[Nota dell’Autrice: grazie di cuore a tutti
coloro che stanno seguendo la mia storia, non immaginavo così tanti
apprezzamenti e mi fa davvero piacere. Spero che il prossimo capitolo non
deluda le vostre aspettative, alla cui elaborazione ci ho messo il cuore e che
dedico a tutti voi appassionati. Baci baci!]
CAP.4 Prigione
“Stanno solo perdendo il loro tempo. Tu non
sei certo un agnellino anche se qualcuno ti sacrificherebbe volentieri… tu sai
a chi mi riferisco non è vero??”
Non aveva idea di che ore fossero, quando aprì
gli occhi Sakura era mezza sdraiata sul tavolo della stanza degli interrogatori;
l’avevano lasciata lì, bloccata alla sedia per tutta la notte, senza che
nessuno venisse anche solo a portarle un bicchiere d’acqua. Aveva sete, dolori
alla schiena per la posa innaturale su cui era stata costretta a dormire e
inoltre iniziava a sentire la necessità di andare in bagno. Quella strana voce
continuava a martellarle in testa, eppure non aveva alcuna idea di chi
appartenesse; la stanza era completamente vuota e non c’era nessuno a parte lei.
Stava cercando di mettere a fuoco la porta che
questa si aprì ed un paio di uomini entrarono a passo spedito, sbattendole in
faccia un fascicolo con sopra il suo nome e iniziarono a girarle intorno
sibilandole in faccia cose di cui non riusciva ad afferrare il senso.
“Buongiorno
tesorino, allora cosa ci racconti questa mattina? La notte trascorsa qui dentro
deve averti fatto riflettere e sono curioso di sentire la storia fantasiosa che
la tua bella testolina avrà confezionato!”
“Eri
annoiata, depressa, in cerca di qualche bella avventura maniacale?? Su avanti
parla. Di certo i due uomini che hai spedito all’altro mondo la scorsa notte
sarebbero curiosi di ascoltare la tua versione anche dall’aldilà!”
Sakura continuava a guardarli con occhi
sgranati pieni di sconcerto, non capiva nulla di cose le stessero dicendo quei
due uomini, poteva solo dire loro che era innocente e che non aveva fatto
nulla.
“Mi
dispiace io… non so di cosa state parlando.”
Senza alcun preavviso uno dei due le rifilò un
manrovescio in faccia che le fece davvero male; dunque era così che al
Villaggio della Notte trattavano i sospettati, a prescindere dal sesso?
Gli urlavano in faccia che doveva confessare e
le fecero vedere le foto dei cadaveri, ma non sapeva chi erano quei due ragazzi
massacrati in quel vicolo, dove non era mai passata; cercò di rispondere alle
loro insistenti domande, sulla sua missione diplomatica, su dove si trovava il
giorno prima, su dove era stata e cosa aveva fatto, ma sembrava che nessuna
delle sue risposte a loro andasse bene.
“La tua
situazione può solo peggiorare o migliorare a seconda di quello che ci dirai e finora non
ci hai detto granchè. Noi vogliamo la verità e ti garantisco che te la tireremo
fuori dalla bocca.”
“Vi dico
e vi ripeto che non conosco quei ragazzi, non li ho mai visti in vita mia e non
sono stata io ad ucciderli…”
“Davvero
e allora spiegaci come mai quando siamo venuti a prenderti eri in procinto di
partire. Stavi pensando di scappare indisturbata al tuo villaggio??”
“Non
stavo scappando da nessuna parte, era solo… “
L’uomo vestito di nero le diede un altro
ceffone in faccia impedendole di finire il discorso, andarono avanti a gridarle
contro e a picchiarla per tutta la mattinata fino a che non ce la fece più ed
implorò di poter andare in bagno, ma non le diedero retta e se ne andarono
dopo un tempo infinito, lasciandola ancora lì seduta in quella
stanza per un’altra ora o forse più; non aveva alcuna certezza che sarebbe
finita tanto presto.
Quello che non sapeva era che Naruto e Sasuke
erano in viaggio anche loro verso il Villaggio della Notte, come avrebbero
reagito se avessero saputo quello che le stava accadendo?
Sai e Choji, per tutta la notte, avevano
cercato di parlare con qualcuno che spiegasse il motivo per cui Sakura era
stata arrestata e che gli permettessero di vederla, ma avevano ottenuto solo
indifferenza e non potevano permettersi di usare la forza per farsi ascoltare.
Fu dopo diverse ore che alcuni uomini, completamente
vestiti di nero, si diressero verso di
loro e li intimarono di lasciare il Villaggio della Notte; si occuparono
loro stessi di scortarli alle porte del villaggio e li spinsero ad andarsene.
La storia si faceva sempre più complicata.
Ma a complicare ulteriormente le cose non fu
certo l’intervento dei suoi amici; quando i due uomini in nero tornarono da Sakura,
avevano una disposizione del giudice del Villaggio che la condannava al carcere
a vita e con loro c’era una donna con in mano un sacchetto vuoto ed un altro
invece contenente una tuta arancione, una tuta per carcerati.
“Bhè
anche se ti ostini a non confessare il tuo crimine bellezza, sei comunque oltre
il baratro; ci sono due testimoni che ti hanno visto in quel vicolo la scorsa
notte quindi a meno che tu ci dia un motivo per alleggerire la tua posizione
non credo che uscirai dal carcere prima della fine dei tuoi giorni”
Sakura tremava e stava a sguardo basso a
fissare la sue gambe congiunte, ma non fu più in grado di trattenersi; non
proferì parola e di contro in risposta ai due poliziotti si fece la pipì
addosso che le procurò una tale vergogna ed una umiliazione ancora più grande
del disgusto e dello sdegno impresso nel volto dei due suoi aguzzini.
“Ecco ci
mancava anche questa. Te lo dicevo io che era colpevole. Finisce sempre così!”
Uno dei due fece cenno alla donna di entrare e
di occuparsi di lei; la liberarono dalla sedia, ma senza sciogliere il sigillo
che le bloccava la forza e il chakra e venne accompagnata in bagno pressoché di
peso, le sue gambe erano malferme e non la reggevano quasi più; la donna fu
certamente un po’ più gentile dei due uomini, ma di certo non meno sgarbata e
sprezzante, abituata comunque a trattare gli stranieri alla stessa stregua dei
criminali, sia uomini che donne e non c’era da stupirsi.
“Al
Villaggio della Notte non siamo così clementi con i criminali; sei già
fortunata che non è in vigore la pena di morte. Al massimo potrai uscire tra
vent’anni per buona condotta.”
A Sakura stava per esplodere il cervello, tutta
quella faccenda era ridicola, eppure sembrava che stessero facendo di tutto per
convincerla di aver veramente commesso quell’atrocità e per quanto si
dichiarasse innocente iniziò a vacillare e sembrava quasi sul punto di svenire;
sapeva che c’era ancora il viaggio per arrivare al carcere, e solo allora la
sua vita si sarebbe trasformata in un vero e proprio inferno senza via
d’uscita.
Ancora una volta venne trascinata via dal
palazzo e caricata di nuovo sul furgone in direzione del carcere; una
costruzione di pietra dalla forma di una torre, alta almeno 10 piani, costruita
su una scogliera a ridosso del mare appena fuori dal villaggio, all’apparenza
poteva essere un grande magazzino, proprio come aveva detto Sai ma in realtà
era tutt’altro. Ci vollero 20 minuti prima di varcare i neri cancelli di quella
torre, ove era sicura che non ne sarebbe mai più uscita o almeno non da viva.
Osservò le oscure pareti e le recinzioni di metallo tutte intorno alle alte
mura attraverso il piccolo finestrino sprangato del furgone ed una piccola
lacrima le scese sulla guancia, l’unica e forse l’ultima per il resto della sua
vita; non aveva avuto nemmeno la possibilità di poter vedere per l’ultima volta
Naruto e i suoi amici… e Sasuke; forse quella era l’occasione giusta per
risolvere una volta per tutte il suo conflitto interiore e dare un taglio netto
a quella storia. Cosa mai avrebbe potuto fare lui per lei adesso, in una
situazione come quella, di certo non poteva irrompere nel carcere mettendo
tutto a ferro e fuoco, considerando che era pieno di guardie armate fino ai
denti… non poteva esistere una simile eventualità, questa volta non sarebbe
venuto nessuno a salvarla, non ci voleva un genio per capire che l’avevano
incastrata a dovere, il punto era perché? Perché lei?
Mentre attraversava i corridoi metallici che
conducevano al secondo ingresso, oltre il quale avrebbe conosciuto soltanto
l’oblio, si chiese chi mai aveva organizzato una cosa simile e soprattutto,
quante altre persone erano nella sua condizione; incarcerate senza motivo,
accusate di aver commesso i crimini più svariati, senza che loro nemmeno se ne
rendessero conto, solo perché erano ninja e magari in quel momento si trovavano
altrove.
“Sei veramente sicura di quello che stai
pensando? Magari non eri poi del tutto cosciente mentre ti stavi punendo con le
tue stesse mani!”
Sakura fu nuovamente sottratta dai suoi
pensieri da quella oscura voce, e dovette costringere l’uomo in guardiola e
ripeterle la domanda, dato che nemmeno si era resa conto che stesse parlando.
Ancora corridoi bui ed angusti, poi alti piani
ognuno con un fitto numero di celle e lei era in una di queste; solo un numero,
non esistevano nomi lì dentro, non erano più esseri umani, solo carne da
macello a meno che non fossi abbastanza in gamba da sopravvivere. Il carcere
era un unico agglomerato suddiviso in tre edifici equidistanti, uno dei quali
era quello centrale a forma di torre; uno era per i prigionieri di sesso
maschile, l’altro era per quelli di sesso femminile, il terzo era riservato al
personale giudiziario, con l’infermeria, l’armeria e l’ufficio del capo.
Inutile dire che il settore femminile non era
esattamente tra i più accoglienti, come nulla lo era in quella bolgia; dopo la
visita sanitaria, la passerella davanti alle celle delle altre detenute era
d’obbligo per giungere fino alla sua, la numero 503. Al momento era uscita
indenne dai commenti curiosi e talvolta poco lusinghieri delle altre
prigioniere, ora non restava che aspettare il giorno seguente e poi quello dopo
ancora fino a che, forse, la pazzia l’avrebbe raggiunta prima della morte.
Sai e Choji dovettero dare fondo a tutte le
loro energie, dovevano tornare a Konoha il prima possibile e riferire
immediatamente l’Hokage dell’accaduto; avevano lasciato il Villaggio della
Notte da circa un’ora e si trovavano ora in un fitto bosco oltre il quale avrebbero attraversato il confine
con il paese del Fuoco.
Si erano appena inoltrati tra la fitta
vegetazione, quando ad un tratto vennero accerchiati da un numeroso gruppo di
uomini vestiti di nero, gli stessi che avevano incontrato al villaggio della
Notte e che erano pronti ad attaccarli; ne seguì una battaglia cruenta in cui
Choji e sai ebbero la meglio, ma altri aggressori si fecero avanti sfoggiando
tecniche ninja inusuali e micidiali.
Quella era la conferma che il Villaggio della
Notte in realtà era un villaggio di ninja e non un pacifico villaggio costiero
come volevano invece dare a vedere, inoltre erano ninja molto pericolosi.
Fu in quel momento che, a grande sorpresa,
giunsero Naruto e Sasuke e non ci volle molto che i ninja oscuri batterono la ritirata;
Sasuke aveva attivato il Susanoo e Naruto era in modalità Kyuubi, solo uno
stupido avrebbe reagito mettendosi contro di loro.
Sai e Choji furono sollevati, quei ninja erano
intenzionati ad eliminarli ed eliminare ogni prova che Sakura era prigioniera
al Villaggio della Notte ma ancora non si sapeva per quali oscuri motivi.
Entrambi raccontarono a Naruto e a Sasuke
quanto era accaduto alla loro compagna e Naruto iniziò a ribollire di rabbia; era
già pronto a recarsi al Villaggio della Notte e far saltare tutto e a farla pagare
ai responsabili ma fu Sasuke a trattenerlo e ad imporgli la calma.
“Credi
che reagendo così ci restituirebbero Sakura illesa? Siamo anche i ninja più
forti di Konoha, ma se hanno messo in piedi tutta questa sceneggiata, ci deve
essere sotto qualcosa di molto più importante. Ti sei già dimenticato quello
che ti ho detto a proposito dei ninja di Kiri? Li ucciderebbero tutti solo per
difendersi da noi, e magari molti altri sono rinchiusi lì. Pur agendo nel migliore
delle intenzioni, vuoi forse far scoppiare un’altra guerra?”
Naruto dovette ammettere che Sasuke aveva
ragione; se volevano salvare Sakura, e tutte le persone tenute prigioniere al
Villaggio della Notte, dovevano agire con cautela; Sai e Choji avevano adesso
la via libera per tornare a Konoha e riferire a Kakashi, che avrebbe
sicuramente inviato rinforzi, nel frattempo loro due sarebbero rimasti nei
dintorni ed avrebbero cercato di scoprire quanto più potevano su questo carcere
e al momento opportuno sarebbero intervenuti.