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Autore: Ray Wings    04/03/2015    1 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Idiosincrasia.

<< Sta' tu di guarda. Occhi aperti e testa bassa. >> disse Rick a Maggie, rientrando nella prigione insieme a Ocean, dopo la loro chiacchierata << La zona è piena di zombie, ma non ho visto nessun cecchino là fuori. Maggie starà di guardia. >> Hershel, Glenn, la ragazza nera (che Rick le aveva detto di chiamarsi Michonne) e Daryl si riunirono intorno a lui, ascoltando ciò che finalmente il capo gruppo aveva da dire. Aveva smesso di scappare dietro ai fantasmi, o almeno si sperava, e la cosa dava finalmente un sospiro di sollievo.
<< Salgo sulla torretta. Eliminò metà degli zombie mentre gli altri riparano il recinto. >> si offrì Daryl.
<< Con le auto possiamo riparare l'autobus. >> disse ancora Michonne.
<< Non possiamo arrivare lì senza usare tutte le pallottole. >> constatò Hershel negando leggermente con la testa. Era un problema: avevano quasi finito tutte le munizioni. Sprecate per gli zombie non ce ne sarebbero più rimaste per un eventuale guerra col Governatore.
<< Siamo intrappolati qui dentro. >> invenì Glenn nervosamente << Siamo quasi a corto di cibo e munizioni. >>
<< Ci siamo già passati. Ce la caveremo. >> constatò Daryl.
<< Quando eravamo solo noi! >> Glenn non aveva neanche finito la frase che Daryl aveva già alzato gli occhi furiosi su di lui << Prima che avessimo una sepre in seno! >> continuò il coreano indicando la cella di Merle con un gesto della mano. Daryl si avvicinò a lui di un passo, continuando a guardarlo negli occhi, con lo sguardo di uno che non transige << Amico, vogliamo parlarne ancora? >> chiese provocatorio il ragazzo << Merle resta qui. E' con noi adesso! Facci l'abitudine. >> Rick provò ad avvicinarsi, richiamandolo, vista l'aria tesa che si stava venendo a creare, ma Daryl schivò la sua mano amichevole e fece correre lo sguardo da Glenn a lui << Fatecela tutti! >> disse repentino prima di allontanarsi velocemente, non volendo più sentire altro.
<< Daryl! >> lo richiamò Ocean vedendolo salire le scale che portavano al sopra-livello, ma lui non l'ascoltò e si infilò velocemente in una delle celle, la più lontana dal gruppo, per permettersi di stare solo. Ocean sospirò affranta abbassando gli occhi. Avrebbe voluto dire qualcosa a Glenn, infastidita da quella situazione, da quei compagni che continuavano ad allontare Daryl solo perchè suo fratello era un po' testa di cazzo. Nessuno riusciva a chiudere un occhio per lui. E la cosa la mandava in bestia.
Non conosceva Merle, era vero, ma aveva sentito abbastanza da Daryl. E poi, comunque, le aveva salvato la vita. Non era convinta che fosse totalmente un bastardo da mandare al rogo.
<< Ci penso io. >> disse allontanandosi dal gruppo, seguendo Daryl. Lo fece non solo per poter andare a parlare col suo amico, ma anche perchè Glenn aveva ripreso a brontolare contro Rick perchè Merle era lì con loro, ed era stufa di sentirlo. Se fosse rimasta lì avrebbe sicuramente preso a pugni qualcuno.
Entrò nella cella di Daryl e silenziosa si avvicinò a lui, seduto sul letto, curvo in avanti con una sigaretta accesa tra le dita. Gli occhi fissi su un punto immaginario davanti a sè lanciavano fuoco e fiamme. Come biasimarlo?
<< Non dovresti fumare qui, ci sono dei bambini. >> disse lei per cercare di smorzare un po' la tensione.
<< Se sei venuta a farmi la morale puoi anche andartene. >> rispose acidamente lui.
<< Ehy! Non parlarmi così! >> lo richiamò lei, fulminandolo. Lui le lanciò un'occhiata scocciata e poi tornò a concentrarsi sul suo punto immaginario. Ocean sospirò ancora prima di trovarsi anche lei il suo personale punto sul muro da fissare.
<< Hai visto com'è ridotto Glenn? >> chiese poi lei tornando nel suo tono basso di confidenza. Non voleva certo dargli contro, lei era con lui, anche lei voleva far restare Merle, ma avrebbe solo voluto porre fine a quei litigi, e l'unico modo era far avvicinare entrambi alle ragioni dell'altro. A partire da Daryl, ma solo perchè era l'unico con cui sapeva poteva avere un dialogo. Con Glenn non aveva tutta quella complicità.
<< Anche tu sei ridotta male. >> biascicò lui prima di tirare dalla sua sigaretta.
Ocean ridacchiò << Già. >> ormai non le sentiva neanche più. Da quando era cominciato tutto aveva preso tanti di quei colpi che ormai il suo corpo era diventato il cimitero delle cicatrici.
<< Vedi questa? >> disse indicando l'enorme graffio che le sfigurava lo zigomo, passando vicino all'occhio e arrivando alla tempia << Me l'ha fatta tuo fratello. >> poi aggiunse, con un sorriso divertito << Dopo che io ho cercato di rompergli il naso. >>
<< Ho già detto che Merle resta qui! >> disse lui prendendo quella piccola confessione come un attacco contro suo fratello.
<< Anche io voglio che resti qui. >> si affrettò a dire, sorprendendo il ragazzo che non si aspettava di trovare una complice nel suo desiderio, soprattutto se la complice era colei che quasi era stata uccisa da suo fratello.
<< Non sono arrabbiata con lui. Aveva le sue buone ragioni per farmi quello che mi ha fatto, ero io dalla parte del torto. Aveva un po' meno buone ragioni per fare a Glenn quello che gli ha fatto, ma posso comprenderlo: voleva ritrovarti, Glenn non sembrava intenzionato a lasciarglielo fare e lui ha agito d'impulso spinto dalla paura di non potersi fidare di lui e dal legame che aveva col Governatore. >> seguì qualche secondo di silenzio, ma Ocean potè vedere la rabbia negli occhi di Daryl andare perdendosi. Sapere di avere qualcuno dalla sua lo tranquillizzava, ed era anche più felice del fatto che questo qualcuno fosse proprio lei. Ancora una volta la loro affinità era stata palesata e aveva riscaldato il cuore.
<< Che figlio di puttana, eh? >> disse lui con un sorriso, portando il dialogo su binari più pacifici e meno tesi. Ocean rise insieme a lui. Era riuscita a calmarlo, a dargli un po' di serenità e conforto e la cosa la rendeva felice. La sua mano cercò quella del ragazzo e quando la trovò, sul suo ginocchio, la strinse, incrociando le dita con le sue. Daryl si voltò a guardarla e il suo viso sorridente e sereno gli diede ancora più conforto, addolcendo l'atmosfera. Gli piaceva stare in sua compagnia, si sentiva sempre a casa quando era con lei. Sentiva era il suo porto sicuro, mai l'avrebbe tradito.
<< Sono felice che sei tornato. >> ammise lei senza vergognarsi di mostrare i suoi reali sentimenti << Io...quando ho saputo che eri andato via sono uscita di testa. Sono partita per venirvi a cercare. >>
<< Ecco perchè eri lì fuori a cavallo, nonostante le tue condizioni. >> constatò lui tirando un altro po' della sua sigaretta.
<< Mi dispiace. >> ammise lei imbarazzata, poi aggrottò la fronte e rialzò subito la testa, fulminandolo << No, mi dispiace un corno! Non azzardarti mai più a sparire in questo modo, hai capito?! >> l'affermazione improvvisa detta con tale astio non potè che divertire il ragazzo che rise del suo cambio d'umore. Gli scaldava il cuore. Solo lei ne era veramente in grado, e come fosse possibile ancora non sapeva spiegarselo. Strinse la sua mano che ancora teneva legata alla propria. No, non l'avrebbe più lasciata andare.
<< Devo ricordarti che tra i due la prima a sparire sei stata tu. Lo fai sempre. >>
Questa volta a ridere fu lei. Daryl aveva maledettamente ragione, era sempre lei quella che si cacciava nei guai. E quando era così si sentiva sempre giustificata, mentre per quell'unica volta che era stato lui ad allontanarsi l'avrebbe preso a pugni. Com'era infantile. Ma la cosa la divertiva.
<< Ti sei preoccupato? >> chiese punzecchiandolo un po'. Arrossì quando non ricevette risposta: la sua semplice battuta aveva un fondo di verità.Un dolcissimo fondo di verità.
Daryl voltò gli occhi, sbuffando, e tornò a guardare il suo puntino immaginario. Ocean sorrise e abbassò gli occhi a guardare le loro mani intrecciate. Era così calda la sua, con qualche ruvido callo, probabilmente dovuto da tutte le lotte che aveva fatto e che continuava a fare, ma stranamente morbida e delicata.
<< Perchè l'hai fatto? >> chiese poi lui improvvisamente cogliendo impreparata la ragazza. Il suo sguardo fisso sul muro era tornato serio e pensieroso.
<< Perchè sei andata lì? Non è da te. >>
<< Sono una ragazza sconsiderata, lo sai bene. >> disse lei con lo stesso tono serio, facendo scappare via anche i suoi occhi. La mente stava tornando a tutto quello che era successo. A Mickey, al Governatore, al suo gruppo e a Manuele. La rabbia bruciava dentro lei, intenzionata a crescere, ma al momento sentiva dentro solo tanta tristezza e rammarico.
<< Non con le persone. Tu hai paura degli uomini. >> constatò Daryl.
Ocean sorrise imbarazzata e abbassò gli occhi, prima di ammettere balbettante << Mi conosci bene, eh? >>
Nessuna risposta arrivò. Il ragazzo era intenzionato a non lasciar cadere il discorso, non quella volta. Se non fosse stato per l'atto di bontà improvviso di Merle non l'avrebbe mai ritrovata, e sarebbe morta. Solo l'idea gli faceva attorcigliare le budella. Lo mandava su tutte le furie, non avrebbe lasciato andare, non quella volta. Doveva sapere perchè aveva rischiato di perderla. E quel silenzio convinse la ragazza a parlare. L'aveva fatto altre volte, in fondo. Aveva parlato con Rick proprio poco prima, non sarebbe stato difficile parlare di nuovo di loro.
O almeno sperava.
La sua mano si staccò da quella di Daryl: voleva restare sola. E questo lo sorprese: capì di aver toccato un tasto dolente. Aveva ragione, allora. C'era un motivo serio sotto, non era stata semplice follia. Qualcosa l'aveva turbata e spinta ad affrontare i mostri che più temeva. Un'intera città da sola.
Volse lo sguardo curioso e preoccupato a lei, cercando di cogliere i suoi occhi, e Ocean pose fine alle sue curiosità e i suoi dubbi.
<< Avevo un gruppo prima. Non ho sempre girato sola. Quando tutto è cominciato io ero in vacanza ad Atlanta con un numeroso gruppo di amici. Io insieme ad alcuni di loro siamo scappati via dalla città non appena abbiamo sentito le prime notizie, giusto in tempo per non restare coinvolti nel disastro. Abbiamo viaggiato un po', nella speranza di trovare qualsiasi mezzo che ci avesse riportati in Italia, a casa. Poi è arrivato il Governatore.... >> interruppe lì il suo racconto, non riuscendo ad andare oltre, ma ciò bastò per permettere a Daryl di capire tutto.
Le avrebbe voluto chiedere scusa per averle posto quella domanda così delicata, ma sentì che non ne era poi così dispiaciuto. A lungo si era chiesto quali passi avessero portato Ocean da loro, sola e spaventata, con solo un cane come compagno, un nome che non le apparteneva e la paura di avere delle persone accanto a sè. Ora lo capiva. E capì la follia che l'aveva portata ad entrare nella tana del nemico senza nessun tipo di precauzione.
<< Dovremmo andarcene da qui. >> disse poi lei, prendendo per la prima volta in mano il discorso su "cosa si dovesse fare". Non ne aveva parlato fino a quel momento, probabilmente solo perchè non voleva vedere il problema. Troppo spaventoso per essere reale, e lei l'aveva negata.
Daryl sospirò e allungò una mano, afferrando la sua e stringendola forte, incrociando le loro dita. Il gesto così improvviso e pieno di sentimento nel suo stritolarla la costrinse ad alzare gli occhi su di lui, incrociando i suoi fermi e determinati << Non resterai di nuovo sola. La storia non si ripeterà. Gli faremo vedere chi siamo e lo cacceremo via a calci nel culo. Te lo prometto. >>
Ocean sentì una sensazione dolce di calore sprigionarsi dalla bocca dello stomaco e salire fino alla gola, investendo completamente il cuore, permettendole di percepirlo più forte e chiaro nel suo insistente tamburellare. Un sorriso le si dipinse in volto. Avrebbe voluto piangere di gioia, ma si sarebbe sentita stupida. Erano parole campate in aria, niente di concreto, cosa la spinse a crederci veramente non lo seppe neanche lei. Daryl si raddrizò con la schiena e la tirò a sè con la mano che ancora teneva stretta alla sua. Ocean non si oppose e si lasciò cadere contro il suo petto, immergendoci il volto. Avvolse le sue braccia su di lui, stringendo tra le dita i suoi abiti e chiuse gli occhi, assaporando il momento. Poteva sentir battere il suo cuore, forte e insistente, quasi quanto il suo.
Si sentiva così bene. Era da tanto, o forse mai era successo, che non provava quella sensazione di tale benessere e dolcezza.
Lo strinse ancora una volta prima di allentare la presa e permettersi di alzare il viso, incrociando i suoi occhi azzurri, piccole schegge di vetro, nascosti probabilmente per proteggerli dai curiosoni che avrebbero potuto guardare fin troppo a fondo, dove non era permesso arrivare.
Ma lei, in quella posizione così ravvicinata, riuscì a farlo. Le era permesso. E trovò in loro uno specchio in cui riuscì a riflettercisi, e riuscì a ritrovarsi.
Daryl sollevò una mano e gliela portò sulla guancia, delicata, intimorito all'idea di sciupare un così bel fiore. Guardò l'enorme fregio che suo fratello le aveva fatto e lo sfiorò con la punta del dito.
<< Sta guarendo. >> bisbigliò.
<< Lascerà una bella cicatrice. >> sorrise lei imbarazzata.
Daryl scrollò le spalle << Non importa. >> sussurrò ancora. Ocean si sorprese a trattenere il fiato e senza rendersene conto avvicinò il viso a quello del ragazzo. Il fuoco che le era preso poco prima alla bocca dello stomaco ora era un vero e proprio incendio inarrestabile che aveva catturato e spaziato oltre il petto, prendendo la pancia, le gambe, le braccia...tutto. Si sentiva bruciare dentro e ne provava piacere.
Cosa non importava? L'avrebbe trovata bella comunque? Non lo sapeva, ma non chiese delucidazioni su quella frase. Era bello così. Voleva portarsela dietro così. Si sentiva stupida, una ragazzina alla sua prima cotta, ed era imbarazzata allo stesso modo. Ma non le importava. Non le importava niente.
Daryl rimase fermo dov'era, non aveva provato ad allontanarsi e questo non rifiuto la incoraggiò a spingersi ancora più avanti. Tremava e sentiva di avere le mani sudate. Chiuse gli occhi e sorrise a pochi centimetri dalle sue labbra << Non so cosa sto facendo. >> sussurrò raggiunto ormai il punto di non ritorno. Nella sua testa c'era solo tanta cofusione, ma in mezzo a tutto quel frastuono una sola voce le arrivava chiara, la voce che la spingeva a fare quel passo in più, anche se forse poi se ne sarebbe (di nuovo) pentita. Non le importava. Non sentiva altro che il calore della sua pelle, del suo corpo poggiato al suo , e il suo odore che le faceva letteralmente girare la testa.
<< Io sì. >> sussurrò Daryl così piano che per un attimo Ocean credette di averlo solo immaginato, ma poi tutto si dissolse quando finalmente sentì le labbra del ragazzo schiacciarsi contro le sue. E tutto esplose. Il tempo perse il suo giro, lo spazio intorno a loro sembrò inesistente, i corpi evanescenti avevano perso consistenza. Loro erano solo quelle bocche che continuavano nella loro danza e che più desideravano fermarsi.

<< Dovremmo parlarne. >> suggerì Ocean stesa sul letto, la testa poggiata su una spalla di Daryl, entrambi impegnati a giocherellare ognuno con le proprie cose, ognuno perso nel proprio mondo. Ma più vicini di quanto mai lo erano stati prima.
Daryl si voltò a guardarla, accennando un sorriso e mugulò un << Nah. >> prima di tornare a giocherellare con una delle sue frecce. Ocean ridacchiò, divertita da quel suo apparente disinteressamento. Stavano bene così, lo sapeva, lo sentiva anche lei, e anche se era giusto parlarne...perchè farlo col rischio di rovinare tutto?
Una voce proveniente dall'esterno della cella, intenta a sforzarsi in chissà quale lavoro, li spinse ad alzare gli occhi e videro entrare barcollante e affaticata, con decisamente troppe cose in mano, Molly.Teneva con entrambe le mani una specie di vassoio con sopra un piatto, una bottiglia d'acqua, dei fiori e il suo orsetto sotto braccio. Ocean si alzò dal letto velocemente, allungandosi verso la bambina per aiutarla nel suo incarico.
<< Nonno Hershel ha detto che devi mangiare, Alice! >> quasi la rimproverò la bambina, onorata ancora una volta di potersi rendere utile come assistente del dottore.
<< Nonno Hershel? >> chiese Ocean ridendo. Più passava il tempo e più quel semplice gruppo stava diventando una vera e propria famiglia. Ed era la cosa migliore per tutti, non solo per i bambini.
<< Ha detto posso chiamarlo così. >> si giustificò la piccola prima di afferrare il mazzetto di fiori di campo poggiati sul vassoio e porgerli alla ragazza << Li ho appena raccolti per te! >> sorrise entusiasta. Ocean li prese, incredula, ma non ci mise molto a fare due più due << Sei stata fuori da sola? >> chiese spaventata, guardandola severa. Cosa le era passato per la testa? Avevano appena lasciato il cortile esterno ancora invaso, sarebbe bastato un piccolissimo incidente e sarebbe potuta finir male per lei. E poi Ocean odiava che Molly avesse a che fare con creature del genere, sentiva era ancora troppo piccola. Doveva tenersene lontana.
<< Non ero sola! C'era zio Merle con me! >> spiegò ancora la piccola, lasciando entrambi i presenti letteralmente a bocca aperta.
<< La piccoletta voleva prendere una boccata d'aria, e visto che voi due eravate tanto impegnati ci ho pensato io. >> la voce di Merle, sempre provocatoria, fece il suo ingresso insieme all'uomo ghignante e che probabilmente cercava di mimare un bacio con quella teatralità che dava alle labbra e alla lingua.
Ocean inarcò il sopracciglio e alzò lo sguardo divertito << Zio Merle? >> chiese ridacchiando. Davvero le aveva detto di chiamarlo zio? Stava cercando di prenderli in giro o era serio?
<< E' la figlia di mio fratello. >> disse lui.
<< Non sono suo padre, te l'ho già detto. >> intervenne Daryl cercando di tener calma una certa rabbia che quasi sempre veniva fuori quando si rivolgeva a lui.
<< L'hai adottata, no? >> e tra i due nacque un'ulteriore discussione: Merle continuava a provocare e Daryl continuava a incitarlo a stare zitto e togliersi dai piedi.
<< Grazie, Merle. >> interruppe Ocean, riuscendo miracolosamente a zittire entrambi. Daryl si sarebbe aspettato che Ocean la furia si fosse scagliata contro il fratello per aver esposto a un pericolo la bambina, mentre Merle....forse era la prima volta che qualcuno di estraneo gli diceva grazie per qualcosa che aveva fatto. Lo colse impreparato. Soprattutto in un ambiente come quello, dove tutti gli erano ostili. Lesse negli occhi della ragazza che quasi aveva ucciso dolcezza e sincera gratitudine. Che razza di essere era quello? Davvero non era adirata con lui? Dopo tutto quello che aveva fatto? Cominciò a pensare che non ci stesse tanto con la testa.
<< Sai, zio Merle mi ha fatto tenere in mano un coltello. >> raccontò Molly, ritenendo, chissà per quale motivo, il momento migliore per farlo.
L'espressione di Ocean mutò di colpo << Tu cosa? >> chiese fulminando Merle.
<< E tanti saluti al "grazie Merle". >> sbuffò lui voltandosi con l'intenzione di andarsene.
Ocean poggiò il piatto sul letto dov'era seduta e si alzò per seguirlo << No, ascolta, bello! >> lo richiamò andandogli dietro << Non azzardarti mai più a far cose del genere, capito? >>
<< Di cosa hai paura? >> le chiese Merle.
<< E' una bambina! >> sottolineò lei << Non si danno coltelli a una bambina! >>
Merle si fermò e le puntò gli occhi addosso << Una bambina non dovrebbe nemmeno avere degli zombie da giardino, allora. >>
<< Infatti la teniamo al sicuro qui! >>
<< Vuoi tenerla prigioniera per sempre? >> chiese Merle prima di riprendere a camminare, desideroso di andare a fare chissà quale commissione << Svegliati, bambolina! Qui nessuno è al sicuro. Se continuerai a costringerla a stare attaccata alla tua gonna, il giorno che sarai costretta a voltarti per salvarti il culo poi non la ritroverai. >>
<< Quando sarà più grande le insegneremo a difendersi. >> disse Ocean, ferma nelle se convinzioni.
<< Potrebbe essere troppo tardi. Quanti anni ha? Cinque? >>
<< Sette. >>
<< E' grande abbastanza. >>
Ocean aprì bocca con l'intenzione di rispondere ancora, per niente d'accordo con l'uomo, ma Carl interruppe ogni sorta di conversazione che stava avvenendo in quel momento.
<< Papà! Andrea! C'è Andrea al cancello! >> chiamò dalla porta. Rick si avvicinò velocemente a lui e chiamò a raccolta << Daryl! Ocean! Beth! >> ma a seguirlo non furono solo loro ma anche Michonne e Merle. Glenn corse a uno dei punti di guardia, insieme a Carol, tutti armati e allarmati. Uscirono all'aperto silenziosi e si andarono a rifugiare dietro la prima auto.
<< Di là. >> indicò Rick a Ocean il punto di osservazione che avrebbe dovuto raggiungere. La ragazza alzò gli occhi sopra l'auto, si guardò attorno e procedette bassa, quasi in ginocchio, veloce fino all'auto accanto. Si portò il fucile che le era stato dato alla spalla, poggiandolo, e alzò di nuovo gli occhi sopra la macchina, guardandosi attorno. Non vide nessuno nei paraggi, se non Andrea che procedeva rapida con uno zombie legato a un'asta di ferro.
Non aveva avuto tempo di chiedere e meravigliarsi, ma quella per lei era stata una vera e propria sorpresa. Era convinta che Andrea fosse morta alla fattoria, e invece ora se la vedeva arrivare tutta intera, ben vestita e pettinata, con uno zombie al guinzaglio. E la cosa che la sorprendeva ancora di più era il fatto che i suoi compagni non erano meravigliati quanto lei. Che già sapessero? E poi perchè accoglierla con le armi? Era stata via solo un pomeriggio, eppure le sembrava di esser mancata mesi.
Fece un cenno con la testa a Rick per comunicargli che la strada era libera, e rimase in postazione, continuando a fare da vedetta, mentre i suoi amici si avvicinavano velocemente al cancello.
Rick sbattè Andrea alla recinzione prima di perquisirla, poi la fece inginocchiare, e finì di controllare il perimetro. Tutto sembrava tranquillo: Andrea era sola, non armata e nessuno era nei paraggi. Ocean si sollevò e si rilassò, mettendo via il fucile e avvicinandosi rapida a lei.
<< Andrea! >> la salutò nel momento in cui Rick le permise di rialzarsi e corse ad abbracciarla.
<< Sei viva! Come... io credevo che... >> cominciò Ocean, curiosa di sapere tante cose, ma cosa di preciso era un mistero.
<< Sto bene. E anche tu! Vedo ti sei adattata bene. >> Sorrise Andrea, prima di ricevere un altro stritolante abbraccio della ragazza << Non ho mai avuto occasione di ringraziarti. Mi hai tirata giù tu da quell'albero, ti devo tanto. >>
Andrea le sorrise e Rick la invitò di nuovo a seguirlo.
<< Vieni, saranno tutti felici di rivederti. >> disse Ocean andando avanti, inconsapevole di cosa in realtà significasse quella visita.
La prima e unica a riabbracciarla con le lacrime agli occhi fu Carol, poi Andrea guardò il resto dei suoi compagni. C'era imbarazzo, c'era gioia, c'era paura e preoccupazione. Era tutto così strano. Ma erano di nuovo insieme. In quel momento uscì Molly dal blocco delle celle e corse verso Ocean. Si nascose dietro le sue gambe, stringendo tra le dita i suoi pantaloni, e guardando intimorita Andrea. La conosceva, sapeva che era buona, ma se tutti erano così tesi e spaventati dalla sua presenza un motivo doveva esserci. Ocean le accarezzò i capelli per tranquillizzarla e tornò a guardare Andrea, la quale aveva rivolto uno sguardo addolcito verso la bambina prima di dire << Come sei cresciuta. >>
<< Dov'è Shane? >> chiese poi guardandosi attorno, non riuscendo a ritrovare alcuni dei vecchi volti che aveva lasciato alla fattoria. Nessuno rispose. Il suo cuore mancò un battito.
<< E Lori? >> chiese ancora.
Nessuna risposta.
Ma Hershel aggiunse poco dopo << Ha avuto una bambina. Lori non è sopravvissuta. >>
<< E nemmeno T-Dog. >> aggiunse Maggie.
<< Mi dispiace tanto. >> piagnucolò la bionda. Provò ad avvicinarsi a Carl, forse per abbracciarlo, ma lui fece un passo indietro. Poi tentò la stessa cosa con Rick, ma ricevette lo stesso servizio. Avevano paura. Non si fidavano. Perchè? Cosa sapevano che Ocean non sapeva?
Ma Andrea parve accettarlo e chiese ancora << Vivete tutti qui? >>
<< Qui e nel blocco delle celle. >> rispose Glenn.
<< Lì? >> chiese lei indicando << Posso vedere? >>
<< Non ti è permesso. >> le si piantò davanti Rick, allarmato.
<< Non sono un nemico, Rick. >> cercò di tranquillizzarlo lei.
<< Avevamo tutto il campo e il cortile, finchè il tuo uomo non ha sfondato il recinto con un furgone e non ci ha sparato addosso. >> spiegò Rick, dandole un buon motivo per considerarla "nemico".
<< Cosa? >> chiese Ocean incredula << Un tuo uomo? >> si rivolse a Andrea << Tu stai col Governatore? >> ma non aspettò la risposta, già la conosceva. Ora capiva il perchè di tutto quel timore. Quello che aveva temuto con Daryl si era avverato con Andrea: lei ora era il nemico.
<< Ha detto che avevate sparato prima voi. >> disse Andrea a Rick. Aveva la faccia di chi chiaramente non ci stava capendo niente.
<< Ti ha mentito. >> disse Rick.
<< Ha ucciso un carcerato che era sopravvissuto qui dentro. >> specificò Hershel, sottolineando la crudeltà di quel folle uomo.
<< Ci piaceva. Era uno di noi. >> disse Daryl riferito ad Axel. Ocean abbassò lo sguardo, volgendolo a Molly. Una scusa qualunque per non doverli tenere alti. Le era dispiaciuto per Axel, era quello che più di tutti pregava per tenersi stretta la vita, e il destino aveva voluto giocare con lui. Era un bravo ragazzo, sarebbero andati d'accordo...se solo non fosse arrivato il Governatore. Ancora una volta.
<< Io non ne sapevo niente. Appena l'ho scoperto sono venuta subito. >> spiegò Andrea con le lacrime agli occhi, affranta e dispiaciuta per quanto successo << Non sapevo nemmeno che voi foste a Woodbury dopo la sparatoria! >>
<< Sono passati due giorni. >> la rimproverò Glenn.
<< Te l'ho detto! Sono venuta appena ho potuto. >> continuò Andrea, ma ancora non ricevette consensi.
<< Che cose gli hai raccontato? >> chiese a Michonne, accusandola di chissà quale crimine, crimine da cui lei si discolpevolizzò immediatamente con un disinteressato << Niente. >>
<< Non capisco. Ho lasciato Atlanta con voi e ora sono una sconosciuta? >>
<< Ha quasi ucciso Michonne, e avrebbe ucciso anche noi. >> disse Glenn, trovando il motivo di tanta colpevolezza.
<< Col suo dito sul grilletto! >> urlò Andrea puntando un dito contro Merle << Non è lui che vi ha rapiti e picchiati? >> ma ancora nessuna risposta arrivò. Non le avrebbero dato conto. Era appurato. Era col nemico, e per tanto era nemico anche lei.
<< Ascoltate. >> sospirò alla fine lei, affranta ma arrendevole << Non posso scusare nè spiegare quello che ha fatto Philip, ma sono qui per cercare di farvi avvicinare. Dobbiamo risolvere la situazione. >>
Ocean non riuscì a trattenere uno sbuffo ironico, come avesse appena sentito una divertente battuta. Avvicinarsi al Governatore. Ridicolo. Dopo quello che aveva fatto, non meritava nessun tipo di considerazione. E Rick parve pensarla come lei << Non c'è niente da risolvere. Dobbiamo ucciderlo. Non so come o quando, ma lo faremo. >>
<< Possiamo trovare un accordo. >> lo stava difendendo. Andrea stava difendendo il Governatore. Ecco qual era la differenza tra lei e Merle. Era Merle quello che teneva la mano sul grilletto, ma lo aveva fatto perchè non aveva avuto altra scelta. Lei lo stava facendo invece semplicemente perchè voleva.
Ecco perchè non si sarebbero fidati.
<< Sappiate che a Woodbury c'è posto per tutti voi. >>
<< Sì, certo, incatenati fin quando non decideranno di ucciderci. >> disse ancora Ocean, che come sempre non riusciva a tenere per sè i suoi pensieri.
<< Possiamo parlarne, sono sicura che Philip capirà... >> ma Ocean la interruppe << Il tuo carissimo Philip >> storpiò il suo nome, era disgustoso che ne avesse uno. Ed era disgustoso che Andrea lo chiamasse così, dandogli un'identità, legandosi a lui come Daryl aveva fatto con lei quando aveva cominciato a chiamarla Alice << Non desidera altro che vedere le nostre teste su delle picche. >>
<< Questo non è vero. >> cercò ancora di parlare la bionda ma Ocean ormai era incontrollabile << Ha ucciso i miei amici! E quasi ucciso me e i miei compagni! Il motivo? Che ne so...onnipotenza, probabilmente. >> Molly strinse ancora di più i suoi vestiti, attirando la sua attenzione. Non le piaceva quando urlava, le faceva paura. Ocean le fece un'altra carezza sulla testa, sospirò, poi concluse << Io non voglio neanche vederlo. Non mi fido...e non dovresti neanche tu. >>
<< Che cosa ti fa pensare che quell'uomo abbia voglia di negoziare? Te l'ha detto lui? >> chiese Hershel e Andrea rispose un po' turbata << No. >>
<< E allora perchè sei venuta qui? >> chiese Rick.
<< Perchè lui si sta preparando alla guerra. La gente è terrorizzata, vi vedono come degli assassini! Si addestrano per un attacco. >>
<< Sai che ti dico? >> a parlare questa volta fu Daryl << Quando rivedrai Philip digli che gli caverò l'altro occhio. >> era stato silenzioso fino a quel momento, ma era bastata quella semplice frase per far capire che il suo livello di rabbia era pari, o forse superiore, a quello dei suoi compagni. Gli aveva, e gli stava tutt'ora portando via troppo.
<< Abbiamo subìto troppo per troppo tempo. Vuole una guerra? L'avrà. >> disse Glenn.
<< Rick. >> Andrea si rivolse a lui, non riuscendo ad avere il consenso di tutti gli altri, sperando che almeno il capo le avesse dato ascolto << Se non ti impegni per risolvere la situazione, non so cosa potrà succedere. Lui ha un'intera città. >> si voltò verso gli altri << Guardatevi! Avete già perso così tanto. >>
<< Vuoi rimediare la situazione? >> chiese Rick spostandosi e piazzandosi di fronte a lei << Facci entrare. >>
<< No. >>disse semplicemente lei e ciò bastò a Rick per allontanarsi velocemente con un << Allora non abbiamo niente di cui parlare. >> senza neanche sentire il suo << Ci sono persone innocenti! >>
Ocean si voltò verso Molly e la prese in braccio << Torna dal piccolo Philip. >> disse con astio. Detestava quell'uomo e detestava sentire che c'era chi lo difendeva, soprattutto se questa qualcuno una volta era loro amica << Mi dispiace, hai fatto un viaggio a vuoto. >> e si incamminò dietro Rick, rientrando nelle celle.
Rientrò nella cella dove aveva lasciato il suo piatto e lo trovò ben spazzolato da un furbacchione che aveva approfittato della distrazione dei presenti.
<< Oh, Max! >> brontolò lei posando Molly a terra. Guardò il suo piatto: ormai era rimasto ben poco. Sospirò << Chiederò a Nonno Hershel se mi prepara qualcos'altro. >> disse rivolta a Molly, cercando di sorriderle. Ma la bambina non sembrò ricambiare. Percepiva sempre l'aria della prigione e chissà quali sue personali conclusioni ne tirava.
Si mise a sedere sul letto e riprese il suo orsetto, giocandoci distrattamente poi chiese << Perchè Andrea è diventata cattiva? >>
<< Andrea non è cattiva. >> disse Ocean mettendosi a sedere vicino a lei. Le dispiaceva vederla triste, e, per un bambino, dire che una persona era cattiva era qualcosa di orribile. Non voleva metterle in testa questo triste pensiero, non era giusto che lei venisse coinvolta in così terribili verità.
<< Ma siete tutti arrabbiati con lei! >>
<< Non la pensiamo allo stesso modo riguardo a una faccenda. Ma lascia perdere le cose da grandi, tu. >> disse lei cercando di sorriderle incoraggiante. Adorava il suo radioso sorriso, voleva sempre vederglielo in volto. Ma purtroppo quel mondo tanto buio era in grado di sovrastare anche la più grande stella.
<< Io sono grande! >> disse Molly quasi con astio, aggiungendo subito poi, prima che Ocean potesse rispondere altro << Ho chiesto io a zio Merle di farmi provare il coltello. >>
Ocean ne rimase un attimo turbata. Era stata convinta che fosse stato lui a forzare la sua crescita, per questo si era arrabbiata tanto, non voleva che Merle mettesse bocca in certe faccende "da genitori", e invece lui aveva solo accontentato un desiderio che lei non era riuscita ad ascoltare.
<< Voglio imparare a combattere, voglio essere in grado di difendere te e Daddy. Voglio proteggervi, così potremo sempre stare insieme. >>
Ocean sospirò, non sapendo bene cosa dire. Doveva metabolizzare quell'informazione, capirne il significato, farla propria. Non riusciva bene a capire dove metterla. Aveva bisogno di un po' di tempo. Era così incredibile che quella bambolina, unica perla luminosa ai suoi occhi, scintilla che ancora brillava, desiderava mischiarsi a loro comuni mortali. Perchè non voleva solo fare la bambina? Perchè non potevano più esserci solo bambine?
<< Vado a prendere qualcosa da mangiare. >> disse semplicemente, lasciando lì la piccola rossa e allontanandosi.
<< Sei arrabiata con me? >> chiese Molly quando Ocean era già sulla porta, costringendola a bloccarsi. La ragazza si voltò rivolgendole un sorriso, pregando fosse abbastanza convincente e disse con tranquillità << No. Non sono arrabbiata. >>

Rimase seduta al tavolino all'ingresso, con una forchetta che pigramente si infilzava in continuazione dentro la poca carne in scatola rimasto sul fondo. Ne aveva mangiata più di metà e ne avrebbe mangiata ancora se solo lo stomaco avesse smesso di attorcigliarsi su se stesso. Daryl la raggiunse alle spalle e a lei bastò sentire i suoi passi per ricoscerlo.
<< Molly ha detto che vuole imparare a usare il coltello. >> comunicò sempre intenta nel suo stupro al cibo in scatola. Daryl le si sedette accanto e sospirò << Lo so. >>
<< Non pensi sia sbagliato? >> chiese ancora lei.
Daryl alzò lievemente le spalle << E' bene impari a difendersi. >>
<< No, intendo.... >> ma si interruppe, prendendosi una pausa riflessiva. Guardò il povero martoriato sotto la sua forchetta e le sfuggì un malinconico sorriso << Alla sua età io chiesi a mia madre di insegnarmi a cucire. >> Il silenzio che ne seguì fu pieno di parole. Parole su quanto fosse triste la realtà a cui appartenevano, parole su quanto le mancasse la sua vecchia vita, su quanto le mancasse casa, parole su quanto il mondo fosse così sbagliato.
<< Non mi abbituerò mai completamente. >> disse ancora lei, riferendosi a ciò che stavano vivendo.
<< Lascia che le cose vadano come devono. >> sospirò ancora lui << Non accanirti. >>
Ocean sorrise e si voltò a guardarlo << E' riferito anche a noi? >> chiese lei. Non riusciva a darsi pace, non riusciva a capire cosa fossero, dove dovessero andare, aveva bisogno di saperlo. Daryl sorrise prima di abbassare lo sguardo, divertito e forse un po' imbarazzato << Forse. >>
Ocean sorrise addolcendosi e tornò a guardare il suo cibo: lo stomaco stava calmandosi appena e forse sarebbe riuscita a finirlo.
<< Ti voglio bene, Daryl. >> disse forse senza pensarci, ma non senza rimpianti. Aveva solo detto quello che aveva pensato. Ma la reazione non fu quella aspettata: Daryl sbruffò così sonoramente e vistosamente che sputacchiò saliva sul tavolo, le diede una spinta al braccio poi si alzò e si allontano. Ocean lo guardò con gli occhi sgranati e un sorriso divertito << Che c'è? >> chiese smorzando la frase con una risata. Che gli era preso? Non aveva avuto mai un trattamento del genere neanche quando aveva provato a raccontare a qualche amico una stupida freddura sentita al peggiore show comico televisivo del tempo.
<< Che ho detto? >> chiese ancora ridendo, chiedendosi in quale parola si trovasse la cazzata che aveva scaturito quella reazione così contrariata. Ma ancora non ricevette risposta e Daryl la lasciò sola con le sue risate confuse.

   
 
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