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Autore: tini fray    16/03/2015    5 recensioni
TRATTO DAL 18esimo CAPITOLO
"Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris.
Alec non sembrava... Alec."
Ambientato alla fine di COLS.
E se nuove persone entrassero a fare parte della vita del cacciatore moro e Magnus, geloso più che mai, non fosse più così sicuro della sua decisione?
Malec/Clace/Sizzy
SPOILER DI TMI E DI TID
*FANFICTION IN REVISIONE DAL PRIMO CAPITOLO*
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Jace Lightwood, Jonathan, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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~~Quando non sentì più le sottili labbra di Jonathan premere sulle sue, Alec buttò fuori l'aria che non sapeva di stare trattenendo.
Sentì le mani tremare, mentre cercava di riflettere su quello che era appena successo.
Ma non riusciva a pensare.
Era andato completamente su un altro pianeta.
Jonathan si trovava nella stessa situazione.
Si guardava le scarpe, rosso in viso, senza proferire parola.
Nessuno dei due riuscì a dire, o quanto meno a sussurrare qualcosa.
Jonathan era imbarazzato per quello che aveva fatto, assolutamente non da lui.
E Alec era stupito per il comportamento del biondo.
Si dimenticò completamente di quello di cui stavano parlando prima.
Jonathan alzò timidamente gli occhi sul viso di Alec, probabilmente non se ne rese conto neanche lui, e quest'ultimo poté vedere chiaramente gli occhi del ragazzo di fronte a sé : verdi.
E questa volta non era un effetto della luce, ne era certo.
Nello stesso momento in cui Jonathan stava per dire qualcosa anche Alec aveva aperto la bocca per parlare, ma nessuno dei due fece in tempo a dire nulla, poiché sentirono una voce che li chiamava.
Si girarono e videro Jia che li chiamava dal fondo del corridoio e che li incitava a raggiungerla.
I ragazzi, arrivati di fronte a Jia, confusi, aspettarono che lei parlasse.
"Ragazzi, dovete venire con me, ora" disse con tono urgente il Console, ma successivamente aggiunse "per piacere".
I ragazzi la seguirono per il corridoio, salirono le scale stando al passo con lei e arrivarono al piano del dormitorio dei ragazzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Isabelle fu sicura di non avere mai sfoggiato un'espressione di orrore più palese.
Strinse la mano di Jace quasi a staccarla, ma il fratello continuava a guardare quello che assomigliava paurosamente a David, il sommo stregone di Vladivostock, ma che, Jace si ripeteva, non poteva assolutamente essere lui.
David aveva i capelli biondi, non Neri come la pece.
David aveva una carnagione solare, non pallida quasi trasparente come quella di un vampiro.
David, però, aveva gli stessi occhi color ghiaccio del ragazzo che i Lightwood avevano davanti.
La persona di fronte a loro si alzò a fatica, guardandoli intensamente, e Jace fu sicuro che la sua mano si sarebbe staccata, per quanto Isabelle la stava stritolando.
"No, non ce n'è bisogno, ragazzina".
Jace dovette ragionare qualche secondo per capire che, la voce che riconobbe come quella di David, proveniva da quel tizio, che si era appena rivolto a Isabelle, mentre la ragazza si irrigidiva improvvisamente.
Jace la guardò e vide la frusta che teneva in mano caderle a terra.
"Chi sei?" Chiese Isabelle, cercando di apparire minacciosa, ma la sua voce tremante la tradì.
"Sono sempre io, David, solo... Leggermente diverso" disse semplicemente il ragazzo davanti a loro.
Isabelle stava per chiedere a lui altro, ma tre figure apparvero alle spalle di "David".
Isabelle, vedendo Alec, Jonathan e Jia attraversare il corridoio, si sentì al sicuro.
Isabelle sentì la mano di Jace stringere la sua con forza, facendola girare.
Jace, solamente in quel momento aveva compreso di avere veramente davanti David.
Quando Alec era apparso nel corridoio insieme a Jonathan e David l'aveva visto.
Lo stregone si era irrigidito paurosamente e aveva stretto le mani a pugni.
"Ragazzi" esclamò Jia guardandoli, solamente dopo si accorse della figura nell'ombra. "Che ci fate...Oh Raziel!".
Jia impallidì bloccandosi sul posto, con Alec e Jonathan al suo fianco.
Il maggiore dei Lightwood seguì lo sguardo di Jia, fino ad incontrare quello di un paio di occhi di ghiaccio sbarrati dal terrore.
"Il Sommo stregone di Vladivostock..." Sussurrò Jonathan quasi.. annoiato, se possibile, più a se stesso che agli altri.
Alec scosse la testa senza mai rompere l'intreccio che si era creato fra gli occhi di David e i suoi.
"No" disse Alec, mentre tutti lo guardavano.
Jia in un misto fra stupore e paura, teneva la spalla di Jonathan, che guardava David e Alec come se stesse cercando di ricordare una dolorosa pagina di un libro che non leggeva da tempo.
Isabelle e Jace alternavano lo sguardo da Alec a David, non sapendo cosa fare.
"Tu non sei David, non lo sei mai stato" disse semplicemente Alec guardando negli occhi il ragazzo davanti a lui.
Il tono che aveva usato Alec era come una coltellata al cuore, fredda e secca, crudele.
Isabelle guardò il fratello sconcertata.
Jace, invece, guardò David, cercando nei suoi occhi un minimo di disapprovazione, ma non trovò nulla.
David era fermo al suo posto, con gli occhi puntati in quelli di Alec.
Solo in quel momento Jace si rese conto dell'aspetto del parabatai, era più rigido, più freddo, la schiena dritta, e gli occhi...
Ora capiva cosa intendesse Magnus, quel giorno, in cucina.
Gli occhi di Alec erano neri.
Quello non era Alec.
Ma chi era, se non Alec?
"Sono stato uno stupido a non accorgermene prima, perché non l'ho fatto? Come ho fatto per tutto questo tempo a non vedere la realtà dei fatti?" Esclamò Alec rivolgendosi a David ma parlando più a se stesso.
"Stavo iniziando a fidarmi di te! Perché non me l'hai detto subito invece di illudermi?!" Alec quasi urlò quelle parole che fecero tremare David.
Jace non riusciva a capire più niente, come Isabelle.
Quest'ultima osservava Jia, che guardava la scena come se fosse la regista di un film, con protagonisti Alec e David.
Come se sapesse già la trama e le battute.
Tutto questo non quadrava ad Isabelle.
"Alec.. io non volevo farti del male.." Disse David con le poche forze che aveva.
"Ma l'hai fatto!" Urlò Alec.
"Sono stato costretto!" Urlò, disperato, ancora più forte David.
"Da chi?! Lilith?!" Urlò Alec esasperato diventando rosso dalla rabbia, Isabelle si chiese cosa centrasse Lilith.
Isabelle si chiese tante cose.
"No! Non ho avuto alternativa! Non avrei mai voluto che lo scoprissi così, Alec" esclamò David stringendo le mani a pugni così forte da far diventare bianche le nocche.
"E come avresti voluto che lo scoprissi?! Mi volevi scrivere una lettera?!" Urlò Alec e Isabelle si spaventò del comportamento del fratello, non riconoscendolo più.
Non sapeva come interveniva, e stava maledicendo Jia per la sua calma e la sua compostezza. Come poteva?
"No! Avrei trovato un modo migliore!" Esclamò David e Isabelle, se non l'avesse visto in viso, avrebbe creduto che stesse piangendo.
"Un modo migliore??" Urlò Alec esasperato.
"Dei cioccolatini, e un mazzo di rose magari.." Disse Jonathan sadico, sorridendo sotto i baffi.
Per un attimo Isabelle pensò che David l'avrebbe fulminato, all'istante, dall'occhiata assassina che aveva mandato a Jonathan.
"Alec, ti prego, se mi lasciassi spiegare..." Cerco di calmarsi David, mentre Alec diventava ogni secondo più rosso e arrabbiato.
"Spiegare cosa?!" Urlò Alec, Isabelle si avvicinò a lui.
"Alec... Ti stai comportando come Magnus" disse semplicemente Isabelle, nonostante fosse così confusa che per un attimo aveva perso la cognizione del luogo e del tempo.
Alec si bloccò spostando lentamente lo sguardo su di lei.
"Io..." Cercò di dire qualcosa ma sembro che stesse intraprendendo una lotta con se stesso.
"Alexander, non ha senso discuterne qui e ora, sarebbe più conveniente se ne parlassimo in biblioteca" disse Jia stringendo in una morsa decisa ma dolce la spalla di Jonathan, rivolgendosi ad Alec.
Il ragazzo acconsentì e si spostarono tutti in biblioteca.
Jia fece resistenza e chiese a Jace, Isabelle e Magnus di uscire dalla stanza; preferiva parlarne prima con i diretti interessati.
Queste erano state le sue parole.

 

 

 

 

 

 

 

Magnus era un pezzo di nervi, non riusciva a contenere la sua rabbia.
Appena aveva visto entrare Alec aveva capito che qualcosa non andava, il suo sguardo era vuoto, freddo e calcolatore.
E nero.
L'aveva degnato solamente di un'occhiata e poi aveva ripreso a osservare Jonathan.
Isabelle era ancora troppo scombussolata per proferire parola e Jace sembrava essersi chiuso in se stesso.
Entrarono nel salotto del palazzo quasi automaticamente, e Jace prese a camminare avanti e indietro per la stanza, con le braccia incrociate dietro la schiena, guardando a terra.
"Sapevo che c'era qualcosa sotto.." Disse Magnus, nessuno rispose, non si capì se stesse parlando con se stesso o no.
"Lui, quel David, era troppo strano. Non avevo alcuna informazione su di lui, solo un nome, nient'altro.
Conosco molta gente, ma lui non l'avevo mai sentito nominare, e non sapevo neanche che a Valdivostock ci fosse uno stregone.." Continuò Magnus, Isabelle finalmente lo guardò, con aria mesta.
"Facevi bene a dubitare di lui" disse Isabelle, mentre Magnus attendeva che si spiegasse meglio. "David non è propriamente la 'persona' che diceva di essere".
Magnus la guardò trovo.
"Isabelle, spiegati meglio".
Isabelle sospirò, procastinò prima di rispondere alla richiesta di Magnus.
"Io credo che David sia un vampiro".
Fu in quel momento che Magnus rimise insieme tutte le tessere del puzzle.
E fu in quel momento che Jace si fermò, in mezzo alla stanza, come folgorato da un'illuminazione.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo delle crazy:
Non sappiamo con che faccia presentarci qui, a pubblicare un capitolo pressochè penoso e laconico.
Purtroppo la scuola ci ha distrutto, e con non si sa quali forze, ma siamo riuscite a rinascere dalle nostre ceneri.
Ci dispiace tantissimo, davvero.
Speriamo di farci perdonare, in qualche modo.
Non abbiamo molto altro da dire sul capitolo, solamente che la storia si sta infittendo.

  
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