Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: lavtingirl    21/03/2015    0 recensioni
“I sogni spesso sono destinati a infrangersi contro la realtà. Ma sono quelli più semplici i più dolorosi, perché ci appaiono così personali, così ragionevoli, così raggiungibili. Ti sembra sempre di essere a un passo dal poterli toccare con la mano, ma mai abbastanza vicino da afferrarli, e questo basta a spezzarti il cuore.” -- N. Sparks
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Genere: Fluff, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Jeremy Bieber, Justin Bieber, Pattie Malette
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Detto questo ci avviammo tutti e tre dentro l'ospedale e poco dopo ci ritrovammo mamma e papà davanti. "Ragazzi! Ma che fine avete fatto?" Disse mamma abbracciandoci. "Lunga storia." Sorrisi. "Non sono molto sicura di volerla sapere." Rise. "Jaxon, hai la tac.." Sospirò. "Si vado." Mormorò. "A più tardi." "Ciao Jaxon." Disse Leah. "Oh Leah! Ciao." Disse mamma. "Salve signora Bieber." Sorrise. Aveva delle labbra perfette, rosa e carnose. Era splendida, ne ero quasi innamorato. "Adesso vado con Jaxon, ci vediamo più tardi." "Arrivederci." Disse Leah. "A dopo mamma." Sorrisi e detto questo mi girai totalmente verso la ragazza. "Che ti va di fare?" Le chiesi. "Oh ehm.. Ti va di giocare al biliardino? Ce n'è uno infondo a sinistra." Rise. "Va bene." Ci dirigemmo verso la sala a me sconosciuta, era molto grande con molto giochi. Alcuni per bimbi. "Sicura di voler giocare? Insomma, non amo vincere contro le ragazze." Risi sicuro di ciò che dissi. "Sei proprio vanitoso!" Sbottò lei ridendo. "Forse." Sorrisi e iniziammo a giocare, c'eravamo solo noi in quella sala. Stava vincendo, rullai in modo da prendere la palla e fare goal ma mi bloccò e fece punto. Giocammo per circa quindici minuti. "Ho vinto!" Sorrise lei contenta. "Ti ho fatto vincere, sei una ragazza." Mi diede un leggero colpetto con il gomito sul braccio. "Si certo, non sei abbastanza bravo da battermi. Mi dispiace." Rise. "Così mi offendi." Sbottai e lei non smise di ridere. Sorrisi. "Raggiungo i miei da Jaxon, ci vediamo dopo?" Chiesi. "Sicuro." Detto questo, le lasciai un bacio sulla guancia e poi iniziai ad incamminarmi verso la sala dove Jaxon teneva la visita.
Leah's POV
Oggi i miei genitori non sarebbero venuti a trovarmi, mamma mi aveva mandato un messaggio dicendo che Matt, mio fratello, aveva la febbre e papà ha avuto un contrattempo a lavoro. Decisi di andare in camera e di aspettare Justin e Jaxon, dato che dovevamo giocare a Monopoly. Erano due ragazzi molto belli, ma Justin aveva quel qualcosa che non si sa cosa in più. Dio, quel ragazzo era qualcosa di magnifico e quel sorriso, quel sorriso faceva invidia al mondo.
Entrai in stanza, avevo scordato la finestra aperta e lì dentro faceva un freddo cane. La chiusi e poi mi precipitai sul letto, accesi la TV e c'era Frozen. Amavo quel cartone.
Il film stava per finire e qualcuno bussò alla porta. "Avanti." Dissi raddrizzandomi sul letto. La porta si aprii lentamente, era Justin. "Disturbo?" Disse. "No, entra." Sorrisi. "Volevo chiederti se era ancora valida la partita a Monopoly." "Oh, certo." Mi alzai e spensi la TV. "Possiamo andare." Sorrisi. Uscimmo dalla mia stanza e chiusi la porta. Justin mi prese delicatamente il braccio e mi fece girare verso di lui. "Posso chiederti un favore?" Lo guardai. "Certo." "Non chiedere nulla della tac, a Jaxon.. Per favore, il dottore dice che forse qualcosa non va e non vuole parlarne." "Oh.. Mi dispiace, comunque si.. Non dirò nulla, tranquillo." Sorrisi ed entrammo in camera da Jaxon. "Ciaaaao." Dissi con un tono strano di voce, quasi acuto per far ridere un po' Jaxon (e ci riuscì), ma notai che in camera con lui c'erano i suoi genitori.
-Che bella figura di merda Leah. Mi congratulo con te.- disse la vocina dentro la mia testa.
-Sta zitta deficiente.- Risposi io, mentalmente.
-Ti sei data della deficiente da sola, lo sai vero?-
Oh ma vaffanculo e sta zitta!
Ok ero una vera idiota. "Ehm.." Iniziai. "Buonasera." Dissi seria. "Ciao Leah." Disse Jeremy sorridendomi. "Beh, allora noi andiamo Jaxon. Dobbiamo andare, i dottori non ci fanno stare dopo le 6:30." Disse Pattie sospirando amaramente. "Justin, sicuro di voler restare a dormire qui con Jaxon anche stasera? Può restare papà se vuoi." Continuò la donna. "Non preoccuparti mamma, mi fa piacere rimanere con Jaxon." Sorrise il biondo. "Okay, andiamo allora." Salutarono un'ultima volta i loro due figli e uscirono dalla porta. "Ciao anche a te Leah." "Buonasera." Risposi.
Mi rigirai verso i fratelli che stavano quasi per litigare. "Dammi le patatine." Disse Justin. "Quello che ha bisogno di cibo, sono io qui. Togliti di dosso." Rispose Jaxon ridendo con in mano un pacco di patatine. Oh, che fratelli uniti. "Mangiati lo yogurt, quello ti fa bene idiota." Rise Justin prendendogli il pacco di patatine." "Mangiatelo tu quel coso, cretino." E anche affettuosi. Scoppiai a ridere ricevendo la loro attenzione. "Siete due scemi." Dissi ricomponendomi. "Mi aveva preso le patatine, erano mie, pagate con i miei soldi." Contestò Justin. "Si ma io avevo fame e lui mi aveva detto che me ne avrebbe preso un pacchetto anche a me ma non l'ha fatto. Quindi ho preso il suo." "Ho scordato di prendertelo!" Sbottò Justin. "Ti scordi di tuo fratello?" Rise Jaxon. "Wowowo, basta!" Risi. "Giochiamo si o no? Perché se non volete torno da Olaf." Risi. "Okay." Si arrese Justin prendendo la scatola del gioco da tavolo. "Giochiamo su."
Giocammo per circa un'ora e mezza, Justin ha vinto, avevo due alberghi e otto case in svariati quartieri ma lui ne aveva di più e ha "sfrattato" me e Jaxon. In quest'ora e mezza ho imparato a conoscerli un po' meglio. Erano molto simili, simpatici e dolci. Ho scoperto anche che Jaxon ha una fidanzata, Hanna e Justin è single e forse potevo usarlo come vantaggio, semmai mi innamorassi di Justin.
"Adesso vado. Buonanotte ragazzi." Sorrisi e mi alzai. "Notte." Dissero all'unisono. Justin mi accompagnò fino alla porta di camera mia. "Grazie per avermi aiutato a farlo sorridere, gli ci voleva proprio." Sorrise. "Di nulla, quando vuoi." Sorrisi e gli baciai la guancia. "A domani Bieber." "A domani, tesoro."
Entrai in camera e chiusi la porta per poggiarmici sopra. Dopo il 'tesoro' il mio cervello andò completamente in tilt. Non capivo più nulla. Sorrisi a me stessa e poi mi sedetti sul letto e come al solito non avevo fame. Decidi di ascoltare un po' di musica, misi la riproduzione casuale e mi sdraiai sul letto. Iniziai a pensare a tante, tante cose. Passavo da quelle belle a quelle brutte, da quelle divertenti a quelle tristi.
Qualcuno mi scosse la gamba, sussultai un po' spaventata. Era Justin. Tolsi le cuffiette dalle orecchie. "Mi hai spaventata. Tutto bene Justin?" "Scusa, non volevo spaventarti. Ho bussato un paio di volte ma non mi hai sentito. Si tutto bene, volevo chiederti se potevo stare qui un paio di minuti." Resta qui adesso, resta qui stanotte, domani, dopodomani, sempre. "Certo, ma come mai?" "Mio fratello e Hanna stanno parlando al telefono e mi ha chiesto se potevo lasciarlo solo." Sorrise. "Oh, okay." "Cosa ascoltavi?" Chiese lui sedendosi sul lato del letto. "Ehm, prima ascoltavo Lego House e adesso Thinking Out Loud, di Ed Sheeran." "Amo quella canzone." Sorrise e portò una cuffia all'orecchio e così feci anche io con l'altra cuffia. Sorrisi guardandolo, canticchiava ed era adorabile. "Sai ballare?" Mi chiese. "No." Risi. Prese l'iPod e lo mise nella tasca della giacca, mi prese la mano e mi fece alzare dolcemente dal letto. Lo guardai sorridendo, stavamo quasi per ballare. Alzò il volume della musica, portandolo al massimo. "Balla con me." Sorrise e avvicinammo i nostri corpi. Misi le braccia intorno al suo collo scoperto, alzai di poco il viso per guardarlo bene in faccia, data la poca differenza di altezza che ci distingueva. Aveva le mani dietro la mia schiena, ci muovevamo a ritmo lento e rilassato. Strinse la presa delle sue braccia sulla mia schiena ancor di più, facendomi avvicinare di più a lui. Così tanto da sentire il suo respiro caldo sul mio collo. Appoggiai delicatamente la testa sul suo petto, il suo cuore aveva un ritmo abbastanza agitato. Forse era nervoso. Ricominciò a canticchiare e potei sentirlo alla perfezione, data la vicinanza del mio orecchio alla sua bocca. "Take me into your loving arms, kiss me under the light of a thousand stars, place your head on my beating heart. Thinking out loud that maybe.." Mi prese la mano, mi fece girare intorno a me stessa e poi mi ritrovai sempre con lui davanti a me. "..we found love right where we are." La canzone finì e noi eravamo perfettamente incollati l'un l'altro, con la fronte unita e con i respiri che si intrecciavano tra di loro. Solo sei centimetri di distanza, dalla mia bocca alla sua. Poi cinque..poi quattro..poi tre..
   
 
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