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Autore: Zenya Shiroyume    22/03/2015    3 recensioni
Tutti abbiamo in mente l'immagine, o stereotipo, dell'Eroe, non è vero?
Di solito, si tratta di una persona coraggiosa, senza macchia e senza paura, abilissimo con la propria arma e capace di farsi in quattro, pur di salvare la propria Principessa e i propri cari.
Ma se una persona del genere non ci fosse, per sconfiggere il Male che incombe su Mistral?
Questa è la storia delle (dis)avventure del pomposo e codardo Principe Elorin e di Anthel, lo sfortunato apprendista stregone, impegnati in un'epica impresa di salvataggio assolutamente fuori dalla loro portata. Infatti si ritroveranno a sostituire l'Eroe delle Leggende, tra mostri, boss, armi da potenziare e alleati ben poco raccomandabili.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura a tutti! ^^
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Genere: Comico, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Anthel! Vuoi rispondermi o ti devo dare per morto?” sbraitò, nell'enorme sala del trono, il giovane principe dai capelli biondi con tono decisamente spazientito.
Lasciami in pace... È tutta colpa tua...” mormorò lo stregone attraverso un amuleto che non sapeva di avere. La sua voce era fioca, appena percettibile e un po' impastata. Elorin pensò avesse le labbra gonfie, dopotutto, dagli assordanti rumori che aveva udito, doveva essere stato picchiato da un grosso mostro brutto e cattivo.
“E in che modo sarebbe colpa mia?” chiese impertinente.
Taci e lasciami in pace...”
Il Principe interruppe nervosamente la comunicazione e si ficcò il brillante amuleto color giada nella tasca dei pantaloni a palloncino. Si mosse verso destra, abbandonando non senza timore il suo 'nuovo' trono appena conquistato, e si fermò a contemplare un gigantesco dipinto della Famiglia Reale.
Sull'enorme tela, decorata da una raffinatissima cornice d'oro intarsiata con fiori e puttini, erano raffigurate quattro persone: due bambini e due adulti dall'aria felice.
Il re indossava un lunghissimo mantello di velluto rosso che pareva avvolgere sotto la sua ala protettiva il resto della famiglia. Il panciotto e i pantaloni bianchi, perfettamente abbinati, recavano raffinati ricami d'oro intrecciati in tante spirali quasi ipnotiche; la regina non era da meno in quanto a sfarzosità: il lunghi capelli biondi della sua giovinezza erano raccolti in una complessa acconciatura tenuta insieme da fermagli di diamanti, identici a quelli che le adornavano il collo lungo e filiforme, poggiando sul bustino di un ricco abito di seta azzurra, anch'essa costellata di meravigliosi ricami arabescati.
Poi, stretti tra le due figure, posavano due adorabili bambini. Sefia, che ai tempi aveva i capelli biondo cenere del padre, sorrideva con dolcezza e abbracciava il fratellino, avvolto da stretti e scomodi abiti di lana e velluto rosso.
Il giovane principe ignorò la sua immagine da seienne e si soffermò sul volto dell'ormai defunto padre. Non ricordava esattamente per quale occasione fosse stato fatto fare suddetto dipinto, ma ricordava benissimo il viso autoritario e prode del re; allora avrebbe affermato che 'quello' fosse il volto di un vero Eroe e non quello lagnoso del malcapitato Anthel.
Provò a replicare quell'espressione, gonfiando il petto e allargando le spalle, ma il suo fisico magro e asciutto non aveva niente a che vedere con le larghe spalle di papà e i suoi possenti muscoli.
Buttò fuori tutta l'aria dai polmoni e spostò la sua attenzione sulla madre, ritirata in qualche lontana campagna dopo aver abdicato in favore di Sefia, a causa del dolore per la perdita prematura del marito.
Gli mancava quel dolce viso benevolo, quella donna che lo aveva cresciuto e che spesso lo salvava dalle angherie di una sorella troppo vivace e troppo manesca per poter essere considerata, anni dopo, la più bella e aggraziata donna di tutto il regno.
“È ovvio da chi abbia preso Sefia... Però diamine! Va bene che sono il figlio minore! Ma il trono spettava a me!”
Si morse il labbro, ripensando a ciò che gli mancava per essere il legittimo erede al trono. Prima di tutto, non era alto, né tanto meno muscoloso; a prima vista sembrava fin troppo gracile e per certi versi deboluccio, ma era sempre stato ben proporzionato. Il viso non era particolarmente virile, era liscio, aggraziato e piacevole alla vista, tanto che Sefia, quando erano più piccoli era solita mascherarlo da ragazza. Poi bisognava dire che non fosse la persona più generosa del mondo, né tanto meno la più coraggiosa e altruista; si sarebbe benissimo potuto dire che Elorin preferisse far fare il lavoro sporco agli altri, piuttosto che mettersi in prima linea, ma quella era una cosa che lui non avrebbe mai né considerato né ammesso.
“Se solo sembrassi più forte e autoritario senza dover impartire ordini a destra e manca come faceva papà...”
Decise di non pensarci più, si era rammaricato fin troppo e aveva altro a cui badare, quindi si mise alla ricerca di qualche altra povera anima da sostituire ad Anthel, che pareva aver dato forfait, ma la sala del trono si era svuotata mentre lui era sovrappensiero.
“Tsk, che branco di codardi! A quanto pare mi toccherà davvero assumere un soldato... O magari un mercenario... Nah, quelli chiedono troppi soldi!”
E perché non ci vai tu?”
Elorin sobbalzò, sentendo la voce di un vecchio provenire dai suoi pantaloni, da cui estrasse goffamente l'amuleto rubato dal laboratorio di magia.
Quante volte devo dirti di non prendere le mie cose senza permesso?” gracchiò bonariamente il Gran Mago Bepharis, ridendo di gusto, mentre il biondino andava a sedersi sul trono appartenuto fino a cinque anni prima al padre.
Allora? Che combina di bello Sua Altezza? Gioca a fare il Re?”
“L-La smetta! Certo che sia lei che Anthel avete ben poco rispetto per me! Tsk, stregoni...”
Il giovane principe non ebbe nessuna risposta e rimase in attesa, in un silenzio quasi agghiacciante, come se dovesse venir fuori qualcuno a spaventarlo.
Non volava una mosca, c'era solo un fastidioso sottofondo che proveniva dall'esterno: chiacchiericci, cinguettii e armi che cozzavano, ma all'interno della sala del trono non si udiva un suono. Solo il respiro affannoso di un ragazzo appena spaventato.
Si rialzò per far scivolare via la tensione e si mise a camminare avanti e indietro, dondolando lo scettro a destra e a sinistra alla sue spalle.
“Di sicuro non vado a recuperare Anthel! Se torna da solo, meglio per me!” fece alla stanza vuota, mentre una parte di lui iniziava a provare un leggerissimo senso di colpa. Mandare il suo migliore amico allo sbaraglio non sembrava più essere una buona idea, ma che altra scelta aveva? O meglio, quale altra scelta economica aveva?
“Invece dovresti andare a riprenderlo! È il tuo migliore amico dopotutto...”
Elorin sobbalzò di nuovo al suono di una piccola esplosione ovattata, avvenuta vicino al suo trono che poteva sembrare ai più una grossa sedia.
“G-Gran Mago?! Che cosa ci fa qui? Quando è arrivato?!”
Un vecchio signore avvolto in una lunga veste cinerea si mise a ridere fragorosamente, facendo dondolare convulsamente la candida barba sul ventre grassoccio, stretto da una cintura di cuoio che pareva strizzarlo più del necessario.
Il viso dell'uomo era costellato di rughe, gli occhi erano quasi nascosti da numerose e intricate venuzze e zampe di gallina, mentre la barba e i capelli ricadevano disordinatamente sulle spalle, dandogli un aspetto rozzo e poco curato.
“Beh, ho sentito che giocavi con i miei amuleti ed eccomi qui! -disse massaggiandosi la pancia- Che ne dici di raccontarmi cosa succede di fronte a una bella tazza di tè fumante?”
Elorin rimase in silenzio, a fissare quello strambo personaggio e si chiese a quali guai stava andando incontro.

*****

Nascosto in un lurido vicoletto e tormentato da un flatulente maialino rosa, Anthel sedeva a terra col volto nascosto tra le ginocchia, avvolto da un'aura di depressione talmente forte da sembrare tangibile.
“Cosa avrò mai fatto di male per meritarmi tutto questo? A quest'ora starei comunque ripulendo escrementi di troll dal laboratorio, ma almeno non mi ritroverei in questa situazione del cavolo...”
Il piccolo suino galoppava divertito davanti al povero ragazzo, saltellando in una pozzanghera d'acqua fetida, desideroso di far partecipe al suo divertimento il suo nuovo amico.
Anthel non reagì alla proposta e il piccolo animale poggiò le zampe anteriori, imbrattate di fango, sui doloranti stinchi dello stregone.
“Sparisci... Comincio ad averne abbastanza della tua puzza...”
Alzò lo sguardo e i suoi occhi ripresero a lacrimare, non tanto per la sonora sconfitta (anche se l'accaduto meritava un paio di lacrime), ma per l'olezzo che lo aveva circondato per tutto il tempo.
Il mercato era ancora in subbuglio, sembrava fosse esplosa una bomba tanto era il trambusto generale.
Nel piccolo spiraglio da cui riusciva a vedere la strada, lo stregone poté rendersi conto, a mente lucida, dei danni provocati dal mostro che poteva o meno far parte delle truppe del signore oscuro.
Le donne, che fino a poco prima si stavano godendo una deliziosa giornata d'estate, erano intente a raccattare quello che era stato perso durante l'attacco; e lo stesso si poteva dire dei poveri mercanti, indaffarati a salvare quei pochi prodotti rimasti intatti. La pavimentazione in pietra della piazza era disseminata di frutta e verdura ormai ammaccati e assaltati dalle prime legioni di formiche; numerosi erano i talismani e le ampolle gettate in frantumi su piccole pozzanghere dai colori discutibili, così come le armi e gli scudi che avrebbero dovuto accompagnare i vari viandanti nelle loro avventure.
Ma ad attirare l'attenzione di Anthel fu un arco dalla corda rotta e una faretra priva di frecce, che gli riportarono alla mente alcuni dei grandi eroi del passato, tra cui il defunto re e padre di Elorin.
“Se fossi stato più forte, tutto questo non sarebbe successo...” mormorò, senza accorgersi che le sue dita stavano sfiorando delicatamente l'elsa della spada datagli dal fastidioso Principe.
Rivolse un'occhiata all'oggetto che stava toccando e ne ammirò il raffinato intreccio di spirali che ricordavano vagamente dei serpenti. Al tocco, l'elsa d'ottone sembrava gelida rispetto alle mani calde del giovane, che sospirò ancora, titubante se riassumere o no quel ruolo che forse gli sarebbe calzato dopo innumerevoli vite.
“Qualcuno ha visto quel giovanotto con i capelli strambi? -gracchiò un anziano signore, col fiato corto- Aveva una spada, magari può aiutarci a sconfiggere quell'abominio e a salvare le ragazze rapite!”
L'ometto, dai radi capelli bianchi che gli incorniciavano la testa come un'aureola, correva trafelato tra le persone, alcune delle quali alzavano il volto per la curiosità. Anthel lo vide avvicinarsi di più al suo nascondiglio, poi notò l'inquietante vecchina vestita di stracci che gli aveva affibbiato la prima missione osservarlo da sotto il logoro cappuccio.
Sentì un brivido percorrergli la schiena e i capelli rizzarsi, mentre questa sorrideva beffarda come se godesse delle sventure del povero stregone.
“Già! Che qualcuno lo trovi! Abbiamo bisogno dell'aiuto di un eroe!” disse poi, scatenando una reazione tutt'altro che eroica nel giovane Anthel, che allontanò la spada con un movimento scoordinato delle gambe.
La spada urtò con la punta il muro che aveva di fronte, appena accanto alle zampe posteriori del maialino che non ne voleva sapere di tornare dalla sua padrona.
L'apprendista si richiuse a riccio e i grandi occhi verdi si riempirono di vere lacrime di sconforto. Guardava in basso verso la patta dei pantaloni marroni, dove le lacrime si infrangevano e sparivano in macchioline più scure.
“Non sono un eroe...- bofonchiò tra i singhiozzi e le labbra appena socchiuse- Cosa ho fatto di male per meritarmi questo?”
Cercò di pensarci un attimo, mettendo in rassegna tutti gli eventi importanti della sua breve vita, ma non ebbe il tempo di assimilare i dati che una voce di sua conoscenza lo riportò violentemente alla realtà.
“Non temete, miei cari sudditi! Tra noi c'è l'Eroe che ci salverà e riporterà la pace nel nostro bellissimo regno!”
La testa color carota si sollevò in un secondo e un altro brivido gli percorse la schiena.
“Q-Questa voce... Non è possibile!”
Anthel poggiò le mani a terra e si issò in piedi, strusciando la schiena contro il ruvido intonaco del muro, mentre dalla sua tasca sinistra cadeva la mela ricevuta come ricompensa dalla signora dei maiali. Aveva le gambe e il fondo schiena intorpiditi, un po' appesantiti a causa del fango assorbito dalla stoffa, poi si chinò a raccogliere la spada, che notò essere leggermente scheggiata sulla punta.
Sospirò e gettò un occhio alla piazza, in cerca di quella voce che avrebbe preferito non udire più.
“Allora! Fatti vedere, valoroso Eroe!” fece Elorin, in piedi sul bordo della fontana centrale, con le movenze di un oratore o di una specie di profeta, mentre il popolo pendeva dalle sua labbra, ammaliato dalla possibilità di liberarsi di quell'orco e di altri problemi di cui forse Anthel non era ancora a conoscenza.
“Che cosa faccio adesso? E poi cosa ci fa qui Elorin?” chiese lo stregone come se parlasse al maialino, troppo intento a sgranocchiare la sua piccola mela acerba. Fece per girarsi e andare via, lontano dalla fonte di tutti i suoi guai, ma venne fermato proprio dalla voce del principe.
“Dove stai andando, Anthel? Vieni qui!” urlò il biondino dal centro della piazza, con ampi movimenti del braccio destro. Elorin sembrava entusiasta ed eccitato all'idea di essere lì, sembrava proprio essere entrato nell'ottica del sovrano attivo e dedito ai bisogni del popolo.
Si guardò attorno e fece segno a uno dei mercanti lì presenti di portare l'eroe sul suo palcoscenico improvvisato.
Il giovane dai capelli arancioni si irrigidì alla vista di quello e più uomini avvicinarsi e cercò invano di opporsi, ma venne trascinato quasi di peso ai piedi del principe, che lo incitò a salire e mostrarsi al resto della gente.
“ECCO A VOI IL NOSTRO EROE!”
“Che cosa succede, Principe? Che storia è mai questa?” chiese Anthel bisbigliando all'orecchio dell'amico.
“Sono veramente felice di essere qui!” fu la risposta enigmatica di Elorin.
“Miei amati sudditi, giuro sulla mia corona che riporteremo a casa le ragazze rapite e sconfiggeremo l'orco! Parola mia!”

*****

La bottega dell'armaiolo era pregna del tipico odore ferroso dei prodotti in vendita, misto a quel particolare sentore di selvaggina e lacca delle borse in cuoio. Era un locale infimo, ben poco illuminato per riuscire a distinguere dei guanti da dei gambali, che fossero essi in tessuto o qualche strana lega di metallo. Alle narici del povero eroe arrivavano continue zaffate di polvere ogni volta che il vecchio commerciante spostava qualcosa e ne faceva cadere una di rimbalzo con un fastidioso e irritante tintinnio.
“Hai trovato quello che stai cercando?” chiese spazientito Elorin da dietro un fazzoletto di stoffa bianca, poggiato sul naso per non respirare le numerosi polveri e muffe del locale.
“Principe? Che stiamo facendo qui?”
“Ovvio, no? Stiamo comprando l'equipaggiamento per partire! Poi sei ridotto ad uno straccio, non posso di certo esibire un Eroe tutto sporco e pasticciato!”
Anthel si lasciò sfuggire una risatina isterica, condita con una nota di sarcasmo, poi si ricordò della lunga lista di risposte che il principe gli doveva.
“C-Comunque, come mai sua Altezza è qui al villaggio?”
Elorin si alzò dal mucchio di scatole su cui era seduto e si mosse alla sua destra, verso la porta socchiusa da cui filtrava un pochino di aria fresca. Starnutì un paio di volte, incespicando su qualche pezzo di armatura, mentre l'apprendista dai capelli arancioni attendeva impaziente.
“Mi ha mandato il Gran Mago... O meglio, mi ci ha spedito a forza...”
“C-Come? Credevo fosse in viaggio a cercare materiali per le sue pozioni!”
“Beh, non ho idea del perché sia tornato, ma adesso capisco bene da chi hai preso la tua sfacciataggine! Voi stregoni siete davvero dei maleducati, anche se sono veramente eccitato per tutto questo...” disse con superbia.
Senti chi parla...
“In ogni caso, se n'è uscito con cose del tipo 'Guarda che non puoi abbandonare un amico così' oppure 'Un vero sovrano deve agire di polso'... Insomma, sciocchezze di questo tipo!”
Anthel ascoltava non poco abbattuto e stufo, tanto la conversazione tra Elorin e il Maestro assomigliava a quella avuta con lo stesso Principe poche ore prima, e intanto giocherellava con le punte di alcune frecce gettate sul tavolo su cui era appollaiato.
“E quali di queste sciocchezze ti avrebbe convinto a partecipare a questa impresa?” chiese mettendo particolare enfasi nel termine 'sciocchezze'.
Il giovane Principe venne colto da un fremito che lo attraversò dalla punta dei capelli a quelle dei piedi e si girò, quasi piroettando, verso l'amico, con gli occhi azzurri illuminati da una scintilla di febbricitante eccitazione.
“Ha parlato di leggende! Ci pensi? Se riuscissimo a salvare Sefia e a sconfiggere il Signore delle Tenebre, potrebbero venir scritte delle leggende su di me. Anzi, sono sicuro che verrò decantato per secoli e secoli come il salvatore del regno!”
Il Principe trotterellò verso lo stregone e gli cinse pesantemente il collo con un braccio, facendolo sobbalzare e allargò teatralmente le braccia, come se stesse mostrando ad Anthel una grossa porzione di cielo o gli stesse presentando un progetto architettonico.
“Immagina! Menestrelli e poeti che raccontano delle nobili gesta del Principe Elorin, che sconfisse l'Oscurità col suo coraggio! Sarebbe bellissimo!”
“M-Ma l'Eroe non ero io?”
“Sì, ma non interessa a nessuno! -fu la risposta rapida e concisa del biondino- Sono io quello importante, il Principe che ha accompagnato un valoroso guerriero in un'epica impresa di salvataggio!”
Anthel lanciò un'occhiata perplessa all'amico, senza che questo se ne curasse minimamente per poi tornare al bancone del piccolo negozio.
Iniziò a battere dapprima i polpastrelli sul vecchio e scheggiato legno, aumentando gradualmente la velocità fino a trasformare la mano in un pugno impaziente e scocciato.
“Dovreste darvi una calmata...” commentò Anthel ancora più irretito non solo dal rumore, ma soprattutto dallo strano cambio di idea di Elorin.
“Non ne posso più di aspettare! Non vedo l'ora di partire all'avventura! -disse colpendo più forte il legno- AVANTI, BUON UOMO! ABBIAMO UN REGNO DA SALVARE!”
Idiota...
“Si calmi, Sua Altezza!”
Dalla porta del magazzino apparve un piccolo ometto tarchiato, dalle spalle abbastanza larghe e tozze che lo rendevano molto sproporzionato; la pelle, a causa della scarsa illuminazione del locale, sembrava essere piuttosto olivastra e costellata da numerose chiazze bianche, molto più chiare sulla sommità della testa calva, decorata da svariati ciuffi grigi che spuntavano come piccoli arbusti.
Tossicchiò sgraziatamente di fronte al viso disgustato del giovane Principe, gettando poi sotto al suo naso un cumulo di armature e armi. Elorin sorrise e fece segno ad Anthel di avvicinarsi.
“Quale preferisce?” chiese il vecchio mettendo in bella mostra i vari articoli, tra cui c'erano diverse cotte di maglia pesantissime, gambali e guanti di seconda mano realizzati in ferro e tela, nonché numerose corazze di metallo e abiti da viaggio in cuoio.
“Anthel! Tu quale vuoi?”
“Eh? Di che stai parlando?” chiese l'apprendista confuso.
“Certo che sei tardo! Scegli qualcosa, non puoi viaggiare con quegli stracci!”
Lo stregone si arrese e cercò qualcosa che potesse perlomeno sollevare assieme alla spada e allo scudo che già aveva, ma i suoi pensieri vennero immediatamente interrotti dall'ennesimo cambio repentino di idea del Principe.
“Non hai qualcosa di più raffinato? Dopotutto qui si tratta di un membro della Famiglia Reale e dell'Eroe! Suvvia, buon uomo, può fare di meglio!”
“Eheh, non so se sia il caso, ma dopotutto, Vostra Maestà, avete al vostro fianco l'Eroe...” gracchiò l'uomo sotto ai baffi, rivolgendo una strana occhiata allo spazientito Principe. Camminava avanti e indietro dietro al bancone logoro, passandosi il pollice e l'indice sull'ispido mento come se soppesasse a fondo una balzana idea.
“Di che si tratta?”
“Oh, Vostra Maestà! La mia armatura migliore è stata rubata... E non da ladri comuni, ma dal clan più pericoloso della regione...”
Elorin scoppiò in una risata sguaiata, quella che Anthel faticava a immaginare in bocca ad un Principe, e afferrò l'eroe per il colletto della pesante maglia, mostrandolo al commerciante come fosse un oggetto di inestimabile valore.
“Non c'è niente di impossibile per quest'uomo! Dicci dov'è il covo di quei mascalzoni?”
M-Mascalzoni?, pensò lo stregone confuso, Perché suona così antiquato? Non è da Elorin...
“FORZA, ANTHEL! ANDIAMO A DARE LA CACCIA A QUEI FURFANTI!” fece il Principe in un secondo, senza aspettare la risposta del vecchio armaiolo.
I pensieri del povero apprendista vennero stroncati sul nascere, venendo trascinato (per non dire fiondato) fuori dal negozio d'armi.
“Non ho detto loro dov'è il covo...”

 
“Principe, per favore si fermi!” urlò Anthel, al centro della piazza che si era quasi del tutto assestata dopo l'attacco dell'orco, sotto ad un sole talmente forte da far sudare pesantemente il giovane.
“Che diamine ti prende? Non sei entusiasta anche tu di partire all'avventura?”
Perché non mi sembra affatto Elorin?
“Sua Altezza, è sicuro di stare bene? Ha qualcosa di strano...” fece piano lo stregone, strizzando gli occhioni verdi a causa della forte luce solare.
“Certo! Il Gran Mago ci sa fare con le parole, per essere riuscito a convincermi!"
“Immaginavo che il Maestro c'entrasse qualcosa...” sospirò Anthel, mettendosi alla ricerca di qualcosa nella sua cintura piena di fialette e pozioni monodose.
“Avanti, pelandrone! Abbiamo un regno da salvare e missioni da compiere!”
L'unico che mi chiama pelandrone è il Maestro, non può essere che opera sua...
Elorin batteva il piedino a terra, trattenendo a stento l'eccitazione, per poi riprendere a camminare verso le mura del Borgo, senza aver la minima idea di dove andare, seguito a ruota dallo stregone, ancora intento a smanettare con la propria cintura.
“Non credo sia una di queste... -fece sottovoce Anthel- Però dovrei avere una pozione che annulli gli effetti delle magie, quelle non mi sono esplose in faccia...”
“Hai detto qualcosa? Sbrigati che sei lento!”
“E-Eccomi, ma Principe! Dove stiamo andando esattamente?”
Questo si fermò e si girò verso Anthel con le braccia poggiate sui fianchi, sollevando un pochino la stuola rossa che assunse la forma di un cuore. Iniziò a scuotere la testa bionda, su cui stava in bilico la sua corona, poi anche l'indice della mano destra iniziò a compiere lo stesso movimento del capo.
“Questi non sono pensieri da Eroe!”
“Ma non abbiamo idea di dove andare...”
“Baggianate! -fece indicando un ipotetico Nord al suo accompagnatore- Un vero Eroe sa sempre dove andare! Perché l'Eroe trova sempre il modo di raggiungere i propri obiettivi!”
Lo stregone storse il naso, ancor più desideroso di trovare quella maledetta fialetta che avrebbe risolto i suoi problemi, ma una domanda uscì imprevista dalle sue labbra.
“E come pensa di fare?”
“Aiutando le persone, mi sembra ovvio! Certo che sei tardo!”
Beh, insulti a parte, lo zampino del Maestro c'è eccome!, pensò il poveretto. Fece mente locale, cercando di ricordare le svariate lezioni di magia che seguiva da tutta la vita, per capire cosa avesse potuto scatenare un simile cambiamento in una persona tanto egoista come Elorin.
Deve essere una di quelle pozioni in grado di infondere coraggio nelle persone, ma non ricordo come si chiama esattamente... Devo sbrigarmi a far tornare il Principe come prima, farlo tornare il solito, arrogante, fastidioso, egoista e egocentrico Elorin...
“Aspetta! -fece poi ad alta voce, senza accorgersi dell'allontanamento del biondino- Perché sono così stupido? Probabilmente il Maestro voleva che il Principe mi aiutasse, quindi perché annullare l'incantesimo?! Almeno non sarò costretto a fare tutto io... E poi così sembra anche più sopportabile!”
Un grosso sorriso illuminò un volto che fino a poche ore prima era marchiato dalla disperazione e le labbra si contrassero per far uscire un allegro motivetto.
“Insomma, cosa mai potrebbe andare storto con un eccesso di bontà da parte sua?”

*****

“Non riesco a credere che abbia accettato tutte quelle missioni! Così ci metteremo giorni per soddisfare tutti e la Principessa è in pericolo!” borbottò Anthel, trascinandosi dietro un carretto colmo di ciocchi di legno, richiesti da un vecchio falegname, facente parte della lunga lista di persone bisognose dell'intervento di qualche baldo giovanotto.
“E perché tu non me lo hai impedito prima?” chiese stizzito Elorin, con il naso all'insù e il tono di quello che dovrebbe essere una povera vittima del destino, o per meglio dire, vittima di uno scherzetto di cattivo gusto.
“Sembrava tanto entusiasta...”
“Ah. Ah. Percepisco del sarcasmo? Perché l'entusiasmo c'era finché me ne stavo comodamente seduto sul mio trono e tu facevi tutto...”
Anthel sospirò abbattuto, rimanendo dietro all'amico di qualche passo, mentre l'altro procedeva spedito, col desiderio di tornare il più presto possibile nella sua lussuosa dimora.
Come si erano ritrovati in quella situazione? Beh, basta tornare a poche ore prima, per la precisione, al momento in cui lo stregone aveva deciso di lasciare il Principe in balia della piccola pozioncina del Gran Mago Bepharis.
L'idea di non dover ricoprire totalmente i panni dell'Eroe lo aveva annebbiato, illuso, dandogli quella dolce, quanto falsa, speranza di ritornare a casa con meno ossa rotte del previsto (l'idea di venir malmenato da altre enormi creature era sempre da tenere in conto, dopotutto le sue capacità non sembravano alimentare altre opzioni).
Aveva abbassato la guardia. Quanto si era maledetto per aver commesso un così fatale (e stupido) errore!
Mentre Anthel si crogiolava nella sua piccola illusione, Elorin aveva guadagnato terreno e una considerevole distanza dall'amico, ancora in preda ad un entusiasmo un pochino dannoso.
Sotto al sole delle due del pomeriggio, il Principe passava da una persona all'altra in cerca di suggerimenti sia per trovare il covo dei ladri, sia per individuare la Fortezza delle Tenebre. Ma si sa, in tempi difficili, dove si fa fatica a tirare avanti, le informazioni non vengono sbandierate ai quattro venti senza qualcosa in cambio.
E fu così che Elorin finì per accettare un numero spropositato di richieste, perché troppo sicuro e confidente delle capacità dell'uomo che aveva deliberatamente nominato Eroe.

 
Le ruote del vecchio carretto cigolavano ininterrottamente, sobbalzando su diverse radici e dossi, su sassi e rametti secchi, rendendo il compito dell'apprendista ancora più arduo.
La calura della mattinata aveva lasciato il posto a una delicata brezza, pregna del profumo del sottobosco dove la sinfonia della natura la faceva da padrone, con i suoi cinguettii e i suoi frusciare di fronde da cui filtravano ben pochi raggi di sole.
“Comunque siamo quasi arrivati al covo dei ladri...” mugolò Elorin, troppo scocciato per apparire come un sovrano dal cuore puro e generoso.
“Se lo dice il Principe, io ci credo... Sempre che le vostre informazioni siano giuste...”
“Muoviti! Mi fanno male i piedi! -gracchiò ancora- Voglio sbrigarmi, così appena avremo finito mi riaccompagnerai a casa!”
Anthel alzò la testa arancione e fece, abbastanza sorpreso: “Credevo che Sua Altezza sarebbe rimasto ad aiutarmi...”
“Vorrai scherzare?! Non mi sognerei mai di andare chissà dove a combattere contro chissà cosa! Questo, se non erro, sarebbe compito tuo!”
Non esattamente, rispose mentalmente il giovane. Beh, che mi aspettavo?
Un fruscio più rapido e nitido attirò l'attenzione di Anthel, che subito tendette ad associare ad un qualche scherzo del suo subconscio.
“Principe, ha sentito qualcosa? Credo ci sia qualcuno...”
Elorin non rispose, si limitò ad alzare le spalle protette dalla sua stuola di velluto e pelliccia, con la speranza di far tacere il suo 'uccello del malaugurio': “Sarà solo la tua stupida paranoia...”
Ci un fu un secondo suono, simile al precedente, però accompagnato dal un leggero tintinnio simile a quello provocato dalle monete in un sacchetto troppo largo.
Questa volta l'Eroe lo avvertì distintamente, tanto che poggiò la mano sull'elsa di una spada che probabilmente non sarebbe riuscito a brandire. Dopotutto, è il pensiero che conta, no?
Eppure non riusciva a stare calmo. Qualcosa, in quella foresta abbastanza conosciuta grazie al Maestro, che spesso lo mandava alla ricerca di qualche materiale per gli incantesimi, lo turbava. Anthel si sentiva osservato e si chiedeva perché Elorin non ne fosse affatto preoccupato. Sicuramente aveva altro per la testa. Come biasimare un arrogante ed egoista principino strappato via dal suo trono? Se fosse possibile, non lo sapeva, perciò decise di scacciare quei pensieri rivolgendo qualche domanda al 'Prode Principe che ha accompagnato un valoroso guerriero in un'epica impresa di salvataggio'.
Deve essere davvero la mia paranoia...
“Maestà, posso farle una domanda?”
“Che cosa vuoi?” chiese sbirciando l'amico da dietro la spalla, con occhi che per pochi secondi parvero dolci e innocenti.
“Riguardo a quella faccenda delle leggende... Mi chiedevo se almeno quelle vi avessero convinto.”
“Possiamo dire che mi abbiano incuriosito. Ma se non fosse stato per quel subdolo trucchetto, probabilmente ora me ne sarei stato ancora sul mio trono... Perché me lo chieeeeEEEE!”
Elorin lanciò un urlo stridulo e strozzato. Una corda si mosse velocemente attorno alla sua caviglia destra, alzando una nuvoletta di polvere e foglie secche, poi si udirono i numerosi tintinnii dei gioielli reali.
“Devi essere un vero idiota ad andare in giro con tutti quei gingilli addosso!” fece una graffiante, quanto calda, voce femminile tra le fronde degli alberi.
Elorin pendeva dalla gamba a testa in giù, a circa un metro e mezzo da terra, legato da una solida corda di tela in mano ad un grosso omone armato fino ai denti.
Anthel trasalì e lasciò cadere il carretto, che per poco non atterrò sui suoi talloni, mentre la corona del Principe aveva appena finito di capitolare per terra.
“NON STARTENE Lì IMPALATO! AIUTAMI!”
Lo stregone annuì, scuotendo la testa per scacciare, almeno in parte, il terrore che lo pervadeva. Estrasse quindi, ma non senza fatica, la spada e si mosse timidamente verso quello che sospettava essere uno dei tanti banditi che abitavano la foresta. Il breve tracciato che lo separava dal povero salame venne interrotto da una freccia, scagliata a pochi centimetri dai piedi del giovane. La cosa lo terrorizzò a morte, il suo viso divenne bianco come un cencio e si ritrovò con le gambe all'aria, con le mani attraversate da fremiti di terrore.
“Io non mi avvicinerei, se fossi in te!” intimò ancora la ragazza da un punto indefinito del bosco.
“NON L'ASCOLTARE E AIUTAMI A SCENDERE!”
Anthel era spaesato, titubante e poco convinto riguardo al doversi alzare, poi altri quattro uomini sbucarono dalla boscaglia su ordine della misteriosa donzella.
“Prendete tutto quanto! Il biondino sembra bello imbottito, perciò non fatevi scrupoli a lasciarlo in mutande!”
I cinque scoppiarono in una risata fragorosa e sguaiata, così forte da far tremare la terra e far dondolare Elorin, sul cui viso potevano ormai distinguersi una fascia bianca e una rossa all'altezza degli occhi.
“Da come è vestito, è probabile che abbia anche le mutande d'oro!”
“COME OSATE RIVOLGERVI A ME IN QUESTO MODO?! ANTHEL, Dì LORO CON CHI STANNO AVENDO A CHE FARE!”
Il povero Eroe rabbrividì appena l'attenzione di tutti si posò sulla sua esile figura, troppo gracile per poter solo sconfiggere uno di loro. Deglutì e cercò di far uscire dalle labbra il nome del Principe Elorin, senza però riuscirci tanto la paura era grande.
“Non serve che il tuo amichetto dai capelli strani ci dica chi sei...” disse la ragazza, atterrando con grazia di fronte al Principe appeso, per poi afferrare la corona che giaceva poco vicina ai suoi stivaletti di cuoio.
Di fronte al ragazzo, si stagliava una giovanissima donna, forse di un anno più grande dei due, vestita con un pesante soprabito di cuoio grigio, stretto alla proporzionata vita con una pesante cintura a cui erano appese due scintillanti scimitarre e un pugnale dall'elsa d'oro. Nonostante fosse estate e la temperatura fosse ben poco sopportabile nelle ore principali del giorno, le spalle erano coperte da una folta pelliccia grigia e le braccia erano strette più volte da numerose bende verde muschio.
“Principe Elorin, giusto?” fece chinandosi all'altezza del giovane, poggiando la mano destra sulla guancia del nobile, che sussultò appena senza poter arrossire, vista la grande quantità di sangue affluita al cervello.
“APPUNTO! E VISTO CHE SONO IL PRINCIPE, FAMMI SUBITO SCENDERE DI QUI!” gracchiò ancora il poveretto, sotto lo sguardo turbato dell'Eroe, circondato dai seguaci della ragazza.
La ladra rise di gusto, portandosi la corona sulla sommità della testa coperta di lunghi capelli ramati, raccolti in un'alta coda di cavallo.
“Qui comando io... Questo è il mio Regno e tu non hai potere!”
“C-Come osi parlarmi in questo modo?!” balbettò Elorin, intimidito da quegli occhi ambrati penetranti come lame e schivi come quelli di un gatto.
“Semplice, regal salame -disse spingendolo un pochino sulla fronte, in modo da farlo dondolare come un pendolo- Perché qui io sono la Principessa dei Ladri! Il mio nome è Teranis!”
“Non farmi ridere! Qui l'unico nelle cui vene scorre sangue blu sono io! Dimostraglielo, Anthel!”
Teranis ridacchiò di tanta impudenza e tirò fuori il coltello, con cui ruppe la corda e fece cadere Elorin a testa in giù. Poi la sua attenzione si posò sull'accompagnatore del Principe, che tutto pareva meno che un eroe.
“E lui sarebbe?” chiese la rossa perplessa e divertita allo stesso tempo.
“Lui è l'Eroe di Mistral, colui che salverà il Regno (e quello che tu definisci tale) dal Signore delle Tenebre!”
No, ti sbagli, fu il pensiero che attraversò la mente dell'apprendista, tenuto fuori dal discorso (con sua somma gioia) fino a quel momento. Non sono un Eroe e voglio scaricarti qui, Principe portatore di sventure e tornarmene alla mia inutile vita.
“E quella pappa molla sarebbe un Eroe? Che ne dite, ragazzi?”
I cinque uomini della scorta di Teranis si unirono alla risata della loro Principessa e iniziarono a sparare commenti ben poco carini riguardo al povero Anthel, ancora col sedere per terra e un carretto di legno poco sopra la testa. Questo non sembrava voler reagire, anzi, avrebbe di gran lunga preferito rimanere in quella posizione per sempre e venire ignorato come un sasso: l'idea di combattere, specialmente sei contro due (diciamo uno, sapeva che Elorin non avrebbe alzato un dito, figuriamoci una spada), non era poi così allettante.
“Che dovrei fare?” mormorò nella direzione del suo Principe, nei cui occhi ardeva una scintilla ben poco rassicurante.
Il secondo sulla linea di successione s'era rimesso in piedi senza togliersi di dosso il fogliame raccolto con la caduta e guardava l'amico dritto negli occhioni verdi.
“Semplice! -fecero le sue labbra senza emettere un suono per non farsi sentire da nessuno, poi alzò la voce, in direzione della bella ladra -Può sembrare debole, ma è un vero leone!”
Smettila di dire scemenze! Non coinvolgermi nei tuoi assurdi bluff!
“Ah, sì? -chiese Teranis, fin troppo divertita dalle sue prede, per poi ripuntare gli occhi sullo stregone- Allora alzati e combatti! Dimostrami che il tuo sovrano non è il buffone che sembra!”
“EHI!”
Anthel deglutì il nulla presente nella sua bocca arida e fece come intimato dalla ladra.
“Se vinci, vi lascerò attraversare il mio territorio senza fare storie e sarete liberi di fare ciò che volete!”
“E se perdessimo?” chiese titubante l'Eroe.
“OVVIO CHE NON PERDERAI!” aggiunse intanto Elorin, in preda all'adrenalina del momento.
La Principessa dei Ladri indicò il secondo erede di Mistral con un veloce fendente della scimitarra sinistra e un sorrisetto cinico apparve sul suo volto niveo.
“Semplice! Voglio tutti i gioielli e le cose preziose che avete! Soprattutto i gingilli della Famiglia Reale!”
Il biondino sobbalzò all'idea di perdere tutti i suoi amati accessori, in quanto già vedere la sua corona in testa ad un'altra persona gli faceva ribollire il sangue. Oppure era semplicemente lei a dargli quella strana sensazione di urto e fastidio?
“Non perderemo, perché non hai la più pallida idea di chi stai sfidando!”
Eccole, pensò subito Anthel, pronto (per così dire) a rispondere all'assalto della ragazza, Le ultime parole famose.
“Bene, allora! In guardia, 'Eroe'!”


Angolo Autrice ^^
Helloooo!!! Come va? Beh, rieccomi qui con questa storia, a introdurre un importante alleato per il povero Anthel :P Vabbè, non ho molto da dire, spero solo di continuare ad aggiornare con questo ritmo (eheh, come no), ma lo studio impegna :(
Che posso aggiungere? Come al solito spero di avervi strappato anche un solo risolino (giuri che mi basta) e spero continuiate a seguirmi ^^
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e al prossimo aggiornamento! Un bacione ^^

Zenya

   
 
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