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Autore: giropizza    27/03/2015    5 recensioni
AVVERTENZA
La storia ha subito un cambiamento da rating giallo ad arancione.
Il capitolo quinto presenta comunque ampie e dettagliate descrizioni di atti sessuali. Consiglio a chi segue la storia di leggere le note all'inizio del terzo e quarto capitolo, dove vengono illustrate le dinamiche e il perchè di questo cambio di rotta.
Dal testo:
Dire che le faceva salire il nervoso è un eufemismo perchè se fosse stato legale l'avrebbe strangolato, molto volentieri. A scatenare davvero la sua ira era poi il fatto che fosse, avendolo difronte, impossibile da odiare poichè con quella sua espressione modesta, soave, da arcangelo pieno di buone intenzioni, tolleranza e santità sarebbe stato in grado di rendere mansueto anche un Rock Lee ubriaco, ed era noto a tutti che non vi era nulla di più temibile di un Rock Lee ubriaco.
Non è che non avesse tentato di far ragionare Sasuke, di farlo desistere da quella sua crociata ai danni della perfezione ed ineguagliabilità di Itachi ma tutto era stato inutile. Perciò ora lei si trovava lì, costretta in un'astinenza forzata e a domandarsi cos'avrebbe fatto della propria vita quella testa dura se mai fosse riuscito a darla sui denti al fratello.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Ho sempre un tempismo meraviglioso, credo di meritare una medaglia.
Quindi, alle due di notte termino questo capitolo e pubblico perchè davvero è stata una cosa infernale e me ne dovevo liberare.
Non è uscito come desideravo, neanche la lunghezza è quella che volevo ma ho dovuto troncarlo nel modo in cui vedrete, così da dare più spessore scenico al terzo capitolo, che poi è quello più rilevante ai fini della trama.
In più questo capolavoro qui sotto, per come l'ho impostato, ha complicato le cose quindi al diavolo i tre capitoli e ce ne saranno minimo quattro.
Mi da davvero fastidio che sia così corto ma purtroppo era necessario.
Ringrazio tutti coloro che lo scorso capitolo si son fatti sentire comunque, e ringrazio chi ha inserito questa storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Un abbraccione immenso a tutti voi e "buona" lettura,

giropizza






...










Trovarsi Itachi - sempre sia lodato - dinanzi, in casa propria, precisamente nella propria cucina, era l'evento più straordinario che le fosse capitato da quando Sai aveva fatto outing con lei ammettendo però che l'insieme della sua ampia fronte e dei suoi capelli rosa, a volte, lo facevano dubitare della propria omosessualità.
Era anche un evento buffo, a dire il vero, e Sakura dovette trattenersi non poco per non scoppiare a ridere come un idiota.
Il venerabilissimo Nii-san seduto su una sedia del legno più economico esistente in commercio, ad un tavolo ancora mezzo apparecchiato con una tovaglia a fantasia floreale e delle credenze smaltate di un bianco ormai ingiallito sullo sfondo, era un'immagine assolutamente impagabile.
Lo osservava con le braccia incrociate al petto e i fianchi poggiati alla penisola della cucina, non sapendo bene cosa dire o fare. Si, avrebbe potuto togliere la tovaglia piena di briciole e il piatto sporco di sugo ma sapeva fin troppo bene come lo mettesse a disagio trovarsi in quella situazione, quindi non lo fece e rimase a godere, sadicamente, del suo leggerissimo disappunto.
Aveva appena spazzolato via gli ultimi spaghetti di soia quando il campanello era suonato e aveva imprecato ad alta voce, scocciata, mentre si dirigeva verso la porta d'ingresso. Di certo non avrebbe mai potuto sospettare che oltre quel muro si trovasse il nobile Itachi.
Era una fortuna che fosse capitato li nel primo pomeriggio, quando entrambi i suoi genitori erano fuori per lavoro, dato che sarebbe stato strano dover spiegare loro perchè il rapporto con il fratello del suo ormai ex ragazzo fosse così intimo da permettere una visita simile, e conoscendolo questa fortuna se l'era creata.
Dopotutto non sapeva bene neanche lei quando quel rapporto fosse diventato così intimo da permettere una visita simile, non si erano salutati affettuosamente l'ultima volta che s'erano visti, decisamente no, e dopo quella conversazione avvenuta in auto, mesi e mesi prima, non c'era più stato alcun tipo di avvicinamento, nemmeno un misero tentativo. Perciò lo sconcerto da parte di Sakura era palpabile, avrebbe potuto tagliarlo con il coltello da pane che troneggiava sopra la tavola.
Oppure avrebbe potuto tagliare lui, a fettine, e preparare uno spezzatino di santità e caritatevolezza!

Solo una settimana prima Sakura si trovava a Villa Uchiha e quel giorno, le aveva detto Mikoto, Itachi sarebbe rientrato a tarda sera perchè avrebbe presenziato alla cerimonia d'apertura di una scuola per l'infanzia di cui lui si era fatto promotore
con il suo gruppo aziendale. Ce lo vedeva, tutto elegante ed impeccabile, mentre con delle forbici lunghe un metro tagliava un nastro rosso, acclamato e osannato da madri, pervertite e pedofile, piangenti gratitudine ed ammirazione per lui.
Aveva cacciato il desiderio di tornarsene a casa deglutendo profondamente; restare li non aveva poi molto senso se non non c'erano possibilità di incrociare il Santo e quei casualissimi incontri erano diventati la sua ragione di vita.
Anche se era brava a fingere indifferenza, ormai aveva capito che il suo essere così restia dal lasciare quel pozzo di simpatia e tenerezza che era il suo ragazzo dipendeva in grandissima parte da Itachi. Se non fosse stata più la benvenuta in quella casa quando mai avrebbe potuto vederlo?
Sapeva che si trattava di un capriccio infantile e per quanto Sasuke fosse una testa di cazzo un po' d'amore lo meritava anche lui, non era forse vero?
Eppure proprio non riusciva a rinunciarci, guardare il Santo era l'unica cosa bella che aveva, anche se avvertiva che presto sarebbe scoppiata, finendo col dire parole e frasi al di là di ogni possibile perdono cristiano e Sasuke, tollerante com'era, l'avrebbe immediatamente sbattuta in lista nera e, se le andava bene, si sarebbe limitato a bandirla dal Giappone, tanto suo padre era un uomo potente, sennò l'avrebbe fatta ammazzare da un sicario e, freddata con una pallottola in fronte, avrebbero gettato il suo corpo tra le lamine di un gigantesco tritacarne mafioso.
Da un po' di tempo stava cercando di convincersi a piantarlo definitivamente in modo civile, sapeva che quando sarebbe giunto il momento in cui non ce l'avrebbe più fatta sarebbe scoppiata una bomba con terribili conseguenze per i seguenti mille anni, ma continuava a rimandare alla settimana dopo, senza farlo mai.
Il desiderio di vedere Itachi era più forte di qualsiasi esaurimento nervoso ed attacco apoplettico e ne sarebbe uscita matta, di questo era consapevole ma non poteva farci niente se, le mattine che sapeva che lo avrebbe incontrato, si svegliava felice. Ancora prima di aprire gli occhi le si materializzava nella mente la sua immagine, sempre se non lo sognava anche la notte, ed una situazione simile, dopo aver fatto la figura della principessa delle fate per anni quando credeva di voler sposare Sasuke, dove si trovava a vivere la parte dell'adolescente innamorata in stile soap opera americana, le faceva venire terribili istinti suicidi.
Di dichiararsi non se ne parlava proprio, piuttosto il convento. Non avrebbe sopportato un rifiuto e preferiva di gran lunga vivere nel dubbio piuttosto che soffrire come una bestia da macello e annegare nella disperazione, al diavolo quelle frasi pseudo filosofiche del cavolo, che leggeva a volte, che volevano traviarla e spingerla a farsi avanti perchè le donne devono essere di ferro e farsi valere.
Lei non avrebbe accettato un no con con diplomazia e maturità, probabilmente sarebbe finita col prostrarsi ai suoi piedi, afferrandogli una gamba a mo' di piovra e implorandolo di darle un'occasione. Si conosceva bene e Itachi le piaceva troppo.
In più c'era quell'altro problema, che di problemi ne aveva tanti, che si chiamava Sasuke Horottoilcazzoatutticonimieicomplessidiinferiorità Uchiha, una persona meravigliosa e tollerante che certamente sarebbe stata lietissima di dar loro il suo benestare. Figurarsi, avrebbe messo a ferro e fuoco la casa pretendendo giustizia ed attuando tutte quelle vendette che da anni progettava.
Vita di merda, proprio una vita di merda!
Tutto l'accumularsi dello stress la stava debilitando anche fisicamente: aveva spaventose occhiaie e non la rendevano minimamente sexy quanto Itachi le sue, era dimagrita di una decina di chili e non era mai stata grassa, i capelli si stavano sfibrando ed era piena di orribili brufoli. Insomma, da spararsi.
Ovviamente Sasuke, tutto preso da se stesso, manco se ne accorgeva del suo lento ed inesorabile deperimento e il Santo, dal canto suo, la guardava con preoccupazione domandandole come stava ogni volta che si incrociavano per caso.
Sto alla grande, una bomba, non vedi? Per fortuna che ho due tette enormi, altrimenti perdere così tanti chili sarebbe stato spiacevole...
Si può ben immaginare quindi in che condizioni si trovasse, quel pomeriggio di una settimana prima del fatidico incontro in cucina, e se consideriamo questo e aggiungiamo un fidanzato senza tatto e con una faccia da culo, otteniamo una pericolosa combinazione di ciclotrimetilentrinitroammina, diottil sebecato e poliisobutilene destinata ad esplodere.
Si trovavano nello studiolo di Sasuke e siccome questi, nonostante non fosse all'altezza di Itachi, possedeva comunque un'intelligenza al di sopra della media, aveva già terminato i trenta esercizi di algebrica che Kakashi-sensei aveva assegnato alla classe per punizione e con le mani in tasca se ne stava a scrutare, con sguardo minaccioso, il panorama oltre la finestra.
Batteva ripetutamente la punta del piede sul parquet in legno e Sakura Haruno, ovviamente, era una di quelle persone che si scocciano per un sacco di rumori: lo stridere del gesso sulla lavagna, il risucchio quando si beve del brodo o si mangia un ghiacciolo e lo sgocciolare di una perdita del rubinetto sono solo degli esempi.
Il suono ovattato prodotto da Sasuke rientrava di certo nella categoria de "i rumori molesti da evitare" e che ne fosse lui l'artefice aggravava ancora di più la situazione.
- La pianti?- sbottò ad un certo punto alzando gli occhi dal proprio quaderno e squadrandolo con lo sguardo più cattivo che riuscì.
L'Uchiha non diede segno d'averla sentita e continuò imperterrito a battere quel suo piede enorme e nudo sul pavimento.
Sakura, che era già stata da tempo messa alla prova in tutti i modi possibili, s'incendiò come una miccia ed afferrato il primo oggetto capitatole sotto tiro lo scagliò contro il ragazzo, colpendogli la nuca. Il temperino con contenitore, centrato in pieno il bersaglio, dopo l'urto si aprì svuotando il proprio contenuto in una nuvoletta di polvere che finì sul suo maglione nero e costoso.
- Sei diventata stupida?- chiese infuriato voltandosi verso di lei e spazzolandosi via con la mano tutto lo sporco.
- Dev'essere una malattia contagiosa...- sibilò tra i denti, fulminandolo - Se non fossi una faccia di merda come sei non te l'avrei mai lanciato addosso!
Sasuke, con occhi spiritati, la guardò disprezzandola dalla punta dei capelli alle dita dei piedi e la ragazza si preparò ad incassare la peggior valanga di insulti mai udita prima, pronta alla guerra.
- Ti infastidisco così tanto?- domandò avvicinandosi al tavolo con fare minaccioso - Non mi sembra che ti lamenti quando porti qui quel tuo culone lardoso ogni cazzo di giorno!
- Cos'hai detto?!- urlò Sakura con voce stridula, alzandosi in piedi di scatto e serrando le mani a pugno - Ma ti sei visto? Sei soltanto un pallone gonfiato, un ridicolo sbruffone che fa pietà a chiunque lo guardi!
Sapeva che dopotutto la sua era una risposta illogica da dare in quel momento ma non le importava tanto, ciò che le premeva era dirgli tutto quello che pensava ferendolo il più possibile.
Non era stata corretta nei suoi confronti, anche Sakura aveva enormemente sbagliato usandolo come anello di congiunzione tra lei ed il ragazzo che amava ma non riusciva a farsene una colpa vera e propria perchè lui non l'aveva mai considerata, rispettata e mai una volta da quando stavano assieme aveva cercato di smussare gli angoli più spigolosi del suo carattere, che non erano pochi.
Lo odiava da morire e non se ne dispiaceva.
Se fosse stato un ragazzo premuroso, se le avesse voluto bene, sarebbe stato terribile doverlo lasciare perchè innamorata di suo fratello e si sarebbe sentita sicuramente una merda mentre, essendo questa la situazione, ad essere la merda era soltanto lui e non lo mollava a causa di Itachi ma dei suoi atteggiamenti del cazzo. O meglio, a causa di entrambe le cose.
Ed era consapevole che in realtà stava tentando di giustificarsi in tutti i modi per non dover affrontare il fatto di essere in torto tanto quanto lo era Sasuke, eppure ammettere questo avrebbe significato porsi al suo stesso livello e non poteva accettarlo.
- Pietà?- ripetè inarcando un sopracciglio con aria quasi perplessa.
Se c'era una cosa che Sasuke non avrebbe mai e poi mai sopportato era quella di attirare su di sé la commiserazione della gente; epiteti come "poverino", se riferiti a lui, gli facevano venire l'ulcera anche solo a pensarli e ora quella stronza voleva dargli ad intendere che "chiunque" credeva questo di lui. Dovevano essere le farneticazioni di una pazza furiosa, non poteva esserci altra spiegazione.
- Si, hai capito bene!- disse piegando le labbra in un sorrisetto malefico - Tu e i tuoi continui, fallimentari tentativi di superare Itachi siete ridicoli e penosi!
Lo disse con una cattiveria tale che si stupì di se stessa e gioì immensamente quando lo vide spalancare gli occhi sconvolto.
Altro che il temperino, ora si che aveva fatto centro!
- Tu...- iniziò a dire tremando di rabbia mentre le vene del collo si ingrossavano - Vattene!
Sakura alzò un sopracciglio con aria strafottente e lo guardò dritto negli occhi, per nulla intimorita da quella sua aria da sterminatore di bambini.
- Non me lo faccio ripetere due volte...- rispose con tono quasi derisorio chinandosi a raccogliere le proprie cose.
Uscì da quella stanza soddisfatta e traendo un piacere quasi sadico al pensiero dello sguardo esterrefatto e ferito di Sasuke.
A passo svelto scese le scale che portavano al pianoterra e ignorando gli sguardi e i saluti dei domestici si diresse in solitaria verso l'ingresso, ansiosa di lasciarsi alle spalle quella dimora sventurata.
In qualche modo l'avrebbe riottenuta la propria libertà, in qualche modo ce l'avrebbe fatta. Non si dice forse: "lontano dagli occhi lontano dal cuore"'?
E forse, stando lontana anche da quell'impiastro del suo ormai ex ragazzo, sarebbe riuscita a farsi passare tutto quel rancore e tutta quella rabbia che provava per lui.
Aprì con veemenza il portone, slanciandosi con una gran falcata verso l'esterno, con un sorriso così ampio dipinto sul volto che avrebbe accecato Ra, il Dio del Sole, pronta ad assaporare aria pulita e priva di stress, traumi e felice di potersi beare della primavera che fra poco ci sarebbe stata nel suo cuore.
Si, convinta!
In quel trionfo di colori e stelle filanti dimenticò di possedere il speciale dono della vista e finì, rovinosamente e senza alcuna grazia, a sbattere contro qualcuno.
- Sakura-chan...
E ti pareva? Tra tutte le persone che bazzicavano in quella casa proprio lui gli doveva capitare in quel momento.
Non doveva essere a quella cerimonia d'apertura a farsi idolatrare dalla comunità?
Sakura ci avrebbe scommesso l'anima che, se non avesse litigato col musone che stava al secondo piano, Itachi non sarebbe mai rincasato in tempo per farsi vedere da lei, figurarsi. Doveva intralciare il suo cammino ora che finalmente era piena di buoni propositi, come non vederlo mai più.
Alzò lo sguardo titubante perchè c'era sempre il rischio che finisse in catalessi alla vista di quello spettacolo.
E infatti... Boccheggiò come un pesce nella boccia e si sentì avvampare per l'imbarazzo sotto l'influsso di quella visione. Stava assistendo ad un'apparizione di Medjougorje o forse, più semplicemente, ad un miracolo.
Il suo piccolo miracolo personale.
- Sembri accaldata. Ti senti bene?- chiese preoccupato chinandosi un poco per scrutarla meglio in volto e poggiando il dorso della mano sulla sua fronte.
A quel tocco Sakura andò totalmente ed irremediabilmente in fibrillazione, non c'era via di scampo ad una malattia come la sua, e si sentì innalzare verso gli astri lucenti.
Doveva per forza, le era necessario, vivere il proprio trasporto per Itachi in quel modo, enfatizzando e creando nella propria mente scene mainstream. Se non l'avesse fatto sarebbe impazzita...
Se non l'avesse fatto si sarebbe ricordata con eccessiva intensità quanto in realtà lui fosse soltanto un ragazzo. Un ragazzo brillante, intelligente e ricco di fascino, certo! Ma pur sempre un ragazzo.
E se lo avesse visto troppo a lungo per ciò che era, cioè una persona con debolezze ed incertezze, lo avrebbe amato ancora di più.
Perchè l'idea che pure lui avesse delle paure, degli scheletri nell'armadio, dei tormenti, le scaldava il cuore così tanto da rendergli quasi impossibile trattenere l'impulso di stringerlo e farsi raccontare ogni cosa. Lo avrebbe ascoltato fino alla fine dei tempi.
Sentiva che era malinconico, sempre! Per quanto fosse bravo a celare ogni cosa e ad indossare la sua maschera perfetta, lei lo sentiva che in realtà più di qualcosa lo preoccupava e intristiva.
E poi c'era un'altra cosa.
Tutti avrebbero detto che erano identici a quelli di Sasuke ma lei sapeva bene che non era così.
Lui aveva occhi e di per sé non è poi questa gran cosa.
Ma vi garantisco che occhi così non ne aveva mai visti prima e mai ne rivide dopo.
Erano occhi che guardavano davvero. Guardavano lei.

Itachi continuava a sedere composto sulla sedia, le braccia poggiate sul tavolo e le mani intrecciate tra loro.
Erano belle mani, delicate, con palmi grandi e dita lunghe. Spesso Sakura aveva fantasticato immaginandole sul proprio corpo e anche in quel momento, li davanti a lui, le vennero in mente tutti i sogni ad occhi aperti e non che lo vedevano come protagonista e assunse una tonalità violacea in viso.
Non si erano lasciati affatto bene quel giorno.
Lo aveva superato e si era divincolata con forza, spingendolo via, quando aveva tentato di trattenerla e si era sentita morire dentro vedendo la sua espressione ferita.
Ma non poteva di certo permettersi di restare li, non ora che se ne stava per andare, non ora che era abbastanza forte da credere di poterlo fare,...
- Non ti rivedremo più quindi?
Sakura si era voltata un istante, guardandolo allibita e passandosi le dita tra i capelli, esausta.
- Questo dipende da voi...- aveva risposto sottolineando l'ultima parola quasi in uno sputo e con un sorriso amaro impresso sul volto.
Cosa poteva importare ad Itachi se non l'avesse più incontrata? Lui non la considerava mai solo in relazione a se stesso, c'era sempre qualcosa di mezzo: suo padre, sua madre, Sasuke,...
Non avevano mai condiviso nulla che fosse solamente loro, niente che fosse intimo e lei era una stupida.
E doveva andarsene.
E se n'era andata.
E ora Itachi era li, davanti a lei, seduto in quella cucina troppo piccola e Sakura sapeva che presto sarebbe scoppiata a piangere.
Non si dovrebbe amare così tanto una persona.
- Sono qui per porti le mie scuse.- iniziò a dire osservandola attentamente - Io... Ti dispiace se sparecchio la tavola?
Sul subito lo guardò sconcertata da tanto era ansiosa di sentire ciò che aveva da dire, ma poi non potè impedirsi di sorridere ed annuire.
Per quanto lo avesse sempre visto attraverso filtri, che fossero quelli di Sasuke o quelli che lui stesso si creava, ormai un po' lo conosceva e sapeva di alcune sue piccole manie, come quella di aver bisogno di  trovarsi in un ambiente ordinato per poter pensare. E piatti e posate sporche lasciate su di un tavolo, oltre l'orario di pranzo, non creavano un ambiente ordinato.
Itachi si alzò e con gesti veloci liberò la superficie di ogni cosa, riponendo con cura le stoviglie nell'acquaio e il pane nell'apposito sacchetto; era proprio un eccellente massaia e Sakura cercò di figurarselo con tanto di grembiulino e cuffietta rosa.
- Questa posso sbatterla dal terrazzo?- chiese indicando la tovaglia che aveva appena raccolto.
Lei annuì di nuovo, sempre sorridendo, e lo osservò dirigersi fuori e sporgersi leggermente al di là del balconcino, per assicurarsi che non vi fossero passanti sulla strada sottostante, per poi sciogliere la tovaglia scuotendola un poco. Tornò in cucina che l'aveva già ripiegata e, dopo aver chiesto a Sakura dove metterla, la ripose nel proprio cassetto.
- Dicevo, sono qui per porti le mie scuse...- riprese dopo essersi riaccomodato sulla sedia - Mi rendo conto di essere stato indelicato con te. Solo tu e Sasuke potevate conoscere la gravità del vostro litigio e le conseguenze che avrebbe avuto, porti quella domanda in un momento simile è stato stupido da parte mia. Ti prego di perdonarmi.-
Sakura lo guardò mentre si dispiaceva e scusava per qualcosa che, per lei, non aveva la minima importanza e si sentì umiliata, sconfitta. Possibile che non avesse compreso il reale motivo per cui quella sua domanda l'aveva fatta arrabbiare?
- Ti fai tanti problemi per niente!- ribattè velenosa - E non è necessario che tu sia così formale con me!
La osservò serio e lei avrebbe voluto leggerci tante di quelle cose nel suo sguardo, sapeva che c'erano milioni di cose da sapere e le voleva conoscere tutte ma non riusciva pecrhè era lui a impedirglielo, e la spaventava ciò che questo significava. Forse era solo la sua immaginazione, forse era lei a voler sperare in qualcosa, a volersi illudere ma era una sensazione, una di quelle sensazioni che ti tormentano e che non ti danno pace.
Quegli occhi così neri eppure intensi, vivaci che a volte si velavano di malinconia e lei che avrebbe voluto baciarne le palpebre, contarne le ciglia, asciugarne le lacrime e accarezzarne le occhiaie, sfiorare con le labbra quella parte del suo viso che era così importante, così bella, così necessaria.
Sembravano quasi parlarle, chiederle di insistere, di rompere piatti ed urlare pur di farsi raccontare la loro verità.
- Capisco che la mia presenza qui non sia gradita. Non avevo intenzione di restare molto, volevo solo scusarmi.- disse alzandosi facendo leva sulle braccia e risistemando la sedia sotto il tavolo.
Perchè non poteva essere una di quelle ragazze che ti spingono, che inveiscono, che piangono? Perchè non riusciva a dirgli tutto quanto?
Voleva solo che potesse essere suo.
Per un istante.
Voleva solo che per un istante lui la potesse amare.
Voleva solo poter vedere quella sua parte più debole, quella che lei voleva proteggere.
Per un istante.
Solo un istante.
- Perchè devi essere sempre così... perfetto?- mormorò stringendo con forza il ripiano della cucina dietro di lei - Perchè devi stare sempre al di sopra degli altri?
Itachi, che già si era incamminato verso la porta di ingresso, si bloccò.
- Ce l'ha fatta quindi...- rispose voltandosi a guardarla, sorridendo rassegnato - Ha convinto anche te ad odiarmi, alla fine...-
- Cosa stai dicendo?- chiese allarmata avvicinandosi a lui di qualche passo - Non potrebbe mai indurmi a fare una cosa simile, hai frainteso le mie parole!-
- Allora cosa intendevi?- domandò e a Sakura parve così stanco che le si spezzò il cuore.
- Ti nascondi!- esclamò aggrottando la fronte e stringendo i pugni - Sembri sempre tranquillo e sereno ma non è così. Non chiedermi come ma io so che fingi e vorrei solo capire perchè...
Le guance le si erano arrossate ed ansimava.
Dire quelle parole, ammettere di preoccuparsi per lui, di osservarlo e di tentare di capirlo era molto più di quanto si sarebbe mai aspettata di riuscire ad esprimere.
Dopo Sasuke e i teatrini in stile "Il Tempo delle Mele" si era ripromessa che non ci sarebbe ricascata più, che non si sarebbe più esposta per nessuno e si era così assuefatta a quella nuova Sakura che pure era convinta di farcela. E invece eccola li ad esibirsi in quella che per lei era una dichiarazione fatta e finita che, sicuramente, Itachi non sarebbe mai riuscito a cogliere.
Ai maschi le cose bisogna scriverle tramite insegne luminose perchè le vedano.
Lui la guardò con un'espressione leggermente stupita e Sakura amava quando su quel viso bellissimo appariva qualcosa che non sapesse di "finta pace e calma", ma non era ancora abbastanza.
Itachi si avvicinò alla veranda ed iniziò a scrutare il cielo prima di parlare.
- Sono dovuto crescere in fretta.- disse continuando ad osservare il mondo al di là del vetro, le mani in tasca - Tutti hanno sempre veduto in me talenti che io, ancora oggi, non credo di possedere. Mi hanno sempre sopravvalutato. Ci si aspettava che fossi impeccabile, mi hanno insegnato ad esserlo ed io ho imparato. Non mi impegno nemmeno più a fingere, è come se tutto ciò che mi hanno inculcato riguardo la disciplina, l'autocontrollo e la diplomazia fosse diventato ciò che sono realmente.-
Sakurà guardava la sua schiena, esterrefatta e sentiva le lacrime minacciare prepotentemente di cadere.
- Chi mi conosceva o mi stimava, o mi invidiava.- proseguì tornando a guardarla - Ma non mi importava perchè sono ben poche le persone che mi interessa compiacere. Avevo la mia famiglia con me e per quanto sotto molti aspetti sia una famiglia di pazzi...- a quelle parole sorrise - ...resta comunque la cosa più bella che abbia mai avuto.
Si interruppe come se avesse voluto aggiungere qualcos'altro ma poi distolse lo sguardo, puntandolo sulla superfice del frigorifero addobbata di foto e calamite.
- E poi avevo mio fratello...- riprese dopo qualche istante di silenzio, sempre senza guardarla - Dal primo momento in cui l'ho visto ho capito che avrei sempre tentato di proteggerlo, ad ogni costo e non ho mai smesso di volergli bene nonostante tutti i dissapori. Per quanto mi sia impegnato però non sono riuscito a fargli capire quanto io voglia essere semplicemente suo fratello, non un ostacolo da superare o un modello da imitare. Il risultato è che tutto ciò che la mia famiglia mi ha insegnato ha portato Sasuke ad odiarmi ma allo stesso tempo è ciò che mi permette di fingere che la cosa non mi importi.-
Sakura non poteva crederci.
Aveva sempre assistito al rapporto tra Itachi e Sasuke dal punto di vista di quest'ultimo, mai una sola volta si era chiesta come vivesse il maggiore quella situazione complicata. Lo vedeva superare indifferente le occhiatacce del fratello, ignorare le sue frecciatine, che erano più che altro pistolate in pieno viso, e dimostrare distacco per tutti i gesti infantili in cui si destreggiava e quindi dava per scontato che, ad Itachi, realmente non tangesse il pensiero di Sasuke.
Era stata una stupida ed era stata cieca.
Era davvero così superficiale da poter credere che qualcuno potesse accettare l'odio del proprio fratello senza battere ciglio?
Allora forse di Itachi non aveva compreso proprio nulla.
- Io... Non so davvero cosa dire!- sussurrò con gli occhi sbarrati e tremante.
- Non devi dire nulla.- rispose tornando a guardarla e sorridendole gentilmente.
- No!- sbottò infervorandosi così tanto che lui sobbalzò per lo spavento - Se tu gliene parlassi sono certa che le cose cambierebbero. Lui è convinto che tutto quello che fa non sia degno della tua attenzione perchè mediocre. Finge di cercare l'approvazione dei tuoi genitori ma è la tua che desidera!
Itachi si massaggiò con le dita la fronte e sembrava così stanco, sempre più stanco.
Perchè non poteva semplicemente abbracciarlo e curare lei i suoi malanni? Perchè non poteva soffrire anche lei con lui?
- Non è così semplice, Sakura...- sussurrò.
- Può esserlo! Abitate sotto lo stesso tetto, cazzo!
Si stava tagliando le gambe da sola.
Stava tentando di convincere Itachi a cercare un chiarimento, una riappacificazione con Sasuke e se questo fosse avvenuto per lei davvero non ci sarebbe più stato nulla da fare.
Se il loro legame si fosse risanato Itachi non avrebbe mai giocato un tiro così meschino al fratello; era improbabile in ogni caso che potesse accadere e le possibilità si sarebbero ridotte a zero con un rapporto ricostruito.
Ma davvero in quel momento importava qualcosa?
Lui era infelice e Sakura non poteva sopportare che soffrisse in quel modo. Doveva stare bene, doveva poter sentirsi amato ed era l'affetto di Sasuke quello che lui desiderava, non il suo.
- Ci sono delle cose che ho pensato e sperato che mi impediscono di guardarlo in faccia. Per questo non posso...  
Non riuscì nemmeno a capire bene quello che le aveva appena detto perchè quando riabbassò la mano e riaprì gli occhi, la guardò in un modo così indifeso e triste che lo stomaco le si attorcigliò e scoppiò a piangere prima ancora di avergli circondato il collo con le braccia ed aver affondato il viso sul suo petto.
Aveva un profumo così buono. Non sarebbe stata in grado di definirlo ma era buono e...
Kami! Gli stava lavando la maglietta!
Si scostò appena, giusto per constatare l'entità del danno, e fu allora che si accorse della sua posa rigida e della sua espressione.
Guardava fisso difronte a sè ed un leggero rossore gli velava le guance ma durò un attimo, perchè subito si ricompose e abbassò lo sguardo su di lei.
- Non piangere...- disse scostandogli i capelli, inumiditi dalle lacrime, dal viso - Tu e Sasuke risolverete, vedrai!
Sakura si fece di marmo.
Non aveva davvero capito nulla o forse, più probabilmente, fingeva di non capire. Forse gli faceva comodo fare il finto tonto per non afferrare la patata bollente, forse la vedeva solo come una sciocca teenager infatuata, una fredifraga.
Indietreggiò di un passo, sciogliendo l'abbraccio ed asciugandosi gli occhi.
- Quanto appaio stupida ai tuoi occhi?- chiese sorridendo amara.
- Non appari per nulla stupida, Sakura. E' normale star male dopo un litigio e poi so bene quanto Sasuke sappia essere...
- Basta!-
Quasi lo urlò ed Itachi sussultò sorpreso, guardandola allarmato. Un tipo pacato come lui mica era abituato a sceneggiate e ad esaurimenti nervosi simili, senza contare che Sakura stava cambiando stato emotivo con la frequenza con cui si spostano le lancette dei secondi.
- Puoi andartene, per favore?
Non era di certo quello che voleva ma non voleva nemmeno continuare a farsi del male da sola.
Era chiaro che da quella situazione non ci si poteva smuovere e lei che avrebbe dovuto fare? Mettersi in ridicolo e dirgli apertamente ciò che provava?
- Certo, me ne vado subito.
Si, doveva m
ettersi in ridicolo e dirgli apertamente ciò che provava.
- Un giorno, a casa tua, stavo scappando da Sasuke, gli avevo messo di nascosto due cucchiaini di zucchero nel caffè.- cominciò a dire, bloccandolo per la seconda volta mentre si avviava verso la porta - Per caso mi sono nascosta nella tua stanza, tu non c'eri, e quando mi sono voltata ho visto parecchi poster di quella cantante che andava di moda tre, quattro anni fa. Ti ricordi com'erano i suoi capelli?
Itachi corrugò la fronte e la guardò spaventato.
- Come sono i miei ora e i miei sono così da quando ho scoperto che quella cantante ti piaceva perchè infantilmente credevo che in quel modo ti sarei piaciuta anche io!
   
 
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