[Nota dell’autrice: grazie a tutti coloro che
hanno letto e che stanno seguendo con entusiasmo la mia storia. Sono contenta e
vi abbraccio tutti, spero di non deludervi e continuerò a scriverla con lo
stesso entusiasmo con cui voi l’avete recensita. Baci baci!]
CAP.3 Incubo
Ancora pioveva a di rotto quella sera e i due
ragazzini corsero lungo il vicolo per poter trovare un riparo o meglio arrivare
a casa il prima possibile; uno dei due inciampò e quando l’altro tornò indietro
per aiutarlo entrambi si voltarono verso qualcosa che era disteso a terra, anzi
erano due… non molto distante da loro, all’uscita del vicolo, una persona con
l’impermeabile girava l’angolo verso l’altro lato della strada.
Non molto lontano da Konoha, appena fuori dal
villaggio, in una piccola locanda di ristoro vicino alla strada principale, un
giovane dai capelli scuri sedeva pacificamente sulla panchina a sorseggiare una
bevanda calda. Poco dopo venne raggiunto da un altro ragazzo della sua età, che gli si avvicinò amichevolmente con un
largo sorriso
“Ehi
teme, è da un po’ che non ci si vede, posso sedermi qui vicino a te?”
Il moro lo guardò di sbieco facendogli cenno
con il capo.
“Anche se
dicessi di no? Cosa ti porta da queste parti?”
“Che
strano stavo per farti la stessa domanda. Non sei molto lontano dal Villaggio
della Foglia, potresti anche passare a farci un salutino. Comunque, ero andato
a fare un giro nel regno dei Rospi e quando sono tornato ho ricevuto un messaggio
da Kakashi in cui mi chiedeva di riferirlo anche a te. Vuole che raggiungiamo
Sakura e che le facciamo da spalla nella sua missione!”
“Sakura?
Da quando ha ripreso ad andare in missione? Mi sorprende che Kakashi la mandi
da sola, poi”
Sasuke tornò a fissare la sua bevanda con finto
interesse, in realtà il solo pronunciare il nome di Sakura da parte di Naruto
gli aveva procurato un brivido lungo la schiena; era da un po’ che pensava di
ritornare definitivamente al villaggio, ma prima doveva riflettere bene su come
presentarsi davanti a Sakura e cosa dirle, di certo non poteva ignorarla.
Aveva molto pensato a lei nell’ultimo periodo,
non era certo ancora al cento per cento di amarla, ma magari avrebbero potuto
fare un tentativo.
Almeno così si sarebbe levato Naruto dai piedi,
che da quando si era messo con Hinata ed era rimasta incinta, non la smetteva
più di tempestarlo di domane del tipo: “Quando ritorni?”, “Quando finalmente
darai una possibilità a Sakura?”, “L’amore è meraviglioso!”, “Sto per diventare
padre, è ora che ti metti all’opera anche tu!”, eccetera, eccetera…
Ne aveva davvero abbastanza, di tutte quelle
fesserie, ed aveva deciso di starsene per conto suo ancora un anno; aveva bisogno
di aria e di meditarci su.
Adesso le cose cominciavano ad essere diverse;
si stava annoiando, se proprio doveva essere sincero con se stesso, e così facendo
avrebbe fatto contento anche il dobe, che
avrebbe smesso di tartassarlo ed avrebbe potuto riprendersi il tempo con
Sakura, la quale, ascoltando Naruto, sembrava avesse bisogno del loro aiuto.
“Uno
strano villaggio ha richiesto espressamente Sakura per recapitare una missiva;
non si sa molto a dire il vero su questo villaggio, così Kakashi ha pensato di
affiancarle Sai e Choji, per sicurezza. Loro fanno più che altro da informatori!”
“Se con
lei ci sono già Sai e Choji, noi a cosa serviamo?”
“Bhè,
siamo di supporto, se vogliamo metterla in questi termini. Kakashi è un
sentimentale, vorrà riunire ancora una volta il team 7, il team più forte di
Konoha!”
“Sai che
palle! Non è una missione così complicata, Sakura se la caverà benissimo anche
senza di noi.”
“Ma
quanto sei noioso! Si tratta di Sakura, dai che in fondo ti fa piacere. Ci
facciamo un giro, ce la spassiamo un po’ come ai vecchi tempi e torniamo.
Magari riesci anche ad assistere alla nascita di mio figlio!”
“E va
bene, testa quadra, hai vinto. Certe volte riesci davvero a tritarmele a dovere.
Dove si trova questo villaggio?”
“A sud
del paese dei Fiumi. Tra le montagne e la costa. Si chiama Villaggio della
Notte!”
Sasuke si era alzato in piedi e si stava
riassettando la casacca, quando di colpo il suo corpo si irrigidì come una
pietra, non appena Naruto gli rivelò il nome del Villaggio dove si trovava in
quel momento Sakura.
Sentì come un fuoco bruciargli dentro, adesso
capiva i timori di Kakashi ed aveva ragione a richiedere la presenza di lui e
Naruto sul campo. Non avevano un solo attimo da perdere.
“Andiamo!”
Iniziò a correre e a saltare, Naruto non ebbe
nemmeno il tempo di realizzare che era già mezzo scomparso tra gli alberi,
dovette accelerare parecchio il suo passo per stargli dietro.
“Ehi Sasuke
cos’è tutta questa fretta? Fino ad un secondo fa nemmeno ci volevi andare, sai
forse qualcosa che io e Kakashi non sappiamo?”
“Te lo
dico strada facendo!”
“E perché
non adesso? Accidenti Sasuke rallenta!!”
Sasuke atterrò su un ramo e si fermò, guardò
dritto negli occhi Naruto, e lì capì che si trattava di una cosa seria. Su
questo poteva esserne sicuro al cento per cento; Sasuke non era uno che
mentiva.
“Durante
il mio girovagare per il mondo, mi sono fermato, per un breve periodo, a Kiri,
al Villaggio della Nebbia. Lì ho udito storie che parlavano di uno sconosciuto
villaggio chiamato Villaggio della Notte e dove erano stati inviati alcuni dei
ninja più forti in missione diplomatica.
Non sono più tornati.
Il Mizukage ha inviato una ambasciata per avere notizie, ma sono subito
stati congedati dal nuovo capo del villaggio della Notte con l’unica
spiegazione che non ne sapevano nulla, che i loro ninja non erano più al
villaggio da giorni. Li hanno cercati nei dintorni ed anche per gli altri paesi,
per settimane; ma dei ninja di Kiri non vi è alcuna traccia. I timori di
Kakashi non sono così infondati. E se Sakura è nei guai, lo sono anche Sai e
Choji.”
“Io ti
credo amico, ma non sappiamo ancora nulla su di loro, magari sono già ripartiti
senza problemi.”
“Maggior
ragione per andare più veloci che possiamo ed accertarcene noi personalmente.
Non mi fido di quel villaggio. E faresti bene d’ora in poi a non fidarti
nemmeno tu!”
Naruto annuì con il capo e ripresero a correre
e saltare accelerando sempre di più il passo, tanto che avrebbero potuto
volare. Erano di nuovo insieme, complici e compagni nella stessa missione;
andare in soccorso a Sakura ed ai loro amici, nella speranza che le loro
supposizioni fossero sbagliate.
Sakura si svegliò per puro caso per effetto del
rumore della pioggia che ancora cadeva anche se in modo meno violento rispetto
alla notte precedente. Guardò l’orologio sulla parete vicino al letto e rimase
sconcertata, non riusciva a crederci; erano le 14:30 passate.
Si fece una doccia e si vestì in tutta fretta,
era primo pomeriggio ma sembrava che fosse mezzanotte tanto era buio; aprì un
secondo la finestra per capire come era il tempo ma dovette richiuderla
immediatamente, oltre la pioggia adesso era anche decisamente freddo.
Scese nel salone del bar della locanda, dove
trovò Choji seduto ad un tavolo ad ingozzarsi di patatine come al solito.
Quando la vide le fece cenno con la mano; Sakura si avvicinò e si scusò per il
terribile ritardo, ma Choji non ci badò.
“Non
preoccuparti” le disse continuando a mangiare le sue patatine “non c’è poi molto da fare da queste parti.
Sono andato in perlustrazione con Sai ed abbiamo raccolto un po’ di
informazioni come richiesto da Kakashi.”
“Perché non
mi siete venuti a chiamare!”
“Lo
abbiamo fatto, ma non rispondevi ed abbiamo pensato che fossi molto stanca, la
scorsa notte siamo andati a letto tardi, così ti abbiamo lasciato dormire.”
Sakura dovette trattenersi parecchio e dare
fondo a tutta la sua forza di volontà per non apparire anche solo minimamente
sull’orlo dell’incazzatura; era come se in quel momento ogni fibra del suo
essere reclamasse sangue e botte e nemmeno si accorse che le sue mani si erano
chiuse a pugno stringendo le dita così forte da farle scrocchiare. Il suo
sguardo era grave e serio ma fece di tutto per mantenere il proprio
autocontrollo; l’ultima persona con cui avrebbe voluto fare a botte in quel
momento era proprio Choji ma non ne comprendeva il motivo.
Più di tutto non capiva come aveva fatto a
dormire così profondamente e così a lungo e non essersene resa conto.
“Sakura? Perché
hai quello sguardo arrabbiato? E’ solo un piccolo e modesto villaggio costiero,
con ben poche attrattive. Niente di che. Non ti sarai mica offesa?”
Sakura dovette faticare parecchio per
controllarsi e senza più rivolgere la parola a Choji si diresse al bancone del
bar dove ordinò una tazza di tè.
Continuava a pensare e ripensare a Sasuke e a
Naruto, se soltanto fossero stati lì con lei, avrebbe avuto qualcuno con cui
parlare e magari l’avrebbero aiutata a capire come mai si sentiva così strana e
svuotata.
Le stava venendo il mal di testa a furia di
pensarci, si sentiva troppo stanca per essere lì da poco più di un giorno senza
aver fatto alcun minimo sforzo.
Pochi minuti dopo rientrò anche Sai; dall’ingresso
principale percorse tutto l’atrio del bar inondandolo di acqua per la pioggia
che aveva ripreso a cadere fitta sulle strade e sulle case.
Prese dal suo zaino un panno per asciugarsi e
si mise vicino a Sakura, Choji era ancora al tavolo vicino a mangiarsi le sue
patatine.
“Ho
finito il giro di perlustrazione del perimetro esterno del villaggio; non ci
sono mura, il villaggio è in una conca ben protetto dalle montagne e dal mare,
ma non so fino a che punto possa diventare un potente villaggio ninja nel giro
di poco tempo. Non hanno le basi strutturali, il numero degli abitanti non è
così considerevole. Sembra che non sia una grande minaccia. A parte una strana
struttura appena fuori dal villaggio, al termine di un’area paludosa, stagliata
sulla scogliera che a prima vista si direbbe un enorme magazzino, secondo me
domani mattina possiamo anche andarcene.”
Choji esultò, non ne poteva davvero più di quel
posto e voleva tornarsene dalla sua ragazza e gustarsi i suoi manicaretti,
Sakura però non riusciva a condividere lo stesso entusiasmo.
Tornare a casa significava dover tornare alla
routine di sempre, sperava che quella missione le desse lo stimolo che le
serviva per non pensare sempre a Sasuke e a quanto fosse piatta la sua vita.
L’unico conforto era la speranza, vana, che
magari in quei giorni Sasuke fosse ritornato a Konoha.
“Aspetta e spera. Tanto prima o poi ti
ritroverai con solo macerie in mano!”
“Scusa
che hai detto?!”
La domanda era rivolta a Sai che la guardò con
aria interrogativa, non aveva la benché minima idea a cosa di riferisse o a perché
in quel momento la sua amica fosse così arrabbiata.
“Sakura
non stai bene? Io non ti ho proprio detto nulla.”
Sakura capì che non era stato Sai a parlare e si
voltò dietro di sè un paio di volte sia a destra che a sinistra ma non riusciva
a capire da dove venisse quella voce. Era sicura di averla sentita e non era la
prima volta; ma come la prima notte, si convinse di aver avuto un’allucinazione
e si voltò nuovamente verso il suo tè.
Ma quando alzò lo sguardo per poco non fece
prendere uno spavento ai suoi compagni; scattò all’istante dalla sua sedia
facendo alcuni passi indietro andando a sbattere contro un altro tavolo: c’era uno specchio posto contro la parete del
bar, proprio dietro alle mensole dove erano i bicchieri, le tazze e le varie
bottiglie di vino e di liquore, questo specchio rifletteva tutta la sala ed era
certa di aver visto qualcuno riflesso nel vetro, un volto che sorrideva ma
quando si guardò intorno nella sala c’erano soltanto lei, Sai e Choji.
Respirava a fatica e i suoi compagni la osservavano
con aria enigmatica senza capire cosa esattamente stesse accadendo, eppure Sakura
cercava di mantenere il più possibile la calma… era difficile persino per lei
convincersi che il volto che aveva visto riflesso nello specchio fosse
realmente il suo, perché era quanto di più oscuro ed orribile che ci potesse
essere.
Chiese scusa ai suoi amici, non voleva
spaventarli, aveva avuto solo una allucinazione e che era tutta colpa della
fame. Sorrise a propose di ordinare qualcosa da mangiare, l’idea ovviamente
venne supportata da Choji, ma in quel momento le porte della locanda si
spalancarono con violenza e nella sala entrarono degli uomini vestiti di nero
con delle maschere completamente piatte e bianche, che lasciavano scoperti solo
gli occhi.
Il più grosso si avvicinò con fare minaccioso a
Sakura che, dal canto suo, rimase immobile a fronteggiarlo, occhi negli occhi.
“Sakura
Haruno?” chiese l’uomo in nero.
“Sono io…”
“Su
ordine del Gran Consiglio, per l’omicidio di due cittadini del Villaggio della
Notte, lei è in arresto. Venga con noi senza opporre resistenza.”
“Cosa??
Ma che siete impazziti? State lontani, non osate…”
Choji si alzò di scatto rovesciando il tavolo,
Sai si pose davanti a Sakura pronto a combattere; da dove venivano fuori quei
tizi e cos’era questa storia dell’omicidio? Entrambe le parti sfoderarono le
loro armi pronti a combattere, ma Sakura mise una mano sulla spalla di Sai e
con l’altra bloccò Choji. Non era quello il luogo per uno scontro che avrebbe
provocato un grave incidente diplomatico tra Konoha e il Villaggio della Notte.
“Se
combattiamo ora, scateneremo una guerra e passeremmo noi dalla parte del torto.
Mettetevi in contatto con Konoha il più presto possibile, sono sicura che si
tratta di un malinteso e che verrà al più presto chiarito.”
Sai e Choji si fecero convincere e fecero un
passo indietro, ma non smisero di tenere gli occhi fissi sugli uomini
mascherati, osservando e memorizzando ogni loro movimento, mentre il leader
prendeva Sakura per un braccio e la condusse fuori dove ad aspettarli c’era un
furgone nero; i finestrini erano totalmente oscurati e non era possibile vedere
all’interno o all’esterno di esso.
L’uomo le afferrò entrambi i polsi e
glieli portò a forza dietro la schiena; dopodiché applicò un sigillo i
cui simboli arcani la avvolsero bloccandole le braccia e il chakra, una tecnica
che aveva già visto usare nella prigione del Sangue dove vi venne rinchiuso
Naruto, tanto tempo fa.
“Ehi un
momento! Credevo che questo non fosse un villaggio di ninja, come conoscete questo
sigillo?”
L’uomo non le rispose, la spinse dentro il
furgone con ben poca gentilezza e richiuse il portellone.
Il furgone partì ma fu solo dopo un viaggio che
sembrava infinito che si fermò, proprio davanti all’entrata posteriore del
palazzo del capo del Villaggio.
Sakura venne fatta scendere e condotta verso un
labirinto di corridoi, fino ad una di quelle anguste sale usate per gli
interrogatori dei prigionieri; l’intero stabile era oscuro e buio, all’interno lampade
al neon a basso consumo energetico trasformavano i lunghi corridoi in luoghi
tetri e oscuri. La fecero sedere ad una delle sedie davanti ad grande tavolo senza
però liberarle le braccia ma creando un altro sigillo che la teneva bloccata
alla sedia; poi gli uomini uscirono e chiusero la porta a chiave lasciandola
lì, nel silenzio più completo. Sakura si guardò intorno osservando ogni singolo
angolo della stanza che, a parte il tavolo, le sedie, la lampada sul soffitto e
lo specchio nella parete non aveva nient’altro e persino l’unica finestra era
ricoperta da una rete di acciaio; comunque era troppo piccola per poterci passare,
anche ammesso che fosse riuscita a scappare, dove sarebbe mai potuta andare?
Le avevano intimato il silenzio, quindi durante
il tragitto non potè fare altro che ascoltare il rumore delle ruote sul
selciato delle strade fino all’arrivo a palazzo e adesso era in attesa che
qualcuno venisse a spiegarle per quale motivo era stata arrestata e l’origine
di quelle accuse; non aveva afferrato bene, era coinvolta nell’omicidio di due
civili ed era per quel motivo che si trovava lì.
Non poteva essere vero, c’era sicuramente stato
un errore; eppure, mentre continuava a guardare la porta davanti a se, era tesa
e preoccupata, voleva che quell’incubo finisse al più presto e che la
lasciassero tornare a casa, ma qualcosa dentro le diceva che non ne sarebbe
uscita tanto presto…
L’uomo mascherato, intanto, bussò ad una porta nel
corridoio adiacente e la aprì appena ricevette la risposta; un’ombra in fondo
alla stanza attendeva il resoconto dei suoi soldati.
“Abbiamo
la ragazza. Cosa dobbiamo fare con gli altri due?”
“Loro non
mi servono. Lasciateli andare. Appena saranno abbastanza lontani dal villaggio,
eliminateli!”