Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: ChiaraBJ    28/02/2015    7 recensioni
Ben è un bambino di otto anni che ha appena perso la mamma. E’ disperato, ma l’amicizia con una bambina di sei anni lo aiuterà ad uscire da quel tunnel di disperazione. Ventisette anni dopo Ben la incontra di nuovo, solo che ora quella bambina è diventata una spietata donna dedita al crimine e Ben si troverà a decidere tra lei, gli amici e i ricordi del passato.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Jager, Nuovo personaggio, Semir Gerkan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL PASSATO E’ PASSATO

“Ben, conto fino a cinque” disse sicura Alexandra cominciando a contare.
“Uno”
E Ben si morse un labbro.
“Due”
E Ben strinse ancora più salda la pistola.
“TRE!!!” urlò Alex e si abbassò di colpo e Ben sparò.

Lo sparo rimbombò nell’aria e alcuni uccelli spaventati si levarono in volo dalla vicina quercia.
Richard fu colpito in pieno petto e il colpo lo scaraventò indietro facendogli perdere l’equilibrio.
Purtroppo lo spirito di sopravvivenza gli fece afferrare Alexandra per la maglia e la trascinò con sé giù dal dirupo.
“Alex, no!” urlò con tutto il fiato che aveva Ben e si precipitò disperato sull’orlo del precipizio in tempo per vedere Alexandra che rotolava giù per poi finire nel lago sottostante.
Ben cominciò a discendere il precipizio inseguito da Semir.
Il ragazzo inciampò su alcune radici, scivolò per alcuni metri per poi alzarsi prontamente e arrivare in riva al lago.
“Ben aspetta i soccorsi, nelle tue condizioni rischi di annegare anche tu, lascia che vada io” urlò Semir.
Ma Ben non lo ascoltò, tolse velocemente le scarpe e si tuffò nel lago.
“Mapporca miseria…” imprecò Semir e si buttò anche lui.
Passarono secondi interminabili, poi Semir e Ben riapparvero in superficie.
“Semir non la trovo” disse disperato e prendendo di nuovo aria si immerse di nuovo e dietro di lui Semir.
Mentre nuotava verso il fondo alla disperata ricerca di Alex, Ben pensò a tutti i segnali che le aveva dato la ragazza.
Alexandra non lo aveva mai tradito, anzi lo aveva salvato da morte certa almeno un paio di volte, gli aveva evitato un paio di pestaggi, aveva fatto in modo che Hartmut trovasse la forcina per capelli perché sapeva che sarebbe riuscito ad aprire le manette, aveva cercato di confortarlo e lui, rabbioso e frustato, le aveva urlato dietro che l’avrebbe uccisa se solo ne avesse avuto la possibilità.
Si rese conto che ora poteva veramente perderla per sempre quando una sagoma scura si materializzò davanti a lui.
Ormai era senza fiato, ma la ragazza era a pochi metri da lui.
Fortunatamente vicino a lui comparve Semir e tutti e tre risalirono verso la superficie.

Pochi secondi dopo riaffiorarono in superficie.
Ben teneva Alex tra le braccia e lentamente la stava riportando a riva.
“Ben lasciarla a me, tu vai avanti” disse Semir notando che Ben era allo stremo delle forze.
Alexandra fu portata a riva e subito Ben le tastò il polso.
Non ci fu nemmeno bisogno di parlare Ben cominciò le manovre di rianimazione aiutato da Semir.
Semir le faceva il massaggio cardiaco, mentre Ben le immetteva aria nei polmoni, quando sopra al dirupo apparve un agente della SEC.
“Ispettore Gerkhan ho fatto richiesta per un ‘ambulanza, sarà qui fra una decina di minuti”
Semir fece un cenno e continuò il massaggio guardando ogni tanto il volto del suo amico rigato dalle lacrime.
Per un attimo gli sembrò di aver accanto il piccolo Ben, quel bambino che venticinque anni prima aveva perso, dopo la madre, il suo angelo custode, l’aveva ritrovato e ora lo stava perdendo di nuovo.
Ben si stava avvicinando di nuovo alle labbra di Alexandra, quando finalmente la ragazza cominciò a tossire e a sputare acqua.
Il ragazzo delicatamente la mise a sedere e Alexandra aprì gli occhi.
“Socio io salgo , voi aspettate qui non vi muovete … fra un po’ vi tiriamo su” disse Semir pensando che fosse meglio che i due ragazzi stessero finalmente un po’ da soli.
“Ben…” sussurrò con voce roca la ragazza.
“Alex, non ti affaticare, fra un po’ arriva l’ambulanza”  rispose scostandole i capelli dal viso.
“Parla per te, io sto bene … ahia”
“Sì come no, avrai minimo tre costole rotte, un principio di annegamento e un trauma cranico … ringrazia il cielo di essere ancora viva, hai visto che volo hai fatto?” disse piangendo e ridendo in contemporanea.
“Ehi era tutto calcolato, abbiamo copiato la scena di quel vecchio film. Sei tu che non sei stato veloce, dovevi prendermi al volo …”
“Ma guarda te ! Vuoi sempre avere l’ultima parola…come quando eravamo piccoli vero?” cercò di sdrammatizzare Ben.
“Parla per te moccioso, io non sono mai stata piccola!” replicò sicura Alex.

Poco dopo Semir ridiscese accompagnato da alcuni agenti della SEC, poi con l’aiuto di una barella riportarono su Alexandra.
Ben risalì senza aiuto, ma con a fianco il suo migliore amico.
“Semir…grazie, sapevo, anzi ero certo che alla fine ci avresti trovato…”
“Ti è andata bene lo sai socio?” replicò il piccolo ispettore.
“Sì, molto bene. Ho visto la morte in faccia diverse volte in questi giorni” rispose esausto il ragazzo “Ma levami una curiosità, come ci avete trovati?”
“Alex porta il GPS del marito”
“GPS? Come del … no… non dirmi è …” balbettò Ben.
“Era … era purtroppo” disse triste Semir conoscendo il passato della ragazza.
E mentre salivano sulla BMW e si dirigevano verso l’ospedale, Semir gli raccontò del marito e del fratello di Alex, di Laura Brawn, di Suor Maria, di Helga e di suo padre Konrad.
“Cosa?” gli disse Ben non sapendo che altro dire “Mio padre ti ha dato un ceffone?”
“Sì e penso di essermelo meritato, a volte, mi comporto come se lo fossi tuo padre… anche davanti al tuo vero padre” disse un po’ arrossendo Semir.
“Questo perché mi vuoi bene, se non fosse così non mi avresti trovato” ribatté consapevole dell’affetto e dell’amicizia che li legava.
“Ho scavato nel tuo passato Ben e la cosa non mi è piaciuta affatto, mi sono sempre lamentato della mia infanzia, della mia gioventù, dando per scontato che la tua fosse stata tutta rose e viole, essendo circondato da ricchezza e prosperità …  invece …”
“Senti il passato è passato, okay socio?” e gli porse la mano in attesa del ormai famoso saluto tra i due.
“Okay socio” disse  rispondendo al saluto Semir .

Ormai era quasi mezzogiorno, Semir stava facendo compagnia in una stanza del pronto soccorso a Ben che stava sdraiato su un lettino.
Il ragazzo aveva quattro costole incrinate, una distorsione alla spalla, diverse contusioni, un labbro, uno zigomo e un’arcata sopraciliare rotti, ma tutto sommato stava bene, anche perché stava facendo il diavolo a quattro per poter andare a trovare Alex.
“Ben” disse Semir “Se continui così … vorrei dire che ti sbattono fuori, ma è quello che vuoi quindi per favore calmati”
“Va bene mi calmo, ma vorrei sapere come sta Alex…e anche Hartmut è stato … coraggioso”
“Stanno bene, Alex sta facendo dei controlli, mentre Hartmut è già a casa della madre e mi ha chiesto di dirti che gli dispiace”
“Gli dispiace? E di cosa? E’ stato geniale, come sempre. Se non l’avesse tirata per le lunghe mi avrebbero ucciso subito” ribadì secco e orgoglioso Ben.
“A proposito, vedi di comportarti bene quando vedrai il vicecommissario Mancini” lo redarguì il piccolo ispettore. 
“E chi sarebbe?” chiese curioso il ragazzo.
“Alex! Il suo vero cognome è Mancini, Fleming è quello che ha scelto per la copertura”
“Cosa?”
Ben si sentì come stordito da quella rivelazione, poi scuotendo un po’ la testa e portandosi una mano sulla fronte  aggiunse:
“Dovevo arrivarci subito, il mio istinto da poliziotto ha toppato e alla grande…”
“Temo di non arrivarci Ben” replicò perplesso Semir.
“Ian Fleming è il creatore del personaggio di James Bond, la spia più famosa, l’agente segreto per antonomasia. Alex ne è sempre stata affascinata”
“Ah, quindi il cognome che ha scelto è in onore di James Bond” rifletté Semir.
“Già e quando si accorse che avevamo le stesse iniziali. Un giorno disse che quando sarei diventato un poliziotto esibendo il tesserino avrei potuto presentarmi con  ‘My name is Jager, Ben Jager’”
Ricordando quei momenti legati alla sua infanzia, sul volto di Ben comparve un sorriso.
“E visto che doveva spacciarsi per una dottoressa…Fleming era un cognome perfetto, colui che scoprì la penicillina, si chiamava Alexander. Lei ha sempre adorato questi giochi di parole, una volta ci sarei arrivato subito, quando giocavamo alle spie o agli infiltrati lei trovava nomi assurdi. Io le dicevo che era contorta, ma ti giuro ne trovava di veramente bizzarri”
Tutto ad un tratto Ben si rabbuiò e il sorriso si spense sul suo volto.
“Che hai ora Ben?” chiese con fare affettuoso Semir.
“Sapessi quante cose orribili le ho detto. Lei mi aveva dato tutte le indicazioni, tutti gli indizi…io non l’ho capito e con lei sono stato un’autentica carogna…Le ho persino urlato in faccia che l’avrei uccisa con le mie mani se solo ne avessi avuto la possibilità”
“Ben in quei momenti si fa fatica ad essere lucidi, se poi chi ti delude è la persona che più ami,  più grande è la delusione” cercò di consolarlo l’amico.
“Lo so, ma…” balbettò Ben, la voce si stava incrinando.
“Dai vedrai che tornerà come prima, vi chiarirete e tornerete a frequentarvi” disse Semir mettendogli una mano sulla spalla.
“Vorrei tanto che tu avessi ragione socio”
I due ispettori furono interrotti dal bussare della porta e nella stanza entrò il commissario Kruger.
“Salve Jager” salutò il commissario.
“Capo è un piacere vederla”
“Anche per me”
“Capo” intervenne Semir “Li avete presi tutti?”
“Ehi aspettate, tutti chi? Ragguagliatemi” chiese Ben.
“In parole povere” disse Semir “Alex lavorava sotto copertura. Anni fa Richard ha ucciso a sangue freddo suo marito, suo fratello acquisito e ha ferito gravemente Alex…fortunatamente l’ha creduta morta, altrimenti... Sta di fatto che un giorno il dottor Becker ha scoperto che all’interno del laboratorio brevetti c’erano giri strani e quindi Alex che lo conosceva dai tempi dell’università lo ha aiutato, scoprendo la vera identità del dottor Richard. Alex quindi ha informato i suoi vecchi capi di Berlino”
“Poi un giorno Richard è venuto a conoscenza della scoperta fatta da Hartmut e volle  impossessarsi della formula” continuò la Kruger “Becker li stava per denunciare e allora lo hanno ucciso, ma gli serviva Hartmut  e così lo hanno rapito”
“Già e io” disse Ben “Sono stato rapito perché Alex si è opposta alla mia eliminazione, adducendo come scusa che potevo servigli e di fatto è stato così”
“Comunque, se ti abbiamo, anzi vi abbiamo trovato è merito suo” proseguì Semir “Ha fatto recapitare una lettera a Suor Maria indirizzata a me, una lettera a una suora non avrebbe insospettito nessuno, ha rischiato molto, ma sappiamo entrambi il perché vero socio?”
“Già” disse un po’ sornione Ben.
“Comunque l’irruzione al castello di Neuss ha accontentato tutti, noi che vi abbiamo ritrovati sani e salvi” proseguì la Kruger “Quelli del nucleo antisofisticazioni di Colonia e la narcotici di Berlino … a proposito ci hanno fatto i complimenti e sperano che in futuro ci siano altre collaborazioni”
“No grazie, ne ho prese abbastanza” disse scherzando Ben.
“Un’ultima cosa poi vado” disse la Kruger “Hanno ripescato in fondo al lago il corpo di Richard”

Passarono diverse ore  era quasi sera Semir era andato a casa su insistenza di Ben, fra un po’, gli avevano assicurato i medici, sarebbe andato a trovare Alexandra.
Finalmente arrivò il momento tanto atteso e a Ben fu dato il permesso di poter andare da Alex.
Esitò qualche istante davanti alla porta chiusa, ma poi trasse un profondo respiro, bussò ed entrò.
Con Alexandra c’era un distinto signore in giacca e cravatta che, seduto nella sedia accanto, le teneva la mano.
“Ciao Ben” disse Alex  e facendo cenno con la mano che fino a un secondo prima era nella mano dell’uomo “Avvicinati”
“Torno dopo se vuoi” disse comprensivo.
“Me ne stavo andando ispettore Jager” disse l’uomo alzandosi.
“Qui tutti conoscono il mio nome, ma io non conosco il suo …” disse cortesemente Ben avvicinandosi.
“Sono il vice procuratore Christian Baumann  ed ero il capo dell’allora ispettore Mancini, ora vice commissario”  si presentò compiaciuto l’uomo.
“Piacere” disse Ben porgendogli la mano.
“Bene ora vado, devo tornare a Berlino” e poi rivolto a Alex disse “Pensa alla mia proposta” e uscì.

Ben si sedette sulla sedia.
Non sapeva da che parte cominciare, aveva perfino quasi paura a guardarla negl’occhi, quegl’ occhi blu profondo che lo avevano fatto innamorare per la prima volta tanti anni addietro.
Alexandra vide subito che Ben era decisamente a disagio e con fare dolce disse:
“Stai bene, Ben?”
Il ragazzo alzò gli occhi e i loro sguardi si incrociarono.
Disse la prima cosa che gli venne in mente.
“Ti devo delle scuse Alex, anzi ‘le’ devo delle scuse vice commissario Mancini…caspita suona molto bene…’tecnicamente’ sei un mio superiore” disse cercando di sdrammatizzare e di alleggerire l’atmosfera, ma dentro di lui si sentiva malissimo.
Alexandra abbozzò un sorriso.
“Scuse accettate ispettore capo Jager e comunque sono un suo superiore anche senza il ‘tecnicamente’” replicò Alex cercando di stare al gioco.
“Comunque…davvero Alex, non sto scherzando…io…mi dispiace…ti ho detto tante di quelle cattiverie. In questi giorni hai cercato di starmi vicino, di proteggermi, come quando eravamo bambini. Anche se eri più piccola di me eri una specie di mamma…te lo ricordi ” disse guardandola negli occhi.
“Certo come potrei dimenticarlo” rispose Alex, sempre con dolcezza.
“Scusami Alex, con le mie parole…ti ho ferito più che …” Il ragazzo non riuscì a completare la frase, cercava di reprimere le lacrime che minacciavano di bagnargli il volto, rendendosi conto che ultimamente gli capitava spesso, specie se in presenza di Alex e la ragazza se ne accorse.
“Non c’è niente di cui scusarsi, mi dispiace solo che tu abbia sofferto e non parlo solo fisicamente” le disse con affetto.
“Il passato è passato, giusto” disse Ben parafrasando una frase che gli aveva detto Alex in più di un’occasione.
“Già” rispose lei.
“Che farai ora?” chiese quasi sussurrando, aveva paura che quello potesse essere un nuovo addio.
“Beh per prima cosa appena mi dimetteranno andremo da Suor Maria e poi non lo so”
“Quel Baumann ti ha chiesto di tornare a Berlino vero? Si vede a distanza di chilometri che gli piaci” disse il giovane abbassando di nuovo  lo sguardo.
“Già e dopo la morte di mio marito … con tatto e discrezione certo, ha sempre sperato che … insomma ci siamo capiti” replicò la ragazza.
“Quindi tornerai a Berlino …” e dentro di lui Ben si sentì morire.
“Sei geloso …” domandò alzando un sopracciglio e sorridendogli.
“Chi io? No, perché dovrei esserlo? E’ un bell’uomo, alto, palestrato, elegante, magari pure intelligente…faresti carriera, ma anche senza di lui … comunque sul serio che pensi di fare” insisté  Ben.
“Non lo so, qui a Colonia mi trovo bene e ho ritrovato una persona speciale…sono felice di averti ritrovato”

Ben non ci pensò due volte, si alzò dalla sedia, si avvicinò e la baciò delicatamente sulle labbra.
“Anche tu mi sei mancata, ma ti ho ritrovata … e sì… sono geloso, perché in fondo sono sempre quel ragazzino di otto anni che voleva buttarsi nel Reno, ma che non lo ha fatto perché ha incontrato una persona speciale” disse perdendosi nel blu dei suoi occhi.
“Ricorda Ben, io sono speciale … perché lo sei anche tu, in fondo ci siamo salvati a vicenda, e se poi il destino ci ha separati,  quel destino ci ha riuniti”
“Ora devo andare i medici mi hanno concesso solo dieci minuti …” disse un po’ dispiaciuto Ben.
“Va bene, anche perché effettivamente ho bisogno di riposare”
“Torno domani se vuoi…” propose il giovane.
“Ci conto” rispose lei.
E i due si salutarono, non prima di essersi teneramente baciati.
“Ah Ben…” lo richiamò.
“Dimmi Alex” rispose il ragazzo voltandosi, la mano sulla maniglia della porta.
“Tuo padre è venuto a trovarmi…poco prima che entrasse Christian… tu stavi facendo dei controlli…”
“Ha avuto una bella faccia tosta” disse sarcastico Ben, abbassando lo sguardo, e di nuovo si sentì incapace di guardarla negli occhi.
Si sentì nuovamente in colpa, tremendamente in colpa.
Ma ancora una volta Alexandra spiazzò il giovane poliziotto.
“Non essere arrabbiato con lui, ti vuole bene, per lui sei molto importante, lo sei sempre stato. Non portagli rancore, in fondo lo ha fatto per proteggerti, il nostro è un mestiere pericoloso, lo sai tu, lo so io e purtroppo lo sa anche lui”
“Come fai Alex…ancora adesso…insomma, ti ha allontanato da coloro che ti volevano bene, da quelli che consideravi la tua famiglia…Suor Maria, i tuoi amici …ci ha separati…” Ben non sapeva che dire.
“Ben, guardami…” le disse e il giovane fece come le aveva detto. Davanti a lui brillavano gli occhi blu più belli che avesse mai visto.
“Ti ripeto, il passato è passato…e poi fui subito adottata da una stupenda famiglia, se non fossi stata trasferita…chissà…”
Ben abbozzò un sorriso amaro, poi uscì dalla stanza con il cuore che gli batteva furioso nel petto.
Si chiuse la porta dietro alle spalle, e istintivamente chiuse gli occhi, si sentiva fisicamente e moralmente distrutto.
Lo stress, la tensione nervosa accumulati nei giorni precedenti stavano lasciando il posto ad una sensazione di spossatezza e sfinimento.
Aveva molti pensieri per la testa, voleva che Alex uscisse presto dall’ospedale, voleva andare con lei da Suor Maria, voleva rivedere la sua famiglia “adottiva”, voleva essere amato e coccolato…essere accettato per quello che era.
Fece dei profondi respiri e quando pensò di aver ritrovato un minimo di lucidità riaprì gli occhi, trovandosi di fronte la figura paterna.
Ben ebbe un attimo di esitazione.
Per il suo stato d’animo la vista del padre fu il colpo di grazia.
Un turbinio di pensieri si impossessarono della sua mente, e non erano pensieri di pace.
Una parte di lui avrebbe voluto aggredirlo, seppur verbalmente.
Avrebbe voluto dirgli quanto lo aveva fatto soffrire, gli aveva portato via l’unica persona che, dopo la morte di sua madre, gli aveva ridato la voglia di vivere, avrebbe voluto dirgli che, se non fosse stata per Alexandra, forse lui adesso non avrebbe più un figlio.
Ma poi Ben si ricordò delle parole di Alex e una parte del suo cuore gli disse che forse era giunto il momento di sotterrare, magari definitivamente l’ascia di guerra.
Sapeva che il padre aveva fatto delle scelte che a lui sembravano ingiuste sia nei confronti suoi che di Alex, ma allo stesso tempo era consapevole che aveva agito così perché a modo suo gli voleva bene e voleva proteggerlo.
Padre e figlio si guardarono negl’occhi, rimanendo in silenzio per alcuni istanti.
“Ciao papà” riuscì poi a dire semplicemente il ragazzo.
Konrad Jager gli si avvicinò.
Non disse niente, ma Ben nei suoi occhi vide tanta tristezza.
Il giovane poliziotto si avvicinò ancora e lo abbracciò.
Konrad Jager stretto nell’abbraccio del figlio cominciò a piangere.
“Ben figlio mio…perdonami…”singhiozzò.
I due restarono così in silenzio alcuni minuti.
“Ti accompagno a casa, così saluto Helga… sarà preoccupata e sarà felice di rivedermi sano e salvo…” propose poi Ben.
“Certo… e resta con noi qualche giorno…” suggerì speranzoso il padre.
Ben avrebbe voluto dire di no, ma ripensandoci bene forse quello sarebbe stato il momento giusto per ricucire i rapporti perduti col padre.

FINE.

Epilogo, Note dell’autrice e Angolino musicale: Ben farà coppia con Alex? Non lo so, lascio a voi decidere, una cosa è certa: il primo amore, si dice, non si scorda mai…Ben e il padre faranno pace? Sì, perché l’ho in qualche modo promesso a Claddaghring8 e una promessa è una promessa…
Inoltre la storia presenta alcuni riferimenti a: La sposa (dialogo tra Ben e il padre) Progetto taurus (Ben viene ‘maltrattato’ nello stesso modo) La formula ( la formula stessa) Cuore rosso (per i personaggi di Richard e Alex e la scena della caserma) Ricordi di gioventù (la frase sul saper scegliere) Occhio per occhio (Ben scomparso/rapito e Semir che indaga da solo) L’assalto (Semir trova Ben dopo averlo creduto morto) Il bambino tra le stelle (Hartmut rapito e maltrattato) Festa di compleanno (la ginocchiata in faccia, la lotta tra Ben e Victor che finisce con Ben che lo fredda)…Bene direi che sono giunta ai ringraziamenti …In particolare a voi stupendi recensori: Furia, Claddaghring, MartiAntares, Tinta, Sophie e Chlo. Ringrazio coloro che hanno incluso la storia tra le preferite/ricordate. Saluto e ringrazio ancora una volta Liviana per i nostri consueti ‘fuori onda’ ed Elisa che mi ha fatto, in un certo senso, cambiare il finale.
Ovviamente non potevo dimenticarmi di TE cara “Socia” Maty, la mia Beta, preziosa consigliera, amica e tanto ancora che qui non sto a scrivere…dimenticherei per strada tutte le virgole…TVB.
Vi saluto e vi ringrazio ancora e vi lascio (momentaneamente…) con l’ultima canzone.
Bacioni e abbracci a tutti.
ChiaraBJ.
 
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=NdYWuo9OFAw
 
 Goo Goo Dolls ‘ Iris’


E ho rinunciato per sempre a toccarti perchè so che tu mi senti in qualche modo tu sei più vicina al paradiso di quel che io sia mai stato e non voglio andare a casa ora
e tutto quello che posso assaporare è questo momento e tutto ciò che posso respirare è la tua vita perchè presto o tardi è finita e io non voglio perderti questa notte
e io non voglio che il mondo mi veda perchè non penso che la gente capirebbe quando tutto è stato fatto per essere distrutto io voglio solo che tu sappia chi sono
e tu non puoi combattere le lacrime che non stanno per arrivare o il momento della verità nelle tue bugie quando tutto sembra come nei film si tu sanguini solo per capire che ancora sei vivo io voglio solo che tu sappia chi sono…



 
 
 
  
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