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Autore: Kore Flavia    24/03/2015    8 recensioni
[La mia totale incapacità mi impedisce di fare un intro decente, ma giuro che la storia vale *coff coff*]
DAL TESTO:
-Ehi, tutto bene? – Una voce. La ragazza non alza la testa, sicuramente non sta parlando con lei. Anzi, inizia a stringere con maggiore forza le ginocchia al petto.
-Ehi. – Di nuovo quella voce, chissà forse l’interpellato non gli sta rispondendo. Lei non lo sa, non alza lo sguardo, perché dovrebbe? Farebbe solo la figura della fessa ad alzare lo sguardo e scoprire che non stanno parlando con lei.
[...]
-Andrea, tutti hanno bisogno di amici. Se vuoi io posso essere il primo. – La voce è dolce come il miele e lei non sa come rispondere, perché, in fondo, lei desidera qualcuno con cui parlare. Non le basta più la compagnia del silenzio. In quel momento nelle cuffiette inizia un’altra canzone: Come what may, e Andrea sorride debolmente.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Note d'autore: Eccomi con una nuova long, perché avrene altre in corso è troppo poco per me e devo scrivere quarantamila cose insieme. 
Passiamo alla storia. Ringrazio Lee per il banner bellissimo che ha fatto, quello che avevo fatto io era una schifezza al confronto.
Ringrazio Audrey per il betaggio. 
E' la prima storia romantica mai scritta... WOW è tutto grazie alla mia situazione attuale *coff coff*. 
Ed è anche la prima storia scritta al PRESENTE. Potete odiarmi, ma il contesto contemporaneo mi ha ispirato quest tempo e quindi vi beccato il presente. TIE'!
Ditemi che ne pensate di Andrea, spero di non essere caduta nel cliché/stereotipo. Ci tengo tanto a lei e anche a Davide a dire il vero. 
Tutti i titoli (spero che bastino) saranno tratti dal mio film preferito: Moulin rouge! Questa volta tocca a One day I'll fly away 
Buona lettura!
Bye bye

Black

 

 


COME WHAT MAY
One day I'll fly away
 
 
 

I follow the night. 
Come stand the light. 
When will I begin, 
To live again. 
 

-Ehi, tutto bene? – Una voce. La ragazza non alza la testa, sicuramente non sta parlando con lei. Anzi, inizia a stringere con maggiore forza le ginocchia al petto.
-Ehi. – Di nuovo quella voce, chissà forse l’interpellato non gli sta rispondendo. Lei non lo sa, non alza lo sguardo, perché dovrebbe? Farebbe solo la figura della fessa ad alzare lo sguardo e scoprire che non stanno parlando con lei.
Una mano le tocca leggermente la spalla e allora lei alza di poco la testa e lo vede: vede un ragazzo accovacciato davanti a lei. Si asciuga rapidamente le lacrime con la manica del maglione.
-Parli con me? – Domanda con voce tremante, le sembra stridula, forse non parla da troppo tempo con qualcuno. Il ragazzo annuisce e le lascia andare la spalla.
-Quindi, tutto bene? – La voce è preoccupata, lei sorride impercettibilmente scuotendo la testa. Le sopracciglia aggrottate osservano il giovane davanti a se. Non si fida. Perché mai dovrebbe?
-A meraviglia. – Risponde acida ripoggiando la fronte sulle ginocchia. –Ora puoi anche tornare in classe, so che non vedi l’ora d’andartene da questa situazione. Lo sente ridere leggermente e sbuffare. Probabilmente si sta prendendo gioco di lei.
-Mi chiamo Davide comunque. – Dice tendendole una mano, lei lo sa, se lo sente e alzando lo sguardo verso di lui, nota d’aver avuto ragione. Lui sta sorridendo, sembra sincero, ma lei non gli allunga la mano.
-Andrea. – Lui l’osserva stupito, probabilmente pensa che lei lo stia prendendo in giro. Poi annuisce e le sorride nuovamente. Lei vorrebbe cancellarli a schiaffi quello stupido sorriso.
-Ora, se non ti dispiace, vorrei restare da sola. – Ringhia, infine, dopo troppo tempo in silenzio. Ad un tratto quel silenzio che solitamente tanto ama non le dà più il solito conforto. E è sicuramente colpa di quel Davide pensa stizzita. Quello che non si aspetta, però, è che lui si metta a ridere a quelle sue parole.
-E dovrei lasciarti a piangere, da sola? Non hai lezione? – Andrea sgrana gli occhi e sussulta, non si aspettava certo che qualcuno le rinfacciasse in che stato era finita.
-E’ ora di buco. E io non piango. – La risposta è laconica e lo sguardo che gli rifila è di pura autosufficienza. Davide fa un gesto della mano e si lascia cadere sulla seggiola accanto alla sua.
-Va bene, va bene, non piangi. Ma perché non sei in classe a far caciara con i compagni? – Andrea si morde un labbro e abbassa lo sguardo. Odia rispondere a queste domande, sono le uniche che la fanno sentire inadeguata.
-Non mi piace stare in classe. – A queste parole Davide le tocca nuovamente la spalla, ma lei lo scrolla via.
-Capisco, ma loro non si accorgeranno della tua assenza? – La ragazza scuote la testa amareggiata, no che non si accorgeranno della sua assenza, perché dovrebbero, poi? Le avranno rivolto la parola sì e no un paio di volte. Il silenzio cala di nuovo tra i due e Andrea non può far altro che osservare (nascosta dai lunghi capelli) il ragazzo che ha accanto. Gli occhi sono azzurri e i capelli ricci e castani gli cadono sulla fronte e sugli occhi.
-Tu invece, perché non torni in classe? Non c’è nulla che tu possa fare qui. – La voce risuona fredda tra i corridoi vuoti. Neanche le bidelle, che solitamente si affrettano a rispondere a chiamate e consegnare circolari, sono lì. Staranno facendo una pausa riflette tra sé e sé la ragazza.
-Nah, ho detto alla prof di non sentirmi bene e me la sono squagliata. – Ride gettando la testa indietro. Poi si gira a guardarla e aggrotta la fronte.
-Hai il trucco colato, sai? Sembri una di quelle cantanti nei video musicali in cui lei è appena stata lasciata del ragazzo e bla bla bla. – Andrea abbozza un sorriso, mai nessuno le aveva detto certe cose, mai nessuno le aveva rivolto la parola più di un paio di volte.
-Grazie tante. – Borbotta irritata, strofinandosi con forza il maglione sugli occhi. Proprio ora che iniziava a tollerarlo. La mano del ragazzo si poggia sul suo braccio e lei, involontariamente, si allontana di scatto. La guarda sorpreso, ma lei distoglie gli occhi. Sa di aver fatto la figura dell’antipatica e che ora lui se ne andrà. Meglio stare in classe a seguire la lezione che stare con lei.
-Tutto bene? – Domanda, è la terza volta che glielo chiede ed è la terza volta che lei non risponde. Andrea non si capacita del fatto che lui non si sia ancora allontanato. Davide appoggia la testa al muro dietro di sé e sospira.
-Sei arrabbiato? – Chiede infine lei. Sta iniziando ad odiare il silenzio e fa di tutto per spezzarlo. Sembra quasi iniziare a temerlo ed è sempre tutta colpa di quel Davide. Lui alza la testa e la fissa, scuote la testa sorridendo. Sembra l’unica cosa che lui sappia fare, sorridere.
-Cos-? No, no. – Andrea annuisce e poggia il proprio mento sul ginocchio destro. Davide torna ad appoggiare la testa contro il muro e incomincia a ridere. Lei non lo guarda, tiene lo sguardo fisso davanti a sé, ma capisce che lui, invece, la sta osservando, quasi per captarne i pensieri.

-Perché sei ancora qui? – La domanda le esce spezzata dalle labbra. Le fa male chiederglielo, ma le sembra d’obbligo. Per quanto questo Davide sia strano e assolutamente irritante, Andrea non può far altro che sperare che almeno lui rimanga. Perché non sopporterebbe mai un altro abbandono. Ma prima che possa arrivare una risposta dal ragazzo, una voce maschile arriva attraverso i corridoi sospesi nel silenzio fino a un attimo fa.
-Davide! La prof è incazzata se non torni in classe ti mette una nota! – La voce si avvicina fino ad apparire all’imbocco del corridoio in cui sono i due ragazzi. Andrea sgrana gli occhi e si stringe a sé, non vuole farsi notare. Farebbe fare una figuraccia con il ragazzo accanto a sé.
-Arrivo! Andrea, tu esci all’una? – le domanda gentilmente. È così stramaledettamente gentile che Andrea non vorrebbe far altro che insultarlo e prenderlo a schiaffi per questo suo comportamento. Ma lei annuisce, il ragazzo le fa un gesto della mano e si allontana.
-Torna in classe, eh! Che fuori a piangere non è il massimo. – Ride lui raggiungendo l’amico. Quello si avvicina all’orecchio di Davide sogghignante. Chissà che idee strane si è fatto in quella sua testolina bacata, riflette Andrea sorridendo timidamente.
Quando i due ragazzi si sono allontanati, lei si alza sospirando e, con le mani calcate nelle tasche del grosso maglione, si allontana. Questa volta sta bene.
 
Quando entra in classe il caos è totale, lei si guarda intorno disorientata. Cerca il suo posto, l’unico rimasto ordinato in quella classe di bestie. Ci si siede e, raccogliendo un libro caduto a terra, probabilmente a causa dei suoi compagni di classe, inizia a leggere da dove l’aveva lasciato. Gli urli non sembra neanche notarli e lo stesso vale per la musica da discoteca messa dal più coatto di tutti. Andrea assapora ogni parola d’inchiostro su quelle pagine. Quando Maria si avvicina a lei per chiederle cosa sta leggendo, Andrea alza il libro tanto da mostrarle il titolo e al commento sarcastico della ragazza Andrea non risponde come è solita fare, ma rimane in silenzio fin quando, con un verso di stizza, l’altra si allontana impettita.
E sorride piano, come per non farsi notare quando la campanella suona l’una e tutti i compagni di classe escono fuori urlando e correndo. Lei fa con calma, non vuole rovinare i libri di scuola. Ed esce fuori dalla classe che ormai nessuno è più in corridoio. Forse spera che Davide se ne sia andato, che si sia stufato d’aspettarla fuori da scuola e probabilmente è così. L’unica cosa a farle compagnia mentre scende le scale è il solito silenzio che sembra accompagnarla ormai ovunque.
Andrea afferra il cellulare e, infilandosi le cuffiette nelle orecchie, fa partire la sua play list. Inizia con: Sparkling Diamonds cantata da Nicole Kidman. Mima le parole con le labbra.
Quando esce nel cortile della scuola, lo attraversa con passo svelto. E lì stravaccato su una panchina, giusto fuori dai cancelli della scuola, c’è Davide. Andrea non voleva vederlo, non voleva parlagli, ma lui notandola si alza e le sorride.
-Ce ne hai messo di tempo. – Scherza lui stringendosi nelle spalle. –Tu che strada devi fare? Verso piazza Istria o…? – Lascia in sospeso la frase poiché nota qualcosa nella ragazza accanto a sé. Non lo sta seguendo.
-Io non vengo. – Dichiara Andrea con voce tremante di collera. Non vuole stargli accanto, non vuole perché sarebbe rischiare e lei ha paura di rischiare dando fiducia alla gente.
-Perché? – La domanda del ragazzo le fa male. Nessuno si preoccupa per lei dai tempi delle elementari, scuote la testa scacciando quei pensieri.
-Non voglio e basta. – Il ragazzo le si avvicina e la fissa, lei non distoglie lo sguardo. Vuole che legga la sua collera, la sua paura e il suo rammarico. Lui scrolla le spalle e allunga un braccio afferrandole la mano.
-Dammi un motivo valido. – Andrea si rende conto che anche lui sembra si stia adirando. Lui la tratta come se si conoscessero da una vita e lei non vuole sia così. Si allontana liberandosi la mano. Scuote la testa a lungo.
-Non voglio e basta. – Risponde lei con rabbia, perché non si arrende? Perché è così testardo da volerle parlare? Perché ha deciso di scombussolarle i piani in questo modo? Perché non si era comportato come tutti gli altri? Standosene lì ignorandola? Davide la scruta a lungo, sotto le sue sopracciglia folte. Andrea nota che lui sta cercando qualche nota di debolezza nei suoi occhi.
-Andrea, pensavo fossimo diventati amici. – L’aveva trovato. Andrea apre la bocca come se fosse stata appena colpita in pieno stomaco. Il peso le crolla sulle spalle e quelle iniziano a tremare. Sente di star cedendo, perché Davide si ostinava a starle accanto? Non ne valeva la pena e lei lo sapeva.
-Io. Io non ho e non desidero amici. – mormora Andrea stringendosi nelle spalle. Sente il tremore alle spalle svanire e drizza la schiena con decisione. Ma la voce è rotta come se in un pianto muto. Il ragazzo sbatte un paio di volte le palpebre stupefatto, e un sorriso comprensivo affiora sulle sue labbra sottili.
-Andrea, tutti hanno bisogno di amici. Se vuoi io posso essere il primo. – La voce è dolce come il miele e lei non sa come rispondere, perché, in fondo, lei desidera qualcuno con cui parlare. Non le basta più la compagnia del silenzio. In quel momento nelle cuffiette inizia un’altra canzone: Come what may, e Andrea sorride debolmente. 
   
 
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