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Autore: holdmehaz    29/03/2015    1 recensioni
“Dovevo aspettarmelo.
Dovevo aspettarmi qualcosa del genere, i ragazzi sono tutti uguali d’altronde.
Dopo aver passato tutto il mio tempo a pensarli come degli esseri perfetti – come angeli migliori di qualsiasi altro essere umano, capaci di salvarmi da ogni mio problema – ho dimenticato che invece anche loro sono umani. Anche loro hanno dei problemi. Anche loro hanno bisogno di essere salvati.
Non sono perfetti.
L’ho imparato a mie spese, l’ho imparato conoscendoli gradualmente, in una serie di piccole coincidenze che quasi non me ne sono accorta. Non ne ho avuto il tempo.
Semplicemente, ho conosciuto le loro imperfezioni giorno per giorno, finché il mio archivio mentale ha smesso di associarli alla parola “idoli”.”
Sarebbe facile per Monica lasciare andare tutto. Ma se fosse rimasto qualcosa, o qualcuno, per cui vale la pena lottare? Qualcuno ancora degno di essere amato?
© Tutti i diritti riservati a holdmehaz
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Primo
 



Guardo il calendario da parete che qualcuno ha affisso accanto alla macchinetta del caffè che adesso sta ronzando facendo un cappuccino per Lauren, il mio capo.
Oggi è il 28 giugno 2014. Sospiro pesantemente, rilasciando tutto il fiato che ho nei polmoni finché non sono del tutto vuoti e bruciano, implorando aria. Li accontento, cercando di togliermi quell’aria di pesantezza in cui sono imprigionate le mie membra in questi due giorni.
Ma so che non succederà, non fino domani.
La macchinetta è sempre stata lenta, così prendo il mio smartphone da quattro soldi e penso che sia ora di farlo presente alla direzione. Una macchinetta non può starci cinque minuti per fare un maledetto cappuccino.
Faccio l’errore di aprire l’applicazione di Facebook. Nella schermata principale appare subito la foto di una stupida pagina: ci sono delle persone, ragazzine soprattutto, fuori da uno stadio. Sento subito il peso allo stomaco aumentare insieme ad una voglia improvvisa di piangere, e mi do della stupida.
Non riesco a credere che sto davvero male solo perché gli One Direction oggi faranno un concerto in Italia. Ho 23 anni, cazzo, la cosa non dovrebbe nemmeno sfiorarmi.
Ho superato quella fase nella mia vita in cui in giorni come questi sarei saltata su un treno e sarei andata da Roma fino a Milano per vederli. Adesso devo comportarmi da adulta, e non da 14enne.
Eppure, non credo di aver ancora superato la fase in cui ci sto male, sapendo che loro sono così distanti eppure così vicini. Ma adesso ho un lavoro e un appartamento da mantenere, non posso spendere soldi come se fossero acqua.
“Il cappuccino è pronto da dieci minuti, Monica”, mi avvisa Andrea che era dietro di me per aspettare il suo turno. Prende il bicchierino di plastica dalla macchinetta e me lo porge.
“Oh, già. Che stupida a non accorgermene.” Rido nervosamente.
“Stai ancora male per...ehm, loro?”, chiede Andrea cercando di moderare il tono.
So che sta trattenendo un sorriso perché pensa che il mio comportamento sia buffo, ma apprezzo lo sforzo. Apprezzo anche che si sia sforzato e non li abbia chiamati ‘cinque froci’, come fa di solito.
“Sì”, rispondo sinceramente. Non ho voglio di mentire e metter su delle deboli bugie.
Andrea apre subito la bocca per dire qualcosa, ma si ferma giusto prima che qualsiasi suono esca dalle sue corde vocali e richiude le sue labbra sempre rosee, come se passasse il tempo a pomiciare con il suo capo, Veronica. Il che, molto probabilmente, è vero.
“Mi dispiace”, dice infine, ed io annuisco accogliendo quelle due parole che non mi danno conforto.
“Grazie”, dico e poi me ne vado, lasciandolo alle prese con il caffè da portare al suo capo.
All’Immidian – il posto in cui lavoro io – noi Under 30 facciamo soprattutto questo: siamo assistenti. Raramente qualcuno di noi ha qualche incarico più consistente, e quei pochi e rari casi (in realtà solo due) sono semplicemente raccomandati dall’amministratore delegato dell’azienda.
Raggiungo l’ufficio di Lauren ed entro cercando di fare il meno rumore possibile con la porta. Trovo la donna alle prese con una telefonata alquanto accesa con il suo ex marito: lo capisco da come sbraita parole francesi, prive del tono pacato che lei usa di solito nelle conversazioni di lavoro.
Batte un dito su un punto della scrivania davanti a lei, guardandomi, per dirmi che posso lasciare il caffè lì. Faccio come mi ha detto e poi, con un altro segno, mi comunica che preferisce che io esca dalla stanza.
Ed ha ragione, perché io capisco il francese più di quanto lei capisca l’italiano – ed è questo il principale motivo per cui mi hanno affidato quest’incarico: posso suggerire a Lauren le parole che lei non riesce a tradurre.
Esco nel corridoio richiudendomi la porta alle spalle, ma riesco ancora a sentire le sue parole. Stanno discutendo sulla loro figlia, entrambi vogliono passare la vacanze estive con lei senza però incontrarsi tra di loro.
Mi chiedo se abbiano pensato che potrebbero semplicemente chiedere alla bambina con chi vuole trascorrere il suo tempo, perché i miei genitori a me non l’hanno mai chiesto.
Il rumore di qualcuno che corre sopra dei tacchi mi giunge alle orecchie e sollevo lo sguardo per vedere Laura venire affannosamente verso di me.
“A cosa devo questo scatto di corsa su tacco 12?” chiedo inarcando entrambe le sopracciglia.
“Non puoi sapere che cosa mi ha appena detto Andrea!” esclama la mia amica-collega fermandosi davanti a me e piegandosi in due per riprendere il fiato.
“Ti ha chiesto di uscire? Credevo stesse ancora con Veronica” tento io, spalancando gli occhi. Effettivamente, quello è l’unico motivo che mi viene in mente per cui Laura verrebbe da me correndo, senza aspettare la pausa pranzo.
Ha una cotta spaventosa per Andrea già da prima che io fossi stata assunta, ma Andrea è sempre stato interessato a donne più mature di lui.
“No, ew, lui le va ancora dietro come un cagnolino” borbotta Laura incupendosi, ma ritrova il buon’umore subito dopo, quando mi svela la vera notizia: “Andrea mi ha detto che Veronica gli ha detto che ha sentito Marco e Giovanna parlare di una-”
“Mi sono persa subito dopo Andrea” la avviso interrompendola. Che cosa sta cercando di dirmi?
“Ieri Niall Horan ha chiamato l’Immidian per programmare un After Party per stasera”, dice tutto d’un fiato, andando al succo della questione.
Strabuzzo gli occhi, sorpresa nel sentire quel nome, tuttavia non mi faccio travolgere dall’euforia come fa Laura, che sta già emettendo numerosi gridolini.
L’Immidian, l’azienda in cui lavoro, si occupa principalmente di organizzare eventi per persone famose, o per persone non famose che sono disposte a pagare profumatamente. È una specie di azienda di wedding planning estesa però su tutti i settori (non si occupa solo di matrimoni, ma anche di cene, feste, meet&greet, book signing e altro).
La nostra clientela è soprattutto italiana, ma riceviamo incarichi anche dagli artisti stranieri di passaggio. Operiamo su scala nazionale, quindi non mi sorprende più di tanto il fatto che Niall abbia contattato un’azienda romana per un after party a Milano.
È qualcosa di grandioso, okay, ma non vedo in che modo potrei essere contenta dalla notizia: a quanto pare, l’organizzazione non è stata affidata a nessuno dei nostri due capi, e non avremo comunque modo di aver un contatto con Niall.
“Oh, beh, uh... fantastico” mormoro cercando di mostrarmi almeno un po’ contenta della notizia, per non deluderla.
“Non sei felice?” mi chiede Laura stupita: si è accorta che io stavo fingendo.
“In realtà... no. Insomma, noi cosa c’entriamo?” domando, perplessa.
“Abbiamo il pass per dipendenti, possiamo imbucarci alla festa!” esclama, cominciando a saltellare in tondo. A volte sembra una bambina.
“Stai proponendo di andare a Milano, stasera, ed imbucarci alla festa di Niall Horan? Hai davvero 25 anni?” domando, cercando di non dare a vedere il modo in cui la speranza sta cominciando a crescere dentro di me.
“Sì, cazzo, sì!” urla Laura abbracciandomi. “Per una volta, Monica, sii ribelle” mi prega all’orecchio, e la voglia dentro di me di realizzare il mio sogno si fa troppo grande.
“Okay, sì, verrò con te a Milano” sussurro, poi chiudo gli occhi e mi lascio andare.
Rimaniamo a saltare e a gioire in corridoio finché Lauren non si affaccia dalla porta e mi ordina perentoriamente di rientrare per lavorare.
Allora congedo Laura dicendo che ci metteremo d’accordo durante la pausa pranzo, ed entro nell’ufficio di Lauren pronta a ricevere una bella sgridata per il chiasso che stavamo facendo.
Eppure, per una volta, non ne sono mortificata.
Stasera incontrerò Niall Horan e, se sono fortunata, anche Harry o Zayn o Liam o Louis.
Ed è questo ciò che conta.

 
  
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