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Autore: Ali_TheDemigod    15/03/2015    5 recensioni
E se Percy, dopo essersi svegliato alla Casa del Lupo, essere andato in Alaska con Hazel e Frank, non si fosse ricordato di nulla? Di Annabeth, del Campo Mezzosangue, di Grover e Tyson? Se pensasse di essere un normale figlio di Nettuno? Cosa succederà quando Annabeth e gli altri arriveranno al Campo Giove?
[Dal testo]
Annabeth si guardò intorno, esaminando uno ad uno i volti dei Romani. Poi, qualcuno apparve tra la folla e il resto scomparve.
Percy era cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto. Era più alto, più muscoloso e abbronzato. I capelli neri erano spettinati come sempre, mentre gli occhi verdi guardavano incuriositi i nuovi arrivati.
Quando la figlia di Atena incrociò il suo sguardo, si sentì investire da un calore improvviso. Tentò di sorridere, sorriso che lui ricambiò anche se un po' confuso.
— Cosa succede qui? — chiese la voce di una ragazza.
Annabeth distolse a fatica gli occhi da Percy e la osservò.
Stava per fare un passo avanti e presentarsi, quando qualcosa la fece impietrire.
Quella ragazza con gli occhi d’ossidiana si era avvicinata a Percy e gli aveva stretto la mano.
— Chi sono Perce? —
— Non ne ho idea —
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth, Reyna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Percy.
Sto per rivedere Percy.

Questo era l’unico pensiero di Annabeth mentre si scendeva la scaletta di corda che avevano calato. Come da programma, avevano lasciato le armi sull’Argo II, ma la ragazza senza il suo pugnale si sentiva persa e debole.
Pensò a Luke che le aveva regalato l’oggetto tanti anni prima e deglutì tentando di non farsi sopraffare dalle emozioni negative che le provocava il pensare al suo vecchio amico.
Annabeth era forte. Aveva affrontato milioni di sfide sin da bambina e le aveva superate tutte, anche se a volte con qualche effetto collaterale.
Quando ormai mancavano pochi scalini, balzò in aria atterrando in piedi. Alzò lo sguardo portando una mano agli occhi per proteggerli dal sole.
Jason stava scendendo, seguito da Leo mentre Piper era già arrivata e si stava guardando attorno.
Imitò l’amica osservando il Campo Giove. Notò diversi edifici mezzi crollati, alcuni completamente distrutti. Vide dei tempi in lontananza e… Dei, quello era un anfiteatro?
Tentò di non sembrare troppo sorpresa e di non aprire le labbra, ma quelle si schiusero lo stesso guardando l’architettura mozzafiato di cui era dotato il Campo romano.
Troppo impegnata ad ammirare i palazzi e i monumenti si accorse solo in quel momento della folla attorno a loro, e si maledisse mentalmente. Doveva stare attenta. Era in un Campo probabilmente ostile, e si lasciava distrarre da un anfiteatro. Non era da lei.
Esaminò uno ad uno i volti dei Romani. Poi, qualcuno apparve tra la folla e il resto scomparve.
Percy era cambiato dall’ultima volta che lo aveva visto. Era più alto, più muscoloso e abbronzato. I capelli neri erano spettinati come sempre, mentre gli occhi verdi guardavano incuriositi i nuovi arrivati.
Quando la figlia di Atena incrociò il suo sguardo, si sentì investire da un calore improvviso. Tentò di sorridere, sorriso che lui ricambiò anche se un po' confuso.
— Cosa succede qui? — chiese la voce di una ragazza.
Annabeth distolse a fatica gli occhi da Percy e la osservò. Aveva dei lunghi capelli neri legati in una crocchia fatta al volo, una maglietta viola, dei jeans e il mantello viola da pretore. Aveva un bel fisico, le curve al posto giusto, gli occhi fermi, ma con una nota di curiosità.
Stava per fare un passo avanti e presentarsi, quando qualcosa la fece impietrire.
Quella ragazza con gli occhi d’ossidiana si era avvicinata a Percy e gli aveva stretto la mano.
— Chi sono Perce?
— Non ne ho idea.
Non  ne ho idea?
Non era possibile. La conosceva. Era Annabeth, cavolo, la sua ragazza.
Una profonda angoscia la pervase e represse le lacrime che stavano minacciando di uscire dai suoi occhi grigi.
Deglutì e fece un respiro profondo prima di guardare Jason che ricambiò il suo sguardo con confusione. Lei gli fece cenno di fare un passo avanti, ma la ragazza che aveva parlato a Percy lo anticipò.
— Jason — sorrise, ma non rilassò le spalle. — Benvenuto a casa. Sei mancato a tutti noi — le scappò un sorriso amaro che nascose immediatamente, ma Annabeth lo notò comunque. — E benvenuti a voi che, devo presumere, venite dal Campo Mezzosangue di cui parlava il ragazzo della pergamena. Io sono Reyna, figlia di Bellona e pretore del Campo Giove.
Jason ricambiò il sorriso prima di fare un passo avanti. — Ehi Reyna — si grattò la nuca e presentò gli altri. — Loro sono Leo Valdez, figlio di Efesto — Leo fece un sorriso furbo e il segno della pace — Piper Mclean, figlia di Afrodite — la voce di Jason si addolcì un po’ pronunciando il nome della ragazza che ne parve felice, mentre sorrideva. Per ultima, presentò Annabeth. — E lei è Annabeth Chase, figlia di Atena, nonché leader del Campo Mezzosangue.
Lei si girò di scatto verso di lui che ammiccò. Con un sospiro esasperato si rivolse a Reyna in modo freddo. — Salve — disse formale, ma Reyna fece una piccola risata.
— Non capisco perché siamo tutti così formali. E’ un incontro tra amici, non è vero? — guardò attentamente Annabeth come per capire se fosse d’accordo e questa annuì.
Il pretore sorrise e fece venire avanti Percy che sembrava vagamente imbarazzato. — E lui è Percy Jackson, pretore e mio ragazzo.
Il cuore di Annabeth sprofondò.
Il suo ragazzo.
Ora era ufficiale. Non aveva memoria.
Ignorando le occhiate di Jason, Piper e Leo, ricordò i bei momenti passati con Percy. Ricordò la prima volta che l’aveva visto. “Quando dormi sbavi” gli aveva detto. Avevano riso molte volte ripensando a quella frase. Quando Percy era stato trasformato in porcellino d’india, quando lei era stata rapita e lui era partito di nascosto per salvarla, quando avevano affrontato insieme il Labirinto, quando dopo la battaglia si erano finalmente baciati.
Il miglior bacio subacqueo di tutti i tempi.
Tutto questo, lui non se lo ricordava più. Niente di niente.
Tentò di trattenere le lacrime, ma le sfuggì un gemito.
Reyna la guardò sorpresa ma lei non rispose, non riusciva a staccare gli occhi da Percy. Sembrava leggermente preoccupato dopo il suo gemito.
Guardò la sua mano intrecciata a quella della sua ragazza.
— Ehm… Annabeth giusto? Stai bene?
Annabeth esitò e annuì leggermente. Si rivolse a Leo senza guardarlo.
— L’Argo II è sicura? Non vorrei che il mio pugnale finisse in… mani sbagliate — la voce le tremava leggermente.
— Si, certo — il tono di Leo era interrogativo. Era ovvio che voleva sapere cosa stava succedendo. L’avevano vista distrutta dalla scomparsa di Percy, e ora vedevano che stava insieme ad un’altra?
— Perfetto — rispose la figlia di Bellona al posto suo. Annabeth la guardò di nuovo e osservò con un colpo al cuore che Percy la teneva per la vita.
Con rammarico pensò a quando lo faceva con lei.
— Venite, mangiamo insieme.


Percy osservò con curiosità i nuovi arrivati, anzi la nuova arrivata.
La sua attenzione era concentrata sulla ragazza bionda che era scesa dalla nave volante.
Aveva lunghi capelli biondi e ricci leggermente spettinati dal vento, gli occhi di un grigio profondo, tempestoso. Indossava dei pantaloncini di jeans che lasciavano in mostra le sue gambe magre e una maglia arancione che, anche se larga, metteva in mostra le sue curve.
Trattenne un piccolo fischio d’approvazione e strinse la mano di Reyna, come per ricordare a sé stesso che aveva una ragazza.
Reyna sorrise osservando gli ospiti.
Stava guardando a occhi socchiusi Annabeth, che con la forchetta si limitava a spostare la sua insalata da un lato all’altro del piatto. Ogni tanto emetteva qualche respiro spezzato, e alzava gli occhi quando veniva interpellata, attenta a non incontrare lo sguardo di Reyna o Percy.
— Annabeth Chase — fece Reyna rigirandosi tra le dita una mela. — Sembri non stare molto bene.
— Già — la bionda fece un sorriso forzato, senza guardarla. — In effetti, mi sento piuttosto male.
— Vuoi dell’ambrosia? — le chiese Piper con uno sguardo preoccupato, ma lei scosse la testa.
— P-Preferirei stendermi un po’. Forse sarebbe meglio se tornassi sull’Argo II.
A quel punto, Percy si intromise. Non sembrava che avesse qualche problema fisico, sembrava solo addolorata e infelice. Percy voleva aiutarla, e a dire la verità non voleva che se ne andasse. — Non puoi resistere qualche minuto? Dobbiamo organizzarci e se tu sei il leader di quest’altro campo greco… non puoi certo andartene. E poi non sembri una che se ha un po’ di mal di testa, rimane a casa.
Lei si guardò le mani. Tremavano, notò il ragazzo spaventato. — Non mi conosci affatto — esclamò alzando finalmente lo sguardo su di lui che avrebbe solo voluto rimpicciolire fino a scomparire. Quegli occhi grigi, lo mettevano a disagio. E poi… erano lacrime quelle? — Non è vero? Non mi ha mai visto prima! Come pensi di poter saper se sono una tipa del genere? Tu non sai niente di me! — sputò per poi ansimare, come se avesse corso.
Si fissarono per qualche secondo. Non una mosca si sentiva volare, nessun uccello cinguettava, sembrava che il mondo si fosse fermato, mentre gli occhi verdi di lui erano immersi in quelli grigi di lei.
Percy trovava quello sguardo così… familiare.
Fu Annabeth a spezzare il legame che si era creato in quei pochi secondi.
Distolse lo sguardo, ma il figlio di Nettuno riuscì comunque a notare un lampo di dolore nei suoi occhi.
Si risedette respirando pesantemente, come per calmarsi.
Percy, si rese conto di stare ansimando a sua volta, tutte le energie avevano abbandonato il suo corpo. Voleva solo accasciarsi e dormire.
Reyna deglutì rumorosamente. — Posso parlarti un momento?
Si era rivolta ad Annabeth che si limitò ad annuire.
Le due si allontanarono, dirette verso la collina dei templi.
— Beh, è stato imbarazzante — disse Leo quando furono fuori dal loro campo visivo. — Insomma, non avevo mai visto Annabeth così fuori di sé.
— Ma che le è preso? — domandò Percy chinandosi in avanti sul tavolo.
Voleva saperlo davvero. Perché quella ragazza dagli occhi grigi lo odiava tanto? Lui, non la conosceva nemmeno. E perché, era così familiare?
Jason esitò, passandosi una mano fra i capelli biondi. — Penso che per Annabeth sia stato troppo. Scusala, ma ne ha passate tante e vedere… — si
bloccò mordendosi il labbro.
— Vedere cosa?
Piper scosse la testa, e qualche ciocca sfuggì dalla sua treccia laterale legata con una piuma d’aquila. — Non possiamo dirtelo noi, ci spiace.
Percy si accasciò sulla poltroncina e chiuse gli occhi, massaggiandosi le tempie. — Okay, ma non capisco perché mio odia così tanto. Insomma, non ci siamo mai visti.
Leo lo guardò. — Amico, ma sul serio? Seriamente non…
Piper non lo lasciò finire. — Comunque, raccontaci. La memoria ti è tornata? — lanciò un’occhiata significativa al figlio di Efesto che tacque.
— Ehm… no, alla fine no. Non che mi importi più di tanto. Mi sta bene anche la mia vita di adesso.
— Ma non pensi mai alle persone che ti amavano prima che perdessi la memoria? Non pensi a come possano aver sofferto?
Lui si strinse le spalle. — Certo che ci penso. Ma io che ci posso fare se Giunone mi ha rubato tutti i ricordi? Mi dispiace che qualcuno soffra per me, ma io nemmeno me le ricordo queste persone! — Che domande. Ovvio che pensava alla sua vita passata.
Quante notti insonni aveva passato ad immaginare come potesse essere stata? Quante volte aveva pregato tutti gli dei a lui conosciuti, perché gli restituissero i suoi ricordi?
Ma non c’era niente da fare.
Gli Dei, non avevano intenzione di esaudire le sue preghiere. E allora, perché insistere? Si era accontentato di essere il pretore del Campo Giove, di essere il ragazzo di Reyna, di vivere senza avere nessun ricordo dei suoi primi diciassette anni.
Quando Reyna tornò, Annabeth non c’era,
— Ha preferito tornare sulla nave. Sembrava molto stanca — aveva spiegato la sua ragazza con un sorriso forzato.
Nessuno aveva replicato. C’era ancora un po’ di tensione nell’aria a causa della ‘discussione’ tra Percy e Annabeth, che rimase tutta la sera.
Alla fine, si decise che l’equipaggio dell’Argo II – Piper, Jason, Leo e Annabeth – avrebbero dormito sulla nave, mentre Percy, Hazel e Frank al Campo, e che la mattina dopo sarebbero partiti.
Quando Percy si buttò sul suo letto, era esausto.
Non pensava che per parlare ci volessero tante energie.
Si levò le scarpe e i calzini, ma si tenne addosso la T-Shirt e i jeans che aveva indossato tutto il giorno. Non gli andava proprio di spogliarsi.
Chiuse gli occhi, e scivolò pian piano in un sonno profondo, dominato da due occhi grigi che lo fissavano e un nome che si ripeteva all’infinito.
Annabeth.


Note autrice:
Eccomi tornata, dopo troppo tempo.
Scusate! Purtroppo, la fantasia scarseggiava, poi quando finalmente sono riuscita a scrivere il capitolo, Word mi ha cancellato tutto.
Tutto.
Ho dovuto riscriverlo e, ovviamente, EFP doveva darmi problemi e non farmi entrare nel profilo. YOLO!
Comunque, eccovi il capitolo.
Non ne sono molto soddisfatta. Anzi, mi fa piuttosto schifo, ma spero che a voi sia piaciuto.
By, Ali
   
 
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