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Autore: bambolinarossa98    19/03/2015    4 recensioni
{Lo guardo negli occhi, quei profondi occhi grigi che mi ipnotizzano.
Mi sono sempre chiesta cosa nascondessero: serenità, tristezza, paura, rabbia, soddisfazione?
No, niente di tutto ciò. Near è sempre stato un tipo freddo e distante... ma era pur sempre un essere umano.
"Non lo so" sussurro "Forse avevo paura" ammetto mentre la sua espressione non muta. Resta sempre impassibile e questo in un certo senso mi fa stare tranquilla, con Mello non sarei mai riuscita ad aprirmi così tanto, con i suoi modi di fare troppo bruschi persino la mia maschera di freddezza sarebbe andata a farsi benedire e, probabilmente, nel ricordare alcuni aspetti della mia vita, sarei anche potuta scoppiare a piangere.
In fondo, anche io sono un essere umano.}
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Una ragazza con un passato ddifficile si ritrova ad affrontare un presente ancor più complicato sperando, forse, in un futuro radioso...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le tre ore restanti le passai a rigirarmi tra le lenzuola, facendo un gran baccano come mi fece gentilmente notare Mello verso le cinque tirandomi il suo cuscino in faccia. Il risultato fu che la mattina dopo mi alzai ridotta peggio di uno straccio: avevo profonde occhiaie, il viso pallido e gli occhi rossi.
“Accidenti dolcezza, incubi?” fu la prima cosa che mi disse Matt appena entrai nella minuscola cucina, era intento a lavare accuratamente una caffettiera nella speranza di preparare una colazione. Oltre ad essere schizzinoso era molto fissato con la pulizia.
“Gli incubi li ha fatti venire a me!” esclamò Mello strafogando come sempre una tavoletta di cioccolato seduto sul tavolo “Non sai dormire più tranquillamente?” mi domanda poi stizzito.
“Cercavo una posizione comoda!” ribattei pescando uno snack ai cereali dallo scatolone trasferitosi momentaneamente su un ripiano accanto ai due fornelli. Per andare al tavolo dovetti fare le contorsioni, quella cucina era troppo piccola per tre persone.
“Potevi farlo più silenziosamente”.
“Uhm, cosa mi sono perso?” domanda il castano osservando la macchinetta in controluce per controllare che tutti i germi fossero spariti.
Ok, aggiungete alla lista di Matt: sonno pesante.
“Comunque, che si fa stamattina?” domando sedendomi accanto a Mello scartando la mia colazione.
“Credo di aver trovato una gang qui disposta ad aiutarci” inizia Mello “Sono in contatto con loro già da qualche mese, possiamo collaborare… ma solo quanto riguarda il caso” aggiunge notando i miei primi segni di protesta “Non ci infileremo negli affari della mafia.” ci assicura.
“Solo il fatto di dover collaborare con loro mi repelle!” esclamo trucidando il mio snack a morsi.
“Non la puoi biasimare” mi dà man forte Matt cercando di accendere il fornello da campeggio “Ma come cavolo si accende questo aggeggio!” esclama due secondi dopo trafficando con la manopola.
Mi volto a guardarlo per un istante prima di consigliare: “Attacca la presa”.
Il rumore dell’acqua che bolliva fu un chiaro segno che lo aveva seguito.
“Forse stamattina avremo il caffè” c’informa raggiante.
“Per una volta” commenta il biondino accanto a me staccando un grosso pezzo di cioccolato e tenendolo tra i denti, lo sguardo assorto. Resta così per qualche minuto poi se lo fa scivolare in bocca “Ad ogni modo più tardi li devo incontrare per decidere le trattative”.
“Dobbiamo venire anche noi?” domando mentre Matt ci passa i bicchierini di plastica col caffè.
“Non ce ne sarà bisogno” risponde lui accartocciando la carta vuota del cioccolato e bevendo una lunga sorsata di caffè “Voi piuttosto restate qui e non muovetevi. Chiudetevi dentro per precauzione e non aprite a nessuno finché non torno” raccomanda scendendo dal tavolo e svuotando il bicchiere.
“Certo, mamma” assicura Matt appoggiandosi al tavolo.
“Parlo seriamente” lo freddò con lo sguardo il tedesco “Questo quartiere non è il posto migliore dove alloggiare. Bisogna essere cauti… soprattutto se si hanno con sé ragazze” aggiunge lanciandomi un occhiata, significativa per Matt ma non per me. Lui annuisce diventando serio e Mello sparisce nello stretto e corto corridoio di ingresso. Pochi secondi dopo la porta sbatte segno che è uscito.
 
 
§
 
 
Stesa sul letto osservo il soffitto bianco, striato dall’umidita da strisce nere. Mello è uscito da un paio d’ore se non di più e sto iniziando a preoccuparmi. Sospiro, l’odore pungente del fumo mi solletica le narici e mi fa voltare su un fianco: Matt è in piedi davanti la piccola finestrella e sta fumando.
Lo osservo per qualche secondo prima di parlare: “Non le avevi finite le sigarette?”
Lui espira una boccata e soffia fuori dalla finestra, lasciando che il fumo si disperda nell’aria: “E questo chi te l’ha detto?” domanda senza neanche voltarsi.
“Tu. Stamattina”.
“Davvero?” domanda ma vedo chiaramente un sorrisetto farsi strada sul suo volto, anche se è semi girato.
“Non dovevi fumare quando sei venuto in bagno, vero?” chiedo.
“No” ammette prendendo un'altra boccata “Ma vedi è da un po’ di tempo che ti vedo strana… pensavo che una chiacchiera potesse aiutarti” soffia di nuovo “E non sono l’unico ad essersene accorto” aggiunge osservandosi l’involucro di carta e nicotina stretto tra l’indice e il pollice.
Non rispondo, non faccio domande a riguardo. Potrei trovarmi in una brutta situazione e non mi va. Non ora.
“Cosa intendeva Mello quando ha detto che bisognava essere cauti soprattutto quando si avevano ragazze con sé?” domando dopo alcuni minuti di pausa, nel tentativo di cambiare argomento.
Il mio interlocutore sta in silenzio per un po’, continuando a fumare come se non mi avesse sentito ma io so che sta valutando se darmi una risposta oppure no.
“Vedi, qui a Los Angeles, soprattutto in questi quartieri schifosi, il tasso di prostituzione è molto alto” inizia.
Alzo un sopracciglio e aspetto che vada avanti “E questo cosa centra con me?” incalzo quando vedo che non vuole proseguire.
Matt sospira e poi si volta a guardarmi: “Di queste prostitute solo un 15% lo fa consapevolmente e di propria volontà” getta la sigaretta ormai finita di sotto “L’altro 85% sono ragazzine messe in strada con la forza”.
Il mio sguardo dapprima confuso si fa sempre più consapevole: “Vuoi dire…” comincio dopo un’attenta riflessione “…che dei tizi grossi potrebbero piombare qui, farvi la pelle, portarmi via e costringermi a battere la strada?”
“E’ proprio quello che temiamo”. Mi alzo dalla branda e vedo Mello appoggiato allo stipite della porta che dà sul corridoio. Non lo avevo proprio sentito entrare, passa lo sguardo freddo da me a Matt “E il rischio può aumentare se lasciate la porta aperta!” ringhia “Persino un cane potrebbe entrare qui senza che voi ve ne accorgeste. Vi avevo detto di chiudervi dentro o sbaglio!?” ci sbraita contro.
Né io né Matt rispondiamo, non sapendo cosa dire.
“Ma tu guarda a lasciarvi soli! Poi sono io quello che ha bisogno del Baby Sitter” scuote la testa.
“Non che ci tenga a farmi fare la pelle, eh!” esclama Matt.
“Non che ci tenga a battere la strada, eh!” esclamo io.
“Comunque sia, da domani ci trasferiamo” spara lui senza troppi preamboli.
“Ma siamo arrivati qui solo ieri” ricorda il castano.
“E poi dove andiamo?” domando io.
“Ho raggiunto un accordo con i tizi della gang. Da domani staremo nella loro base; una baracca poco fuori città” descrive brevemente.
“Che tipo di accordo?” scatto.
“Al momento è tutto, poi vi spiego meglio” taglia corto entrando nel bagno alla sua destra.
Guardo Matt che continua a fissare la porta, assorto nei suoi pensieri.
“Matt…”
“Non la racconta giusta” È tutto quello che dice prima di uscire a passi pesanti dalla stanza fino alla cucina di fronte.
Sospiro scocciata e mi ristendo sul letto. Pare che qui nessuno voglia dirmi niente… tutti avvolti nei loro misteri e questa è una cosa che odio!
 
 
§
 
 
Inutile raccontarvi di come ho passato il resto della giornata, sarebbe noioso oltre ad un grande spreco di tempo. Quindi andiamo direttamente alla “mattina” dopo, quando Mello mi tirò letteralmente giù dal letto.
“Cristo, Mello!” impreco carponi sul pavimento “Non potevi chiamarmi?” ringhio.
“Non c’è tempo!” esclama lui districandomi con un gesto dalle lenzuola grigie che mi hanno avvolta “Tirati su e prendi la tua roba” ordina afferrando il cuscino e gettandolo su Matt ancora dormiente nel sacco a pelo. Il ragazzo mugugna un imprecazione e si gira alzando la testa arruffata “Muoviti, alzati e chiudi tutto”.
“Perché?” chiede perplesso.
“Fallo e basta se non vuoi ritrovarti una pallottola al posto del cervello!” più che una minaccia sapeva di consiglio.
“Che sta succedendo?” domando infilandomi la felpa e le scarpe. Matt ha chiuso in poche mosse il suo ‘letto’ e lo ha infilato con poca grazia nel sacco, mettendosi le scarpe da tennis in precario equilibrio senza nemmeno allacciarle.
“Hanno saputo che c’è una prosperosa fanciulla qui” dice semplicemente il biondo abbassando con un colpo secco le persiane. Io guardo l’ora sul mio orologio da polso: le 4.30 del mattino.
“Ma sono le quattro e mezzo! Non possiamo andarcene fra qualche ora?” protesto afferrando il mio sacco di stoffa contenente i vestiti.
“Fra qualche ora potremmo anche non esserci!” urla Mello dalla cucina. Matt si infila gli occhialini gialli da pilota abbassandoseli sul collo e anche lui si mette in spalla la sacca con uno sbadiglio “Assicuratevi di non dimenticarvi nulla” raccomanda rientrando in camera e gettando lo scatolone, ora vuoto, sul pavimento. Le provviste sono infilate nel suo sacco.
“Abbiamo tutto” assicuro.
“Allora andiamocene, potrebbero essere qui a momenti” il tedesco ci fa cenno di uscire e noi lo precediamo fuori dalla porta. Ce la chiudiamo alle spalle e scendiamo velocemente la scaletta di metallo di quel piccolo condominio.
Fuori dal palazzo attraversiamo la strada e tiriamo dritti seguendo il marciapiede; passiamo davanti a dei vicoli in cui noto diverse sagome. Probabilmente ubriachi, drogati o senzatetto.
“Ehy, bambolina!” una voce roca alle mie spalle mi fa irrigidire. Mello mi afferra per il braccio e mi piazza al centro, tra lui e Matt, aumentando il passo.
“Continua a camminare” mormora, trascinandomi.
“Dove vai così di fretta?” la voce ride e se ne aggiungono altre.
Deglutisco mentre il panico e l’ansia mi attanagliano lo stomaco. La presa di Mello si fa più ferrea e alla sua si aggiunge anche quella di Matt, che mi attanaglia l’altro braccio attaccandosi al mio fianco.
Non so cosa stia succedendo alle mie spalle, non posso voltarmi, ma loro due lo sanno e non sembra essere nulla di buono.
Ad un tratto sento qualcuno afferrarmi il cappuccio della felpa, le mani che mi tengono si irrigidiscono per un istante per poi saldare la presa; i due si fermano di botto tirandomi avanti indipendentemente dalla mano che mi ha afferrato per il cappuccio. Sento il colletto della felpa fare pressione sulla laringe, stringo i denti mentre vengo catapultata alle spalle di Matt che mi tiene per i polsi.
Alzo gli occhi e ciò che vedo me li fa spalancare: quattro o cinque uomini sono in piedi davanti a noi, hanno l’aria di essere ubriachi e di non avere buone intenzioni.
Il castano arretra costringendomi a fare lo stesso, Mello ci raggiunge velocemente senza staccare gli occhi da quei tizi… non sembrano avere armi ma è meglio essere prudenti anche perché noi non ne abbiamo.
Mello mi afferra la manica della felpa e mormora: “Quando ve lo dico, correte”
Annuisco impercettibilmente anche se mi tremano le gambe. Deglutisco e chiudo gli occhi mentre ci fermiamo in mezzo al marciapiede.
“Perché non vieni a divertirti un po’ con noi?” mi domanda uno di loro.
“Non vorrete mica tenervela tutta per voi?” chiede un altro.
“Avanti…” lo sento avvicinarsi, percepisco il fetido odore di alcool e vodka.
“Correte!” urla Mello, spalanco gli occhi e faccio dietro front ordinando alle mie gambe di muoversi.
Inizia così la folle corsa sulla buia strada; il vento mi sfreccia sulla faccia e l’aria gelida mi brucia i polmoni. Sento i passi di Mello e Matt alle mie spalle, più altri poco distanti.
Ammetto di avere paura. Non tanto per quello che potrebbero farmi se mi avessero tra le mani quanto quello che potrebbero fare a loro, i miei due ‘fratelli maggiori’.
E’ sempre stato così, anche all’orfanotrofio, dalla prima volta che ci siamo incontrati. Non ci siamo mai separati, siamo sempre restati uniti da un legame molto forte che andava ben oltre l’amicizia; era qualcosa di quasi fraterno ed è quello che ci lega tutt’ora. Io per loro sono la sorellina da proteggere, quella da tenere lontano dai guai e dai malintenzionati.
Svoltiamo l’angolo e imbocchiamo un vicolo che dà sulla strada deserta per quell’ora, ero indecisa se attraversare o girare quando lo stridio delle gomme sull’asfalto mi fa voltare. Matt mi afferra e mi tira indietro prima che la macchina mi mettesse sotto. Ci fermiamo sul marciapiede mentre il veicolo fa un mezzo giro e si ferma davanti a noi, lo sportello si apre mostrando due uomini seduti davanti.
“Salite, svelti” ordina lui.
Io e Matt ci guardiamo poi guardiamo Mello, che si volta indietro “Andiamo” dice poi con un cenno.
Matt è il primo a salire seguito da me e Mello, che chiude lo sportello.
La macchina si mette in moto e sgomma sulla strada tra le prime luci dell’alba.
   
 
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