca della conferma definitiva alla sua decisione. Sarebbe bastato un suo bacio, una sua carezza o anche solo un suo sorriso e lei sarebbe corsa subito da Serena per rifiutare la sua proposta.
Quando l'aveva trovato però, al posto della gioia che provava ogni volta che si accorgeva della sua presenza, aveva sentito come se una mano invisibile le afferrasse lo stomaco e glielo stringesse con tutta la forza che aveva. Era proprio il suo vampiro quello che, accanto al termosifone, sorrideva malizioso mentre flirtava con quell’oca di Sharon mentre giocherellava con una delle sue extension platinate?!
Dopo aver capito che non si trovava di fronte ad un'allucinazione, si era sentita così umiliata che non aveva avuto la pazienza di aspettare il giorno dopo: era tornata in mensa e, passando accanto al tavolo in cui Serena stava pranzando da sola, aveva lasciato cadere di proposito il suo braccialetto. Quando si era chinata per raccoglierlo aveva sussurrato all'orecchio di Serena un rapido ma chiaro "Ci sto".
Max probabilmente doveva aver intuito quanto stava succedendo perché da quel giorno in poi non aveva più cercato Clare, nemmeno per darle qualche genere di spiegazione ma, al contrario, aveva cominciato a farsi vedere in giro con Sharon sempre più spesso. Secondo le voci che giravano a scuola però non erano una coppia ufficiale e non avevano mai avuto modo di diventarlo perché Sharon amava troppo stare al centro dell’attenzione per lasciarsi eclissare da Max.
Questa una delle conseguenze di stare con un vampiro: lui e soltanto lui doveva essere il protagonista indiscusso della coppia e non ammetteva alcuna forma di concorrenza. Agli umani era concesso al massimo il privilegio di sguazzare nella loro ombra e dovevano anche mostrarsi grati per questo.
Negli ultimi tempi però Max era tornato alla carica per motivi ignoti e Clare non sapeva bene cosa aspettarsi, né quale fosse il comportamento migliore da tenere. In ogni caso, era felice di essersi sbarazzata di tutto ciò che le ricordava il suo ex (regali, oggetti in prestito, la matita che lui aveva mordicchiato durante la prima lezione in cui si era seduto accanto a lei e che aveva dimenticato sul banco, eccetera…) quando la rabbia scatenata dalla scenetta tra lui e Sharon era ancora ben presente in lei, quel giorno stesso. In questo modo non aveva niente su cui poter basare eventuali ripensamenti.
-Clare! La cena!- gridò sua madre dal fondo delle scale.
A quelle parole Clare riemerse dal mare di pensieri da cui si era lasciata trasportare fino a quel momento e solo allora si accorse che fuori era sceso il buio. Decise quindi per il momento di mettere da parte quei ricordi dolci e amari e scese a cenare con il resto della sua famiglia.
   
 
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