Idiosincrasia.
<<
Sta' tu di guarda. Occhi aperti e testa bassa. >> disse
Rick a
Maggie, rientrando nella prigione insieme a Ocean, dopo la loro
chiacchierata << La zona è piena di zombie, ma
non ho visto
nessun cecchino là fuori. Maggie starà di
guardia. >>
Hershel, Glenn, la ragazza nera (che Rick le aveva detto di chiamarsi
Michonne) e Daryl si riunirono intorno a lui, ascoltando ciò
che
finalmente il capo gruppo aveva da dire. Aveva smesso di scappare
dietro ai fantasmi, o almeno si sperava, e la cosa dava finalmente un
sospiro di sollievo.
<<
Salgo sulla torretta. Eliminò metà degli zombie
mentre gli altri
riparano il recinto. >> si offrì Daryl.
<<
Con le auto possiamo riparare l'autobus. >> disse ancora
Michonne.
<<
Non possiamo arrivare lì senza usare tutte le pallottole.
>>
constatò Hershel negando leggermente con la testa. Era un
problema:
avevano quasi finito tutte le munizioni. Sprecate per gli zombie non
ce ne sarebbero più rimaste per un eventuale guerra col
Governatore.
<<
Siamo intrappolati qui dentro. >> invenì Glenn
nervosamente <<
Siamo quasi a corto di cibo e munizioni. >>
<<
Ci siamo già passati. Ce la caveremo. >>
constatò Daryl.
<<
Quando eravamo solo noi! >> Glenn non aveva neanche
finito la
frase che Daryl aveva già alzato gli occhi furiosi su di lui
<<
Prima che avessimo una sepre in seno! >>
continuò il coreano
indicando la cella di Merle con un gesto della mano. Daryl si
avvicinò a lui di un passo, continuando a guardarlo negli
occhi, con
lo sguardo di uno che non transige << Amico, vogliamo
parlarne
ancora? >> chiese provocatorio il ragazzo
<< Merle resta
qui. E' con noi adesso! Facci l'abitudine. >> Rick
provò ad
avvicinarsi, richiamandolo, vista l'aria tesa che si stava venendo a
creare, ma Daryl schivò la sua mano amichevole e fece
correre lo
sguardo da Glenn a lui << Fatecela tutti!
>> disse
repentino prima di allontanarsi velocemente, non volendo più
sentire
altro.
<<
Daryl! >> lo richiamò Ocean vedendolo salire
le scale che
portavano al sopra-livello, ma lui non l'ascoltò e si
infilò
velocemente in una delle celle, la più lontana dal gruppo,
per
permettersi di stare solo. Ocean sospirò affranta abbassando
gli
occhi. Avrebbe voluto dire qualcosa a Glenn, infastidita da quella
situazione, da quei compagni che continuavano ad allontare Daryl solo
perchè suo fratello era un po' testa di cazzo. Nessuno
riusciva a
chiudere un occhio per lui. E la cosa la mandava in bestia.
Non
conosceva Merle, era vero, ma aveva sentito abbastanza da Daryl. E
poi, comunque, le aveva salvato la vita. Non era convinta che fosse
totalmente un bastardo da mandare al rogo.
<<
Ci penso io. >> disse allontanandosi dal gruppo, seguendo
Daryl. Lo fece non solo per poter andare a parlare col suo amico, ma
anche perchè Glenn aveva ripreso a brontolare contro Rick
perchè
Merle era lì con loro, ed era stufa di sentirlo. Se fosse
rimasta lì
avrebbe sicuramente preso a pugni qualcuno.
Entrò
nella cella di Daryl e silenziosa si avvicinò a lui, seduto
sul
letto, curvo in avanti con una sigaretta accesa tra le dita. Gli
occhi fissi su un punto immaginario davanti a sè lanciavano
fuoco e
fiamme. Come biasimarlo?
<<
Non dovresti fumare qui, ci sono dei bambini. >> disse
lei per
cercare di smorzare un po' la tensione.
<<
Se sei venuta a farmi la morale puoi anche andartene. >>
rispose acidamente lui.
<<
Ehy! Non parlarmi così! >> lo
richiamò lei, fulminandolo. Lui
le lanciò un'occhiata scocciata e poi tornò a
concentrarsi sul suo
punto immaginario. Ocean sospirò ancora prima di trovarsi
anche lei
il suo personale punto sul muro da fissare.
<<
Hai visto com'è ridotto Glenn? >> chiese poi
lei tornando nel
suo tono basso di confidenza. Non voleva certo dargli contro, lei era
con lui, anche lei voleva far restare Merle, ma avrebbe solo voluto
porre fine a quei litigi, e l'unico modo era far avvicinare entrambi
alle ragioni dell'altro. A partire da Daryl, ma solo perchè
era
l'unico con cui sapeva poteva avere un dialogo. Con Glenn non aveva
tutta quella complicità.
<<
Anche tu sei ridotta male. >> biascicò lui
prima di tirare
dalla sua sigaretta.
Ocean
ridacchiò << Già. >>
ormai non le sentiva neanche più.
Da quando era cominciato tutto aveva preso tanti di quei colpi che
ormai il suo corpo era diventato il cimitero delle cicatrici.
<<
Vedi questa? >> disse indicando l'enorme graffio che le
sfigurava lo zigomo, passando vicino all'occhio e arrivando alla
tempia << Me l'ha fatta tuo fratello. >>
poi aggiunse,
con un sorriso divertito << Dopo che io ho cercato di
rompergli
il naso. >>
<<
Ho già detto che Merle resta qui! >> disse lui
prendendo
quella piccola confessione come un attacco contro suo fratello.
<<
Anche io voglio che resti qui. >> si affrettò
a dire,
sorprendendo il ragazzo che non si aspettava di trovare una complice
nel suo desiderio, soprattutto se la complice era colei che quasi era
stata uccisa da suo fratello.
<<
Non sono arrabbiata con lui. Aveva le sue buone ragioni per farmi
quello che mi ha fatto, ero io dalla parte del torto. Aveva un po'
meno buone ragioni per fare a Glenn quello che gli ha fatto, ma posso
comprenderlo: voleva ritrovarti, Glenn non sembrava intenzionato a
lasciarglielo fare e lui ha agito d'impulso spinto dalla paura di non
potersi fidare di lui e dal legame che aveva col Governatore.
>>
seguì qualche secondo di silenzio, ma Ocean potè
vedere la rabbia
negli occhi di Daryl andare perdendosi. Sapere di avere qualcuno
dalla sua lo tranquillizzava, ed era anche più felice del
fatto che
questo qualcuno fosse proprio lei. Ancora una volta la loro
affinità
era stata palesata e aveva riscaldato il cuore.
<<
Che figlio di puttana, eh? >> disse lui con un sorriso,
portando il dialogo su binari più pacifici e meno tesi.
Ocean rise
insieme a lui. Era riuscita a calmarlo, a dargli un po' di
serenità
e conforto e la cosa la rendeva felice. La sua mano cercò
quella del
ragazzo e quando la trovò, sul suo ginocchio, la strinse,
incrociando le dita con le sue. Daryl si voltò a guardarla e
il suo
viso sorridente e sereno gli diede ancora più conforto,
addolcendo
l'atmosfera. Gli piaceva stare in sua compagnia, si sentiva sempre a
casa quando era con lei. Sentiva era il suo porto sicuro, mai
l'avrebbe tradito.
<<
Sono felice che sei tornato. >> ammise lei senza
vergognarsi di
mostrare i suoi reali sentimenti << Io...quando ho saputo
che
eri andato via sono uscita di testa. Sono partita per venirvi a
cercare. >>
<<
Ecco perchè eri lì fuori a cavallo, nonostante le
tue condizioni.
>> constatò lui tirando un altro po' della sua
sigaretta.
<<
Mi dispiace. >> ammise lei imbarazzata, poi
aggrottò la fronte
e rialzò subito la testa, fulminandolo << No,
mi dispiace un
corno! Non azzardarti mai più a sparire in questo modo, hai
capito?!
>> l'affermazione improvvisa detta con tale astio non
potè che
divertire il ragazzo che rise del suo cambio d'umore. Gli scaldava il
cuore. Solo lei ne era veramente in grado, e come fosse possibile
ancora non sapeva spiegarselo. Strinse la sua mano che ancora teneva
legata alla propria. No, non l'avrebbe più lasciata andare.
<<
Devo ricordarti che tra i due la prima a sparire sei stata tu. Lo fai
sempre. >>
Questa
volta a ridere fu lei. Daryl aveva maledettamente ragione, era sempre
lei quella che si cacciava nei guai. E quando era così si
sentiva
sempre giustificata, mentre per quell'unica volta che era stato lui
ad allontanarsi l'avrebbe preso a pugni. Com'era infantile. Ma la
cosa la divertiva.
<<
Ti sei preoccupato? >> chiese punzecchiandolo un po'.
Arrossì
quando non ricevette risposta: la sua semplice battuta aveva un fondo
di verità.Un dolcissimo fondo di verità.
Daryl
voltò gli occhi, sbuffando, e tornò a guardare il
suo puntino
immaginario. Ocean sorrise e abbassò gli occhi a guardare le
loro
mani intrecciate. Era così calda la sua, con qualche ruvido
callo,
probabilmente dovuto da tutte le lotte che aveva fatto e che
continuava a fare, ma stranamente morbida e delicata.
<<
Perchè l'hai fatto? >> chiese poi lui
improvvisamente
cogliendo impreparata la ragazza. Il suo sguardo fisso sul muro era
tornato serio e pensieroso.
<<
Perchè sei andata lì? Non è da te.
>>
<<
Sono una ragazza sconsiderata, lo sai bene. >> disse lei
con lo
stesso tono serio, facendo scappare via anche i suoi occhi. La mente
stava tornando a tutto quello che era successo. A Mickey, al
Governatore, al suo gruppo e a Manuele. La rabbia bruciava dentro
lei, intenzionata a crescere, ma al momento sentiva dentro solo tanta
tristezza e rammarico.
<<
Non con le persone. Tu hai paura degli uomini. >>
constatò
Daryl.
Ocean
sorrise imbarazzata e abbassò gli occhi, prima di ammettere
balbettante << Mi conosci bene, eh? >>
Nessuna
risposta arrivò. Il ragazzo era intenzionato a non lasciar
cadere il
discorso, non quella volta. Se non fosse stato per l'atto di
bontà
improvviso di Merle non l'avrebbe mai ritrovata, e sarebbe morta.
Solo l'idea gli faceva attorcigliare le budella. Lo mandava su tutte
le furie, non avrebbe lasciato andare, non quella volta. Doveva
sapere perchè aveva rischiato di perderla. E quel silenzio
convinse
la ragazza a parlare. L'aveva fatto altre volte, in fondo. Aveva
parlato con Rick proprio poco prima, non sarebbe stato difficile
parlare di nuovo di loro.
O
almeno sperava.
La
sua mano si staccò da quella di Daryl: voleva restare sola.
E questo
lo sorprese: capì di aver toccato un tasto dolente. Aveva
ragione,
allora. C'era un motivo serio sotto, non era stata semplice follia.
Qualcosa l'aveva turbata e spinta ad affrontare i mostri che
più
temeva. Un'intera città da sola.
Volse
lo sguardo curioso e preoccupato a lei, cercando di cogliere i suoi
occhi, e Ocean pose fine alle sue curiosità e i suoi dubbi.
<<
Avevo un gruppo prima. Non ho sempre girato sola. Quando tutto
è
cominciato io ero in vacanza ad Atlanta con un numeroso gruppo di
amici. Io insieme ad alcuni di loro siamo scappati via dalla
città
non appena abbiamo sentito le prime notizie, giusto in tempo per non
restare coinvolti nel disastro. Abbiamo viaggiato un po', nella
speranza di trovare qualsiasi mezzo che ci avesse riportati in
Italia, a casa. Poi è arrivato il Governatore....
>>
interruppe lì il suo racconto, non riuscendo ad andare
oltre, ma ciò
bastò per permettere a Daryl di capire tutto.
Le
avrebbe voluto chiedere scusa per averle posto quella domanda
così
delicata, ma sentì che non ne era poi così
dispiaciuto. A lungo si
era chiesto quali passi avessero portato Ocean da loro, sola e
spaventata, con solo un cane come compagno, un nome che non le
apparteneva e la paura di avere delle persone accanto a sè.
Ora lo
capiva. E capì la follia che l'aveva portata ad entrare
nella tana
del nemico senza nessun tipo di precauzione.
<<
Dovremmo andarcene da qui. >> disse poi lei, prendendo
per la
prima volta in mano il discorso su "cosa si dovesse fare".
Non ne aveva parlato fino a quel momento, probabilmente solo
perchè
non voleva vedere il problema. Troppo spaventoso per essere reale, e
lei l'aveva negata.
Daryl
sospirò e allungò una mano, afferrando la sua e
stringendola forte,
incrociando le loro dita. Il gesto così improvviso e pieno
di
sentimento nel suo stritolarla la costrinse ad alzare gli occhi su di
lui, incrociando i suoi fermi e determinati << Non
resterai di
nuovo sola. La storia non si ripeterà. Gli faremo vedere chi
siamo e
lo cacceremo via a calci nel culo. Te lo prometto. >>
Ocean
sentì una sensazione dolce di calore sprigionarsi dalla
bocca dello
stomaco e salire fino alla gola, investendo completamente il cuore,
permettendole di percepirlo più forte e chiaro nel suo
insistente
tamburellare. Un sorriso le si dipinse in volto. Avrebbe voluto
piangere di gioia, ma si sarebbe sentita stupida. Erano parole
campate in aria, niente di concreto, cosa la spinse a crederci
veramente non lo seppe neanche lei. Daryl si raddrizò con la
schiena
e la tirò a sè con la mano che ancora teneva
stretta alla sua.
Ocean non si oppose e si lasciò cadere contro il suo petto,
immergendoci il volto. Avvolse le sue braccia su di lui, stringendo
tra le dita i suoi abiti e chiuse gli occhi, assaporando il momento.
Poteva sentir battere il suo cuore, forte e insistente, quasi quanto
il suo.
Si
sentiva così bene. Era da tanto, o forse mai era successo,
che non
provava quella sensazione di tale benessere e dolcezza.
Lo
strinse ancora una volta prima di allentare la presa e permettersi di
alzare il viso, incrociando i suoi occhi azzurri, piccole schegge di
vetro, nascosti probabilmente per proteggerli dai curiosoni che
avrebbero potuto guardare fin troppo a fondo, dove non era permesso
arrivare.
Ma
lei, in quella posizione così ravvicinata, riuscì
a farlo. Le era
permesso. E trovò in loro uno specchio in cui
riuscì a
riflettercisi, e riuscì a ritrovarsi.
Daryl
sollevò una mano e gliela portò sulla guancia,
delicata, intimorito
all'idea di sciupare un così bel fiore. Guardò
l'enorme fregio che
suo fratello le aveva fatto e lo sfiorò con la punta del
dito.
<<
Sta guarendo. >> bisbigliò.
<<
Lascerà una bella cicatrice. >> sorrise lei
imbarazzata.
Daryl
scrollò le spalle << Non importa.
>> sussurrò ancora.
Ocean si sorprese a trattenere il fiato e senza rendersene conto
avvicinò il viso a quello del ragazzo. Il fuoco che le era
preso
poco prima alla bocca dello stomaco ora era un vero e proprio
incendio inarrestabile che aveva catturato e spaziato oltre il petto,
prendendo la pancia, le gambe, le braccia...tutto. Si sentiva
bruciare dentro e ne provava piacere.
Cosa
non importava? L'avrebbe trovata bella comunque? Non lo sapeva, ma
non chiese delucidazioni su quella frase. Era bello così.
Voleva
portarsela dietro così. Si sentiva stupida, una ragazzina
alla sua
prima cotta, ed era imbarazzata allo stesso modo. Ma non le
importava. Non le importava niente.
Daryl
rimase fermo dov'era, non aveva provato ad allontanarsi e questo non
rifiuto la incoraggiò a spingersi ancora più
avanti. Tremava e
sentiva di avere le mani sudate. Chiuse gli occhi e sorrise a pochi
centimetri dalle sue labbra << Non so cosa sto facendo.
>>
sussurrò raggiunto ormai il punto di non ritorno. Nella sua
testa
c'era solo tanta cofusione, ma in mezzo a tutto quel frastuono una
sola voce le arrivava chiara, la voce che la spingeva a fare quel
passo in più, anche se forse poi se ne sarebbe (di nuovo)
pentita.
Non le importava. Non sentiva altro che il calore della sua pelle,
del suo corpo poggiato al suo , e il suo odore che le faceva
letteralmente girare la testa.
<<
Io sì. >> sussurrò Daryl
così piano che per un attimo Ocean
credette di averlo solo immaginato, ma poi tutto si dissolse quando
finalmente sentì le labbra del ragazzo schiacciarsi contro
le sue. E
tutto esplose. Il tempo perse il suo giro, lo spazio intorno a loro
sembrò inesistente, i corpi evanescenti avevano perso
consistenza.
Loro erano solo quelle bocche che continuavano nella loro danza e che
più desideravano fermarsi.
<<
Dovremmo parlarne. >> suggerì Ocean stesa sul
letto, la testa
poggiata su una spalla di Daryl, entrambi impegnati a giocherellare
ognuno con le proprie cose, ognuno perso nel proprio mondo. Ma
più
vicini di quanto mai lo erano stati prima.
Daryl
si voltò a guardarla, accennando un sorriso e
mugulò un <<
Nah. >> prima di tornare a giocherellare con una delle
sue
frecce. Ocean ridacchiò, divertita da quel suo apparente
disinteressamento. Stavano bene così, lo sapeva, lo sentiva
anche
lei, e anche se era giusto parlarne...perchè farlo col
rischio di
rovinare tutto?
Una
voce proveniente dall'esterno della cella, intenta a sforzarsi in
chissà quale lavoro, li spinse ad alzare gli occhi e videro
entrare
barcollante e affaticata, con decisamente troppe cose in mano,
Molly.Teneva con entrambe le mani una specie di vassoio con sopra un
piatto, una bottiglia d'acqua, dei fiori e il suo orsetto sotto
braccio. Ocean si alzò dal letto velocemente, allungandosi
verso la
bambina per aiutarla nel suo incarico.
<<
Nonno Hershel ha detto che devi mangiare, Alice! >> quasi
la
rimproverò la bambina, onorata ancora una volta di potersi
rendere
utile come assistente del dottore.
<<
Nonno Hershel? >> chiese Ocean ridendo. Più
passava il tempo e
più quel semplice gruppo stava diventando una vera e propria
famiglia. Ed era la cosa migliore per tutti, non solo per i bambini.
<<
Ha detto posso chiamarlo così. >> si
giustificò la piccola
prima di afferrare il mazzetto di fiori di campo poggiati sul vassoio
e porgerli alla ragazza << Li ho appena raccolti per te!
>>
sorrise entusiasta. Ocean li prese, incredula, ma non ci mise molto a
fare due più due << Sei stata fuori da sola?
>> chiese
spaventata, guardandola severa. Cosa le era passato per la testa?
Avevano appena lasciato il cortile esterno ancora invaso, sarebbe
bastato un piccolissimo incidente e sarebbe potuta finir male per
lei. E poi Ocean odiava che Molly avesse a che fare con creature del
genere, sentiva era ancora troppo piccola. Doveva tenersene lontana.
<<
Non ero sola! C'era zio Merle con me! >>
spiegò ancora la
piccola, lasciando entrambi i presenti letteralmente a bocca aperta.
<<
La piccoletta voleva prendere una boccata d'aria, e visto che voi due
eravate tanto impegnati ci ho pensato io. >> la voce di
Merle,
sempre provocatoria, fece il suo ingresso insieme all'uomo ghignante
e che probabilmente cercava di mimare un bacio con quella
teatralità
che dava alle labbra e alla lingua.
Ocean
inarcò il sopracciglio e alzò lo sguardo
divertito << Zio
Merle? >> chiese ridacchiando. Davvero le aveva detto di
chiamarlo zio? Stava cercando di prenderli in giro o era serio?
<<
E' la figlia di mio fratello. >> disse lui.
<<
Non sono suo padre, te l'ho già detto. >>
intervenne Daryl
cercando di tener calma una certa rabbia che quasi sempre veniva
fuori quando si rivolgeva a lui.
<<
L'hai adottata, no? >> e tra i due nacque un'ulteriore
discussione: Merle continuava a provocare e Daryl continuava a
incitarlo a stare zitto e togliersi dai piedi.
<<
Grazie, Merle. >> interruppe Ocean, riuscendo
miracolosamente a
zittire entrambi. Daryl si sarebbe aspettato che Ocean la furia si
fosse scagliata contro il fratello per aver esposto a un pericolo la
bambina, mentre Merle....forse era la prima volta che qualcuno di
estraneo gli diceva grazie per qualcosa che aveva fatto. Lo colse
impreparato. Soprattutto in un ambiente come quello, dove tutti gli
erano ostili. Lesse negli occhi della ragazza che quasi aveva ucciso
dolcezza e sincera gratitudine. Che razza di essere era quello?
Davvero non era adirata con lui? Dopo tutto quello che aveva fatto?
Cominciò a pensare che non ci stesse tanto con la testa.
<<
Sai, zio Merle mi ha fatto tenere in mano un coltello. >>
raccontò Molly, ritenendo, chissà per quale
motivo, il momento
migliore per farlo.
L'espressione
di Ocean mutò di colpo << Tu cosa?
>> chiese fulminando
Merle.
<<
E tanti saluti al "grazie Merle". >> sbuffò
lui
voltandosi con l'intenzione di andarsene.
Ocean
poggiò il piatto sul letto dov'era seduta e si
alzò per seguirlo <<
No, ascolta, bello! >> lo richiamò andandogli
dietro <<
Non azzardarti mai più a far cose del genere, capito?
>>
<<
Di cosa hai paura? >> le chiese Merle.
<<
E' una bambina! >> sottolineò lei
<< Non si danno
coltelli a una bambina! >>
Merle
si fermò e le puntò gli occhi addosso
<< Una bambina non
dovrebbe nemmeno avere degli zombie da giardino, allora.
>>
<<
Infatti la teniamo al sicuro qui! >>
<<
Vuoi tenerla prigioniera per sempre? >> chiese Merle
prima di
riprendere a camminare, desideroso di andare a fare chissà
quale
commissione << Svegliati, bambolina! Qui nessuno
è al sicuro.
Se continuerai a costringerla a stare attaccata alla tua gonna, il
giorno che sarai costretta a voltarti per salvarti il culo poi non la
ritroverai. >>
<<
Quando sarà più grande le insegneremo a
difendersi. >> disse
Ocean, ferma nelle se convinzioni.
<<
Potrebbe essere troppo tardi. Quanti anni ha? Cinque? >>
<<
Sette. >>
<<
E' grande abbastanza. >>
Ocean
aprì bocca con l'intenzione di rispondere ancora, per niente
d'accordo con l'uomo, ma Carl interruppe ogni sorta di conversazione
che stava avvenendo in quel momento.
<<
Papà! Andrea! C'è Andrea al cancello!
>> chiamò dalla porta.
Rick si avvicinò velocemente a lui e chiamò a
raccolta <<
Daryl! Ocean! Beth! >> ma a seguirlo non furono solo loro
ma
anche Michonne e Merle. Glenn corse a uno dei punti di guardia,
insieme a Carol, tutti armati e allarmati. Uscirono all'aperto
silenziosi e si andarono a rifugiare dietro la prima auto.
<<
Di là. >> indicò Rick a Ocean il
punto di osservazione che
avrebbe dovuto raggiungere. La ragazza alzò gli occhi sopra
l'auto,
si guardò attorno e procedette bassa, quasi in ginocchio,
veloce
fino all'auto accanto. Si portò il fucile che le era stato
dato alla
spalla, poggiandolo, e alzò di nuovo gli occhi sopra la
macchina,
guardandosi attorno. Non vide nessuno nei paraggi, se non Andrea che
procedeva rapida con uno zombie legato a un'asta di ferro.
Non
aveva avuto tempo di chiedere e meravigliarsi, ma quella per lei era
stata una vera e propria sorpresa. Era convinta che Andrea fosse
morta alla fattoria, e invece ora se la vedeva arrivare tutta intera,
ben vestita e pettinata, con uno zombie al guinzaglio. E la cosa che
la sorprendeva ancora di più era il fatto che i suoi
compagni non
erano meravigliati quanto lei. Che già sapessero? E poi
perchè
accoglierla con le armi? Era stata via solo un pomeriggio, eppure le
sembrava di esser mancata mesi.
Fece
un cenno con la testa a Rick per comunicargli che la strada era
libera, e rimase in postazione, continuando a fare da vedetta, mentre
i suoi amici si avvicinavano velocemente al cancello.
Rick
sbattè Andrea alla recinzione prima di perquisirla, poi la
fece
inginocchiare, e finì di controllare il perimetro. Tutto
sembrava
tranquillo: Andrea era sola, non armata e nessuno era nei paraggi.
Ocean si sollevò e si rilassò, mettendo via il
fucile e
avvicinandosi rapida a lei.
<<
Andrea! >> la salutò nel momento in cui Rick
le permise di
rialzarsi e corse ad abbracciarla.
<<
Sei viva! Come... io credevo che... >>
cominciò Ocean, curiosa
di sapere tante cose, ma cosa di preciso era un mistero.
<<
Sto bene. E anche tu! Vedo ti sei adattata bene. >>
Sorrise
Andrea, prima di ricevere un altro stritolante abbraccio della
ragazza << Non ho mai avuto occasione di ringraziarti. Mi
hai
tirata giù tu da quell'albero, ti devo tanto.
>>
Andrea
le sorrise e Rick la invitò di nuovo a seguirlo.
<<
Vieni, saranno tutti felici di rivederti. >> disse Ocean
andando avanti, inconsapevole di cosa in realtà significasse
quella
visita.
La
prima e unica a riabbracciarla con le lacrime agli occhi fu Carol,
poi Andrea guardò il resto dei suoi compagni. C'era
imbarazzo, c'era
gioia, c'era paura e preoccupazione. Era tutto così strano.
Ma erano
di nuovo insieme. In quel momento uscì Molly dal blocco
delle celle
e corse verso Ocean. Si nascose dietro le sue gambe, stringendo tra
le dita i suoi pantaloni, e guardando intimorita Andrea. La
conosceva, sapeva che era buona, ma se tutti erano così tesi
e
spaventati dalla sua presenza un motivo doveva esserci. Ocean le
accarezzò i capelli per tranquillizzarla e tornò
a guardare Andrea,
la quale aveva rivolto uno sguardo addolcito verso la bambina prima
di dire << Come sei cresciuta. >>
<<
Dov'è Shane? >> chiese poi guardandosi
attorno, non riuscendo
a ritrovare alcuni dei vecchi volti che aveva lasciato alla fattoria.
Nessuno rispose. Il suo cuore mancò un battito.
<<
E Lori? >> chiese ancora.
Nessuna
risposta.
Ma
Hershel aggiunse poco dopo << Ha avuto una bambina. Lori
non è
sopravvissuta. >>
<<
E nemmeno T-Dog. >> aggiunse Maggie.
<<
Mi dispiace tanto. >> piagnucolò la bionda.
Provò ad
avvicinarsi a Carl, forse per abbracciarlo, ma lui fece un passo
indietro. Poi tentò la stessa cosa con Rick, ma ricevette lo
stesso
servizio. Avevano paura. Non si fidavano. Perchè? Cosa
sapevano che
Ocean non sapeva?
Ma
Andrea parve accettarlo e chiese ancora << Vivete tutti
qui? >>
<<
Qui e nel blocco delle celle. >> rispose Glenn.
<<
Lì? >> chiese lei indicando <<
Posso vedere? >>
<<
Non ti è permesso. >> le si piantò
davanti Rick, allarmato.
<<
Non sono un nemico, Rick. >> cercò di
tranquillizzarlo lei.
<<
Avevamo tutto il campo e il cortile, finchè il tuo uomo non
ha
sfondato il recinto con un furgone e non ci ha sparato addosso.
>>
spiegò Rick, dandole un buon motivo per considerarla
"nemico".
<<
Cosa? >> chiese Ocean incredula << Un tuo
uomo? >>
si rivolse a Andrea << Tu stai col Governatore?
>> ma non
aspettò la risposta, già la conosceva. Ora capiva
il perchè di
tutto quel timore. Quello che aveva temuto con Daryl si era avverato
con Andrea: lei ora era il nemico.
<<
Ha detto che avevate sparato prima voi. >> disse Andrea a
Rick.
Aveva la faccia di chi chiaramente non ci stava capendo niente.
<<
Ti ha mentito. >> disse Rick.
<<
Ha ucciso un carcerato che era sopravvissuto qui dentro.
>>
specificò Hershel, sottolineando la crudeltà di
quel folle uomo.
<<
Ci piaceva. Era uno di noi. >> disse Daryl riferito ad
Axel.
Ocean abbassò lo sguardo, volgendolo a Molly. Una scusa
qualunque
per non doverli tenere alti. Le era dispiaciuto per Axel, era quello
che più di tutti pregava per tenersi stretta la vita, e il
destino
aveva voluto giocare con lui. Era un bravo ragazzo, sarebbero andati
d'accordo...se solo non fosse arrivato il Governatore. Ancora una
volta.
<<
Io non ne sapevo niente. Appena l'ho scoperto sono venuta subito.
>>
spiegò Andrea con le lacrime agli occhi, affranta e
dispiaciuta per
quanto successo << Non sapevo nemmeno che voi foste a
Woodbury
dopo la sparatoria! >>
<<
Sono passati due giorni. >> la rimproverò
Glenn.
<<
Te l'ho detto! Sono venuta appena ho potuto. >>
continuò
Andrea, ma ancora non ricevette consensi.
<<
Che cose gli hai raccontato? >> chiese a Michonne,
accusandola
di chissà quale crimine, crimine da cui lei si
discolpevolizzò
immediatamente con un disinteressato << Niente.
>>
<<
Non capisco. Ho lasciato Atlanta con voi e ora sono una sconosciuta?
>>
<<
Ha quasi ucciso Michonne, e avrebbe ucciso anche noi. >>
disse
Glenn, trovando il motivo di tanta colpevolezza.
<<
Col suo dito sul grilletto! >> urlò Andrea
puntando un dito
contro Merle << Non è lui che vi ha rapiti e
picchiati? >>
ma ancora nessuna risposta arrivò. Non le avrebbero dato
conto. Era
appurato. Era col nemico, e per tanto era nemico anche lei.
<<
Ascoltate. >> sospirò alla fine lei, affranta
ma arrendevole
<< Non posso scusare nè spiegare quello che ha
fatto Philip,
ma sono qui per cercare di farvi avvicinare. Dobbiamo risolvere la
situazione. >>
Ocean
non riuscì a trattenere uno sbuffo ironico, come avesse
appena
sentito una divertente battuta. Avvicinarsi al Governatore. Ridicolo.
Dopo quello che aveva fatto, non meritava nessun tipo di
considerazione. E Rick parve pensarla come lei << Non
c'è
niente da risolvere. Dobbiamo ucciderlo. Non so come o quando, ma lo
faremo. >>
<<
Possiamo trovare un accordo. >> lo stava difendendo.
Andrea
stava difendendo il Governatore. Ecco qual era la differenza tra lei
e Merle. Era Merle quello che teneva la mano sul grilletto, ma lo
aveva fatto perchè non aveva avuto altra scelta. Lei lo
stava
facendo invece semplicemente perchè voleva.
Ecco
perchè non si sarebbero fidati.
<<
Sappiate che a Woodbury c'è posto per tutti voi.
>>
<<
Sì, certo, incatenati fin quando non decideranno di
ucciderci. >>
disse ancora Ocean, che come sempre non riusciva a tenere per
sè i
suoi pensieri.
<<
Possiamo parlarne, sono sicura che Philip capirà...
>> ma
Ocean la interruppe << Il tuo carissimo Philip
>> storpiò
il suo nome, era disgustoso che ne avesse uno. Ed era disgustoso che
Andrea lo chiamasse così, dandogli un'identità,
legandosi a lui
come Daryl aveva fatto con lei quando aveva cominciato a chiamarla
Alice << Non desidera altro che vedere le nostre teste su
delle
picche. >>
<<
Questo non è vero. >> cercò ancora
di parlare la bionda ma
Ocean ormai era incontrollabile << Ha ucciso i miei
amici! E
quasi ucciso me e i miei compagni! Il motivo? Che ne
so...onnipotenza, probabilmente. >> Molly strinse ancora
di
più i suoi vestiti, attirando la sua attenzione. Non le
piaceva
quando urlava, le faceva paura. Ocean le fece un'altra carezza sulla
testa, sospirò, poi concluse << Io non voglio
neanche vederlo.
Non mi fido...e non dovresti neanche tu. >>
<<
Che cosa ti fa pensare che quell'uomo abbia voglia di negoziare? Te
l'ha detto lui? >> chiese Hershel e Andrea rispose un po'
turbata << No. >>
<<
E allora perchè sei venuta qui? >> chiese Rick.
<<
Perchè lui si sta preparando alla guerra. La gente
è terrorizzata,
vi vedono come degli assassini! Si addestrano per un attacco.
>>
<<
Sai che ti dico? >> a parlare questa volta fu Daryl
<<
Quando rivedrai Philip digli che gli caverò l'altro occhio.
>>
era stato silenzioso fino a quel momento, ma era bastata quella
semplice frase per far capire che il suo livello di rabbia era pari,
o forse superiore, a quello dei suoi compagni. Gli aveva, e gli stava
tutt'ora portando via troppo.
<<
Abbiamo subìto troppo per troppo tempo. Vuole una guerra?
L'avrà.
>> disse Glenn.
<<
Rick. >> Andrea si rivolse a lui, non riuscendo ad avere
il
consenso di tutti gli altri, sperando che almeno il capo le avesse
dato ascolto << Se non ti impegni per risolvere la
situazione,
non so cosa potrà succedere. Lui ha un'intera
città. >> si
voltò verso gli altri << Guardatevi! Avete
già perso così
tanto. >>
<<
Vuoi rimediare la situazione? >> chiese Rick spostandosi
e
piazzandosi di fronte a lei << Facci entrare.
>>
<<
No. >>disse semplicemente lei e ciò
bastò a Rick per
allontanarsi velocemente con un << Allora non abbiamo
niente di
cui parlare. >> senza neanche sentire il suo
<< Ci sono
persone innocenti! >>
Ocean
si voltò verso Molly e la prese in braccio <<
Torna dal
piccolo Philip. >> disse con astio. Detestava quell'uomo
e
detestava sentire che c'era chi lo difendeva, soprattutto se questa
qualcuno una volta era loro amica << Mi dispiace, hai
fatto un
viaggio a vuoto. >> e si incamminò dietro
Rick, rientrando
nelle celle.
Rientrò
nella cella dove aveva lasciato il suo piatto e lo trovò ben
spazzolato da un furbacchione che aveva approfittato della
distrazione dei presenti.
<<
Oh, Max! >> brontolò lei posando Molly a
terra. Guardò il suo
piatto: ormai era rimasto ben poco. Sospirò <<
Chiederò a
Nonno Hershel se mi prepara qualcos'altro. >> disse
rivolta a
Molly, cercando di sorriderle. Ma la bambina non sembrò
ricambiare.
Percepiva sempre l'aria della prigione e chissà quali sue
personali
conclusioni ne tirava.
Si
mise a sedere sul letto e riprese il suo orsetto, giocandoci
distrattamente poi chiese << Perchè Andrea
è diventata
cattiva? >>
<<
Andrea non è cattiva. >> disse Ocean
mettendosi a sedere
vicino a lei. Le dispiaceva vederla triste, e, per un bambino, dire
che una persona era cattiva era qualcosa di orribile. Non voleva
metterle in testa questo triste pensiero, non era giusto che lei
venisse coinvolta in così terribili verità.
<<
Ma siete tutti arrabbiati con lei! >>
<<
Non la pensiamo allo stesso modo riguardo a una faccenda. Ma lascia
perdere le cose da grandi, tu. >> disse lei cercando di
sorriderle incoraggiante. Adorava il suo radioso sorriso, voleva
sempre vederglielo in volto. Ma purtroppo quel mondo tanto buio era
in grado di sovrastare anche la più grande stella.
<<
Io sono grande! >> disse Molly quasi con astio,
aggiungendo
subito poi, prima che Ocean potesse rispondere altro <<
Ho
chiesto io a zio Merle di farmi provare il coltello. >>
Ocean
ne rimase un attimo turbata. Era stata convinta che fosse stato lui a
forzare la sua crescita, per questo si era arrabbiata tanto, non
voleva che Merle mettesse bocca in certe faccende "da genitori",
e invece lui aveva solo accontentato un desiderio che lei non era
riuscita ad ascoltare.
<<
Voglio imparare a combattere, voglio essere in grado di difendere te
e Daddy. Voglio proteggervi, così potremo sempre stare
insieme. >>
Ocean
sospirò, non sapendo bene cosa dire. Doveva metabolizzare
quell'informazione, capirne il significato, farla propria. Non
riusciva bene a capire dove metterla. Aveva bisogno di un po' di
tempo. Era così incredibile che quella bambolina, unica
perla
luminosa ai suoi occhi, scintilla che ancora brillava, desiderava
mischiarsi a loro comuni mortali. Perchè non voleva solo
fare la
bambina? Perchè non potevano più esserci solo
bambine?
<<
Vado a prendere qualcosa da mangiare. >> disse
semplicemente,
lasciando lì la piccola rossa e allontanandosi.
<<
Sei arrabiata con me? >> chiese Molly quando Ocean era
già
sulla porta, costringendola a bloccarsi. La ragazza si voltò
rivolgendole un sorriso, pregando fosse abbastanza convincente e
disse con tranquillità << No. Non sono
arrabbiata. >>
Rimase
seduta al tavolino all'ingresso, con una forchetta che pigramente si
infilzava in continuazione dentro la poca carne in scatola rimasto
sul fondo. Ne aveva mangiata più di metà e ne
avrebbe mangiata
ancora se solo lo stomaco avesse smesso di attorcigliarsi su se
stesso. Daryl la raggiunse alle spalle e a lei bastò sentire
i suoi
passi per ricoscerlo.
<<
Molly ha detto che vuole imparare a usare il coltello. >>
comunicò sempre intenta nel suo stupro al cibo in scatola.
Daryl le
si sedette accanto e sospirò << Lo so.
>>
<<
Non pensi sia sbagliato? >> chiese ancora lei.
Daryl
alzò lievemente le spalle << E' bene impari a
difendersi. >>
<<
No, intendo.... >> ma si interruppe, prendendosi una
pausa
riflessiva. Guardò il povero martoriato sotto la sua
forchetta e le
sfuggì un malinconico sorriso << Alla sua
età io chiesi a mia
madre di insegnarmi a cucire. >> Il silenzio che ne
seguì fu
pieno di parole. Parole su quanto fosse triste la realtà a
cui
appartenevano, parole su quanto le mancasse la sua vecchia vita, su
quanto le mancasse casa, parole su quanto il mondo fosse
così
sbagliato.
<<
Non mi abbituerò mai completamente. >> disse
ancora lei,
riferendosi a ciò che stavano vivendo.
<<
Lascia che le cose vadano come devono. >>
sospirò ancora lui
<< Non accanirti. >>
Ocean
sorrise e si voltò a guardarlo << E' riferito
anche a noi? >>
chiese lei. Non riusciva a darsi pace, non riusciva a capire cosa
fossero, dove dovessero andare, aveva bisogno di saperlo. Daryl
sorrise prima di abbassare lo sguardo, divertito e forse un po'
imbarazzato << Forse. >>
Ocean
sorrise addolcendosi e tornò a guardare il suo cibo: lo
stomaco
stava calmandosi appena e forse sarebbe riuscita a finirlo.
<<
Ti voglio bene, Daryl. >> disse forse senza pensarci, ma
non
senza rimpianti. Aveva solo detto quello che aveva pensato. Ma la
reazione non fu quella aspettata: Daryl sbruffò
così sonoramente e
vistosamente che sputacchiò saliva sul tavolo, le diede una
spinta
al braccio poi si alzò e si allontano. Ocean lo
guardò con gli
occhi sgranati e un sorriso divertito << Che
c'è? >>
chiese smorzando la frase con una risata. Che gli era preso? Non
aveva avuto mai un trattamento del genere neanche quando aveva
provato a raccontare a qualche amico una stupida freddura sentita al
peggiore show comico televisivo del tempo.
<<
Che ho detto? >> chiese ancora ridendo, chiedendosi in
quale
parola si trovasse la cazzata che aveva scaturito quella reazione
così contrariata. Ma ancora non ricevette risposta e Daryl
la lasciò
sola con le sue risate confuse.