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Autore: Kuroi Namida    22/03/2015    0 recensioni
La solita lotta fra luce e oscurità? No, per niente.
Il gioco è iniziato, Oblio con il suo compagno Kurmir hanno un obbiettivo estremo: il Re. Entrare a palazzo non è uno scherzo, lì risiede infatti una potente maga bianca, pronta a difendere il Sovrano.
Intanto un giovane cacciatore di taglie farà del suo meglio per catturare il Signore di tutti i ladri e assassini e combatterà per proteggere la donna che ama.
Chi vincerà questa partita a scacchi?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Nel regno di Arvel si aggira una grande e pericolosa minaccia, si tratta del Signore di tutti i ladri e assassini: Oblio.

Questa misteriosa figura si aggira di palazzo in palazzo, rubando e uccidendo unicamente per scopi personali. Tutti i cacciatori di taglie del regno gli danno la caccia, ma Oblio è come la parola stessa: sfuggente e inarrestabile. Pochi di coloro che l'hanno visto e che sono sopravvissuti per raccontarlo lo elogiano, perchè raccontano che si ricopre di uno strano mantello, che non lascia passare nemmeno il più piccolo fascio di luce e che è incorporeo, nebbioso. Dicono anche che i suoi occhi brillino minacciosi come il ghiaccio e che non produca il minimo rumore quando si muove. L'accompagnano sempre la sua fedele spada Duralin la Morte Bianca e Kurmir il Demone Lupo dal manto fatto della stessa sostanza della notte e dagli occhi del colore del sole.

Nessuno ha mai visto il volto del Signore di tutti i ladri e nessuno ha mai sentito la sua voce, tutti però, conoscono il suo potere.

 

 

 

 

Era una gelida nottata invernale e la neve scendeva a grossi fiocchi dal cielo, senza produrre il minimo rumore. Tra gli alberi della foresta correva silenziosamente un grosso lupo dal pelo nero come una notte senza stelle e dagli occhi splendenti come il sole. L'animale si muoveva a balzi sopra la coltre candida senza lasciare tracce, come se fosse leggero come una piuma. Qualche metro davanti a lui correva a perdifiato una sauro scuro cavalcato da un uomo che lo spronava continuamente. Il povero cavallo aveva la schiuma alla bocca dalla fatica e dal terrore ed era completamente sudato. Anche il cavaliere era terrorizzato, nessuno era mai sopravvissuto dopo aver visto Kurmir, il signore della notte profonda. Guardandosi indietro per l'ennesima volta gli sembrò che l'animale non tentasse nemmeno di raggiungerlo, aveva un passo rilassato e per niente frettoloso, come se aspettasse qualcosa. Forse sentiva che la resistenza del quadrupede stava per finire completamente, oppure faceva come il gatto col topo: giocava.

Purtroppo nessuna delle due ipotesi era corretta. Lentamente l'aria sembrò farsi ancora più gelida e silenziosa, i fiocchi luccicavano minacciosi nel paesaggio notturno e le tenebre si fecero ancora più profonde. Davanti allo sfortunato andò a formarsi una figura fatta di pura ombra, alla quale si scorgevano solo due limpidi occhi color del ghiaccio. Il cavallo scartò di colpo, ma perse l'equilibrio e cadde, disarcionando il cavaliere, che dopo un impaccio iniziale si alzò barcollante e fuggì a corsa. Non potè però andare lontano, il lupo lo raggiunse e si mise a trotterellare tranquillo al suo fianco. L'uomo provò in tutti i modi a seminarlo, senza alcun esito, poi all'improvviso vi fu un baluginio metallico e il sangue schizzò ovunque. Il corpo senza testa del cavaliere continuò la sua corsa per qualche metro, prima di accasciarsi definitivamente a terra. L'ammantato frustò l'aria con la spada facendo volare il sangue rimasto sopra e la conficcò nel terreno, rendendo la neve ancora più rossa. Kurmir gli lanciò un'occhiata distratta, quindi prese la testa tra le mascelle e le serrò. Le ossa si ruppero con uno schiocco e gli organi si spappolarono. Senza fretta ingoiò quello che gli era rimasto in bocca, poi si dedicò alla raccolta dei pezzi finiti a terra. Sgranocchiò soddisfatto le ossa e leccò con gusto le cervella, gli occhi e il sangue.

Intanto che il compagno si sfamava, Oblio si avvicinò al corpo e prese il sacchetto con i soldi e le cose di valore che trovò. Quando finì di frugare il cadavere si avvicinò al cavallo, che sbuffò allarmato e tentò di alzarsi. L'incappucciato lo prese per le redini e lo tenne fermo, quindi frugò tra le sacche e raccimolò ciò che trovava. Oltre ai soldi l'uomo possedeva ben poco: qualche abito, del cibo, alcuni gioielli e una pergamena. Senza fretta la srotolò e la studiò per bene: si trattava di una mappa di tutto il regno e c'erano vari punti in rosso, tutti negli stessi luoghi dove aveva ucciso o rubato.

Avevo visto giusto allora, questo tizio stava portando al re tutto ciò che è riuscito a raccogliere sul mio conto. A quanto pare Sua Maestà è stufo di avermi tra i piedi.”

Riarrotolò la mappa e lasciò il cavallo, quindi si volse verso Kurmir.

-Ti manca molto?

Il demone alzò il muso gocciolante di sangue dal corpo della vittima.

Ho ancora il busto e le braccia, abbiamo da fare?

Oblio gli mostrò il bottino.

-Il nostro prossimo obbiettivo: il Re!

La creatura rizzò le orecchie e emise un gorgoglio, come se stesse ridendo.

Stai scherzando spero. Sai perfettamente che il palazzo reale è il posto più pericoloso per entrambi! Lì risiede una maga bianca molto potente, non sarà una passeggiata.

I due occhi color ghiaccio scintillarono.

-Non avrai paura spero.

L'altro ringhiò minaccioso.

Non dire stupidaggini, sto solo facendo notare che potremmo rimanerci intrappolati! Ti ricordo che non siamo nè umani, nè creature bianche, se qualcosa andasse storto.....

-Avanti, credi che ti proporrei una cosa del genere senza avere la certezza di una vittoria? Ammetto che ci vorrà parecchio lavoro per preparare tutto, ma alla fine vinceremo noi!

Di preciso perchè lo vuoi fare?

-Divertimento! Puro e semplice divertimento!!

I due si guardarono a lungo, poi il muso di Kurmir si aprì in un sorriso sanguigno.

Facciamolo allora!

Si lanciò con nuova ferocia sulla sua cena e la divorò in pochi bocconi, lasciando solo i vestiti. Poi leccandosi via il sangue fissò l'equino.

Posso?

-No, lui mi serve vivo.

Con decisione sollevò una mano con il palmo rivolto a terra e intonò un oscuro incantesimo. La neve iniziò a fluttuare e a compattarsi, finchè davanti all'incappucciato non comparve uno strano essere. Aveva la forma umanoide, però il viso era completamente deforme, con un occhio più grande dell'altro, il naso storto e la bocca troppo grande. Aveva una gobba sulla schiena che lo piegava di lato, un braccio era corto, mentre l'altro era lungo e con affilati artigli al posto delle unghie. Le gambe storte erano pelose e luride e i piedi nudi avevano unghie marce e ricurve. La sua pelle aveva un colorito grigiastro e si ricopriva di semplici stracci meleodoranti, il cranio era coperto da pochi capelli unti del colore della terra e i denti che si vedevano attraverso il suo ghigno era gialli e storti.

-Ho un lavoro per te.

L'essere sorrise ancora di più. Oblio guarì il cavallo stremato e gli diede nuove forze, che lo fecero scattare in piedi con forza.

-Monta a cavallo e vai al palazzo reale, lì dovrai consegnare questa....

Gli porse la pergamena.

-.....e riferire un messaggio.

-Come ordinate Mio Signore!

La sua voce era graffiante come unghie su uno specchio e l'alito più puzzolente di un cadavere in decomposizione. Lentamente si trascinò fino alla cavalcatura che rimase immobile e gli montò in sella. Prese le redini con il braccio lungo e tenne la mappa con quello corto.

-Non deludermi!

L'essere guardò chi l'aveva evocato e rabbrividì, quegli occhi di ghiaccio erano così limpidi e privi di emozioni che anche il demone più potente li temeva. Con un leggero cenno del capo assentì e dando dei potenti calci ai fianchi del cavallo partì.

Qual'è la nostra prossima mossa?

-Mangiare i pedoni.

Kurmir ridacchiò.

Questo gioco mi piace sempre di più.

Eccitato buttò la testa all'indietro e ululò. Il suo non era un ululato come gli altri, era più profondo e minaccioso, che gelava il sangue nelle vene e annunciava le disgrazie peggiori. Tutti coloro che lo udirono nel raggio di chilometri si zittirono e trattennero il fiato e il pensiero fu uno solo: sta arrivando una tempesta. Colui che è ammantato dalla notte e bagnato dal sole, compagno delle tenebre più profonde e del ghiaccio più freddo, ha dato inizio alla caccia.

Ascoltando quel richiamo l'incappucciato sospirò felice, quindi raccolse Duralin e dopo averla rinfoderata si dissolse nel nulla, seguito poco dopo dal demone, mentre il suo richiamo riecheggiava ancora nell'aria silenziosa della notte. In quel punto del bosco tutto ciò che rimase a testimoniare la tragedia furono gli abiti e le impronte della vittima, insieme a quelle strascicate dell'essere e quelle del cavallo.

   
 
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