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Autore: ExLuna    06/03/2015    4 recensioni
Tre anni dopo la fine della guerra, sconfitta la minaccia del crollo della luna sulla terra, un misterioso personaggio, in un villaggio sconosciuto, sta creando un esercito di super ninja con l’intento di conquistare l’intero mondo ninja. Per farlo però, ha bisogno di catturare e studiare, tramite crudeli esperimenti, il chakra di tutti i più forti e dotati ninja del paese.
Una di questi è Sakura, accusata di omicidio, durante una missione, viene privata del suo chakra e di tutta la sua forza fisica attraverso un sigillo e rinchiusa in un carcere di massima sicurezza, dove neppure i Kage hanno giurisdizione. Sakura si troverà a dover affrontare il peggiore incubo della sua vita, ma non è da sola; fuori dalle mura del carcere qualcuno ritorna e farà l’impossibile pur di salvarla.
Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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cap.3

[Nota dell’autrice: grazie a tutti coloro che hanno letto e che stanno seguendo con entusiasmo la mia storia. Sono contenta e vi abbraccio tutti, spero di non deludervi e continuerò a scriverla con lo stesso entusiasmo con cui voi l’avete recensita. Baci baci!]
 

 

 

 

CAP.3 Incubo
Ancora pioveva a di rotto quella sera e i due ragazzini corsero lungo il vicolo per poter trovare un riparo o meglio arrivare a casa il prima possibile; uno dei due inciampò e quando l’altro tornò indietro per aiutarlo entrambi si voltarono verso qualcosa che era disteso a terra, anzi erano due… non molto distante da loro, all’uscita del vicolo, una persona con l’impermeabile girava l’angolo verso l’altro lato della strada.
 

Non molto lontano da Konoha, appena fuori dal villaggio, in una piccola locanda di ristoro vicino alla strada principale, un giovane dai capelli scuri sedeva pacificamente sulla panchina a sorseggiare una bevanda calda. Poco dopo venne raggiunto da un altro ragazzo della sua età,  che gli si avvicinò amichevolmente con un largo sorriso 

Ehi teme, è da un po’ che non ci si vede, posso sedermi qui vicino a te? 

Il moro lo guardò di sbieco facendogli cenno con il capo. 

Anche se dicessi di no? Cosa ti porta da queste parti? 

Che strano stavo per farti la stessa domanda. Non sei molto lontano dal Villaggio della Foglia, potresti anche passare a farci un salutino. Comunque, ero andato a fare un giro nel regno dei Rospi e quando sono tornato ho ricevuto un messaggio da Kakashi in cui mi chiedeva di riferirlo anche a te. Vuole che raggiungiamo Sakura e che le facciamo da spalla nella sua missione! 

Sakura? Da quando ha ripreso ad andare in missione? Mi sorprende che Kakashi la mandi da sola, poi

Sasuke tornò a fissare la sua bevanda con finto interesse, in realtà il solo pronunciare il nome di Sakura da parte di Naruto gli aveva procurato un brivido lungo la schiena; era da un po’ che pensava di ritornare definitivamente al villaggio, ma prima doveva riflettere bene su come presentarsi davanti a Sakura e cosa dirle, di certo non poteva ignorarla.
Aveva molto pensato a lei nell’ultimo periodo, non era certo ancora al cento per cento di amarla, ma magari avrebbero potuto fare un tentativo.
Almeno così si sarebbe levato Naruto dai piedi, che da quando si era messo con Hinata ed era rimasta incinta, non la smetteva più di tempestarlo di domane del tipo: “Quando ritorni?”, “Quando finalmente darai una possibilità a Sakura?”, “L’amore è meraviglioso!”, “Sto per diventare padre, è ora che ti metti all’opera anche tu!”, eccetera, eccetera…
Ne aveva davvero abbastanza, di tutte quelle fesserie, ed aveva deciso di starsene per conto suo ancora un anno; aveva bisogno di aria e di meditarci su.
Adesso le cose cominciavano ad essere diverse; si stava annoiando, se proprio doveva essere sincero con se stesso, e così facendo avrebbe fatto  contento anche il dobe, che avrebbe smesso di tartassarlo ed avrebbe potuto riprendersi il tempo con Sakura, la quale, ascoltando Naruto, sembrava avesse bisogno del loro aiuto. 

Uno strano villaggio ha richiesto espressamente Sakura per recapitare una missiva; non si sa molto a dire il vero su questo villaggio, così Kakashi ha pensato di affiancarle Sai e Choji, per sicurezza. Loro fanno più che altro da informatori! 

Se con lei ci sono già Sai e Choji, noi a cosa serviamo? 

Bhè, siamo di supporto, se vogliamo metterla in questi termini. Kakashi è un sentimentale, vorrà riunire ancora una volta il team 7, il team più forte di Konoha! 

Sai che palle! Non è una missione così complicata, Sakura se la caverà benissimo anche senza di noi. 

Ma quanto sei noioso! Si tratta di Sakura, dai che in fondo ti fa piacere. Ci facciamo un giro, ce la spassiamo un po’ come ai vecchi tempi e torniamo. Magari riesci anche ad assistere alla nascita di mio figlio! 

E va bene, testa quadra, hai vinto. Certe volte riesci davvero a tritarmele a dovere. Dove si trova questo villaggio? 

A sud del paese dei Fiumi. Tra le montagne e la costa. Si chiama Villaggio della Notte! 

Sasuke si era alzato in piedi e si stava riassettando la casacca, quando di colpo il suo corpo si irrigidì come una pietra, non appena Naruto gli rivelò il nome del Villaggio dove si trovava in quel momento Sakura.
Sentì come un fuoco bruciargli dentro, adesso capiva i timori di Kakashi ed aveva ragione a richiedere la presenza di lui e Naruto sul campo. Non avevano un solo attimo da perdere. 

Andiamo! 

Iniziò a correre e a saltare, Naruto non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che era già mezzo scomparso tra gli alberi, dovette accelerare parecchio il suo passo per stargli dietro. 

Ehi Sasuke cos’è tutta questa fretta? Fino ad un secondo fa nemmeno ci volevi andare, sai forse qualcosa che io e Kakashi non sappiamo? 

Te lo dico strada facendo! 

E perché non adesso? Accidenti Sasuke rallenta!! 

Sasuke atterrò su un ramo e si fermò, guardò dritto negli occhi Naruto, e lì capì che si trattava di una cosa seria. Su questo poteva esserne sicuro al cento per cento; Sasuke non era uno che mentiva. 

Durante il mio girovagare per il mondo, mi sono fermato, per un breve periodo, a Kiri, al Villaggio della Nebbia. Lì ho udito storie che parlavano di uno sconosciuto villaggio chiamato Villaggio della Notte e dove erano stati inviati alcuni dei ninja più forti in missione diplomatica.
Non sono più tornati.
Il Mizukage ha inviato una ambasciata per avere notizie, ma sono subito stati congedati dal nuovo capo del villaggio della Notte con l’unica spiegazione che non ne sapevano nulla, che i loro ninja non erano più al villaggio da giorni. Li hanno cercati nei dintorni ed anche per gli altri paesi, per settimane; ma dei ninja di Kiri non vi è alcuna traccia. I timori di Kakashi non sono così infondati. E se Sakura è nei guai, lo sono anche Sai e Choji.
 

Io ti credo amico, ma non sappiamo ancora nulla su di loro, magari sono già ripartiti senza problemi. 

Maggior ragione per andare più veloci che possiamo ed accertarcene noi personalmente. Non mi fido di quel villaggio. E faresti bene d’ora in poi a non fidarti nemmeno tu! 

Naruto annuì con il capo e ripresero a correre e saltare accelerando sempre di più il passo, tanto che avrebbero potuto volare. Erano di nuovo insieme, complici e compagni nella stessa missione; andare in soccorso a Sakura ed ai loro amici, nella speranza che le loro supposizioni fossero sbagliate.
 

Sakura si svegliò per puro caso per effetto del rumore della pioggia che ancora cadeva anche se in modo meno violento rispetto alla notte precedente. Guardò l’orologio sulla parete vicino al letto e rimase sconcertata, non riusciva a crederci; erano le 14:30 passate.
Si fece una doccia e si vestì in tutta fretta, era primo pomeriggio ma sembrava che fosse mezzanotte tanto era buio; aprì un secondo la finestra per capire come era il tempo ma dovette richiuderla immediatamente, oltre la pioggia adesso era anche decisamente freddo.
Scese nel salone del bar della locanda, dove trovò Choji seduto ad un tavolo ad ingozzarsi di patatine come al solito. Quando la vide le fece cenno con la mano; Sakura si avvicinò e si scusò per il terribile ritardo, ma Choji non ci badò. 

Non preoccuparti” le disse continuando a mangiare le sue patatine “non c’è poi molto da fare da queste parti. Sono andato in perlustrazione con Sai ed abbiamo raccolto un po’ di informazioni come richiesto da Kakashi. 

Perché non mi siete venuti a chiamare! 

Lo abbiamo fatto, ma non rispondevi ed abbiamo pensato che fossi molto stanca, la scorsa notte siamo andati a letto tardi, così ti abbiamo lasciato dormire. 

Sakura dovette trattenersi parecchio e dare fondo a tutta la sua forza di volontà per non apparire anche solo minimamente sull’orlo dell’incazzatura; era come se in quel momento ogni fibra del suo essere reclamasse sangue e botte e nemmeno si accorse che le sue mani si erano chiuse a pugno stringendo le dita così forte da farle scrocchiare. Il suo sguardo era grave e serio ma fece di tutto per mantenere il proprio autocontrollo; l’ultima persona con cui avrebbe voluto fare a botte in quel momento era proprio Choji ma non ne comprendeva il motivo.
Più di tutto non capiva come aveva fatto a dormire così profondamente e così a lungo e non essersene resa conto. 

Sakura? Perché hai quello sguardo arrabbiato? E’ solo un piccolo e modesto villaggio costiero, con ben poche attrattive. Niente di che. Non ti sarai mica offesa? 

Sakura dovette faticare parecchio per controllarsi e senza più rivolgere la parola a Choji si diresse al bancone del bar dove ordinò una tazza di tè.
Continuava a pensare e ripensare a Sasuke e a Naruto, se soltanto fossero stati lì con lei, avrebbe avuto qualcuno con cui parlare e magari l’avrebbero aiutata a capire come mai si sentiva così strana e svuotata.
Le stava venendo il mal di testa a furia di pensarci, si sentiva troppo stanca per essere lì da poco più di un giorno senza aver fatto alcun minimo sforzo.
Pochi minuti dopo rientrò anche Sai; dall’ingresso principale percorse tutto l’atrio del bar inondandolo di acqua per la pioggia che aveva ripreso a cadere fitta sulle strade e sulle case.
Prese dal suo zaino un panno per asciugarsi e si mise vicino a Sakura, Choji era ancora al tavolo vicino a mangiarsi le sue patatine. 

Ho finito il giro di perlustrazione del perimetro esterno del villaggio; non ci sono mura, il villaggio è in una conca ben protetto dalle montagne e dal mare, ma non so fino a che punto possa diventare un potente villaggio ninja nel giro di poco tempo. Non hanno le basi strutturali, il numero degli abitanti non è così considerevole. Sembra che non sia una grande minaccia. A parte una strana struttura appena fuori dal villaggio, al termine di un’area paludosa, stagliata sulla scogliera che a prima vista si direbbe un enorme magazzino, secondo me domani mattina possiamo anche andarcene. 

Choji esultò, non ne poteva davvero più di quel posto e voleva tornarsene dalla sua ragazza e gustarsi i suoi manicaretti, Sakura però non riusciva a condividere lo stesso entusiasmo.
Tornare a casa significava dover tornare alla routine di sempre, sperava che quella missione le desse lo stimolo che le serviva per non pensare sempre a Sasuke e a quanto fosse piatta la sua vita.
L’unico conforto era la speranza, vana, che magari in quei giorni Sasuke fosse ritornato a Konoha. 

Aspetta e spera. Tanto prima o poi ti ritroverai con solo macerie in mano! 

Scusa che hai detto?! 

La domanda era rivolta a Sai che la guardò con aria interrogativa, non aveva la benché minima idea a cosa di riferisse o a perché in quel momento la sua amica fosse così arrabbiata. 

Sakura non stai bene? Io non ti ho proprio detto nulla. 

Sakura capì che non era stato Sai a parlare e si voltò dietro di sè un paio di volte sia a destra che a sinistra ma non riusciva a capire da dove venisse quella voce. Era sicura di averla sentita e non era la prima volta; ma come la prima notte, si convinse di aver avuto un’allucinazione e si voltò nuovamente verso il suo tè.
Ma quando alzò lo sguardo per poco non fece prendere uno spavento ai suoi compagni; scattò all’istante dalla sua sedia facendo alcuni passi indietro andando a sbattere contro un altro tavolo:  c’era uno specchio posto contro la parete del bar, proprio dietro alle mensole dove erano i bicchieri, le tazze e le varie bottiglie di vino e di liquore, questo specchio rifletteva tutta la sala ed era certa di aver visto qualcuno riflesso nel vetro, un volto che sorrideva ma quando si guardò intorno nella sala c’erano soltanto lei, Sai e Choji.
Respirava a fatica e i suoi compagni la osservavano con aria enigmatica senza capire cosa esattamente stesse accadendo, eppure Sakura cercava di mantenere il più possibile la calma… era difficile persino per lei convincersi che il volto che aveva visto riflesso nello specchio fosse realmente il suo, perché era quanto di più oscuro ed orribile che ci potesse essere.
Chiese scusa ai suoi amici, non voleva spaventarli, aveva avuto solo una allucinazione e che era tutta colpa della fame. Sorrise a propose di ordinare qualcosa da mangiare, l’idea ovviamente venne supportata da Choji, ma in quel momento le porte della locanda si spalancarono con violenza e nella sala entrarono degli uomini vestiti di nero con delle maschere completamente piatte e bianche, che lasciavano scoperti solo gli occhi.
Il più grosso si avvicinò con fare minaccioso a Sakura che, dal canto suo, rimase immobile a fronteggiarlo, occhi negli occhi. 

Sakura Haruno?” chiese l’uomo in nero. 

Sono io… 

Su ordine del Gran Consiglio, per l’omicidio di due cittadini del Villaggio della Notte, lei è in arresto. Venga con noi senza opporre resistenza. 

Cosa?? Ma che siete impazziti? State lontani, non osate… 

Choji si alzò di scatto rovesciando il tavolo, Sai si pose davanti a Sakura pronto a combattere; da dove venivano fuori quei tizi e cos’era questa storia dell’omicidio? Entrambe le parti sfoderarono le loro armi pronti a combattere, ma Sakura mise una mano sulla spalla di Sai e con l’altra bloccò Choji. Non era quello il luogo per uno scontro che avrebbe provocato un grave incidente diplomatico tra Konoha e il Villaggio della Notte. 

Se combattiamo ora, scateneremo una guerra e passeremmo noi dalla parte del torto. Mettetevi in contatto con Konoha il più presto possibile, sono sicura che si tratta di un malinteso e che verrà al più presto chiarito. 

Sai e Choji si fecero convincere e fecero un passo indietro, ma non smisero di tenere gli occhi fissi sugli uomini mascherati, osservando e memorizzando ogni loro movimento, mentre il leader prendeva Sakura per un braccio e la condusse fuori dove ad aspettarli c’era un furgone nero; i finestrini erano totalmente oscurati e non era possibile vedere all’interno o all’esterno di esso.
L’uomo le afferrò entrambi i polsi e glieli portò a forza dietro la schiena; dopodiché applicò un sigillo i cui simboli arcani la avvolsero bloccandole le braccia e il chakra, una tecnica che aveva già visto usare nella prigione del Sangue dove vi venne rinchiuso Naruto, tanto tempo fa. 

Ehi un momento! Credevo che questo non fosse un villaggio di ninja, come conoscete questo sigillo? 

L’uomo non le rispose, la spinse dentro il furgone con ben poca gentilezza e richiuse il portellone.
Il furgone partì ma fu solo dopo un viaggio che sembrava infinito che si fermò, proprio davanti all’entrata posteriore del palazzo del capo del Villaggio.
Sakura venne fatta scendere e condotta verso un labirinto di corridoi, fino ad una di quelle anguste sale usate per gli interrogatori dei prigionieri; l’intero stabile era oscuro e buio, all’interno lampade al neon a basso consumo energetico trasformavano i lunghi corridoi in luoghi tetri e oscuri. La fecero sedere ad una delle sedie davanti ad grande tavolo senza però liberarle le braccia ma creando un altro sigillo che la teneva bloccata alla sedia; poi gli uomini uscirono e chiusero la porta a chiave lasciandola lì, nel silenzio più completo. Sakura si guardò intorno osservando ogni singolo angolo della stanza che, a parte il tavolo, le sedie, la lampada sul soffitto e lo specchio nella parete non aveva nient’altro e persino l’unica finestra era ricoperta da una rete di acciaio; comunque era troppo piccola per poterci passare, anche ammesso che fosse riuscita a scappare, dove sarebbe mai potuta andare?
Le avevano intimato il silenzio, quindi durante il tragitto non potè fare altro che ascoltare il rumore delle ruote sul selciato delle strade fino all’arrivo a palazzo e adesso era in attesa che qualcuno venisse a spiegarle per quale motivo era stata arrestata e l’origine di quelle accuse; non aveva afferrato bene, era coinvolta nell’omicidio di due civili ed era per quel motivo che si trovava lì.
Non poteva essere vero, c’era sicuramente stato un errore; eppure, mentre continuava a guardare la porta davanti a se, era tesa e preoccupata, voleva che quell’incubo finisse al più presto e che la lasciassero tornare a casa, ma qualcosa dentro le diceva che non ne sarebbe uscita tanto presto… 

L’uomo mascherato, intanto, bussò ad una porta nel corridoio adiacente e la aprì appena ricevette la risposta; un’ombra in fondo alla stanza attendeva il resoconto dei suoi soldati. 

Abbiamo la ragazza. Cosa dobbiamo fare con gli altri due? 

Loro non mi servono. Lasciateli andare. Appena saranno abbastanza lontani dal villaggio, eliminateli!

   
 
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