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Autore: Boh123    20/03/2015    1 recensioni
" Nymeca invece era libera.Onde impetuose lambivano le sue rupi.
Reti salde avvolgevano il suo corpo,città di marinai veniva definita.
Ma più che sciocchi e ingenui marinai,forte e intenso era il sapore della corruzione.
Sì,quello che si vociferava non erano più solo sciocchi pettegolezzi sgusciati
fuori da qualche boccaccia giù al porto, sussurrati tra le lenzuola di
una casa di piacere o tra uno struscìo di panni sporchi e l'altro.
Non mentivano questa volta i mercanti giù nelle piazze. Era la verità.
E Myrseella lo sapeva bene.
Conosceva l'animo volubile,bramoso e ineluttabilmente fedifrago dei pirati.
E già da un po' di tempo si vociferava di un loro ritorno all'isola.
Che avessero ampliato i loro giri di lì a pochi anni,questo ormai
era noto al commendatore stesso,ma che questi fossero -per così dire- in espansione
non si era ancora certi."
Genere: Avventura, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I

Faceva caldo,molto. E alle prime luci del mattino,sull'orizzonte, Myrseella vedeva avvicinarsi grosse vele bianche,pronta a inghiottire il mare rapidamente, pur di raggiungere la terra ferma. L'isola di Nymeca era una delle tante tappe lungo il tragitto per la capitale,una delle più conosciute dai marinai e dai loro loschi giri d'affari.Non era un'isola molto grande,vantava un discreto traffico commerciale e non si poteva negare di certo la bellezza dei suoi panorami sul mare,ma di certo non era come la capitale.
Ricca e piena di tizi importanti in ogni angolo,ormai avevano distribuito così tante cariche,che non sapevano più con che titolo onorifico chiamarsi.Persino i mercantucci da quattro soldi,che una volta lustravano le scarpe a bordo strada, ora si facevano chiamare lord.
E avevano anche la sfrontatezza di sputare nel piatto dove prima avevano mangiato.
Nymeca invece era libera.Onde impetuose lambivano le sue rupi.
Reti salde avvolgevano il suo corpo,città di marinai veniva definita. Ma più che sciocchi e ingenui marinai,forte e intenso era il sapore della corruzione. Sì,quello che si vociferava non erano più solo sciocchi pettegolezzi sgusciati fuori da qualche boccaccia giù al porto, sussurrati tra le lenzuola di una casa di piacere o tra uno struscìo di panni sporchi e l'altro.Non mentivano questa volta i mercanti giù nelle piazze. Era la verità.
E Myrseella lo sapeva bene. Conosceva l'animo volubile,bramoso e ineluttabilmente fedifrago dei pirati.
E già da un po' di tempo si vociferava di un loro ritorno all'isola. Che avessero ampliato i loro giri di lì a pochi anni,questo ormai era noto al commendatore stesso,ma che questi fossero -per così dire- in espansione non si era ancora certi.
Quello di cui si era certi era ormai noto solo a loro. A loro venir di soppiatto,confondersi tra la gente,stringere accordi,stringere gole,stringere gonne. La vita era scandita tra gocce di vino scosse sul fondo del boccale,il ticchettìo del danaro nelle tasche e la lama brillante di una spada.
Le vesti chiare erano ancora sparse sul pavimento,Myrseella era avvolta nelle lenzuola,il morbido panno le avvolgeva delicatamente il corpo.
Le forme erano evidenziate dai drappeggi che circondavano la larga vita e che poi risalivano sul seno prosperoso.
Stringeva in un pugno l'orlo del lenzuolo che teneva appoggiato sul petto,in modo da non lasciarselo scappare,mentre l'altro braccio rimaneva appoggiato al cardine della finestra che dava sul balcone. I lunghi capelli castani volavano nella direzione nord-ovest dove soffiava il vento,gli occhi come intarsiati di pietre preziose fissavano l'orizzonte.Erano verde acqua e com' essa sapevano essere profondi,volubli,vivaci. Il suo andamento signorile caratterizzava tutto ciò che faceva,non importava quanto fosse banale un suo gesto. Lo rendeva incredibilmente affascinante.

«Allora avete intenzione di accettare la mia proposta? »

Nonostante avesse udito la voce dell'uomo,Myrseella non si voltò. Non subito,era concentrata verso l'orizzonte. Quel suono era così lezioso e perverso. Socchiuse appena gli occhi,come a concedersi qualche minuto per isolare la sua presenza dal resto del mondo. Ora poteva vederlo ancora,quel gabbiano. Che si lasciava trasportare dalla brezza,così leggero e libero. Abbassò momentaneamente lo sguardo sul laccio che teneva legato al collo,era ormai consumato dal tempo. Bruciacchiato e mordicchiato,aveva perso colore. Ma restava saldamente fermo sul suo collo. E le scendeva morbido nella scollatura,al sicuro.
L'uomo infastidito dal silenzio della ragazza,si alzò dal letto. Senza troppa fretta,facendo leva sulle braccia così da poter fare un salto abbastanza energico. Si stiracchiò per un breve istante e si tirò su i pantaloni,ondeggiando qualche secondo su se stesso. Poi,come d'abitudine lanciò un'occhiata in giro per trovare la giacca e si mise a tastare nelle varie tasche.Tirò fuori un sigaro e si appoggiò con il gomito sul comò,gettando la cenere per terra. 

«Mi pare di avervi già detto che non gradisco il fumo in casa mia.»

La risposta seccata di Myrseella aveva procurato un sorriso ironico sul viso dell'uomo,sfacciato e privo di alcun tipo di allegria. Solo un grosso solco sul viso,messo lì appositamente per prendere in giro coloro che dovevano rapportarsi con lui. 
Egli infatti non si mosse di un passo. Era concentrato sulla schiena di lei,pelle perfettamente liscia,morbida e di un colore che ricordava la crema di caffè anche se forse più chiara di qualche tono.L'unica cosa che fece fu un lungo tiro di sigaro e ancora cenere sul comò.
Myrseella,accigliata si voltò nella sua direzione.C'era stato un tempo in cui il suo volto avrebbe potuto somigliare a quello d'un angelo. Ma quel tempo era ormai passato,la sue pelle scura ormai era un lasciapassare per l'inferno. 
Mentre gli occhi,quelli potevano corrompere qualsiasi tipo di paradiso.
Una volta vicina gli strappò il sigaro dalle mani,lospense tra le dita e logettò fuori dalla finestra.Con gli occhi seguì quella piccola massa che ormai diventava sempre meno distinguibile cadere giù. L'uomo non parve granché irritato dalla sua reazione,anzi,sembrava compiaciuto. E aveva ancora quel sorriso inquietante sul viso.

«Conoscete già la mia risposta.E' la stessa domanda che mi fate ogni volta ed ogni volta vi do la stessa risposta. »

«Potreste accontentare i desideri di un pover'uomo come me.Sapete che accondiscenderei ad ogni vostro capriccio.»

«Lord Darrighton sapete bene che voi non siete un pover'uomo e io una donna che "accontenta."» 

L'uomo chiuse la mano in un pugno. Diventò immediatamente ancor più freddo. Gettò delle monete sul letto e senza commentare ulteriormente la cosa e se ne andò. Myrseella sospirò ancora una volta prima di raccogliere il denaro e di riporlo nel suo "posto sicuro."Poi si sistemò i capelli, prima di rilassarsi in un lungo bagno.
La nave ormai era arrivata in porto e il vociare dei marinai si faceva sempre più vivo,quella sera probabilmente avrebbero avuto un gran da fare.Lotte all'ultimo sangue,strani giri di denaro,voglie non proprio caste e vino,vino a fiumi.
Ma non per lei. Lei quella sera,doveva provare a fuggire.

Non era per niente facile il piano che le ronzava in mente,ormai da qualche mese a quella parte. Doveva calcolare i dettagli più insignificanti e sopratutto stringere alleanze pericolose. Molto pericolose.
Strano sembrerà parlare di allenaze, in una piccola isola come quella di Nymeca,ma il potere segue sempre la corruzione.
E con essa di pari passo si allacciano vari rapporti (più o meno casti,più o meno onorevoli e più o meno sinceri) che vanno ad intelariarsi nella grande rete ingarbugliata delle relazioni umane.
Quella sera Myrseella era passata presto dal droghiere a comprare qualche goccia di belladonna e per farsi consigliare su alcune erbe che stava imaprando a riconoscere. Era molto abile in botanica,il droghiere diceva che aveva delle doti naturali nel riconoscere le erbe. Ma sopratutto nel riuscire a visualizzare il rimedio giusto all'occorrenza. Aveva una meticolosità innata,con una predilezione per i dettagli ed i particolari che a molti sfuggivano. Prima di curare un qualsiasi tipo di ferita,legava i capelli in uno chingon,la portava sotto la fonte di luce più vicina,la sciacquava abbondantemente con dell'acqua(o del rhum che andava comunque per la maggiore rispetto all'acqua) e poi la disinfettava (nel caso del rhum,ovviamente no) dopodiché mentalmente elencava tutti i sintomi e le possibili associazioni con vari tipi di piante che avrebbero potuto alleviare il dolore o bloccare l'infezione.
E procedeva in questo modo.
L'uomo che gestiva la drogheria,anche detto Miguel,era un mezzo portoricano davvero esperto in ogni tipo di erba e spezie,le aveva sempre proposto di andare a lavorare da lui ma Myrseella non aveva mai accettato. Per una serie di motivi. Principalmente per una questione economica. Miguel non avrebbe mai potuto darle un compenso "decente." Sì certo le assicurava un piatto caldo e una bella casa. Non era nemmeno proprio male in quanto a prestanza fisica abbastanza massicco,abbastanza macho. Con la barbetta ispida e una seria infinita di orecchini sull'orecchio,profondi occhi neri e quell'accento così sexy. Riusciva a muoversi in modo da non sembrare troppo rozzo,anzi aveva un tocco delicato.
Inizialmente pensava che si sarebbe anche potuta prendere una cotta per lui,dato che aveva quel modo così carino di spiegarle le cose.
A volte se le faceva ripetere solo per sentire spiegate da lui ancora una volta. Ascoltava accuratamente tutte le parole che sceglieva ed ogni volta erano diverse.Ma in fondo sapeva come sarebbe andata a finire. Lui le avrebbe proposto di sposarlo e lei non avrebbe accettato,a quel punto sarebbe stata questione di qualche mese e si sarebbe vista sbattere in faccia la porta della drogheria. Non che fosse una cattiva persona,anzi era un ottimo uomo d'affari e un buon amico,ma certe cose era logico che andassero così.
Dopo aver preso il necessario, si diresse verso l'edificio che ospitava il tesoriere,un vecchio avido e privo di alcun tipo di ritegno in presenza di belle donne. Tra l'altro assiduo frequentatore del bordello. Nonostante sembrasse un mollaccione non era così facile metterlo nel sacco,poteva sembrare sciocco ad una prima occhiata,ma sapeva il fatto suo. E lo sapeva anche bene.
Myrseella salì lentamente le scale dell'edificio,tenendo su con una mano le pieghe della lunga gonna.
Era un palazzo vecchio,ma vantava parecchi decenni e il proprietario ne andava discretamente fiero. Le porte per accedere nelle varie stanze erano enormi e di conseguenza i soffitti erano davvero molto alti. Chissà che bella sfida doveva essere per le domestiche pulire quei quadri giganti appesi alle pareti. Myrseela continuava a guardarsi in giro e a fissare le varie figure che le si presentavano davanti.
Prima un uomo tozzo e grasso,poi una signora con il naso adunco e le vesti colorate,infine ecco lì. L'uomo che doveva incontrare raffigurato in una posa degna del grande Giulio. Con tanto di simbolo reale e grappolo d'uva. La ragazza proruppe in un sorriso di scherno,mostrando anche un certo disprezzo nell'espressione, evidentemente disgustata da tanto egocentrismo. Sapeva già che la cosa sarebbe andata per le lunghe e che di certo non avrebbe potuto subito esporrre la questione,così se la prese con calma. Le luci delle candele illuminavano i suoi passi e per un secondo ringraziò la loro presenza dato che lo spazio era davvero angusto e la caduta ,quasi scontata.
Una volta davanti alla grande porta,bussò. Era incredibile quanto fosse imponente quel portone,metteva quasi paura.
Aspettò circa cinque minuti sulla soglia e dato che la pazienza non era una delle sue grandi virtù,questo non influì positivamente sul suo umore.
Dopo varie procedure inutili e rituali di sicurezza(cose che ormai risalivano ai tempi dei cavernicoli)venne scortata nell'ufficio del tesoriere in attesa di un suo tempestoso arrivo,o almeno così l'aveva definito la guarda che l'aveva scortata fin lì.
Anche se tempestoso non era proprio l'aggettivo che lei avrebbe usato,nè per descrivere la situazione nè tanto meno per l'uomo che stava attendendo. Eppure a dispetto di tutte le sue macchinazioni,l'attesa si rivelò relativamente breve.
Lord Watyon entrò con passo trinonfante,come chi ha tra le mani le sorti del pianeta e deve solo decidere quale filo tirare per far andare tutto nell'esatto modo in cui vuole che vada. Era vestito in maniera abbastanza ufficiosa,dei lunghi stivali,pantaloni scuri camicia bianca e giacca di un blu profondo,come la moda del tempo ordinava. Ovviamente già sapeva dell'incontro con Myrseella,che la donna aveva pianificato notti prima,ma finse che si trattasse di una semplice visita di cortesia o di un incontro casuale. 

«Oh lady Myrseella,che piacere vederla qui. Posso fare qualcosa per lei?»
Myrseella sorrise,con uno di quei sorrisi di chi la sa lunga. Fece qualche passa intorno al tavolo,agitando i fianchi abbondanti e dopo aver guardato per qualche secondo la sfumatura color pesca del tappeto che si estendeva sotto il tavolo ,sollevò lo sguardo.

«Lord Watyon credo di avere qualcosa che potrebbe interessarla,qualcosa di...» abbassò la voce quasi ad un sussurro dopo essersi avvicinata lentamente al suo orecchio «...curioso.»

dopodiché sorrise sardonicamente,lanciandogli un'occhiata provocante. Forse poteva sembrare un avvertimento troppo velato,ma lei sapeva. E lui sapeva a sua volta di essere stato scoperto. Le cose a Nymeca funzionavano così.
Tutti sparlavano di tutti ovviamente,come ogni città portuaria è solita fare,ma pochi avevano il coraggio di "minacciare"seriamente qualcuno. Perché questo avrebbe portato pesanti punizioni,sopratutto se l'imputato in questione era un uomo di una certa levatura. E sopratutto se colui che l'accusava si rivelava un pezzente,che poi voleva dire semplicemente non essere il tesoriere della città.
 L'uomo deglutì. Quelle parole avevano sortito in lui l'effetto desiderato.Myrseella sapeva. Sapeva della sua strana perversione,nonostante lui avesse cercato di tener tutto segreto. Lì a Nymeca c'era quasi riuscito,nonostante fosse quasi impossibile avere segreti in quel posto. Ma a lei non sfuggiva mai nulla di quello che le interessava sapere e sopratutto,conosceva modi per riuscire a farsi dire tutto quello di cui aveva bisogno. L'uomo,ancora sospettoso decise di non darsi pervinto magari la donna stava solo bluffando e lui era l'uomo più rispettabile di tutta l'isola,o almeno il più ricco. Si versò del vino cercando di sembrare più calmo possibile(anche se la ragazza poteva giurare di aver notato un leggero tremolio della mano) e fece una lunga sorsata. Nel fattempo Myrseella si era messa comoda,appoggiata alla scrivania con modi da fare lontani da quelli di una signora,più simili a quelli di una ammaliatrice.

«Non so di cosa stiate parlando Lady,io non credo di avere alcun tipo di interesse se non quello di servire fedelmente il mio paese e la mia città...sono a dir poco oltraggiato dalla cosa...»

Myrseella sorrise,leccandosi appena il labbro inferiore. L'animo umano era proprio così facilmente corruttibile.
«Io credo che sappiate benissimo di cosa parlo,sapete, è stato Herique a dirmelo.Caro ragazzo senza dubbio,vostra moglie sa di voi?»

A quel punto l'uomo non aveva più scuse,inorridito da una simile presa di coscienza lasciò cadere il bicchiere di vino per terra,macchiando quel così bel e costoso tappeto dalle sfumature rosee. Aveva il volto cupo e profondamente contratto in una smorfia di dolore. Non sembrava triste,ma come imbarazzato e allo stesso tempo disgustato da se stesso. Ma anche spaventato di ciò che sarebbe potuto succedere se la cosa fosse uscita fuori da quella quattro mura. Cosa che doveva evitare,a tutti i costi.
 Tuttavia non si mise ad implorare e non fece finta di non aver sentito negando fino all'ultimo sibilo. Semplicemente rispose «Cosa volete che faccia.»
A Myrseella piaceva vincere.Era una delle cose che le provocavano più piacere in assoluto. A volte persino più piacere che giacere con un uomo. Vincere era per lei una di quelle febbricitanti sensazioni che le permettevano di riuscire a sentire il sangue pulsare nelle vene,ascoltare i battiti del cuore arruffarsi tra di loro,distinguere ogni singola molecola d'aria donarle il piacere del respiro. Ogni cosa nella sua espressione dava segno d'essersi veramente divertita. E così ancora inebriata da quella sensazione di onnipotenza finì per concludere il suo accordo nel migliore dei modi possibili. Lasciò l'uomo a fissare il vuoto,con uno sguardo che non gli aveva mai visto in volto. Sapeva che probabilmente quella notte stessa la sua giovane merce di scambio sarebbe stata trovata e messa "al sicuro",o magari allontanata. Chissà. Al momenti le sorti del giovane le interessavano poco, una volta ottenuto il suo bel tornaconto fece marcia indietro verso il bordello,stavolta passando dalle cucine della locanda sottostante. Era intenzionata a cucinare una bella cotognata di mele e sicuramente il piccolo regalino del droghiere avrebbe reso il gusto più...piccante? Dopotutto ci teneva alla salute della sua signora,la donna che gestiva il locale,la perfida tiranna che l'aveva allevata come una donnetta con cui far soldi.Era solo amore incondizionato il suo. Mica altro. 

« Eloise,ELOISE! Quante volte ti ho detto di mette a posto gli utensili una volta finito in cucina?» urlò la cuoca  

«Ah quella figlia di una buonadonna,proprio a me doveva capitare una sguattera simile! Ma cosa devo aver fatto di male in questo mondo,che il cielo mi aiuti!»  e continuava a lamentarsi con quel vociare infondo infondo bonario mentre si metteva a rassettare i vari guai che Myrseella aveva procurato. La pentola di qua,il mestolo di là. Il tavolo era tutto sporco e c'erano resti di un qualcosa di cucinato ovunque. Mise tutto nel pozzetto nel quale lavavano gli utensili e lo cosparse di sapone,poi prelevò l'acqua e ,con il suo fare sempre molto forzuto continuò a pompare acqua. Mentre sbraitava e diceva maldicenza a chiunque le capitasse a tiro. Più che donna sembrava la versione femminile del fabbro. Aveva anche un po' di barbetta.

«Ehi Myrs,dove vai? »

 esclamò la ragazzetta che le comparve davanti all'improvviso. Era di poco più bassa di lei,vestita con stracci a caso e con i capelli alla rinfusa sul viso. Due grossi occhioni le spuntavano fuori dai capelli,mentre la cuffietta cercava inutilmente di tenerli fermi.

«Tu non hai visto nessuno Ise,ok? »

Myrseella non aveva tempo,nè di parlarne nè di spiegarle. E nonostante lei la stesse fissando confusa e ansiosa di sapere anche solo un piccolo particolare che la potesse distrarre da quella vita tediosa da morire,finì per essere liquidata velocemente.

«Mryrs cosa... Oh sto arrivando signora Kadalish!» e così la ragazza-sguattera sparì di nuovo in cucina dove la cuoca stava letteralmente dando di matto.

Myrseella sapeva che tutto quello che stava progettando probabilmente avrebbe messo in pericolo anche Ise,detta Eloise. L'unica amica decente che era riuscita a racimolarsi in questi anni ma al momento non poteva pensare anche a lei. Doveva agire. 
Tornò in camera ed iniziò a frugare tra i vestiti. Non c'era tempo di andare nel panico,non ora. Fece un lungo respiro e concentrò il suo sguardo verso l'orizzonte. Rimase qualche secondo a fare nient'altro che respirare poi si spogliò e indossò dei pantaloni e una camicia(esplicitamente rubati da uno dei suoi tanti visitatori,ovviamente prima li aveva lavati. Con quella puzza sarebbe morta ancor prima di partire.)
Poi mise sopra uno mantello scuro abbastanza lungo e non troppo riconoscibile. Una di quelle cose che potevano benissimamente passare inosservate,sopratutto se complici della notte e dell'oscurità.Raccolse i capelli sotto ad un cappello e cercando di atteggiarsi nella maniera più mascolina che le riusciva,dopodiché scese silenziosamente di sotto.
Subito il vociare e il gozzovigliare fitto della locanda confuse la sua voce tra le altre e anche la sua presenza. In quel posto la gente non faceva altro che bere,menarsi o godersi l'amore delle fanciulle. Guardatasi intorno per un po' decise che rimanere ai margini poteva essere una mossa vincente così una volta acquattata in un angolo più o meno buio semplicemente aspettò.
Entrarono molti uomini,Myrseella non aveva mai goduto di una vista così chiara sulla sala e di conseguenza non aveva mai giudicato la situazione nel suo insieme. Alcuni sembravano timorosi e volevano fare tutto di fretta,come se si sentissero il fiato del curato dietro alla nuca,altri totalmente spavaldi e disinibiti volevano anzi mostrare al resto delle donne le loro particolari abilità. Dinnanzi a quello spettacolo raccapricciante la vita di Mrycelle sembrava ancora più amara,ma non lo sarebbe stato ancora per molto.Finalmente avrebbe smesso con quel "lavoro." La libertà al tempo si comprava,ma il denaro non è mai facile da ottenere,è invece estremamente facile da dilapidare. Quindi bisognava giocare al loro gioco e nonostante la sua vita fosse stata totalmente diversa all'inizio,aveva finito per macchiare il suo cuore più di chiunque altro. Sempre se ce l'aveva ancora. Improvvisamente la situazione si riscaldò, due tipi al bancone iniziarono a battibeccare. Il tipo con i denti storti accusava quello grasso di averci provato con la sua donna e che per difendere il suo onore era capace di tutto,l'altro lo prendeva sonoramente in giro urlandogli che la tipa al suo fianco non era altro che una puttana. Sì cose da repertorio. Non era una serata davvero divertente senza un duello,una scazzottata o un bel delitto. E proprio quello non tardò ad arrivare.Infatti le urla inorridite suonarono chiaramente al suo orecchio come un canto liberatorio di gioia,come una proclamazione della sua meritata libertà. Non si voltò nemmeno per avere conferma dell'accaduto.
Sapeva già tutto. Morte per avvelenamento. Doveva essere qualcosa orribile da provare,dato che era un tipo di avvelenamento lento,ma che non si manifestava dichiaratamente. Solo verso la fine,l'apice del dolore,allora si dichiarava come tale.
Ma si avevano poco più che due minuti per chiedere aiuto,tempo evidentemente non a disposizione della malcapitata. Myrseela comunque preferì darsela a gambe approfittando del caos generale,corse velocemente così come non aveva mai fatto verso il porto. Ormai le gambe erano libere di volare,saltellando su e giù per le varie stradine,palazzi e muretti. Di sicuro avrebbero capito tutto di lì a breve. In ogni caso era meglio darsi una mossa piuttosto che aspettare. Agire di notte era sempre più propizio.Ancora cinquecento metri,trecento,centocinquanta.
Le vele si scorgevano ormai anche da quella distanza,era bellissima. L'aveva ammirata per così tanto tempo,finalmente era sua. Non proprio sua "sua" ma una cosa del genere. Avevaintenzione di "prenderla in prestito." Così come altri aveva "preso in prestito" altre cose.
Saltò su con un'agilità che non aveva mai pensato di possedere. Sarebbe stato davvero difficile riuscire ad andar via da sola,ma aveva fatto pratica. In quei pochi momenti liberi che aveva. E poi avrebbe preferito prendersi una pallattola piuttosto che rimanere ancora in quel postaccio.
Come una gazzella balzò tra le varie cime che doveva sciogliere velocemente,per poter ripartire al più presto.
Un,due,tre,un due tre, continuava a contare mentre man mano le scioglieva tutte e rendeva la nave parzialmente pilotabile. Un rintocco suonò l'una e mezza e la ragazza si concesse un'occhiata verso l'isola,forse l'ultima.
Quando ad un tratto,nel bel mezzo del canale,abbastanza lontano per una pallottola ma comunque vicino per un attacco via mare, si accorse di non essere sola. C'era qualcuno lì. E la stava aiutando,perché? Chi era e sopratutto come faceva a conoscere il suo piano?


 
  
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