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Autore: _Fedra_    13/03/2015    9 recensioni
Giurereste mai che le ragazze che abitano al piano di sopra siano in realtà due spietate cacciatrici di demoni?
Con l'arrivo di Claire e Teresa in uno squallido appartamento alla periferia di Roma, la Città Eterna si trasforma in un teatro gotico in cui nulla è più come sembra e anche il più candido angelo di pietra può trasformarsi in un mostro assetato di sangue.
Riuscirà il giovane Raki a sopravvivere in questa nuova realtà?
DAL CAPITOLO 1:
Un'ombra scura si allungò sulle gradinate della Facoltà di Lettere e Filosofia, salendo lentamente le scale che conducevano all'ingresso.
Claire osservò compiaciuta gli sguardi dei presenti che si spostavano per lasciarla passare.
Sui loro volti poteva leggere le espressioni più diverse: stupore, curiosità, invidia, timore.
Le sembrava di poter fiutare la paura nascosta dietro quelle maschere malcelate, come se in fondo il loro istinto animale gli stesse suggerendo che ciò che temevano di più al mondo si trovava proprio davanti ai loro occhi.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire, Priscilla, Raki, Teresa
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Occhi d'argento'
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Nove.
Ricordi dalla guerra V

 

*

 

 

 

 

Teresa aveva voltato la testa di scatto, lo sguardo guardingo e le narici dilatate, inspirando profondamente l’aria.
Improvvisamente, i passi all’esterno erano cessati, come se l’intruso avesse capito di essere stato notato.
“Claire,”, aveva detto Teresa continuando a fissare fuori dalla finestra, la voce improvvisamente fredda “nasconditi”.
Senza attendere oltre, la ragazzina si era trascinata sotto il letto, rannicchiandosi sul pavimento polveroso.
Con la massima calma, la guerriera si era levata in piedi, sollevando la spada nascosta in un angolo della stanza e sedendosi su una sedia non lontano dalla finestra, restando in attesa.
Un attimo dopo, sulla porta era apparsa una giovane donna dalla bellezza eterea e selvaggia, i tratti affilati come quelli di un elfo pervasi da un’espressione dura.
L’elsa della spada le luccicava tra le scapole muscolose.
“Ma tu guarda”, aveva commentato Teresa con calma. “Non avrei mai pensato che mandassero proprio te, Irene”.
“Bando alle ciance, Teresa. Sai quanto mi rincresce obbedire a un simile ordine. Piuttosto, mi chiedo come una come te abbia potuto trasgredire gli ordini dell’Organizzazione”, aveva risposto questa freddamente.
“Temo che non capiresti”, aveva tagliato corto l’altra. “Vuoi accomodarti?”.
 
Era bastata una frazione di secondo e l’intera stanza era stata ridotta a brandelli da una raffica di colpi micidiali.
Claire aveva avvertito la lama di Irene passarle a pochi centimetri da un orecchio, mentre il legno e il metallo del letto cadevano a pezzi attorno a lei.
Un istante dopo, la spada di Teresa aveva bloccato a mezz’aria quella di Irene.
Per la prima volta, sul volto della Claymore era comparsa un’espressione di pura ferocia, che le deformava i tratti angelici.
“Non avrai pensato di usare la Spada Fulminea contro un’umana indifesa, vero?”, aveva ringhiato con rabbia. “Mossa sbagliata, Irene!”.
L’altra l’aveva respinta come se niente fosse, rimettendosi in guardia.
I suoi occhi d’argento erano pervasi di disprezzo.
“È per quella scimmia rachitica che hai tradito l’Organizzazione?”, aveva chiesto accennando a Claire, raggomitolata sul pavimento. “Francamente, non mi sarei mai aspettata una cosa simile da Teresa del Sorriso”.
“Forse perché mi sottovaluti!”, aveva ringhiato l’altra, scagliandosi contro di lei.
L’impatto era stato così violento, che entrambe si erano schiantate contro il muro della stanza, facendolo crollare.
Un attimo dopo, si trovavano a faccia in giù nell’erba incolta del prato, i capelli biondi ricoperti di calcinacci.
“Due a uno per me!”, aveva esclamato Irene mentre sul suo volto si allargava un sorriso crudele.
In quel preciso istante, dai cespugli erano emerse altre tre Claymore.
Teresa aveva lanciato loro un’occhiata sprezzante.
“Bene, bene, bene”, aveva commentato. “Noel e Sofia, le mie compagne più fidate. Credete forse che questo mi impedirà di torcervi anche un solo capello?”.
“Per noi non sarà certo un problema obbedire agli ordini”, aveva esclamato quella con i capelli più corti in tono di sfida, denudando la spada.
“Non avevo dubbi, Noel”, aveva risposto Teresa freddamente; poi il suo sguardo si era posato sulla quarta Claymore.
 
Non aveva mai visto quella guerriera prima d’ora.
Era più piccola e decisamente meno graziosa delle compagne, il volto da bambina incorniciato da una massa di corti capelli biondi e ribelli.
“E tu chi saresti?”, aveva domandato Teresa, squadrandola dall’alto dei suoi due metri d’altezza.
“Mi chiamo Priscilla, signora. Sono l’attuale numero 2”, aveva risposto lei.
“Questa mocciosetta sarebbe la numero 2?!”, aveva esclamato l’altra incredula, volgendosi verso Irene. “E tu…?”.
“Pare che la giovane Priscilla sia la più forte di tutte noi”, aveva replicato l’altra con calma.
“Ma dai, è impossibile! Senti, ragazzina, non so perché ti abbiano scelta per questa missione, ma forse è il caso che ti faccia da parte o potresti farti male”.
“Non ho alcuna intenzione di farmi da parte, signora Teresa”, l’aveva contraddetta Priscilla.
La sua voce da bambina strideva con il suo tono freddo e distante, come quello di un automa.
Nonostante fosse molto più matura ed esperta di lei, Teresa aveva avvertito un brivido di paura scorrerle lungo la schiena.
“Prego?”, aveva domandato, interdetta.
“Perché mai avrebbe dovuto trasgredire gli ordini dell’Organizzazione, quando invece erano così chiari?”, aveva proseguito Priscilla, lo sguardo fisso nel vuoto. “Lo sa che ci è proibito uccidere gli umani, vero? E che tale atto può essere punito con la morte?”.
Improvvisamente, sul volto della giovane guerriera era apparsa un’espressione di puro odio, che le aveva alterato grottescamente i tratti da bambola di porcellana mentre sguainava la spada con un braccio esile.
“Io non posso tollerare che la numero 1 si sia potuta macchiare di un crimine tanto orrendo. Per questo avrò la sua testa, Teresa del Sorriso!”.
 
Prima ancora che avesse potuto rendersene conto, Priscilla si era scagliata contro la guerriera, la spada levata.
Teresa aveva respinto il colpo all’ultimo istante, lanciando un’esclamazione di sorpresa.
La lama le aveva sfiorato la fronte, aprendovi un profondo taglio al disotto dell’attaccatura dei capelli.
Subito, il sangue aveva preso a colarle sugli occhi d’argento.
“Ma che diav…?”.
Ma Priscilla non sembrava disposta a darle requie.
Con un balzo fulmineo, si era nuovamente scagliata su di lei, tentando di colpirla con altrettanta veemenza.
Anche questo colpo era stato respinto per il rotto della cuffia.
A quel punto, Teresa aveva capito che non era possibile ragionare con quella ragazzina.
E che nessuna delle sue compagne avrebbe avuto pietà di lei.
Difatti, non appena la sua spada aveva deviato quella di Priscilla, Irene non aveva esitato a gridare:
“Forza, ragazze, aiutiamola!”.
Altre tre spade avevano circondato Teresa da ogni lato, tentando di ferirla ovunque fosse possibile.
La guerriera aveva schivato i fendenti mortali con un balzo, tornando poi a colpire alle spalle.
Un attimo dopo, Irene, Sofia e Noel giacevano a terra, i loro corpi attraversati da profonde ferite sanguinanti.
“Tsk, pivelle!”, aveva commentato Teresa con disprezzo. “E ora, sistemiamo i bambini”.
 
Non aveva mosso neppure un passo verso Priscilla, che questa era tornata all’attacco con tutta la furia che aveva in corpo, gli occhi gialli che fiammeggiavano.
“Stai sprecando energia preziosa, ragazzina. È ora che impari a controllarti”, aveva detto Teresa freddamente, levando il braccio.
Il colpo dell’avversaria era stato bloccato con violenza, strappandole la spada dalle mani e catapultandola lontano.
Priscilla era crollata in ginocchio tra le sterpaglie, gli occhi sbarrati.
Aveva perso.
Teresa le si era avvicinata a grandi passi, la spada ancora stretta tra le mani.
“Le tue compagne avrebbero dovuto insegnarti un minimo di rispetto verso le colleghe più anziane. Se ricoprono la loro carica attuale, ci sarà un motivo, giusto?”, aveva detto mentre si piazzava al suo fianco, torreggiando su di lei. “Sai, avresti tutte le carte in regola per diventare una guerriera molto potente. Forse anche più di me. È un vero peccato che tu sia così superba. Non riesco proprio a sopportare le piccole arroganti come te”.
 
Teresa aveva sollevato la spada, la lama che scintillava al sole.
“ Mi dispiace tanto, davvero. Addio, mia piccola e sfortunata Priscilla”.
La giovane Claymore sembrava non aver ascoltato nemmeno una parola di quello che aveva detto.
Se ne stava prona sul prato, gli occhi dilatati dal terrore.
Nel suo sguardo si leggeva una sola, terribile consapevolezza: sto per morire.
Teresa stava per vibrare il colpo fatale, quando improvvisamente una vocetta acuta aveva attraversato il piazzale.
“Teresa!”.
Claire era arrivata ansimando, piazzandosi di fronte alla guerriera.
I suoi grandi occhi verdi si erano posati ora su Priscilla, ora sulla sua benefattrice, confusa e sconvolta.
Teresa aveva avvertito un improvviso groppo serrarsi sulla gola.
Aveva abbassato lo sguardo sulla nuca di Priscilla, scendendo sulle sue spalle esili e tremanti.
Com’era piccola e fragile!
Quanti anni aveva, nel momento in cui era stata strappata alla sua famiglia e costretta a diventare un mostro?
Quanto aveva sofferto mentre le aprivano le membra per impiantarvi le carne e il sangue di yoma?
Quanto si era disperata nel momento in cui si era resa conto di aver perso per sempre la sua natura umana, la sua innocenza, la sua libertà?
Se non fosse stato per lei, forse al posto di quella ragazzina avrebbe potuto esserci benissimo Claire.
 
Teresa aveva abbassato la spada.
“Vattene”, aveva detto a bassa voce, quasi un ringhio.
Priscilla non si era mossa.
“Ho detto vattene, sei libera! Che questa sconfitta ti serva da lezione!”, aveva esclamato l’altra improvvisamente.
La guerriera aveva trasalito per lo spavento, cadendo faccia in giù nell’erba a scoppiando in un pianto isterico.
“Tsk, mocciosa”, aveva commentato Teresa in tono sprezzante, scavalcando le compagne ferite e prendendo Claire per mano. “Andiamocene di qui. Per oggi, hai visto abbastanza”.
Non le aveva dato nemmeno il tempo di voltarsi indietro, attraversando a grandi passi il cortile e avviandosi nel bosco.
“Siamo troppo lente”, aveva decretato Teresa, facendo per prendere in braccio Claire. “Tieniti forte”.
Un attimo dopo, un ruggito disumano seguito da un’accecante luce azzurra si era levato dal punto in cui si trovava la casa abbandonata.
 
Nel giardino coperto di sterpaglie, Priscilla gridava con quanta forza aveva in corpo, stringendo spasmodicamente la spada tra le mani.
“Maledetta! MALEDETTA!”.
La rabbia e l’umiliazione sopite da tempo immemore ora avevano trovato la forza di uscire allo scoperto, spazzando via i tratti angelici del volto e trasformandoli in una maschera demoniaca.
La pelle era diventata improvvisamente dura e violacea, le membra stavano triplicando la muscolatura, la bocca si stava riempendo di zanne.
“Fermati, Priscilla! Controlla il tuo yoki!”, le aveva ordinato Irene, preparandosi ad attaccare.
“La legge…ha infranto la legge! È un’assassina!”, Priscilla aveva lanciato un ruggito disumano. “TERESA, VOGLIO LA TUA TESTA!”.
“FERMATI!” aveva gridato Irene, ma ormai era troppo tardi.
Priscilla si era scagliata in avanti con la spada levata, gettandosi all’inseguimento nella foresta.
“Ha completamente perso il controllo! Dobbiamo fermarla prima che si Risvegli!”, aveva esclamato Irene rivolta alle compagne doloranti.
 
Teresa aveva avvertito Priscilla arrivare e la stava aspettando in una radura, la spada levata.
La visione che le si era parata di fronte di lì a poco le aveva strappato un’esclamazione di sorpresa.
Al posto della bambina in lacrime che aveva abbandonato di fronte alla casa c’era un autentico mostro, con gli occhi fiammeggianti e la bava che le colava sul petto.
“Teresa!”, aveva sibilato Priscilla, barcollando verso di lei.
“Fermati, ragazzina. Sei ancora in tempo per tornare indietro”, aveva risposto l’altra con calma.
“Teresa!”, aveva ripetuto Priscilla con voce inumana, mulinando la spada in aria. “Hai ucciso mio padre!”.
“Io non ho la minima idea di chi fosse tuo padre. Ti consiglio di darti una calmata, piccola!”.
In tutta risposta, l’altra le si era avventata contro con un impeto disumano, ululando di rabbia.
Teresa aveva parato il colpo con la massima calma, rispondendo a sua volta.
Il Risveglio la sta indebolendo, pensava mentre rincarava la dose di fendenti. Devo riuscire a fermarla, finché sono in tempo!
Dal suo canto, Priscilla sembrava aver perso completamente il lume della ragione.
Continuava a scagliare colpi a casaccio, mulinando la spada come una falce impazzita.
Gli occhi erano ormai fuori dalle orbite, la voce un ruggito continuo e disperato.
La sua totale mancanza di controllo stava giocando tutta a favore di Teresa.
Con un ultimo fendente, la Claymore era riuscita a disarmare ancora una volta la sua avversaria.
Questa era crollata in ginocchio, le lacrime e il moccio che si mischiavano alla saliva.
 
“Ti prego, uccidimi! Non voglio morire da yoma! TI PREGO!”, gridava mentre si contorceva sul terreno, strappandosi i capelli a ciocche.
Teresa le aveva rivolto un’occhiata colma di disprezzo, ma allo stesso tempo di compassione.
In fondo, quella povera creatura avrebbe trovato solo conforto dalla morte.
Era orribile, ma non aveva scelta.
“D’accordo”, aveva risposto con calma. “Ti prometto che non soffrirai”.
Teresa aveva levato la spada.
Un attimo dopo, i suoi occhi d’argento si erano trovati a fissare le estremità mutilate delle sue mani.
Poco distante, nascosta tra i cespugli, Claire avvertito un tonfo ai suoi piedi.
Le mani di Teresa giacevano sul terreno, ricoperte di sangue e terriccio.
La Claymore non si era ancora resa pienamente conto di ciò che era accaduto, che Priscilla si era scagliata in avanti, reggendo la spada tra le mani.
Un attimo dopo, la testa di Teresa rotolava via, mentre il suo corpo senza vita si accasciava sull’erba.
 
Claire era rimasta pietrificata, incapace di credere a ciò che aveva appena visto.
La sua salvatrice non c’era più.
Era morta.
I suoi occhi bruciavano di lacrime, annebbiandole la vista.
Avvertiva il mondo attorno a lei sgretolarsi e crollarle addosso, inghiottendo anche l’ultimo barlume di speranza che per poco aveva irradiato la sua vita.
“Teresa…”.




Ciao, belli! :) Come state? Avete passato una bella settimana?
Io ho avuto un po' di alti e bassi, ma per fortuna la scrittura è sempre di grande aiuto in momenti del genere * oltre alle canzoni dei Linkin Park *

Siamo giunti praticamente al penultimo capitolo di questo flashback.
Spero di non avervi annoiati, visto che in questo caso mi sono attenuta molto all'opera originale, e soprattutto che le scene di duello siano state precise.
Io, personalmente, ricordo vagamente Priscilla da Risvegliata, nel maneggiare la spada * ovviamente molto più lentamente e in modo del tutto meno terrificante *
Per chi invece non conoscesse il manga, so perfettamente che ora vi sentirete leggermente spaesati dopo la morte di Teresa.
Com'è possibile che settant'anni dopo sia ancora viva?
Mi dispiace, con questa vi ho automaticamente agganciati per il prossimo capitolo ;)

Detto questo, passo immediatamente ai ringraziamenti.
Un grazie speciale va alla mia sorellona Angelika per tutte le risate che ci facciamo insieme, Xephil per tutte le nostre piacevoli chiacchierate e joy che in questi giorni è stata praticamente una sorella maggiore :)
Grazie anche ai miei recensori più affezionati: AlanKall, bienchen, SognatriceAocchiAperti e KING KURAMA.
Inoltre, grazie infinite a tutte le decine di lettori silenziosi che ogni giorno passano a leggere questa storia.

Per chi avesse voglia di qualcosa di più sentimentale (ma allo stesso tempo un po' splatter), lunedì sera tornerò regolarmente con l'aggiornamento di "The Phoenix".
Per qualsiasi altra informazione, potete sempre fare un salto sulla mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra

A presto e buon fine settimana :)
Un abbraccio

Vostra,
Fedra
 
 
 
 
 
 


 
   
 
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