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Autore: _Laine    09/03/2015    1 recensioni
Alla morte dei genitori, quattro fratelli si ritrovano improvvisamente tra le mani un'eredità da capogiro. Sorgono problemi e nascono tensioni, i sentimenti vengono nascosti e le frustrazioni sfogate nei modi più sbagliati.
Ognuno dei fratelli Westmore aveva qualcosa da nascondere; i loro segreti potevano portarli in alto e realizzare i loro sogni, oppure trascinarli nel fondo del baratro.
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incest, Triangolo, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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9. Ellie



La stanza piombò nuovamente nel silenzio.
Ellie osservò il fratello minore disteso nel suo letto d’ospedale, ancora privo di sensi. Si sentiva inerme, completamente incapace di reagire a quella situazione che si faceva di giorno in giorno sempre più insostenibile. Prima aveva avuto la sua ricaduta, poi qualcuno aveva cominciato a perseguitare la sua famiglia. E adesso Sean si trovava nel reparto di terapia intensiva e nessun medico sapeva dire con esattezza se il ragazzo si sarebbe ripreso completamente.
“Le prossime ore saranno cruciali” aveva riferito uno di loro, dopo un’infinita serie di esami. “Il paziente riporta numerosi ematomi e ferite, nonché possibili danni alla scatola cranica. Per questa ragione saranno necessari ulteriori accertamenti per verificare le attività cerebrali.”
Al resto della famiglia non rimaneva che aspettare. Le ore passavano e, dopo aver accompagnato Sean in ambulanza, Harriet aveva vegliato su di lui per tutto il tempo. Una volta lasciata la stanza, Elizabeth era rimasta con il fratello minore, ma i pensieri più cupi le affollavano la mente. La situazione le ricordava le innumerevoli volte in cui era finita all’ospedale per aver alzato troppo il gomito; tutte le volte in cui i medici le avevano detto che doveva prendere provvedimenti, se voleva continuare a vivere; tutte le volte in cui li aveva bellamente ignorati.
Cosa sto diventando? Si domandò. Cosa stiamo diventando?
«Si riprenderà, vedrai.» Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Si voltò e vide James sulla soglia, con in mano una busta di carta. «Ho pensato che voi ragazzi aveste bisogno di mangiare qualcosa.»
Ellie sorrise. In mezzo a quella disastrosa situazione era bello vedere un volto rassicurante.
«Allora, ci sono novità?»
Mentre il detective le si accomodava accanto, Ellie gli spiegò ciò che avevano riferito i medici. «Ancora non sappiamo se e quando si riprenderà completamente.»
Poi lo ringraziò per il suo interessamento e, mentre i due sorseggiavano i loro caffè, rimasero ad osservare il ragazzo in silenzio.
«Credi... Che tutto questo possa avere a che fare con la morte di Peter Collins?» chiese Ellie ad un tratto.
Il detective rifletté per alcuni istanti prima di rispondere. «Onestamente, non ne ho idea. Da quello che mi avete detto, so che tuo fratello ha un carattere piuttosto violento ed impulsivo. È probabile che appena tornato in città sia rimasto coinvolto in una rissa.»
La ragazza considerò molto probabile quell'ipotesi. In fondo la descrizione di James Miller corrispondeva perfettamente all'atteggiamento che il ragazzo aveva sempre avuto e che si era addirittura accentuato dopo la morte dei genitori.
L'uomo però riprese a parlare: «Non mi sento comunque di escludere la possibilità che qualcuno l'abbia aggredito di proposito.»
Ellie si voltò nella sua direzione, sorpresa da quell'ultima affermazione. All'idea che qualcuno stesse perseguitando la sua famiglia e che avesse addirittura cominciato a colpire direttamente, cominciò ad inquietarsi.
Miller sembrò leggerle nel pensiero, perché riprese: «Voglio fare in modo che non vi accada nulla di male. Vi conosco da poco tempo, ma in qualche modo mi sento molto legato a voi e voglio proteggervi.»
Per un istante, la ragazza si concesse di credere che il detective avesse esteso quella frase anche ai suoi fratelli, ma che in realtà si stesse riferendo specialmente a lei.
Senza soffermarsi troppo su quella precisazione, chiese: «Cosa possiamo fare per proteggerci?»
«A questo punto credo sia necessaria una pattuglia che sorvegli l'ingresso del vostro palazzo. Inoltre, se non vi sentite al sicuro, potreste considerare l'idea di assumere delle guardie del corpo.
Ellie non era affatto convinta di quella proposta. «Vuoi dire che qualcuno dovrà sorvegliarci e seguirci ventiquattr'ore al giorno?»
Miller ridacchiò. «Non necessariamente. Potresti, ad esempio, avere qualcuno che ti guardi le spalle quando esci di casa, oppure nei momenti in cui non ti senti tranquilla quando sei sola.»
In altre parole, qualcuno l'avrebbe tenuta sotto osservazione in modo che non assumesse alcolici. La proposta la convinceva sempre meno.
«Non preoccuparti» riprese. «Puoi fare quello che ti senti. Ma sarei davvero più tranquillo sapendoti al sicuro.»
Ellie non riuscì a trattenere un sorriso, mentre ascoltava quell'ultima frase.
Senza aggiungere altro, James le prese la mano e la strinse forte tra le sue. Sorprendentemente, quel semplice gesto le trasmise subito un profondo senso di pace e sicurezza.
«Per quanto possano suonare banali o scontate queste parole, non riuscirei mai a perdonarmi se ti accadesse qualcosa di male.»
 
Quando il detective le comunicò di dover tornare al lavoro, la ragazza ricominciò a vegliare in silenzio sul fratello minore.
Oh Sean, cos'hai combinato questa volta?
Sapeva che nella sua vita i guai erano all'ordine del giorno, ma non era mai finito all'ospedale in stato di incoscienza. E pensare che se Harriet non fosse passata casualmente da quelle parti, nessuno avrebbe mai scoperto che il ragazzo era tornato in città.
Perché non ha avvertito nessuno?
 
«Non se ne parla.» «E' un'ottima idea!»
Esclamarono Aidan e Harriet all'unisono. Nel corridoio, accanto ai distributori automatici, Elizabeth aveva appena messo al corrente i fratelli del'idea di Miller.
Mentre la sorella minore aveva approvato subito senza riserve, Aidan si era mostrato decisamente contrariato. «Sarò felice se voi accetterete, ma io non voglio assolutamente che qualcuno mi stia tra i piedi tutto il giorno.»
Ellie notò che il fratello era di umore nero. Infatti, non faceva altro che fissare in continuazione lo schermo del suo cellulare, oltre a camminare nervosamente per il corridoio.
«Aidan, che succede? Ti senti bene?»
Il ragazzo si lasciò cadere su una sedia, poi rispose: «A dire la verità, ho avuto qualche problema con il lavoro. Non è nulla di grave, ma sono preoccupato per alcuni investimenti che non sono andati in porto come speravo.»
Ellie ne fu sorpresa poiché, pur lavorando nello stesso edificio, era completamente all'oscuro di quell'aspetto prettamente legato alla contabilità.
«Ragazzi, andate pure a casa a riposare» disse poi Harriet. «Voglio rimanere qui con Sean.»
Ellie ringraziò mentalmente la sorella; dopo tutte le emozioni che quella giornata le aveva riservato, non vedeva l'ora di concedersi un po' di riposo.
Invece Aidan parve contrariato da quell'affermazione, ma poi rispose: «D'accordo, andiamo.»
 
Per tutto il viaggio fino a casa, Aidan non aprì bocca. La ragazza si chiese se la situazione al lavoro non fosse più grave di quanto sembrasse, oppure se il fratello avesse altre preoccupazioni che preferiva tenere per sé. Ad ogni modo evitò di indagare oltre ed indispettirlo ulteriormente.
Come il tragitto in auto, anche i momenti in ascensore trascorsero in totale silenzio. Una volta fatto il loro ingresso, i due furono accolti da una Pauline più che ansiosa. «Per fortuna siete tornati. Samuel è sparito, non riesco a trovarlo da nessuna parte!»
Ellie cercò di mantenere la calma, mentre il fratello prendeva in mano la situazione e cominciava a perlustrare l'attico.
La ragazza inspirò profondamente, poi si sedette sullo sgabello del bancone in cucina. La sua attenzione fu catturata da un foglio completamente bianca che si trovava in mezzo alle buste della posta ritirata. Non presentava alcun nome ne' indirizzo, perciò qualcuno doveva averlo poggiato lì recentemente e di proposito. Con il cuore che le batteva all'impazzata, dispiegò il foglio e lesse con attenzione le parole scritte con una calligrafia incerta e tremolante:
 
Miei cari ragazzi,
solo Dio sa quanto mi costi scrivere queste parole, ma è giunto il momento per me di dare una svolta alla mia vita. È da diverso tempo che ci rifletto e sono giunto alla conclusione che la routine quotidiana si sta facendo troppo soffocante. Vi chiedo scusa per non avervi detto nulla e per averlo fatto solo ora in modo così improvviso e sbrigativo, ma ho sentito l'esigenza di allontanarmi immediatamente. Sparirò dalla circolazione e starò via per un po', poi deciderò cosa fare per il resto della mia vita.
Non temete, non è colpa vostra; è stato un onore per me servire la vostra famiglia e vi auguro tutto il meglio possibile. Ve lo meritate.
Con affetto,
Samuel.”
  
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