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Autore: CacciatriceDiTramonti    22/03/2015    1 recensioni
Jennifer e Liam. Australiani. Migliori amici da quando sono nati, praticamente vicini di casa. Con in comune la sfrenata passione per i Coldplay e il profondo affetto incondizionato che li lega. Ma una serie di eventi metteranno alla prova il loro legame così speciale costringendoli a fare scelte non sempre facili.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jennifer Lawrence, Liam Hemsworth
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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POV Liam.
-beh? Cos'è questo sorrisetto?- sbotta Jennifer uscendo dal piccolo
bagnetto nella sua cameretta, vestita con una tuta e un paio di punte
da danza ai piedi. I capelli legati in un'alta coda di cavallo. 
Scuoto la testa -niente è che..sembri più piccola con le punte-
Lei inarca il sopracciglio e guarda prima i suoi piedi, poi me, alzando
infine gli occhi al cielo.
-andiamo- dice mettendosi il cappotto e prendendo la borsa in spalla.
-vuoi che la porti io?- le chiedo seguendola per le scale.
-grazie, ma ce la faccio- ribatte lei continuando a scendere.
Dopo un breve saluto a Karen, usciamo e montiamo nella mia macchina. Ci
vogliono appena 10 minuti di macchina per arrivare alla sala dove
Jennifer balla, infatti è vicinissima alla stazione ferroviaria.
Durante questi lunghi 10 minuti Jennifer non dice una parola, troppo
occupata a cercare di regolarizzare il suo respiro, ed a guardare
fuori dal finestrino nella speranza di distrarsi.
Quando arriviamo, parcheggio e scendo. Faccio poi il giro della macchina e
apro lo sportello di Jennifer, che non accenna a muoversi.
-andiamo?- dico sorridendo. Ma lei non si muove, guarda dritta davanti a se.
-riportami a casa, ti prego-
-Jen, guardami-
I suoi occhi spaventati si piantano nei miei, posso percepire la sua
paura e il suo terrore.
-ascolta, devi provare ad entrare lì dentro, giuro che se non ce la fai ti
porto via subito- dico piano.
Jennifer scuote la testa vigorosamente -forse non hai capito Liam..non voglio
provarla quella schifosa sensazione-
-non la proverai-
-e tu chi sei per dirlo?- ringhia lei.
-ti devi fidare, coraggio- ribatto, porgendole la mano -ti fidi di me?-
Jennifer annuisce e afferra debolmente la mia mano, uscendo finalmente dalla
macchina. Mentre camminiamo lentamente verso la porta della sala da
ballo, si guarda intorno sempre più spaventata e sempre meno
convinta di farcela.
-no fermo!!- implora appena metto la mano sulla maniglia della porta
della sala. Ignoro i suoi occhi spaventati e la sua voce tremolante,
anche se a fatica.
-conta con me Jen, uno- 
-Jen!- la richiamo -dillo, uno-
-u..uno- balbetta lei.
-due- proseguo io.
-d..due-
-tre- dico ed apro la porta spingendola dentro così che non possa tornare
indietro. Nella sala cala il silenzio, mentre mi richiudo la porta
alle spalle. Il maestro di Jennifer stoppa persino la musica, mentre
lei, immobile come un tronco, osserva le quindici paia d'occhi che la
puntano.
-voi..continuate- dico prendendo Jennifer per mano e trascinandola con me ad una delle
panchine attaccate alle pareti. Rivolgo un'occhiata eloquente al
maestro.
-ok ragazzi, riprendiamo- esclama battendo le mani per richiamare
l'attenzione e facendo ripartire la musica. Le sette coppie
riprendono a ballare, ed io e Jennifer osserviamo dal fondo della
sala. Non l'ho portata qui per ballare, l'ho portata qui per farle
capire che non c'è nessun mostro dentro questa sala, che la vita va
avanti, che potrà sempre pensare a Tommy senza sentirsi male, che
quando vorrà potrà ballare di nuovo, anche per lui, come lei gli ha
promesso. Dopo un po' che Jen osserva immobile i suoi compagni
ballare, vedo che inizia ad accennare timidi movimenti con le
braccia, le gambe e la testa, sempre rimanendo seduta. Cerco di non
guardarla troppo, per non farla sentire osservata. Ho paura che
questo sia il suo inconscio, che non lo stia facendo razionalmente, e
che se io glielo faccio notare, si blocca di nuovo. Perciò mi limito
a guardarla di tanto in tanto con la coda dell'occhio, ma lei è
talmente concentrata a guardare gli altri e ripetere le loro mosse
che non se ne accorge mai.
All'improvviso la musica cambia, ed una solare salsa riempie la sala da ballo. Vedo
il maestro venire verso di noi, e cerco di fargli segno di non farlo,
ma lui mi tranquillizza con uno sguardo.
-Jenni..vuoi ballare?- le chiede quasi sottovoce porgendole la mano. Lei quasi
sobbalza, come scossa da una sorta di torpore, facendo ondeggiare la
coda di cavallo. Poi si gira verso di me, come per chiedermi.. il
permesso?
Le sorrido e annuisco, per darle coraggio. Così lei afferra la mano del
maestro, che la conduce vicino a tutti gli altri, ed inizia a farla
ballare. Ho visto Jen ballare quattro volte in questi ultimi quattro
anni che balla, ai saggi, e l'ho sempre trovata strepitosa. Ma devo
ammettere che lo è anche adesso, vestita di una semplice tuta, con
una semplice coda di cavallo come acconciatura, con lo sguardo
concentrato, ma allo stesso tempo spaventato e impaurito, senza un
filo di trucco. Si muove incredibilmente bene, senza guardarsi i
passi, e se penso che sono solo quattro anni che balla, ed ha
iniziato da grande, l'unica spiegazione è che è portata sul serio.
-ehi Liam? .. sei Liam giusto?-
-cos...oh..si, si, Liam- dico al maestro, che non so da quanto mi chiamava. Noto che
la musica è finita, la sala è silenziosa, e tutti guardano verso di
me.
-vieni a ballare con la tua amica- dice il maestro tenendo Jennifer per
mano.
-non so ballare- ribatto io.
-proprio niente?- ritenta il maestro. Scuoto la testa. Lui rotea gli occhi,
poi torna a guardare me -vieni lo stesso, ti porterà lei-
-ma è ridicolo, è l'uomo che porta-
Il maestro sbuffa -vieni o no?-
-oh, va bene- sbuffo a mia volta liberandomi del cappotto e raggiungendo
Jennifer.
-facciamo una cosa tranquilla, una bachata, almeno è lenta- dichiara il
maestro.
-mi scusi eh, ma la bachata è anche sensuale, già non so ballare,
insomma..-
lui mi da una pacca sulla spalla -pensi di non essere sensuale? Hai poca
stima di te stesso ragazzo-
sbuffo -non volevo dire questo-
-effettivamente non sei vestito comodo però- osserva con un'alzata di spalle,
dirigendosi verso lo stereo. No, che non sono vestito comodo. Ho i
jeans, la cinta, un maglione, e scarpe non di certo per ballare,
perché di certo io non volevo ballare.
Parte la musica e Jennifer mi prende le mani.
-scusami- le dico ridendo.
-di cosa?- mi chiede confusa.
-vediamo..di tutti i passi che sbaglierò, di tutte le volte che ti pesterò i
piedi, e uhm..vediamo..- inizio ad elencare.
Jennifer butta la testa all'indietro e ride divertita. Dio, quant'era che non
la vedevo ridere così.
-allora, dai, è facile, iniziamo con, destra, avanti sinistra, indietro
destra, sinistra- mi spiega.
-cioè come..??-
Jennifer scuote la testa e mi spiega passo per passo un paio di volte, prima
di riuscire a fare la sequenza di quattro passi che diceva. Alla fine
ballo per il resto della lezione, e riusciamo a fare una bachata
quanto meno senza pestate di piedi proprio al termine della lezione.
Mentre le ragazze vanno nello spogliatoio femminile, portandosi
dietro Jennifer, i ragazzi vanno in quello maschile, ed il maestro
sistema la sua roba, io torno a sedermi su una delle panchine
addossate alle pareti.
Mi infilo le cuffiette nelle orecchie e faccio partire la musica
nell'ipod, rilassandomi un po'.
Dopo un po' i ragazzi tornano in sala, e li vedo parlare fitto col maestro
per un po', finché non mi fanno segno di raggiungerli. E così
faccio, levandomi le cuffie. Il maestro mi mette una mano sulla
spalla.
-di un po', è tanto che siete amici tu e Jennifer?- mi chiede.
Annuisco -una vita, da quando siamo nati in pratica-
-si vede- asserisce lui e i ragazzi annuiscono.
-si vede?- ripeto io confuso.
-si, il fatto è che tu sai esattamente dov'è lei e lei sa esattamente
dove sei tu- mi spiega il maestro.
-ma cosa! Che c'è voluta tutta la lezione perché non le pestassi i
piedi- ribatto io.
-non sto parlando di piedi attenzione- mi ammonisce lui -io parlo di
corpi. Non c'è stato imbarazzo, neanche per un secondo-
-non abbiamo mai ballato insieme- gli faccio notare.
Il maestro sbuffa sonoramente e rotea gli occhi -non ho detto che lo
avete fatto, ho detto che non c'è stato imbarazzo nel farlo, non c'è
stato imbarazzo nel toccarvi, si vede che vi conoscete, parlo anche
di corpi, non avete la curiosità di vedere com'è fatto l'altro
perché già lo sapete, insomma...-
-si, ho capito- taglio corto io, non capendo proprio dove voglia arrivare.
-e poi Jennifer stava bene, rideva, era spensierata, molto diversa
rispetto a quando siete entrati- continua lui.
-già, questo è vero- convengo io. Era proprio la vecchia Jennifer quella
in pista, quella che non aveva mai dovuto superare la morte del suo
compagno di ballo, quella che amava il ballo, il cibo, la vita,
l'università.
-Liam, noi..insomma dobbiamo dirti una cosa- sospira il maestro.
-cosa?- indago.
-insomma ecco, noi abbiamo pensato, perché con Jennifer non balli tu? Sei
l'unico con cui può sostituire Tommy senza bloccarsi- mi spiega.
-no, no, e poi no, non mi piace ballare e poi non avrei mai tempo e poi..-
-buono- mi blocca uno dei ragazzi -non devi rispondere adesso-
-non voglio rispondere- sbotto io indietreggiando -non mettete strane idee
in testa a Jennifer, per favore-
-glielo stanno già dicendo le ragazze, pensateci- mi spiega un altro
ragazzo.
Sto per ribattere, ma la porta interna della sala si apre, ed entrano le
ragazze. Jennifer sorride rilassata in mezzo alle sue compagne. Dopo
poco mi raggiunge, così salutiamo gli altri e lasciamo la sala,
entrando nella mia macchina. Nessuno di noi dice niente, ma entrambi
sappiamo che abbiamo da dirci qualcosa. Così metto in moto e guido
fino a casa, fermando la macchina davanti alla porta di casa di
Jennifer.
Ce ne stiamo in silenzio cinque minuti buoni, poi decido che se non è
lei a muoversi, mi muovo io.
-Jen- dico schiarendomi la voce.
-si..- mormora lei girandosi verso di me senza però alzare lo sguardo.
-i ragazzi mi hanno parlato- dichiaro.
Finalmente alza i suoi occhi su di me -a me hanno parlato le ragazze-
-quindi Jen?- chiedo.
-quindi cosa Liam- sbuffa lei tornando a guardare davanti a se.
-Jen, sai che non ho mai ballato in vita mia..-
-impari, Liam-
-sai che ho orari incompatibili con le vostre lezioni-
-per quello possiamo chiedere a loro come fare-
Un momento. Un momento. Perché Jennifer trova soluzioni a questo
problema?
-Jen?-
-si?-
-guardami-
Jennifer si gira di nuovo verso di me e punta i suoi occhi nei miei -che c'è?-
-tu..tu vorresti che io facessi questa cosa?- le chiedo delicatamente.
-che differenza fa che io lo voglia o meno?- ribatte lei.
-che .. io per te, insomma lo farei..-
-perchè?- sbotta lei -perchè lo faresti?
-Dio, Jen, perché devi fare sempre la vittima! Lo farei perché è una
cosa che ti rende felice. Ti ho visto ridere la dentro, come non
ridevi da tempo. E se ballare può farti essere la solita Jennifer,
beh ballerò. Se stai bene tu sto bene io, ricordi?-
Jennifer si prende il viso tra le mani, affondando le dita nei capelli biondi.
-io non so cosa ho fatto di tanto giusto nella mia vita per meritarmi uno
come te- sbuffa rassegnata.
-non ho capito ancora se vuoi che io lo faccia, però- ribatto. Lei alza
di nuovo i suoi occhi su di me -mi sembra ovvio di si-
-si, cosa?- chiedo divertito, adoro stuzzicarla fino a farle perdere la
pazienza. Jen sbuffa e rotea gli occhi.
-Liam, vorrei che tu ballassi con me, ok?-
scoppio a ridere -bene, sono un disastro sappilo-
-ti insegnerò io, e poi non sei male, sai?-
-e..lavoro nei tuoi orari di lezione-
-ah Liam, per quello..se domani puoi raggiungerci alla sala, magari ne
parliamo con loro-
annuisco -potrei fare tardi, aspettatemi-
-d'accordo-
-ora va a casa, Billy Elliot- dico ridendo.
-mi stai cacciando Liam?- ribatte lei ridendo a sua volta.
-no, ma è ora di cena, ed ho fame- le faccio notare.
-Liam?-
-si?-
Jen mi butta le braccia al collo stringendomi -grazie davvero, per oggi,
per domani..-
La stringo a mia volta -se stai bene tu, sto bene io, ricordatelo-
POV Jennifer.
-Jen, che palle, dov'è il tuo amico?-  sbuffa Ronnie. Inverto la mia
direzione, forse per la centesima volta, e riprendo a camminare. 
-non lo so- dico distrattamente.
-basta, se non lo chiami tu, lo chiamiamo noi, dacci il telefono- sbotta
Veronica alzandosi in piedi. Cosa? Chiamarlo? Non se ne parla
nemmeno! Non voglio.. e se poi..
No. No. No.
-no- sibilo. Veronica mi viene vicino e mi prende per le spalle, con
delicatezza.
-guardami Jenni-
-guardami-
alzo il mio sguardo e incontro i suoi occhi chiari.
-sta bene, lo vuoi capire? Non gli è successo niente, ok?-
No. No. No.
-dammi il cellulare, lo chiamo io- dice aprendo la mano.
-no Veronica-
-Jenni. Sta bene. Dai- continua lei imperterrita. Poi delicatamente estrae il
cellulare dalla mia tasca ed accanto a me, con gesti lenti, compone
il numero di Liam, schiaccia il tasto verde e mette il vivavoce. Uno
squillo. Due squilli. Tre squilli. Quattro squilli.
-attacca Ver..-
L:Jenni
Tiro un lungo sospiro di sollievo, credo riacquistando la mia lucidità.
J:L..Liam..
L:Dio, scusa, devi esserti preoccupata, mi dispiace, ma mi sono dimenticato
di dirti che dovevo recuperare delle ore di lavoro..
J:n..no è che..
L:davvero scusami, potrò essere lì non prima delle 23, se per gli altri va
bene aspettatemi, altrimenti rimandiamo.
Mi giro verso i miei compagni e tutti mi fanno cenno che per loro va
bene aspettarlo.
J:ti..ti aspettiamo
L:ok rimanete in sala? Dove vi trovo?
Il maestro si sbraccia per richiamare la mia attenzione e mi sillaba che
andiamo a mangiare qualcosa all'Irish Pub.
J:andiamo a mangiare qualcosa all'Irish Pub, qui vicino.
L:ah si, lo conosco, vi raggiungo lì allora.
J:va bene, a dopo
L:a dopo
Veronica schiaccia il tasto rosso, e rimette il telefono nella mia tasca. Poi
mi accarezza una guancia, con delicatezza.
-visto che era tutto ok?- dice, con fare premuroso. È di qualche anno più
grande di me, ed ha sempre avuto questo atteggiamento di sorella
maggiore. Annuisco, lei mi passa un braccio attorno al collo e
insieme raggiungiamo gli altri.
Liam ci raggiunge al pub alle 23 in punto. Non appena mi individua, seduta
al tavolo, viene direttamente nella mia direzione e si siede
nell'unica sedia vuota, accanto a me, ma a capotavola, mentre saluta
anche il resto della tavolata.
-Jennifer dice che non bevi alcolici se guidi, è vero?- indaga Ronnie.
Liam annuisce.
-che ti prendi da bere?- chiede il maestro.
-un analcolico, mi pare ovvio- risponde lui divertito.
-ma dai, non puoi prendere un analcolico al pub!- lo prende in giro
Ronnie.
-smettila, è un bravo ragazzo- lo difende Veronica.
Liam però è tutt'altro che offeso, sta ridendo fino alle lacrime.
Non appena riusciamo a fermare una cameriera, Liam chiede il suo
analcolico, dopodichè iniziamo a parlare seriamente della questione
“ballo”.
-allora il fatto è questo..punto primo..non avevo mai ballato prima
di..ieri- dichiara Liam.
-per questo però c'è Jen, giusto Jen?- dice il maestro e sia io che Liam
annuiamo.
-punto due..non ho assolutamente i vestiti..adatti- continua Liam.
-ne parlavamo prima con i ragazzi, ognuno di noi ha cose vecchie che non
usa, te le prestiamo- dice Ronnie.
-grazie, sarebbe ottimo- annuisce Liam -punto tre..ho orari incompatibili con
voi..io dalle 19 alle 20 lavoro, ci sono dopo-
-non potremmo fare dopocena?- chiedo io -alla fine siamo tutti grandi,
tutti lavoriamo, non penso sia un problemone-
-ok, chi è a favore del 21-22?- chiede il maestro alzando la mano. Tutti
lo imitiamo.
-direi che non c'è problema- dice poi e Liam sorride.
-punto quattro, ma non meno importante..quanto..caspita pagate?-
-pagare?- gli fa eco Danny.
-è un'associazione culturale Liam- interviene il maestro -i soci non
pagano nulla. L'unico che viene pagato, dal comune, sono io perché
appunto offro un servizio alla comunità-
Liam annuisce, assimilando tutte le notizie.
-direi che non ho più scuse- osserva divertito facendo ridere tutti.
Finalmente la cameriera porta l'analcolico per Liam e il maestro propone un
brindisi alla Coppa, e così brindiamo.
-quanti giorni mancano alla Coppa?- chiede Tiffany.
-oggi siamo al?- chiede a sua volta il maestro.
-ventidue- risponde Liam.
Quindi alla coppa mancano.. beh se siamo al 22 gennaio..22 gennaio..Oh Dio,
non può essere, non può essere. Cazzo. Il compleanno di Liam è
passato da nove giorni e io non me ne sono neanche ricordata. Oh mio
Dio. È grave, è gravissimo. Sono una fottuta, maledetta egoista.
Egoista. Cogliona. Lui si fa in mille pezzi per me e io, come al
solito, penso solo a me stessa. Io sto male, io soffro, io questo, io
quello. Dannazione. Dannazione. Dannazione.
-tutto bene?- mi chiede Liam poggiandomi una mano sul polso. Mi riscuoto dai
pensieri e lo guardo annuendo. Lui mi scruta e scuote la testa -no,
non va bene, che succede?-
posso sentire gli occhi del resto della tavolata su di noi. No. Non ora e
non qui.
-u..usciamo un attimo?- 
-d'accordo- annuisce lui alzandosi ed infilandosi il cappotto. Lo imito e lo
seguo fuori dal pub. Una ventata d'aria fredda ci investe non appena
usciamo. Liam si poggia al muro e punta i suoi occhi nei miei, che
sono davanti a lui, e mi sento così dannatamente in colpa.
-allora? Vuoi dirmi che succede?- incalza.
-io..sono un completo disastro..il tuo compleanno..-
sul suo volto spunta un sorriso divertito -bentornata, Jenni-
-perchè non me l'hai detto?- 
-perchè non era il momento giusto-
-non ti sei nemmeno arrabbiato- gli faccio notare.
-e non hai festeggiato- aggiungo poi.
-non c'era niente da festeggiare con te in quelle condizioni Jen- mi
spiega.
-non va bene, dannazione, mi sento terribilmente in colpa per essermene
dimenticata- sbotto io.
-non devi, stavi male, ora stai meglio e te ne sei ricordata, dov'è il
problema?- ribatte lui.
-che tu non hai fatto la tua solita festa a causa mia!- esclamo.
-non aveva senso farla, se non c'eri tu ad aiutarmi coi preparativi come
sempre, a ingozzarti del buffet a rischio di finirlo, o peggio a
farmi la doccia con gli alcolici-
Scoppio a ridere seguita a ruota da Liam.
-e cosa hai fatto quel giorno?- gli chiedo.
Lui fa spallucce -sono stato con Nikki..-
-e cosa ha detto lei..del fatto che non hai festeggiato..-
-ha capito, che non volevo festeggiare con te così, infatti non mi ha
nemmeno dato il suo regalo, aspetta che io le dica che può darmelo-
mi spiega.
-avrà qualche difetto la tua ragazza?- sbuffo divertita. Liam fa spallucce
sorridendo.
-perchè non festeggi? Anche se in ritardo- propongo.
-io festeggio solo se ho la tua più completa partecipazione- asserisce
lui.
-ce l'hai Liam. Ci sono. Sono tornata sul serio. Grazie a te- ribatto io.
-allora fammi sentire i miei fratelli e poi organizzo dai..- annuisce lui.
-scusami di nuovo- 
Liam scuote la testa e mi avvolge in un abbraccio, facendomi poggiare la
testa sul suo petto. Nonostante io non sia bassa, col suo metro e
novanta e anche di più mi sovrasterà sempre.
Il mio cellulare suona, avvertendomi che mi è arrivato un messaggio.
Sciogliamo l'abbraccio ed leggo il messaggio, è di Veronica: “ne
avete per molto?”.
-Veronica mi chiede se ne abbiamo per molto- dico ridendo.
-rientriamo dai- dice Liam divertito aprendomi la porta.
  
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