Serie TV > La famiglia Addams
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Autore: FairySweet    19/03/2015    1 recensioni
Cos'è l'amore Gomez Addams? Forse è una rosa senza colore, un fiocco nero su una culla, forse è la pelle di ghiaccio che tutte le notti sfiori e baci.
Cos'è l'amore ....
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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                      Un Attimo perso nel Tempo






“Benvenuto caro cugino” esclamò Gomez abbracciando l'amico “Da quanto tempo che non ci si vede?” la voce stridula e acuta del cugino It lo fece sorridere “Hai ragione, la nascita di Ofelia merita una visita speciale” Morticia sorrise avvicinandosi a loro “Cugino, quanto tempo” “Padre?” “Che c'è raggio di malinconia?” “Possiamo giocare con Ofelia?” Pugsley alle sue spalle annuì appena mostrandogli un coltello dal manico argento “Niente tagli, niente parti di neonato che mancano chiaro? Vi ho già detto che la leggenda del bambino che nasce e di quello che muore non è vera” “Lo sappiamo” posò una mano sulla testolina della figlia sorridendo “D'accordo” un debole sorriso le colorò il volto mentre seguita dal fratello correva attraverso la sala gremita di gente “Hai invitato Leandro?” esclamò burbero Fester “Io? Non c'è dubbio fratello” “No? Perché si sta divertendo a giocare con le gemelle amore” sbuffò voltandosi leggermente verso Morticia “Amore mio, perché hai …” “Perché se non lo facevo avrebbe sparso in giro la voce che mio marito è un brav'uomo” strinse la mano della donna portandosela alle labbra “Dov'è ora?” Fester si voltò di lato indicando le gemelle ma non c'era nessuno con loro “Era lì” “Sarà andato ad annoiare qualcun'altro con le sue stupide storielle. Amore mio, vuoi ballare?” strinse più forte la mano delle moglie tirandola leggermente in avanti mentre la musica si portava via ogni altro pensiero.


“Ofelia Addams” sussurrò posando le mani sulla culla scura “Hai proprio un bel nome lo sai?” gli occhi incatenati a quella piccola anima.
Una bambina addormentata così bella da costringerlo a trattenere il fiato. Assomigliava in modo impressionante a lei, la stessa pelle, le stesse labbra ma ahimè, in lei c'era così tanto di Gomez da costringerlo ad ingoiare le urla per evitare di spaventarla a morte.
Il taglio degli occhi, il colore dei capelli, la forma del nasino “Purtroppo c'è qualcosa di sbagliato in te” sussurrò divertito inclinandosi leggermente in avanti “Assomigli a tuo padre. Non è una cosa incoreggibile insomma, potresti benissimo essere diversa da lui ma questa maledetta somiglianza è il tuo futuro biglietto senza ritorno per l'aldilà piccola” posò una mano sul ventre della bambina sorridendo appena quando le manine si strinsero a pugno affianco al viso “In fondo, non c'è niente a questo mondo che non possa essere corretto. La tua somiglianza con lui è un male ma se ben celata, può diventare una forza Ofelia, a questo provvederemo non è vero?” strinse le mani attorno a quel corpicino sollevandolo dalla culla assieme alla coperta “Cambieremo il tuo cognome, ti racconterò quanto è forte l'amore tra me e la tua mamma e porteremo con noi anche il tuo giocattolo ...” si voltò leggermente verso la poltrona sollevando con la mano libera una bambola dal vestito nero “ … così avremo un regalo della mamma che porterai sempre con te” coprì meglio la piccola sorridendo “Non era questo il mio piano, non era così che volevo farlo. È colpa di tuo padre, lui merita di soffrire, lui merita il dolore più violento del mondo e per farlo, ucciderti è la via più breve ma forse così, portandoti lontano da lui, lontano dal suo cuore, avrò il piacere di vederlo soffrire” passeggiava lentamente per la stanza cullando teneramente Ofelia quasi come se quell'attimo rubato alla realtà fosse normale “ Ma non temere, non crescerai senza un padre, sarò un'ottimo padre” la faccina della piccola si mosse dolcemente posandosi contro il suo petto e per la prima volta un sorriso sincero colorò il volto di Leandro “Così è questo che si prova?” sussurrò al silenzio “È questo che ha provato Gomez? Stringere una vita indifesa tra le braccia è così bello?” posò un bacio sulla fronte della piccola sospirando “Non preoccuparti, ti darò tutto quello che meriti perché tu dovevi essere mia” l'avvolse nelle coperte nascondendola al mondo e senza aggiungere una parola uscì dalla stanza lasciando solo una culla vuota in quell'attimo perso nel tempo dove silenzio e vendetta giocavano a nascondino con la vita stessa.




“Padre?” si voltò di scatto cercando di capire dove fosse Mercoledì perché in mezzo a quel caos non riusciva a capirci più niente “Ehi raggio di malinconia” sussurrò amorevole “Vi siete divertiti con …” “Dov'è mia sorella?” la fissò confuso cercando di capirci qualcosa “Sta riposando, dormiva tranquilla e …” “Non c'è” “Cosa?” Mercoledì si avvicinò a lui prendendolo per mano “Vieni” “Ma che …” “Padre vieni di là”.
Ci misero pochi minuti ad arrivare in camera di Ofelia, Pugsley cercava sotto i mobili, dentro gli armadi, ovunque un bambino così piccolo si sarebbe potuto infilare ma Ofelia non camminava nemmeno, aveva solo pochi giorni di vita, non poteva essere scesa dalla culla né poteva essersi nascosta da qualche parte “Ma che …” “Non c'è papà!” esclamò Mercoledì avvicnandosi alla culla “Non c'è? Come diavolo è …” “Ho cercato ovunque, non è da nessuna parte” “Non può essersi nascosta, non può aver …” “Gomez?” si voltò verso la porta incontrando il viso di sua moglie “Fester ti sta cercando, non riesce più a trovare le gemelle Amore e ha paura di …” “Hai portato Ofelia da qualche parte?” scosse leggermente la testa socchiudendo gli occhi “Sei sicura?” ma la culla vuota bastò a toglierle il respiro “Dov'è?” sussurrò tremante aggrappandosi al marito “Mercoledì corri di là, di a tuo zio di bloccare tutte le uscite, che si faccia aiutare da Lerch, nessuno esce da questa casa” la bambina corse fuori seguita dal fratello “Non preoccuparti, la ritroveremo. Ti prometto che tornerà a casa, guardami” le sollevò il viso sorridendo “Te lo prometto” “Gomez!” si voltò di scatto, Fester era corso nella stanza travolgendo il mobiletto accanto alla porta “Che … che è successo? Dov'è mia nipote?” “Hai chiuso tutte le …” “Lerch si sta occupando di tutto, le persone sono tutte nella sala grande, nessuno si muove di lì. Mercoledì e Pugsley stanno controllando il cimitero” “D'accordo” strinse più forte la mano della donna sospirando “Hai visto Leandro?” “Non lo vedo da ore fratello, credo che se ne sia andato” “L'hai visto uscire?” l'uomo sospirò scuotendo la testa “Sei sicuro?” ma il silenzio del fratello era già di per sé una risposta.
Non ci aveva messo molto a capire cosa fosse successo né perché.
Gli aveva portato via qualcosa di prezioso, qualcosa che apparteneva solo a lui e per questo meritava la morte, una morte violenta e massacrante, qualcosa di atroce perché nessuno poteva permettersi di toccare la sua famiglia.
  
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