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Autore: Ziggie    02/03/2015    1 recensioni
Mycroft e Sherlock. Due fratelli, due facce della stessa medaglia, due tra i più brillanti uomini che servono l'Inghilterra. Ma com'era la loro vita prima dei fatti che tutti noi conosciamo? Perché sono arrivati ad essere così schivi l'uno con l'altro? Questa long fiction si propone di esplorare questo mondo antecedente ai fatti della BBC collegandolo con alcuni fatti e personaggi del nuovo film Kingsman, The Secret Service, attraversando la serie per superarla ed arrivare ad un ipotetico e se? da dietro le quinte, sperando di cogliere nel segno.
Non solo Sherlock e Mycroft, ma ci saranno altri personaggi a coronare questi capitoli, un nome a caso: Anthea.
Buona lettura e, mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Anthea, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si, avete letto bene nelle note, nei prossimi capitoli arriverà un crossover con il film Kingsman, che consiglio a tutti, intanto vi lascio il primo capitolo corposo della storia, il precedente era una sorta di anteprima. Buona lettura a tutti e se vi fermate a leggere, fatemi avere un vostro parere.

 

2. Niente è più ingannevole dell'ovvio

Avevo dodici anni quando appresi la scelta di mia madre di voler restare in Oklahoma ancora per qualche tempo. Lei e mio padre erano partiti un anno e mezzo prima e da quella data io e Sherlock facevamo la spola tra la campagna e la città, tra la casa dei nonni paterni e quella di un vecchio zio. Mamma occorreva alla matematica, noi occorrevamo all'Inghilterra, ho sempre tentato di spiegarla così sia a mio fratello, sia al mio subconscio; non eravamo stati abbandonati a noi stessi a causa di un lavoro che aveva più importanza, anche se i fatti parlavano chiaro, i nostri genitori ci stavano dando un'opportunità: iniziare a conoscere Londra.

- Devi prenderti cura di tuo fratello, mamma ha un impiego dall'altra parte del globo a cui non può  mancare -

- E se non fossi in grado? Se lo avvelenassi per sbaglio; se non sapessi come curarlo? - avevo provato a replicare.

- Mycroft Holmes, non dire sciocchezze! Potrai essere totalitario e sistematico quanto vuoi, ma non con tua madre - così mi aveva detto ed io avevo messo il broncio - Svolgi questo incarico a dovere ed io non ti chiederò più nulla. -

Londra, una grande realtà, una grande scatola a forma di corona, indipendente, magnifica.

La city, così la chiamano, così è conosciuta in tutto il mondo. Ero più piccolo di Sherlock quando vi misi piede per la prima volta ed oggi sorrido come ieri alla sua vista. Un semplice respiro e, se sai come fare, se sai come muoverti, entri in lei, nella sua mente, nei suoi meandri.

Londra è un invito a prendere un tè con alle cinque, ad uscire con un ombrello quando il cielo è appena coperto: gesti abituali che descrivono caldo e freddo, due facce della stessa medaglia, due facce della stessa città.

Erano i nostri nonni paterni che abitavano nella city e da loro ci trasferimmo quando il vecchio zio burbero ci cacciò dalla sua tenuta in campagna dopo che Sherlock aveva causato un blackout di tutto il vicinato campagnolo con un congegno costruito di suo pugno  con i fili elettrici. E di chi fu il grosso della colpa?

- Spettava a te la supervisione di questo demonio di cinque anni! -

Non vedevo l'ora di andarmene da quella casa, di avere una mia personale tranquillità nella quale potevo migliorare le mie conoscenze in campo storico, politico, deduttivo e logico ed affinare mano e postura nell'arte della scherma: tutti atti che si potevano svolgere tranquillamente nella casa dei nonni in quanto Sherlock sarebbe stato impegnato a giocare ai pirati con Barbarossa, il setter di nostro nonno.

Quella volta però ad accoglierci alla porta non trovammo il cane e, dalle espressioni malinconiche sui volti dei nostri nonni, capii subito come andarono le cose. Accompagnai Sherlock dentro casa, ma lasciai che fosse nostro nonno a prendere parola in merito anche se, per come aveva deciso di esporgli i fatti, intervenni ugualmente.

- La gente crede a quello che le si insegna a credere, non va oltre a tutto ciò, non si pone domande - esclamai, alzandomi dalla mia poltrona - cosa c'è dopo la morte? Un regno eterno nell'alto dei cieli dove tutti vivono in armonia. È una delle concezioni più stupide che abbia mai sentito! E nonno, non scomodarti, vado da solo in camera mia - lo precedetti una volta visto che a breve sarebbe arrivato il rimprovero.

Uscii dalla mia stanza a pomeriggio inoltrato e trovai Sherlock seduto su una poltroncina in velluto scuro in corridoio poco distante dalla porta del mio piccolo alloggio, la stessa che utilizzava come cassero di poppa da dove impartire gli ordini per i suoi arrembaggi, stava dondolando le gambe, facendo finta di non essersi accorto della mia presenza, ponendo la sua attenzione in quanto stava facendo. Scrollai le spalle e mi avvicinai.

- Non è ancora buio, ti andrebbe una passeggiata per Londra? - gli chiesi poggiandogli una mano su una spalla ed in tutta risposta ottenni un leggero cenno del capo - Allora andiamo - esclamai porgendogli la mano. Faticavo ad esternare sentimenti; faticavo a star dietro a quel piccoletto, ma ogni tanto l'umanità faceva visita anche a me.

Camminammo fino a Westminster, il Big Ben non era molto distante da dove abitavamo tanto che, in meno di mezzora, fummo sotto la torre dell'orologio in tempo per il rintocco delle quattro di pomeriggio. Rimanemmo su quel ponte per un po', ammirando il Tamigi e il primo tramonto sulla città e sui suoi colori invernali. Io in piedi, Sherlock in spalla.

- Avrei voluto salpare con lui, Mycroft. Avrei voluto raggiungere quell'orizzonte - indicò un punto dritto davanti a noi, appoggiandosi poi con il mento sulla mia testa.

- Niente dura per sempre, Sherly - esclamai, poi fu silenzio.

- Come credi sia morto Barbarossa? - mi chiese dopo un po'.

- Di certo non come i suoi predecessori a due gambe, a detta del nonno aveva ancora la testa attaccata al corpo -

- Sei di ghiaccio, Mycroft! - sbraitò contrariato, tirandomi un calcio in pieno petto, che effettivamente meritavo, prima di scendere agile dalle mie spalle, allontanandosi di corsa.

- Non sono io ad essere di ghiaccio, sei tu a pormi domande stupide di cui già conoscevi la risposta! - gli urlai appresso, massaggiandomi il petto.

- Non sono stupide! - si lamentò lui, voltandosi verso di me, ma nel farlo inciampò e cadde a terra.

- No? - feci ironico io, raggiungendolo senza fretta, guardandolo mentre scuotevo il capo - Alzati da lì, ho da raccontarti una storia mentre torniamo a casa - gli porsi una mano, ma stavolta fu restio ad accettarla, tanto che si arrangiò da solo - La storia conosce diversi Barbarossa, Sherlock. I due fratelli corsari, incubo del Mediterraneo e signori di Algeri, e l'imperatore Federico I Barbarossa, simbolo della lotta contro i comuni, che riorganizzò l'impero germanico e morì in una delle prime crociate, in suo onore è stata ribattezzata l'operazione tedesca di invasione della Russia. Ora, sei proprio sicuro che il nonno ha dato il nome al suo adorato cane basandosi su ciò e non semplicemente perché era un setter rossiccio? -

- Non c'è nulla di più ingannevole dell'ovvio -

Sorrisi a quell'esclamazione - Guarda i dettagli fratellino, guarda l'ovvio, guarda oltre, impara a farlo di più rispetto a quanto già sai fare -.

- Tu giocherai di più con me? - mi chiese mentre ci incamminavamo verso casa.

- Vedremo. -

- E mi aiuterai a migliorarmi? -

- Lo sto già facendo. -

Mi capita spesso di pensare al passato, di meditare su quanto è stato con un buon brandy nel bicchiere. Al Diogenes si può riflettere in completo silenzio: una gran regola quella del divieto di parola.
 
 
  
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