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Autore: pandina    21/03/2015    9 recensioni
Irlanda, un luogo magico in cui tutto può accadere.
Killian Jones cinico scrittore americano, è arrivato sull'isola per assistere alle riprese del film di cui ha scritto la sceneggiatura: La storia di una misteriosa creatura che vive negli abissi del lago e della giovane vedova che che tenterà di salvarla. Killian, la cui vita ha insegnato a non credere in nulla, rimane incantato da Emma Swan, la proprietaria, vedova con un figlio, della fattoria in cui alloggia. Bella forte e genorosa come una dea celtica,Emma s'insinuerà nel cuore dello scrittore, e il vento del cambiamento inizierà a soffiare
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2- Emma

Nota: Leggendo vedrete l'inserimento di nuovi personaggi,alcuni di loro sono totalmente diversi da come sono nella serie e anche i loro vincoli di perentela sono cambiati. Spero vi piacciano ugualmente

 

La notizia dell' arrivo del cast aveva percorso Castlelough, alla velocità della luce.

Non c'era negozio, taverna o ufficio postale che non ne parlasse .

Ed Emma ne era già stanca.

Si era fermata da Granny's per bersi una cioccolata calda con sua cognata Elsa e mentre l'aspettava guardava Ruby civettare con il fattorino che stava consegnando una cassa di bibite e si sentì molto più vecchia dei suoi trent'anni.

Non potè fare a meno di rivedersi nella giovane e ripensò con dolcezza e malinconia al periodo in cui Neal aveva corteggiato lei.

Neal Cassidy, che era cresciuto nella fattoria che confinava con la sua , era diventato, ai suoi occhi, un uomo bello e audace come un antico guerriero. Dopo aver passato alcuni anni a Boston era tornato nella sua vita con l'impeto di un ciclone, alleviando in lei la perdita recente della madre. E per questo gliene sarebbe stata grata per sempre.

Emma guardò fuori dalla finestra e vide le betulle che stavano mettendo le foglie.

Era primavera quando Neal fece l'amore con lei la prima volta e lei gli si era affidata senza il minimo timore. Quegli struggenti ricordi erano ancora vivi in lei.

La voce di Elsa, la fece sobbalzare

“Ho sognato tua madre sta notte” Dandole un bacio, si tolse il foulard dal collo e si mise a sedere ordinando un Irish coffee .

Emma non fu particolarmente colpita dall'affermazione di sua cognata.

Il fatto che sua madre Mary Margaret, fosse morta, non impediva a lei o a Elsa di parlarle.

Sì esatto ,lei parlava con sua madre.

Traeva conforto da questo e non si curava troppo se gli altri la ritenessero stramba. Ovviamente Emma non riceveva risposta, tranne che nella sua mente, ma era certa con con sua cognata le cose fossero diverse.

Fin da bambina Elsa aveva avuto il dono della veggenza. Lì in Irlanda non era strano.

"Tua madre dice che tu hai bisogno di un uomo” disse sicura la bella bionda, spostandola sua lunga treccia da una spalla all'altra.

Emma non potè fare a meno di sorridere e nel caso sua madre stesse origliando, scandì bene le parole.

“Di uomini nella mia vita ho già David, Peter ed Henry, se ne aggiungiamo un quarto non sopravviverò!”

Dopo un lungo sorso di caffè bollente Elsa , fece un cenno con la mano, come se la cosa non avesse alcuna importanza.

“Non credo che tua madre si riferisse a tuo padre, a tuo fratello o a tuo figlio. Lei vuole che tu ti trova un marito. Qualcuno con cui condividere i pensieri e il letto e , dato che tu non ti dai fare, ha detto che ci penserà lei.”

Emma guardò la cognata con ironia.

"E chi mi troverà mia madre? Conosco tutti qui e onestamente nessuno di loro credo potrebbe diventare un probabile marito!” Disse la frase con allegria, ma in realtà sapeva che gli uomini irlandesi, per quanto affascinanti, non sempre erano tra i mariti più facili. E sospettava che Elsa ne sapesse qualcosa.

“Tesoro ci penserà lei vedrai! E dimmi dunque oggi arriverà il grande scrittore? Non vedo l'ora di conoscerlo, avrei un paio di cosine da suggerirgli...” Emma per poco non si strozzò con la cioccolata.

“Per carità divina, Elsa! Quando LO CONOSCERAI per favore non farlo scappare a gambe levate!” La cognata era una delle donne intellettualmente più brillanti che lei avesse mai conosciuto. Ma era di una schiettezza allucinante. Con una parola era capace di tagliare le gambe a chiunque.

Sbuffando Elsa finì il suo caffè.

“Stai tranquilla, non farò scappare nessuno! Andiamo dai, così finirai di comprare il necessario per la cena!” Pagarono e si avviarono verso i negozi del piccolo centro.

Entrarono nella macelleria dei Booth.

“Salve ragazze! E' sempre un piacere vedere due fate dei boschi aggirarsi in paese!”

Marcus Booth conosceva le due donna da sempre e le avrebbe considerate delle ragazze fino alla morte.

“Salve Marcus! Avrei bisogno del tuo miglior spezzatino di montone” disse Emma sorridente.

“Detto fatto mia cara! Allora vuoi prendere per la gola il pezzo grosso americano eh? Non potrà certo resistere alle tue prelibatezze!”

La donna scosse la testa ridendo.

“E dimmi, come sta August?” August , l'uomo che una volta, in quella che le sembrava un'altra vita e a dispetto di tutte le preoccupazioni per la sua anima, le insegnò a baciare.

Le suore del Liceo erano state ben chiare - Un bacio alla francese fa sorridere il demonio!-

Anche se Emma non aveva avuto intenzione di far sorridere satana, tre anni dopo quella lezione, i baci di August Booth si erano rivelati così eccitanti da farle rischiare i tormenti dell'inferno più di una volta..

“Gli hanno offerto un posto alle Scuderie Nazionali, sono orgoglioso di lui!”

“Non è peccato essere orgoglioso di un figlio”

Su questo Emma aveva le idee ben chiare.

“E tua madre mia cara sarebbe molto, molto orgogliosa di te” disse Marcus guardandola negli occhi, affettando la carne.

“Tutti qui sapevamo quanto ci tenevi a studiare ad Oxford e sapevamo che avresti fatto la felicità dell'intera città laureandoti, ma non ci fu tempo. Quando la tua povera mamma morì , tu abbandonasti subito gli studi”.

La ragazza abbassò gli occhi

“Qualcuno doveva pur occuparsi dei bambini” E di papà ,pensò, ma non lo disse.

“Ho sempre pensato fosse una responsabilità troppo grande per una ragazza così giovane. Una bambina che alleva bambini, ecco cos'eri. Ma David, pover'uomo non era in grado di prendersi cura di sé stesso, figuriamoci dei figli. Considerando quanto devi esserti sentita sola, non c'è da stupirsi che tu ti sia invaghita di Neal Cassidy, quando tornò dal Nuovo Mondo pieno di lustrini e trofei.”

“Io amavo Neal!” Dichiarò Emma con fermezza.

Il suo amore per il suo esuberante marito, che prometteva di diventare un vero asso del rugby, era stato l'unico punto fermo della sua vita. E se non lo avesse sposato, non sarebbe nato Henry, l'altro grande amore della sua vita.

Poi Neal rimase ucciso in una stupida corsa in auto con alcuni compagni di squadra .Ed era iniziato il periodo peggiore per lei.

“Mia cara non va bene che una donna resti sola tanto a lungo, soprattutto con dei bambini da crescere”

“Amen Marcus, Amen!” La voce di Elsa si alzò chiara ed Emma le lanciò un occhiataccia

“Me la cavo... ed ora dimmi quant'è che devo andare a preparare lo stufato con le patate”

Non desiderando più discutere della sua vita amorosa, Emma pagò, fece per andarsene, quando Marcus le allungò un sacchetto.

“Tieni prendi, alcune salsicce, Henry ne va matto. Sei una brava madre Emma Swan!” e con una pacca sulla spalla la sospinse fuori dal negozio.

Elsa andò verso la sua auto.

“Vedi tesoro tutti qui in paese ti vogliono felice, ascolta noi e anche tua madre, che sono sicura sa quel che fa” disse l'amica ammiccando verso una vetrina.

Emma guardò nella sua direzione.

L'immagine del Libro di Killian Jones, La Signora del Lago, faceva capolino dal vetro e a fianco lo stesso libro, ma girato sul retro dove due enormi e profondi occhi azzurri sembravano guardarla anche attraverso la carta patinata della copertina.

Si riscosse. Diede un bacio alla cognata e salì sul suo maggiolino giallo, avviandosi verso casa.

Una volta arrivata ripose la spesa nella credenza e iniziò a tagliare le verdure per lo stufato. Poco dopo il rombo inconfondibile della vecchia Cadillac di sua nonna, la avvisava del ritorno a casa dell'anziana signora, che era andata a prendere i suoi fratelli e suo figlio a scuola ..

“Cia...” Non riuscì nemmeno a finire il semplice saluto che la casa si riempì di urla e baccano.

“Basta lasciami in pace!!” urlava Wendy verso il fratello Peter, che buttando lo zaino a terra, afferrò una mela dal cestino della frutta, ridendo a crepapelle.

“Come siamo suscettibili!” La prese in giro.

E per risposta la ragazzina si tolse una scarpa e gliela lanciò contro, andando a finire contro il frigorifero.

“EHY!!” Urlò Emma.“Si può sapere che succede?!? “ chiese ai due.

“Ma nulla! Wendy è una povera credulona”, disse Peter continuando a ridere

“Brutto idiota” E la ragazzina si scagliò contro il fratello.

“Adesso basta!” li divise Emma

“Peter va a cambiarti e vedi di andare a dare un'occhiata agli animali. E tu signorina adesso ti calmi” .

Mentre tornava a preparare la cena, osservò la sorella. Una tipica sedicenne, alta magra, molto carina, ma avrebbe preferito che non adottasse quello che a Dublino veniva chiamato Look gotico. Abiti neri da esistenzialista, la cipria bianca e le labbra viola che Wendy adottava fuori da scuola, non le donavano affatto.

In silenzio si avvicinò anche Henry , che da dietro abbracciò la madre.

“Ciao mà. Credo che Colin abbia spezzato il cuore a Wendy” annunciò, mettendosi poi a giocare con Maeve, l'enorme terranova.

Emma guardò il figlio, i suoi occhi verde scuro, i capelli castani come quelli di Neal e provò il famigliare moto d'amore che sempre aveva ogni volta che lo guardava. Gli ravvivò un ciuffo scuro che gli ricadeva sulla fronte.

“Vai fuori a giocare con Maeve, le ho preso un bell'osso da Marcus e fai una bella corsa con lei. Mi occupo io di tua zia.”disse.

“Grazie mamma!” Henry corse via come un fulmine, ben contento di lasciare i discorsi sulle pene d'amore agli altri.

Nel frattempo anche Cora entrò in cucina e si sedette al tavolo sbuffando. Sua nonna non era tanto alta, ma era ancora una bella donna e nonostante l'età i suoi occhi scuri erano vivaci  e i capelli non avevano perso la sfumatura d'oro rosso.

“Allora ragazzina dicci un po' cosa ha combinato Colin questa volta” fece la più anziana tra le tre .
“Ha invitato Grace al ballo di primavera! Ecco cosa!” urlò quasi la giovane
“Tutto qui?Ci sono ancora tre settimane prima del ballo, forse cambierà idea” Disse Cora.

“Voi non capite! Non capite!L'unico motivo per cui mi ha mollata per Grace è che lei va a letto con tutti” Eccola di nuovo l'eterna questione del sesso. E solo adesso Emma si rendeva conto del perchè all'epoca in cui lei usciva di nascosto con August, sua madre fosse tanto preoccupata.

“Tesoro, quando sarai con un compagno che ami veramente, ti guarderai indietro e sarai contenta di non essere andata con un altro” Sentenziò saggiamente Cora.

“Io non mi sposerò mai! Mi farò suora!” disse la ragazza asciugandosi le lacrime.

Emma le si avvicinò dandole un bacio sui capelli.

“Certo che ti sposerai, e non ti farai suora”

“Beh avrebbe già il guardaroba adatto” disse Cora allegramente.

“Ecco vedi , VEDI!! Tutti sareste felici se io diventassi una maledetta suora e me ne andassi.!!” Wendy scattò in piedi, facendo cadere la sedia e corse via.

“Dai una mano a questi giovani e ti vogliono prendere l'intero braccio...”

“Nonna per favore...” Emma era esausta. La cena ancora da preparare, la casa in subbuglio, sua sorella in crisi, suo padre che non era tornato a casa e tra poco lo scrittore americano sarebbe arrivato .

Ripensò alle parole di Marcus e gli diede ragione su una cosa : allevare i due figli minori di sua madre insieme al proprio, e allo stesso tempo badare al padre, che non era altro che un bambino troppo cresciuto, era tutt'altro che facile.

La giovane vedova alzò gli occhi al cielo, che le fece notare la grande macchia d'umidità sul soffitto. Bisognava proprio far riparare il tetto.

“Sarebbe davvero bello, mamma, se potessi darmi un piccolo aiuto...” Mormorò a quel punto e sperando che la risposta non si facesse aspettare troppo.

 

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Killian provò un senso di trionfo davanti al cartello che gli diede il benvenuto a Castlelough.

“Decisamente mi ci vuole un caffè” si disse notando l'insegna del pub Granny's . Lì avrebbe chiesto indicazione per la fattoria Swan-Nolan.

L'interno del locale era esattamente come se lo aspettava: muri foderati di legno scuro, scaffali pieni di bottiglie che scintillavano come il bottino di un pirata, alla luce di lampade di ottone.

Appena gli occhi si adattarono alla penombra, Killian distinse tre uomini seduti al bancone e altri ai tavolini. Come vi s'inoltrò, tutti si voltarono verso di lui.

“Bella giornata vero?” gli disse un ometto. Poi guardandolo fisso esclamò

“Lei deve esser Killian Jones!”

“ E lei chi è, un indovino'” gli rispose accennando un sorriso.

“Chi non lo è da queste parti! No, ho solo riconosciuto il suo viso dalla foto pubblicata sulla copertina dei suoi libri. Mio figlio Archie li ha letti tutti! E quello sul drago che si trasformo in una donna dai lunghi capelli neri, è il suo preferito. Il nostro David qui ha visto una di quelle creature! “ Rivelò l'uomo.

Killian pensò fuggevolmente, che il padrone della fattoria si chiamava anche lui David...

“Eccomi qui signor Jones! David Nolan, per servirla! Non è una fortuna sfacciata che lei si sia fermato proprio qui da Granny's? “ Disse l'uomo presentandosi e allungandogli la mano.

“Una straordinaria coincidenza” Ammise lo scrittore ricambiando la stretta.

“Ma la fortuna più grossa, signor Jones, lei l'ha avuta alloggiando a casa di David!” Disse l'uomo che lo aveva riconosciuto per primo.

“Si da il caso che lui sia il miglior narratore e conoscitore di leggende di tutta l'Irlanda!”

Killian sorrise incuriosito e guardò l'uomo che lo avrebbe ospitato nella sua fattoria

“Davvero ha visto una di queste leggendarie creature?” Chiese a David

“Certo che l'ho vista” Come vedo lei ora! E non solo la donna -drago, ma anche la Signora del lago! Ma prima... Ehy Ruby! Una pinta qui, per il mio ospite! E un giro anche per gli altri! Aranciata per i minorenni” Ordinò con voce tonante.

Ma proprio mentre Killian stava per ringraziarlo, un giovane uomo, con un viso squadrato e uno sguardo duro come pietra, si alzò brusco e annunciò:

“Io non bevo con certa gente! Non ho invitato nessun fottuto americano alla mia fattoria. Maledetti stranieri!”

David cercò di placarlo, vedendo che l'uomo stava deliberatamente cercando di provocare una zuffa.

Killian non reagì minimamente e così tutti gli altri, tanto che , scolando il suo whisky tutto d'un fiato uscì dal pub sbattendo pesantemente la porta.

“Non fare caso a Will Scarlett, ce l'ha con il mondo intero, Dio solo sa perchè” gli consigliò David, passando amichevolmente a dargli del tu.

Un boccale fu spinto davanti a Killian e Nolan alzò il proprio

Slainte! Alla salute!” Tradusse dal gaelico

E Jones ricambiò il brindisi

Dopo un lungo sorso, David si lanciò in uno dei suoi racconti sulla mitologia irlandese.

Lo scrittore ascoltava rapito, arrendendosi all'alchimia delle sue parole e al vellutato sapore della Guinnes.

 

 

Emma non era ansiosa per natura, ma cominciava a preoccuparsi, non ricevendo notizie né di Killian Jones , né di suo padre.

Henry era a letto da un po'. Wendy aveva smesso di piangere e la musica di sottofondo che arrivava dalla stanza di Peter, indicava che il ragazzo stava studiando.

Alla fine Emma si decise a togliere lo stufato dal fornello e lo mise nel frigo.

Il cellulare del padre era spento, cosa piuttosto frequente dato che lui odiava tutto ciò che era tecnologico.

Cora tentava di rincuorare la nipote, ma i suoi discorsi non facevano che accrescere la preoccupazione di lei.

“Temi possa aver avuto un incidente? Lo scrittore intendo. Gli americani non sono abituati alla pioggia battente e alle nostre stradine strette”.

Un brivido percorse Emma.

“Non ci avevo pensato...” poi finalmente i fari di un'auto, illuminarono il viale.

“Finalmente!” Corse ad aprire e si arrestò di botto

“E' il sergente Graham” disse con voce incerta.

Cora mollò il lavoro a maglia e raggiunse la nipote, cingendole le spalle

“Buona sera Cora” Il sergente si toccò la tesa del cappello scuro.

“Ciao Emma. Ruby mi ha chiamato per dirmi di andare a prendere tuo padre e il suo amico americano da Grenny's” la giovane vedova guardò stranita le due figure barcollanti scendere dall'auto. Dall'andatura dovevano essere piani di alcool fino alle tonsille.

“Grazie Graham” Disse piano la donna

“Nessun problema Emma. Lo sai che per me è sempre un piacere fare un salto qui da voi e salutarti” disse il sergente con uno schietto sorriso, sotto i baffi castano chiari. Così dicendo, posò sotto il portico le valige dello scrittore.

Anche Emma sorrise all'agente che conosceva da tantissimi anni e non potè fare a meno di ripensare alle parole della cognata, sul fatto di avere un uomo, beh forse a Castlelough qualcuno interessato a lei c'era...ma il pensiero le scivolò via immediatamente dalla testa come sentì il braccio del padre che le cingeva le spalle per sostenersi.

David stampò un bacio sulla gota della figlia e poi sorrise a Cora

”Buonasera mamma cara”

“Non chiamarmi mamma cara! Non quando torni in questo stato!” la donna aveva le mani sui fianchi.

“Non potevo lasciare che il nostro ospite non avesse un degno benvenuto nella terra dei suoi avi” Biascicò il figlio, agitando la mano libera, verso l'uomo alto , a pochi passi da lui.

“Questo è Killian Jonse, il famoso scrittore americano. Killian ti presento Cora, la mia adorabile madre dalla lingua tagliente e la mia deliziosa figliola, Emma”.

“E' un piacere conoscerla signor Jonse” Disse Emma cortesemente, ma con una nota d'irritazione nella voce

“Temevamo avesse avuto un incidente”

“Mi dispiace, non ho giustificazioni, se non quella di aver perso la nozione del tempo”

La voce di Killian era ancora più impastata di quella di David.

“E' facile quando mio figlio inizia a raccontare le sue storie, almeno nessuno dei due si è messo alla guida” Con quelle parole di assoluzione , Cora si voltò e rientrò in casa.

A Emma venne da ridere nel vedere i due uomini seguirla miti come agnellini.

Una volta in salotto la ragazza osservò meglio Killian Jonse.

Dava l'impressione di una persona tormentata, che si nascondeva dietro la facciata da duro. Viso regolare, nascosto da una ispida barba incolta. La traccia di una cicatrice bianca sullo zigomo gli dava un'aria vagamente piratesca. I suoi occhi erano azzurri, ma di un azzurro impenetrabile , come il mare in inverno.

Nonostante il viso corrucciato, la foto dietro la copertina dei suoi libri, lo faceva apparire intellettuale e sofisticato, forse perchè indossava degli occhiali .

Ma non c'era nulla di sofisticato in quell'uomo.

Vestito con Jeans, maglietta e giaccone di pelle nera, era asciutto, eppure s'intravedevano i muscoli sotto la t-shirt aderente.

Emma aveva conosciuto uomini più grossi di lui, ma nessuno così fisicamente imponente e che, nonostante la sbronza, irradiasse tanta maschia energia.

Assurdamente provò il desiderio di buttarlo fuori da casa sua.

Poi di nuovo le parole di Elsa sul fatto che sua madre intendesse mandarle un uomo.

-Mamma, dimmi che non è opera tua!- implorò in silenzio.

“Vorrà andare subito a letto immagino” Emma lo disse senza rivelare nulla del suo tumulto interiore.

Killian la percorse da capo a piedi con una lunga occhiata allusiva.

“E' una proposta allettante... “ Mormorò solo per le sue orecchie.

La sua voce come seta, velata da una nota d'ironia. L'accenno di un sorriso.

“Ubriaco com'è , ho il sospetto che sarebbe al di sopra delle sue capacità, Signor Jones!” Sibilò lei ad occhi socchiusi.

“Io non ci scommetterei la fattoria, se fossi in te dolcezza”

Troppo aggressivo.

Troppo pericoloso.

Troppo maschio!

Emma si sforzò di mantenere a freno la lingua da una risposta tagliente.

“Ti mostro la stanza” Disse passando anche lei automaticamente al tu. Ma vedendo che l'americano appariva più instabile di suo padre, la ragazza non ebbe altra scelta che mettergli un braccio attorno alla vita per sostenerlo. Lui salutò David e Cora, scusandosi ancora.

Si appoggiò poi a lei e le passò un braccio intorno alle spalle con un gesto molto sciolto per un uomo che aveva bevuto troppo.

La strettezza delle scale, li costrinse a salire coscia contro coscia. Emma ebbe l'impressione di toccare un pezzo di acciaio, duro e inflessibile.

“Dio come sei morbida...” Killian chinò la testa e la strofinò il naso contro il suo collo.

“E profumi di buono” Era pronta a scommettere che diceva così a tutte le donne.

“ E tu puzzi di rum e birra” Lui si accigliò però sorrise.

“Tuo padre è un narratore straordinario, lo ascoltavo e non mi accorgevo di bere”.

Anche lei sorrise.

“Non fatico a crederci”

I loro occhi s'incontrarono e lo sguardo di divertita complicità che si scambiarono, presto si trasformò in una consapevolezza sensuale così forte , che Emma provò l'improvviso impulso di stringersi tra le braccia. Non riusciva a capire se quel desiderio provenisse da un istinto di auto protezione o da un bisogno ancora maggiore di sentire il tocco di mani rassicuranti sul corpo.

Killian invece sembrava arrabbiato. Si tolse il giubbotto lo lanciò su una sedia e si buttò sul letto.

“Ti ricordi cosa ho detto prima riguardo al fatto di andare a letto insieme? Ho deciso: io non verrò a letto con te!” La voce non sembrava più nemmeno impastata dall'alcool.

Emma s'incendiò come un fiammifero.

“Perchè immagino che questa sia una decisione che spetta solo a te vero...”

Dannazione quest'uomo iniziava farla irritare

“Se lo volessi, sarebbe sicuramente una decisione mia “. E ancora quel suo sorrisetto e quelle sopracciglia che si alzavano insolenti

“Tu ottieni sempre quello che vuoi?” Era una sfida ed Emma era curiosa

“In materia di donne? Sempre! Ma non preoccuparti amore, tu non sei il mio tipo”

Emma provò un irrazionale moto di irritazione femminile.

“Che coincidenza” Disse in tono sbrigativo

“Nemmeno tu sei il mio” Trattenne il fiato appena ebbe finito di parlare, quasi si aspettasse di essere incenerita da un fulmine , lanciato da una mano divina, per una bugia così sfacciata.

Killian inarcò un sopracciglio.

“Allora non dovremmo avere nessun problema, giusto?”

“Neanche uno” Emma si avvicinò alla porta e spense la luce.

“Buonanotte Jonse”

“Buonanotte Swan” e aveva già cominciato a russare prima che lei chiudesse la porta.

Andò in camera, si preparò per la notte e s'infilò nel letto. Iniziò a rigirarsi, era stanca eppure sembrava che il sonno non volesse arrivare. Continuava vedersi davanti due occhi azzurri, profondi e misteriosi.

Accidenti a lui!

L'unica sua consolazione era che l'indomani Killian Jonse, avrebbe avuto un mal di testa feroce.

 

Ciao a tutti!

Grazie mille a tutti quelli che sono passati, letto e a chi ha anche recensito, le vostre oarole mi fanno sempre tanto tanto piacere!

E così abbiamo conosciuto Emma e alcuni altri componenti della famiglia. E abbiamo assistito al primo incontro/scontro tra i due.

Spero davvero di non aver deluso le aspettative. Fatemi sapere .

Un abbraccio

Gra

  
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