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Autore: DreamWings    24/03/2015    0 recensioni
Tra le misteriose aule della Roswath, una scuola apparentemente normale, due potenti forze celesti stanno per riscrivere la storia e salvare così il mondo dall'oscurità.
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angels

Meccanismi sconosciuti

6.





“È troppo chiedere di ricevere almeno un messaggio da parte tua?” esclamò Steve rimproverandolo.
“Scusa.” sorrise Frank dispiaciuto.”Giuro di non averne avuto il tempo.” sbuffò.
Gli sembrava passata una vita da quando si erano salutati a casa sua qualche giorno prima che lui partisse.
Tenne gli occhi fissi sul muro che aveva difronte, cercando di sembrare sereno come meglio poteva.
In realtà, se non fosse stato per Jamia e per gli altri, si sarebbe ribellato a quella nuova istituzione, pur di tornarsene a casa. Per non parlare delle norme assurde che vigilavano in quel posto dimenticato da Dio, e soprattutto dell’uniforme chiara che era costretto a indossare, perchè se c’era una cosa a cui Frank Iero teneva- non che fosse fissato come alcuni maniaci, chiariamoci- era proprio il look. Nessuno doveva dirgli come vestirsi. Spettava solo alla sua libertà espressiva e ai suoi gusti un po’ punk.
E poi era ferito. Si sentiva a disagio in mezzo a chiunque. Anche qui, camminando per i corridoi, c’erano occhi indiscreti a turbarlo. Si sentiva osservato, scrutato, giudicato per ogni movimento che compiva.
Provava rabbia e frustrazione, e non era da lui una cosa del genere. Era sempre stato un ragazzo calmo, senza problemi.
Trasferì l’attenzione su un albero di ciliegio che si intravedeva in lontananza dalla vetrata. Gli ricordò quello che coltivarono lui e Steve nel giardino di quest’ultimo quando avevano solo otto anni. 
Il chiacchiericcio delle ragazze nel corridoio copriva la voce dell’amico.
Passandosi le mani tra i capelli, calmò il respiro e si separò dai suoi ricordi, rientrando nella conversazione.
“Scusa.. non ho sentito, puoi ripetere?” domandò Frank, ancora un po’ assente.
“Ho chiesto: come sono le ragazze lì?”ripetè l’amico, con fare malizioso.
“Ah si.” rispose Frank calmo. “Ecco ci sarebbe-“
“Lo sapevo.” si sentì interrompere dall’altra parte, e risuonò chiaramente la sua risata rumorosa. “È bella? È bionda? Alta? Bassa? Voglio i dettagli.” 
Frank scoppiò in una fragorosa risata.”Calma. Una domanda alla volta.”
In effetti.. Cosa avrebbe potuto dirgli? Un secondo prima che lo bloccasse con il suo solito fare istintivo, Frank stava per parlargli di Jamia, descrivergli i suoi occhi, la sua dolcezza, la sua perfezione.
Voleva davvero sfogarsi con lui. Ne sentiva proprio il bisogno fisico. Desiderava raccontargli di quando aveva imboccato volontariamente il corridoio in cui si trovavano lei, Ray e Bob. Dell’espressione assorta che avevano indossato i suoi occhi nell’osservare con attenzione e nei dettagli quella ragazza così splendida. E lei, tra tutti quegli sconosciuti, si era-in un certo senso- presa cura di lui senza pensarci su due volte.
Ma poi si rese conto che, nella sua testa, le immagini di Jamia erano sfocate. Erano contaminate.
Quindi, per l’ennesima volta, ecco che due iridi verdi, una chioma corvina e un epidermide latteo lo traviarono. Sospirò pesantemente e in silenzio.
Alla fine si concesse di ripensare a lui. Ancora. 
Dio, era tutto così agglomerato dentro di lui. Era una sensazione diversa e nuova quella che lo sconvolgeva. 
La pelle bianca del ragazzo, che gli aveva sempre ricordato la purezza di un angelo, leggermente rosata sugli zigomi, gli accendeva le fiamme dell’inferno, e queste divampavano in lui senza controllo. Gli occhi smeraldini, così limpidi, di cui non ti stancheresti mai di delinearne i contorni tracciati con dolcezza ingannevole, erano allo stesso tempo assolutamente avvolgenti e devastanti, pensò.
Ma stranamente, la cosa che finora lo aveva colpito nel segno più di quanto non avesse già fatto tutto il resto di quel ragazzo, era stata la sua voce. Roca, sottometteva qualsiasi altro suono. 
Ci aveva pensato si e no sessanta volte, da quando l’aveva sentita. 
Era una di quelle che ti penetravano dentro e poi tutto iniziava a tremare follemente come la terra durante una scossa sismica.
Lui era il suo terremoto.
Ma che succede, pensò. La mente di Frank si opponeva, gli consigliava che fosse sbagliato, e che le cose non potessero stare veramente in questo modo scombinato.
Gerard non era simpatico o men che meno buono e gentile. Al contrario, era scortese, maleducato, presuntuoso. Quindi in quale strambo modo avrebbe mai potuto parlare bene di lui?

Solo che adesso la sua mente era dotata di incoerenza e impulsività, quindi gli capitava di elaborare riflessioni anche poco condivise da lui stesso e dalle circostanze. 
Ma non si trattava solo di una questione logica, constatò. 
Erano proprio tutti quei meccanismi sconosciuti che presiedevano dentro di lui, e che lo dirottavano verso sensazioni sconosciute, nuove, soltanto quando si ritrovavano ad avere a che fare con Gerard. 
Era tutto così dannatamente scombussolato, da quando lo aveva conosciuto. 
Che poi, non lo conosceva nemmeno-in teoria.
Si sentiva ostinato Frank, e non riusciva a racimolare nemmeno lui un motivo valido a tutta quella insana follia.
Quello che sapeva, era che se mai, anche solo in un’altra dimensione, si fosse ritrovato a stare vicino a Gerard, ad essergli amico, la gioia che avrebbe provato lo avrebbe sorpreso di sicuro.

"Okay, io ci rinuncio a parlare con te." si lamentò Steve dall’altra parte.
“Uh?” rispose istintivamente, sentendosi un pessimo amico ad essersi giocato quel poco di tempo che aveva trovato per chiamarlo.
“Ma si può sapere cosa ti prende? Non hai dormito stanotte?”
In effetti no.
“Ti chiedo scusa, possiamo sentirci un’altra volta?” mormorò, passandosi una mano sulla faccia.
“Certo, quando hai tempo, eh.” borbottò. “Non sia mai che ti disturbo, o peggio, ti faccio addormentare con i miei discorsi supernoiosi.” insistette. 
Frank rise. “Ciao Steve”
“Fatti sentire idiota.” rise anche lui.” Ciao.” rispose infine.

Ripose il telefono nel cesto,- perchè a quanto pareva, non solo l’uso dei cellulari era vietato durante le lezioni, ma non dovevano possederne uno nemmeno durante il loro tempo libero, e solo due volte a settimana potevano riaverlo- riprese a camminare nel corridoio, pur non sapendo dove andare o cosa fare.
Non aveva più lezioni. L’ultima era stata quella delle dodici.
La noia lo avrebbe divorato ben presto, conoscendosi.
Non che fosse un tipo da baldorie e festicciole, ma qualcosa da fare per divertirsi, con Steve, la trovavano sempre.
Qualunque cosa stesse per fare fu interrotta dall’apparizione di Jamia e Ray all’angolo del corridoio.
“Stavamo cercando giusto te!” esclamò Ray con un velo di eccitazione nel suo sguardo.
“Così lo spaventi.” intervenne Jamia sogghignando.
“Perchè mi cercavate?” domandò Frank confuso.
“Perchè sei bellissimo e questa sera ci sarà una festa.” disse la ragazza, tutta elettrizzata.
“Ti ricordi? Te ne avevo parlato ieri mattina.” intervenne Ray.
“E cosa c’entra questo con il fatto che sono bellissimo?” chiese Frank, poggiando un gomito alla parete in modo da trovarsi più vicino a Jamia. Stava chiaramente flirtando con lei.
Ray se ne accorse e si allontanò, un po’ imbarazzato, senza nemmeno sforzarsi di tirar fuori una scusa. Semplicemente mimò un “vi lascio soli” a cui nessuno dei due fece caso.
Jamia all’inizio sembrò sorpresa nel vedere tanto spirito di iniziativa da parte di Frank. Decise di stare al suo gioco.”C’entra perchè tu mi accompagnerai.” spiegò, usando una voce seducente e maliziosa.
“Dimmi solo per che ora.” rispose velocemente, mantenendo gli occhi fissi su di lei.
“Per le 9 e mezza. Mezz’ora dopo il c-“
“-oprifuoco.” completò Frank. 
La tensione aumentava.
“Questa volta sarà diverso. Sarà più divertente. Perchè non sarà una ‘festicciola’ tra pochi intimi. Ci sarà tutta la scuola e la definiscono come ‘una cosa pazzesca’. Ma ne dubito, visto che non potremo fare molto rumore o ci scoprirebbero subito.” continuò a parlare lei.
Lui la osservava senza dire niente.
Jamia si scostò infine da Frank, gli lanciò un breve occhialino provocatorio e aggiunse: “Bene. Allora a stasera.” 
Frank rimase con la schiena poggiata alla parete e un sorriso sognante stampato sulla faccia, mentre guardava la figura di lei rimpicciolirsi in lontananza.
E anche in un momento come questo, invece di esaltarsi per quella che a breve sarebbe sicuramente diventata la sua ragazza, non potè impedirsi di pensare che, in effetti, ‘tutta la scuola’ significava proprio ‘tutta la scuola’.
Quindi la sua felicità si trasformò all’istante nell’eccitazione di avere Gerard a pochi passi da lui, nella stessa stanza, per tutta la sera. Sentì un brivido affiorargli lungo la schiena.

"Sei tra noi?" 
Una voce arrestò già in partenza quelli che sarebbero diventati dei veri e propri monologhi interiori. Tutti ovviamente e indiscutibilmente incentrati intorno ad un’unica persona. E questa persona aveva dei capelli neri e una sensualità innata.
“Ehy, Adam.” lo salutò sbattendo le palpebre, come si stesse risvegliando dal sonno.
“Scusa. Ehm, ti ho disturbato?” disse a voce bassa, alzando semplicemente le spalle.
“No, figurati.” rispose “Tutt’altro.”
Frank pensò che in realtà Adam fosse arrivato proprio al momento giusto. O chissà che fine avrebbe fatto la sua eterosessualità, pensò. E diamine, non ci aveva mai pensato finora.
Cioè non ne aveva mai fatta una questione di..’gusti’. Non in quel senso.
Non poteva negare certo, che Gerard fosse un ragazzo bellissimo. Ma fino a quel punto..nono! Spazzò via tutte quelle insolite domande, ancor prima che spuntassero nella sua testa.
“Allora” disse, rivolgendosi ad Adam, determinato a cambiare argomento.”Chi porterai stasera alla festa?”
“Alla festa? Quale-“
“Come, non te l’hanno ancora detto? Si, in effetti anche io l’ho saputo poco-“
“No Frank. Non è questo il punto.” lo interruppe bruscamente. “Scusa.” disse alla fine.
Frank esitò. “Non sei mai stato invitato a nessuna delle loro feste. Non è vero?” Sembrava un po’ sorpreso, ma non impressionato.
“Già.” disse Adam, guardandosi la punta dei piedi come si trattasse veramente di qualcosa che poteva destare interessante. 
“Ma stasera verrai? Ci sono io. Ti invito io. Vieni.” propose Frank vivacemente.
“No..non mi va grazie.” rispose timido.
Frank aveva un’aria martoriata.”Perchè no?” chiese.
“Perchè non saprei come comportarmi..mi sentirei a disagio, di troppo..” farfugliò.
“Beh, meglio. Almeno saremo in due.” concesse solennemente.
Adam inspirò pensieroso e rispose a bassa voce:”Okay.”
L’altro sorrise e gli diede un occhiata maliziosa. “Magari stasera INCONTRI anche la ragazza giusta per te.”
“Ne dubito.” mormorò Adam. “E tu Frank,” riprese a parlare con la stessa vivacità di poco prima. “Hai già la ragazza? Ho notato che ti illumini quando parli con Jamia Nestor.” proseguì facendogli l’occhiolino. “È bella.” 
Frank non rispose. Si irrigidì improvvisamente. Si inumidì le labbra e rise seccamente. “Ci hai spiati?” protestò con aria diverita.
“Non lo definirei in questo modo. Ero nelle vicinanze e vi ho visti parlare. Tutto qui. E tu ci stavi decisamente provando.” 
Tra una risata e una battuta, lo sguardo di Frank capitò per caso sul cimitero fuori, e il suo cuore prese a battere più rapidamente. Era diverso da tutto il resto dell’edificio. Era antico e contrastava con la modernità della scuola. Aveva un aspetto desolato e rovinato. Intorno alle mura vi crescevano erbacce ingiallite e il materiale era sgretolato. 
La paura lo attanagliò per un attimo, quando ricordò dell’incontro che aveva avuto, il giorno prima, con l’uomo incappucciato di nero.
“Cosa guardi?” gli chiese Adam.
“Oh, niente.” Frank distolse subito lo sguardo, tentando un sorriso forzato per rassicurare l’amico.
“Okay.” 
Si rese conto solo ora che quel giorno era stato completamente assente con chiunque. Era troppo immerso nei suoi pensieri. Ma soprattutto si distraeva con estrema facilità. 
Beh, eccetto con Jamia. 
Con lei non aveva osato perdersi un secondo della conversazione.
Alle spalle di Adam entrò Gerard.
È bellissimo, pensò.
E non ebbe il tempo di pentirsi e di cominciare a porsi domande sul commento che aveva appena fatto, che qualcosa di più interessante stava accadendo a qualche passo da loro.
Anche Adam se ne accorse e si voltò, incuriosito dalle voci urlanti.
“Non puoi lasciarmi, hai capito? Nessuno può permettersi di farlo. Sono io che mollo i ragazzi.” strillò la bionda che avvicinandosi, percorrendo la scia di Gerard, si rivelò essere Lynz.
Lui non la degnava di uno sguardo.
Che insensibile, pensò Frank.
“Lynz.” si voltò alla fine Gerard parlando in tono solenne. “È finita.” 
Lynz rimase indietro, con le mani sul viso, nel tentativo di coprire il suo pianto, provocando in Frank una sensazione di fastidio, perchè risultava falsa anche quando piangeva.
Mentre Gerard, dopo averla liquidata ‘molto dolcemente’, raggiunse Mikey e altri ragazzi del loro gruppetto.
E Frank potè giurare- oh se potè giurare!- di aver visto Gerard, nel momento in cui gli passò davanti, fargli l’occhiolino.






 

   
 
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