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Autore: KatEverdeen    28/03/2015    2 recensioni
Katniss è stufa di seguire sempre la stessa trama, di sapere sempre come va a finire... vorrebbe vivere qualche emozione diversa rispetto a quelle che già prova, vorrebbe che capitasse qualcosa di ancora più sconvolgente di quello che le succede durante gli hunger games... spesso si pone delle domande alle quali immagina di trovare risposta. E se tutto fosse diverso? Cosa sarebbe successo se non fossimo stati sorteggiati Peeta e io come tributi? Come sarebbero cambiate le nostre vite?
Genere: Avventura, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Effie Trinket, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3


            


Il volto scarno di Prim dopo che loro padre era morto, lo sguardo fisso di sua madre, impassibile mentre vedeva piano piano le sue figlie morire per gli stenti e per la fame, lo sforzo immane della

 

ragazzina quale lei era in un tempo che sembrava così lontano. Quando era solo una bambina aveva dovuto portare avanti una famiglia apparentemente distrutta da Capitol City, ne aveva passate di cotte e di crude, gli incubi la perseguitavano e poi si ritrovava a fissare il soffitto bianco, con gli occhi spalancati e il corpo sudaticcio, distesa su qualcosa di troppo morbido e comodo che le ricordava che non era più al sicuro sul suo vecchio materasso smollato nella sua casa al Giacimento.

Era così che aveva passato la prima notte nel campo di addestramento la nostra Katniss, in preda alla paura che le ricordava i momenti peggiori della sua vita. Provò a riabbassare le palpebre, ma ogni volta il terrore di tornare a sognare quelle cose l'attanagliava, impedendole il riposo...

Si strinse forte nel lenzuolo e strizzò gli occhi, quasi nel tentativo di sparire in un mondo alternativo, magari dove ogni essere vivente scorrazzava liberamente in una splendida foresta ricca di selvaggina da cacciare... Si, quello sarebbe stato il suo habitat ideale, suo e di Gale, ogni giorno passare ore tra le cime alte e verdeggianti degli alberi, tornando la sera dalle loro famiglie ogni volta con almeno un paio di grossi cervi abbattuti... Ma poi si ritrovava a pensare alla sua sorellina e a quanto era terrorizzata all'idea di superare il filo spinato che separava un posto impregnato di disperazione da uno ricco di ricordi pienamente positivi, l'unico luogo in cui riusciva a sorridere veramente... Nonostante ciò si disse che non era proprio il caso; riaprì gli occhi rossi per la mancanza di riposo e poi sorrise, pensando a come si sarebbero imbufaliti Octavia, Venia e Flavius, i suoi preparatori, alla vista del obbrobrio quale sarebbe stato il suo viso l'indomani mattina. Ciò bastò a darle lo sprint, saltò giù dal letto e, lentamente, tentando di non inciampare negli oggetti sparsi sul pavimento riscaldato, si avviò a piedi nudi verso la parete a vetro cambia immagine che dava sulla città. Osservò il cielo che, grazie al sorgere del sole, cominciava ad assumere una sfumatura di rosato. Le luci della città erano rimaste accese per tutta la notte e il trambusto che facevano le macchine non aveva contribuito a conciliare una sana dormita. Pensò ai capitolini, che avevano passato la notte ad ubriacarsi e a fare scommesse sui tributi come fossero cavalli da corsa e cominciò a scaldarsi... Non riusciva a concepire la crudeltà di quella gente che si divertiva a vedere dei ragazzini ( perchè in fondo i partecipanti agli Hunger Games non erano altro che giovani impauriti, ad eccezione dei Favoriti) uccidersi tra loro oppure morire di freddo, sete, fame o uccisi in modo disumano da qualche ibrido creato dagli Strateghi.

Il Sole cominciò a spuntare all'orizzonte e lei fu ben felice di sgattaiolare fuori dalla sua camera e uscire in un giro di perlustrazione del piano riservato al loro distretto. Silenzio. In giro non c'era anima viva a quell'ora e dalla stanza di Haymitch proveniva un rumoroso russare oltre alla puzza di alcool e vomito. Attraversò in punta di piedi il corridoio, gettando un'occhiata all'enorme vetrata che fungeva da parete destra e che dava sulla strada. Sapeva benissimo dove rifugiarsi. Effie Trinket l'aveva mostrato a lei e Gale il giorno precedente, si era affacciata e aveva respirato a fondo – come se attraverso la spessa barriera anti-fuga potesse passare un filo d'aria- e si era messa a lodare la gloria di Capitol City. Per poco aveva rischiato di perdere il controllo di sé e tirarle dietro qualche prezioso vaso di ceramica... Però quel luogo le era rimasto impresso. A memoria ripercorse il tragitto e si ritrovò davanti il finestrone per accedere al balcone, l'aprì silenziosamente e andò a rannicchiarsi sul parquet chiaro. Poggiò la testa sulle ginocchia chiudendo gli occhi tranquilla. Lì per un po' forse le telecamere non l'avrebbero filmata e poi un' utilità quella stupida barriera ce l'aveva: poteva vedere senza essere vista.

 

 

 

**************************

 

Katniss, cara! Cosa ci fai li perterra?! Alzati coraggio, è ora di fare colazione!” La voce tentennante di Effie la fece riesumare all'improvviso dal suo momento di relax. La ignorò. “Katniss Everdeen... Alzati subito da lì!” Sbuffò rumorosamente e si levò in piedi, completamente senza pudore, facendo rabbrividire la capitolina che la prese sottobraccio e iniziò col suo discorso sulle buone maniere alle quali una giovane donna doveva attenersi e dilungandosi con aneddoti della sua gioventù. Le fece ripercorrere il corridoio e la porto davanti ad una porta di vetro oscurato che si aprì da sola. Ciò che si trovò davanti la lasciò senza fiato.

 

 

CIAO!!!! ECCOMI CON UN NUOVO CAPITOLO!!! CI HO MESSO MOLTO TEMPO A SCRIVERLO MA ALLA FINE CE L'HO FATTA!!

ALLA PROSSIMA!

KATEVERDEEN

 

   
 
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