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Autore: SnidgetCielo    31/03/2015    3 recensioni
"I pray for no more youth
perish before its prime;
That Revenge and iron-heated War
May fade with all that has gone before
Into the night of time.”

Storia in fase di re-editing. Tra scherzi malandrineschi, draghi di polveri piriche e Incantesimi malfunzionanti, alcuni dei più suggestivi personaggi nati dalla penna della Rowling affrontano il Mondo Magico tra equivoci ed emozioni propri dell'adolescenza.
Marlene spicca tra tutti per caparbietà, goffaggine e superbia, ma anche per prontezza di spirito, spontaneità e l'innaturale capacità di attrarre a sè le attenzioni di entrambi i rampolli di casa Black.
Dall'ultimo capitolo - "C’era qualcosa che continuava a ronzarle in testa, un presentimento tanto infido quanto presuntuoso che le si era infilato nell’orecchio insieme alla voce squillante di Dorcas [...]. Quel presentimento era entrato nel suo cervello e lì sembrava voler restare: un presentimento che aveva l’aspro sapore del risentimento e l’aspetto maliziosamente affilato di Sirius Black."
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Marlene McKinnon, Regulus Black, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Lily/Severus, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Best of Youth.'
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The best of Youth

Capitolo III 
Nuovi incontri

 

Aprile, 1977
Londra, Grimmauld Place n° 12

 

Regulus.

Regulus.


Regulus Arcturus Black!

 

Si svegliò di soprassalto. Si passò una mano sulla fronte imperlata di sudore, ed emise un lungo sospiro; riusciva ancora sentire i battiti frementi del suo cuore, quando vide aprirsi un debole spiraglio di luce dalla porta della sua stanza.
La piccola e ricurva figura di Kreacher lo fissava dal fondo della camera di Regulus.
«Signor Padrone» biascicò l'elfo, tenendo gli occhi bassi. «La sua madre richiede la presenza di te per la colazione che Kreacher aveva appena preparato»
Regulus lo guardò, distendendo le labbra in un debole sorriso.
«Scendo subito, Kreacher, dillo pure alla signora»
L'elfo alzò i grandi occhi verdastri per guardarlo, e contrasse la bocca in una smorfia che voleva essere un sorriso. Uscì dalla stanza, attento a non fare rumore nel chiudere la porta.
Regulus si passò una mano dietro al collo, mentre scostava le lenzuola e usciva dal letto. Gettò un occhio alla cornice sul suo comodino, in cui lui e Sirius, dieci anni prima, giocavano nel cortile dietro casa con delle Gobbiglie.
Il volto fanciullesco e così sorprendentemente sereno di Sirius era coperto di macchie verdognole e maleodoranti.
Era uno dei pochi ricordi che aveva di suo fratello felice.

Sorrise.

Prima di tornare ad Hogwarts, ogni volta, nascondeva la cornice di ottone nel cassetto del comodino gremito di libri e piume d'oca, a cui aveva applicato l'incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Walburga Black aveva dato fuoco ad ogni singola immagine del suo primogenito il Natale precedente, e non avrebbe sopportato trovare una foto come quella in camera di suo fratello. E quando tornava da Hogwarts, ogni volta, Kreacher, l'unico che entrava nella stanza di Regulus durante la sua permanenza a scuola, e l'unico a sapere dell'incantesimo del cassetto, prendeva la cornice e la rimetteva al suo posto, rivolta verso il cuscino del letto.
Si vestì in fretta, ma con la calma che lo contraddistingueva, e scese al piano inferiore.
Sua madre lo raggiunse nel corridoio, con un sorriso pacato.
«Buongiorno, stella mia» lo salutò, abbracciandolo e posandogli un bacio sulla guancia.
Regulus ricambiò il sorriso, e la guardò: continuava a trovarla sorprendentemente bella, anche rinchiusa nelle austere vesti della padrona del n° 12 di Grimmauld Place. I ricci capelli mori striati di deboli segni di anzianità erano raccolti in una crocchia elegantemente precisa, e i suoi occhi grigi avevano il vivido scintillio che Regulus riusciva a riconoscere soltanto in quelli, identici, di Sirius.

Trasparenti, come due gocce d'acqua gemelle.

«Vieni a fare colazione, abbiamo ospiti» gli ordinò con premura, conducendolo in sala da pranzo.
Al lungo tavolo erano seduti Narcissa, la sua bellissima cugina, e Lucius Malfoy, che teneva la mano affusolata su quella bianca della ragazza. L'aveva visto più volte nelle cene che Walburga teneva durante le festività e nelle serate estive, e a casa di Narcissa.
Era presto – e senza particolare fatica – arrivato alla conclusione che Lucius Malfoy era intenzionato a prendere in moglie sua cugina.
«Buongiorno» salutò educatamente il ragazzo, con un gran sorriso.
«Cuginetto!» esclamò la bionda ragazza, ricambiando il sorriso e alzandosi per raggiungerlo.
«Sei sempre più bello, non è così?» gli disse, dandogli un bacio sulla guancia scarna.
«Buongiorno, Regulus» disse Lucius, abbozzando un piccolo sorriso.
«Su, siediti, tesoro» fece Walburga, accostandosi alla cucina. Raccolse una teiera che sbuffava vapore sul fornello, e la posò sul tavolo, prima di prendere il servizio di tazzine da tè dalla lucida credenza di legno alle spalle di Regulus.
«Pare che i ragazzi abbiano delle grandi notizie per noi, Regulus»
Regulus volse lo sguardo verso Lucius, mentre Narcissa sorrideva: le iridi del mago erano talmente chiare che sembrava sparissero, lasciando posto alle sole piccole pupille nere.
Walburga Black aveva finito di servire il tè. Regulus afferrò la tazzina, e soffiò al suo interno, per raffreddare il liquido pungente.
«Allora?» chiese, sorseggiando la bevanda.
«Io e Lucius ci sposiamo, zia»
Gli occhi chiari di Walburga si illuminarono.
«E' meraviglioso» esclamò Narcissa, pacatamente, mentre  si alzava una seconda volta per abbracciarla.
«Congratulazioni» sorrise Regulus, senza troppo entusiasmo: «Le nostre rispettive famiglie devono essere molto fiere di voi»
«Ti ringrazio, ragazzo» sorrise Lucius Malfoy, scostando i lunghi capelli di platino dalla spalla. Rivolse uno sguardo gelido verso la fidanzata, che ricevette il messaggio.
«Zia, ci terrei tanto a vedere il tuo corredo da sposa» chiese la ragazza, conducendo la zia fuori dalla stanza.
Lucius aspettò sentirle salire al piano superiore, prima di scostare la tazzina del tè.
«Narcissa è una ragazza bellissima. E molto intelligente» sorrise, mentre si alzava e andava verso la credenza, prendendo due piccoli bicchieri di vetro, che suo padre usava di solito per bere del Whiskey Incendiario con gli amici dopo cena.
«Ma ci sono cose di cui non puoi discutere con le donne» sospirò, posando i bicchierini sul tavolo e estraendo dal mantello verde smeraldo una fiaschetta d'argento, su cui campeggiava inciso un serpente dagli occhi di rubino.
Aprì la fiaschetta, e versò il contenuto rossastro nei due bicchierini, spostandone poi uno nella direzione di Regulus. Lui lo guardò attonito.
«Signor Malfoy, non so se è l'ora adatta a del Whiskey Incendiario» sorrise pacatamente.
«Ma questo non è Whiskey, Regulus» sorrise Lucius, ricambiando con sguardo di sfida.
Capì che doveva bere. Annusò il liquido, e riconobbe l'odore di uno scotch particolarmente forte. Lo buttò giù, e Lucius fede altrettanto. La gola gli bruciò, prima di rimanere improvvisamente secca.
«Scotch Esuberante. Veniva prodotto illegalmente dai folletti di Campbeltown, prima che il Ministero confiscasse tutto il liquore e mettesse a fuoco la distilleria. Questo è il poco che ne rimane in tutta l'isola» spiegò Lucius, con un ghigno divertito.
«La famiglia Malfoy ha molto da spartire con la tua, Regulus. Ancora rimango sorpreso dal fatto che il nostro matrimonio sia il primo a sigillare il legame tra le nostre casate»
Lo sguardo di Regulus era rimasto sul suo bicchiere, ormai vuoto, mentre tentava di capire dove volesse arrivare.
«Due tra le casate più antiche di Maghi Purosangue, Regulus»
Sorrise nuovamente, mentre Regulus assumeva un'espressione particolarmente seria. «Tua madre mi ha detto che sei un ottimo studente, e che ti destreggi bene soprattutto con le Arti Oscure»
«Difesa. Difesa contro le Arti Oscure, signor Malfoy. Si insegna questo, ad Hogwarts»
Ancora una volta, Lucius Malfoy distorse la bocca in un ghigno sorridente.
«Certo. Non c'è comunque da stupirsi della tua bravura. Non è soltanto la fama e la ricchezza che hanno reso grandi queste famiglie»
Di certo no. Regulus Black era, per la prima volta, d'accordo con quel serpente a sonagli che aveva davanti. Lucius si alzò di nuovo, e si affacciò dall'ampio finestrone, scostando le bianche tende di seta, e gettando l'occhio sulla strada londinese ormai gremita di Babbani.
«Il mantenimento della purezza del sangue di un Mago, alla base della nostra comune, parallela discendenza, permette al mago stesso di sviluppare, potenziare le sue abilità magiche
»
Gli occhi vitrei di Lucius Malfoy si rivolsero ancora una volta al ragazzo, la testa ancora inclinata verso il vetro della finestra, la mano destra leggera ad aggrappare le tende di seta bianca, quella sinistra stretta sulla testa di serpente d'argento all'estremità del suo bastone.
«Non sei d'accordo con me, Regulus?» 
«Sono d'accordo con lei, Signore» rispose Regulus, con voce ferma.
«Dimmi, Regulus: quanti studenti di sangue non puro vedi ad Hogwarts, ogni giorno?»
«Moltissimi, Signore»
«Hai mai pensato a quanta potenzialità, quanto talento, vengono sprecati ogni, singolo giorno in quell'istituto? » chiese ancora Lucius, alzando il destro dei suoi biondissimi sopraccigli.
«No, signor Malfoy»
«L'istruzione dovrebbe concentrarsi solo su pochi, meritevoli e abilissimi ragazzi. Purosangue, ovviamente. La qualità dello studio sarebbe migliore, non credi?»
«Non importa cosa io credo, Signore. Le persone di sangue misto sono sempre più numerose»
«Importa eccome quello che tu credi, Regulus! Soprattutto ora!» esclamò Lucius, che con un balzo era arrivato vicino a Regulus, protendendosi col busto verso il suo viso. Si risedette davanti al ragazzo, fissando i rubini del serpente della sua fiaschetta.
Ancora una volta, la vista di Regulus fu accecata da un bagliore di smeraldo. Socchiuse gli occhi, sbigottito. Lucius era ancora di fronte a lui, e lo fissava attraverso i suoi occhi di ghiaccio.
«Tu conosci Tom Orvoloson Riddle, Regulus?»

 

Villa McKinnon, Berkshire


La prima cosa che sentì, quella mattina, furono le zampe di Arya che premevano sulla sua guancia, in cerca di attenzioni: aprì gli occhi che erano le prime luci dell'alba.
Avvertì un inaspettatamente familiare profumo di biancospino. Non ricordava di avere essenze con quell'odore, ma era sicura di averlo sentito altre volte, anche ad Hogwarts, proprio al momento della sveglia mattutina.
Riuscì a riaddormentarsi solo quando la piccola gatta demordette dai suoi intenti famelici e scese dal suo letto, alla ricerca di qualcosa da poter rovesciare.
Le sembrò passato soltanto qualche minuto, quando sentì sua madre entrare cantando nella camera e tirare le spesse tende di velluto blu, lasciando entrare la luce del giorno.
«Buongiorno, raggio di sole» la salutò con voce squillante.
«Maman...» bofonchiò, riparandosi sotto le lenzuola «Che ore sono?» chiese con uno sbadiglio.
«
Il est plus de 21 heures, mà petite» rispose la signora McKinnon, raccogliendo l'uniforme di scuola, abbandonata lascivamente su di una poltrona all'angolo della stanza. Si sedette sul letto e afferrò le lenzuola, tirandole fino a scoprire il volto della figlia, che, senza arrendesi, si aggiustò sotto ad un cuscino.
«Devi alzarti, tesoro. Avremmo ospiti tra breve» la ammonì la madre, con un sorriso dolce. Intanto, dietro alla padrona di casa, era entrato un altro, grassoccio gatto, che senza poca fatica si era accomodato tra le gambe di Marlene.
«Quali ospiti?» chiese la voce fiacca della ragazza da sotto il cuscino.
«Bhe, tuo padre tornerà da Londra a momenti e poi, vu que demain c'est Paques, ho pensato di organizzare un petite déjeuner...» si spiegò la donna, mantenendo una pacatezza nella voce tanto delicata da apparire giustificatoria.
«Oh, maman!» sbottò Marlene, lanciando via il cuscino e guardando la madre «Ancoeur
«E' solo una piccola festicciola tra amici» si giustificò la donna, guardandola dolcemente.
«Mais je ne suis rentrée que la nuit derniere» si lamentò lei, sbattendo le mani sul materasso, in segno di disapprovazione.
«Infatti vorrei proprio sapere come sei tornata! Non potevi andare da tua padre, visto che era in città?» chiese la madre, con un tono leggermente più severo. Marlene sbuffò, ricadendo tra i cuscini.
«E poi, tuo padre porterà un ospite. Tiene molto a fartelo conoscere» continuò, mentre si alzava dal letto.
«E chi sarebbe?»
«Mais aucun, è solo il figlio di un amico di tuo padre.. si diplomerà ad Hogwarts quest'estate e probabilmente sarà il suo nuovo praticante al Ministero..»
«Tu e papà state ancora cercando di affibbiarmi un mago riccone che possa sposarmi appena diplomata, n'est ce-pas?» chiese Marlene, immobile nel letto, evidentemente infastidita dalla notizia dell'ospite.
«De quoi tu parles...!» squillò la madre, con tono poco convincente. «Forza, vestiti, tesoro. Gli altri non aspettano che vederti» le ordinò, aleggiando fuori dalla stanza.
Marlene si rialzò a sedere sul letto, e carezzò il dorso di un altro grosso gatto, ancora tra le sue gambe, che cominciò a fare fusa particolarmente rumorose. «Tu hai voglia di scendere, Achille?» gli si rivolse lei, amorevolmente. «Neanch'io sai? Vorrei solo sprofondare in questo letto» sbadigliò.
Sentì uno strano rotolio provenire dal corridoio, e vide spuntare dalla porta una piccola pallina sbilenca, di color marrone, che le somigliò molto ad una di quelle cacche che da piccola vedeva trasportare dagli scarabei stercorari in giardino: ed emetteva anche lo stesso spiacevole olezzo.
Chi mai porterebbe una Caccabomba in cas...”
Un'altra pallina le arrivò dritta in fronte, sporcandole il viso. Ne seguì un'altra sulla guancia, e una sulla mano. Un'ultima pallina colpì Achille che, con un gesto sin troppo agile per la sua mole, scese dal letto e corse via, impaurito. Marlene urlò, mentre le facce sghignazzanti di James Potter e Sirius Black facevano capolino dalla sua porta.
«Che cazzo ci fate voi qui?» gridò Marlene.
«Buongiorno, Principessina» la salutò il cugino, simulando un lungo inchino che apparse agli occhi di Marlene canzonatorio.
«Ha gradito il dolce risveglio?»
«Caccabombe» spiegò Sirius, con un largo sorriso divertito, mostrando un'altra pallina di cacca in mano
«Direttamente dall'emporio di Zonko. Letali»
«Dovresti correre a lavarti, Marley. Ci vorrà una vita a togliere quell'odore, e il tuo spasimante sarà qui a minuti» continuò James, col suo solito tono burlesco.
«Brutti farabutti...» gridò Marlene, alzandosi goffamente dal letto e correndo fuori dalla porta. I due ragazzi si gettarono giù dalla scala a chiocciola. Sirius lasciò cadere l'ultima Caccabomba su un gradino, e, nella fretta dell'inseguimento, Marlene la centrò in pieno: la pallina le esplose sotto il piede, liquefacendosi e facendola scivolare sulle scale. La ragazza si rialzò sul fondo, continuando ad imprecare: «Siete completamente pazzi! Vi prenderò tanto, e rimpiangerete..!»
«Cosa dovrebbero rimpiangere?»
Marlene si voltò, e vide suo fratello sorriderle raggiante.
«Max!» esclamò lei, con un gran sorriso, correndo ad abbracciare suo fratello. «Quando sei arrivato dal Giappone? Sei sempre più bello!».
Ed era vero. Maximilian, il rampollo di casa McKinnon, era alto ed elegante come il padre, ma aveva ripreso l'eccezionale bellezza della madre: i biondi capelli ricci gli ricadevano sulle spalle, e gli occhi blu brillavano come zaffiri.
«Proprio ora» sorrise lui, ricambiando l'abbraccio e odorando la nuca della sorella, aggrottando la fronte: «Folletto, ma tu puzzi di...»
«E' colpa di tuo cugino!» si lamentò lei, additando la porta della cucina, dove i due erano scappati. «Permetterai a quel porco di trattare così la tua sorellina?»
«Certo che no!» rise lui
«Lo vado a prendere, così posso trasformarlo in un maiale, e potrà rotolarsi nei suoi liquami per tutto il tempo»
«Max!» esclamò James, uscendo dalla porta della cucina, a braccia aperte, come se niente fosse accaduto. Maximilian ricambiò l'abbraccio, battendo una mano sulla schiena del giovane Potter. Sirius era dietro di loro, e guardava ridacchiante Marlene arrossire di rabbia. «Come stai, …? Non ti vedo da un anno!»
«Lo so, amico, ma a Mahoukotoro c'è molto da fare» sorrise Maximilian, evidentemente fiero del posto che gli era stato assegnato sedici mesi prima presso la scuola di stregoneria giapponese.
«Devi raccontarmi tutto!» esclamò James, passando un braccio sulle spalle del cugino, e dirigendosi verso la cucina «E le giapponesi, come sono?» chiese, malizioso.
«In effetti.. ho delle novità...»
«Lui è Sirius! Sirius Black! Ti ricordi?» lo interruppe di nuovo James, indicando l'amico, che ancora osservava Marlene, impietrita dalla collera.
«Si, certo, come stai?» salutò Maximilian, porgendo educatamente la mano al ragazzo.
«Bene, grazie» rispose Sirius, altrettanto garbatamente, stringendola.
«Tutto questo è molto carino, davvero!» sbottò Marlene, raccogliendo l'attenzione
«Non dovevi trasformarli in maiali?» chiese, rivolta al fratello.
«Certo, folletto» le rispose lui, prestando evidente poca attenzione agli intenti vendicativi della sorella
«Vatti a dare una sciacquata, provvedo io a loro» disse con un gran sorriso, entrando in cucina con James. Sirius le gettò un'altra occhiata, prima di voltarsi. Marlene lo guardò con aria di sfida, e sibilò: «Non è finita qui»
«Sto tremando dalla paura» rispose il ragazzo, sorridendole.
Ci mise mezz'ora a togliersi di dosso quell'odore nauseabondo. Entrò in cucina ancora in pigiama, con palese disapprovazione della signora McKinnon.
«Marlene! Sei ancora in pigiama?»
«Ho avuto un contrattempo, mamma. Qualcuno ha deciso di farmi puzzare come lo sterco di un Ippogrifo, stamattina» disse, rivolgendo un'occhiata cattiva verso James e Sirius, che sedevano assieme a Max sull'isolotto di pietra nera, davanti ad una tazza di caffè e qualche toast abbrustolito. Si sedette davanti a loro, e afferrò un barattolo di Crema Bicolore appoggiata lì sopra. Sua madre gliela tolse dalle mani. 
«Non puoi continuare a mangiare queste schifezze, tesoro»
Sirius e James ridacchiarono.
«Mamma!» si lamentò Marlene.
«Chiamerò subito Mrs. Blatherwick, che ti preparerà un ottimo infuso di Pungitopo e Verga d'Oro» disse, mentre appoggiava il barattolo in una mensola alta della dispensa.
«Hey, maman!» esclamò Maximilian, riportando l'attenzione della signora McKinnon su di lui.
«Posso parlarti in privato?» le chiese, alzandosi dall'isolotto. Con la bacchetta dietro alla schiena, fece aprire la dispensa, e il barattolo di Crema levitò silenziosamente verso le mani di Marlene. Max strizzò l'occhio alla sorella, mentre conduceva la madre nella stanza accanto.
Marlene aprì l'agognata confezione e cominciò a mangiarne il contenuto cremoso con un piccolo cucchiaio da caffè.
«Quella roba ti farà ingrassare il culo a dismisura» sentenziò James, ridacchiando.
«Che.. ci fa lui.. qui?» chiese accigliata Marlene, con la bocca piena di crema.
«Sirius si è trasferito da me» disse James con entusiasmo. «Quindi ho pensato che sarebbe stato carino portare anche lui al brunch di famiglia!»
«Ma è una cosa passeggera, no?» chiese Marlene, leggermente allarmata, lanciando un'occhiata veloce a Sirius, che la guardava mangiare con un sorrisetto insopportabile.
«Affatto! I miei stanno pensando di adottarlo!» esclamò di nuovo James, squillante.
«Hai capito, Marley?» sorrise Sirius, alzandosi. «Diventeremo cugini»
Fece il giro dell'isolotto e si accostò a lei, mentre James finiva il suo caffè. «E sai come si dice, no? Non c'è cosa più divina...» cominciò, malizioso, ma Marlene non lo fece proseguire, strattonandolo via. «Non ti avvicinare, porco!» esclamò, rivolgendosi poi a James con aria indignata: «Permetti che mi parli così?»
«Lo sai com'è. E poi non ha detto niente di male... io lo prenderei come un complimento: Sirius è uno molto pignolo per quanto riguarda le ragazze» spiegò James, con aria innocente.
«Mi avete fatto passare l'appetito» mugulò Marlene, alzandosi. «Sinceramente non credo che esista qualcuno di più pervertito»
«Dovresti abituarti» continuò Sirius, sedendosi sullo sgabello accanto al suo.
«Da oggi credo che ci vedremo molto spesso anche al di fuori della scuola»
«Ma tu non ce l'hai una casa tua?» rispose lei, rivolgendoglisi con fare spazientito. Sirius abbassò lo sguardo, con un sorriso molto più tirato di prima, rabbuiandosi di colpo. James stava seduto dall'altra parte del tavolo, e aveva d'un tratto assunto un'espressione mesta.
Marlene ebbe la spiacevole sensazione di aver detto qualcosa di tremendamente stupido.
«Dov'è la mia bambina?» proferì una voce dalla stanza accanto, rompendo il gelo che era caduto nella stanza. Marlene si rivolse verso la porta, vedendo entrare una signora grassoccia, con un piccolo berretto grigio aggrovigliato tra gli ispidi ricci fiammanti, con un gran sorriso bianco a dividerle le vivide guance rosse.
«Nana!» gridò la ragazza.
«Tesoro caro, come stai? Vedo che non avevo ragione ad aver così paura che non ti dessero da mangiare in quel posto! Guarda che fianchi hai messo su!» la rimproverò la governante, pizzicandole un fianco. Marlene arretrò, e sentì sogghignare James e Sirius.
«Nana, smettila!» le disse a mezza voce, evidentemente imbarazzata.
La signora Blatherwick si sciolse in un largo sorriso affettuoso
«Oh, la mia bambina! Sei sempre più bella! Bianca e rossa come una mela!» disse, stringendola sotto le braccia corpulente. Sirius e James continuavano a ridere.
«Oh, ho così tanto da fare!» esclamò, mentre permetteva a Marlene di svincolarsi dalla sua presa. Cominciò a razzolare sopra alla cucina, accorgendosi solo in un secondo momento della presenza dei due ragazzi
«Che cosa ci fate voi, ancora nella mia cucina?» abbaiò.
«Buonsalve anche a lei, Signora!» ricambiò James, mimando un inchino con la testa.
«Ci mancavate solo voi, stamattina!» borbottò la signora, agitando la bacchetta sulle tazze di caffè dei ragazzi e facendole volteggiare verso l'acquaio: «Con tutto quello che ho da fare.. tua madre è tutta su di giri, continua a ripetere di questo brunch da giorni! E l'ho dovuta sentire io, dato che tuo padre è a Londra da una settimana...» bofonchiò ancora, mentre tutte le stoviglie volavano via da tutte le parti della cucina.
Un giulivo strillo femminile, seguito da risate altrettanto squillanti, li fece trasalire.
«Ecco, cosa ti ho detto? Ride e strilla come una Mandragola appena estirpata!»
La signora McKinnon rientrò nella stanza seguita dal primogenito. Aveva l'aria anche più euforica del solito e gli occhi lucidi: si avvicinò a Marlene abbracciandola. «Devi andarti a vestire, tesoro!» le ripetè, tirando su col naso.
«Maman, stai bene?» chiese Marlene, assecondando l'abbraccio, senza capire. Lanciò un'occhiata al fratello, che aveva un'espressione piuttosto tronfia e gli fece cenno di aspettare, per capire il bizzarro atteggiamento della madre.
«On ne peut mieux!» disse, singhiozzando.
Sentirono il portone di casa aprirsi, e delle voci maschili avvicinarsi alla cucina. John McKinnon entrò nella stanza, seguito da un giovane di bell'aspetto.
«Buongiorno, signori» salutò elegantemente, e si avvicinò alla figlia, carezzandole la testa.
«Ciao, pa'» lo salutò Marlene. «Com'è andato il viaggio?»
«Il ritorno è sempre meglio dell'andata» commentò con un ghigno sorridente. Il signor McKinnon era un uomo facilmente distinguibile per l'eleganza e lo sguardo sottile.
L'apparenza solitamente torva lo separava molto dalla moglie, che sembrava sempre talmente raggiante da sembrare stupida. Diplomatosi ad Hogwarts col massimo dei voti, capitano della squadra di Grifondoro, aveva seguito un periodo di formazione presso il Ministero della Magia, sotto la guida di Bartemius Crouch nel Dipartimento di Applicazioni delle Leggi Magiche. Proprio sotto la sua ala, durante una visita di cortesia all'istituto Beauxbâtons avrebbe poi conosciuto Carla, che sarebbe di lì a qualche anno sarebbe diventata sua moglie. L'innato fiuto per gli affari e la fedele perseveranza nel lavoro lo portarono presto a capo del prestigioso Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali.
Non vi era dubbio che John McKinnon fosse un vincente, e che avesse educato i figli con lo stesso furore con cui inseguiva i suoi obiettivi lavorativi.
Abbracciò Max e la signora McKinnon, e si rivolse verso James chiedendogli se erano migliorate le sue prestazioni sportive di cercatore. Salutò educatamente Sirius, poi presentò il suo ospite.
«Lui è Amos Diggory, il mio futuro allievo nonché figlio di un carissimo amico di vecchia data» disse, col petto gonfio, indicando il giovane accanto a lui. Amos era popolare ad Hogwarts per due cose: per rivestire il ruolo di capitano nella squadra di Tassorosso – cosa che, assieme all'altezza e allo sguardo magnetico, lo rendeva particolarmente piacente agli occhi delle ragazze – e per essere un gran borioso: passava le giornate a vantarsi delle sue abilità con la scopa, con la bacchetta, con le pozioni – era arrivato a giurare di aver inventato un nuovo intruglio, sotto la guida di Lumacorno, che gli avrebbe permesso di migliorare ulteriormente le sue prestazioni sportive e mentali. La chiamava coffee, ed era un liquido marroncino ed estremamente amaro. Lily l'aveva smascherato, confidandosi con le altre, e sostenendo che si trattava di una bevanda Babbana poco nota nel Mondo Magico.
«Amos, penso che tu conosca già James e Sirius» lo introdusse John. James e Sirius lo salutarono senza particolare entusiasmo.
«Loro invece sono mia moglie, il mio primogenito.. e lei è la piccola di casa, ancora in pigiama» fece, senza nascondere una nota di disappunto nella voce. Amos, dopo aver salutato garbatamente Carla e Maximilian McKinnon, si avvicinò a Marlene, facendole un delicatissimo baciamano: lei sentì divampare l'imbarazzo sul suo viso, mentre Sirius e James assistevano divertiti, ma silenziosi. La signora McKinnon soffocò un risolino esaltato.
«Marlene, vero?» fece Amos, guardandola con un lieve sorriso.
«Si... ehm.. ciao» rispose Marlene, scansando la mano.
«Beh, visto che dovremo aspettare ancora un po' per mangiare, che ne diresti di una bella partita di Quidditch?» propose il signor McKinnon, dando una pacca sulla spalla di Amos, con i piccoli occhi volpini rivolti verso James e Sirius, che acconsentirono entusiasti.

Di lì a poco Marlene avrebbe felicemente scoperto che anche la famiglia di Dorcas era stata invitata al brunch. La ragazza arrivò in camera sua in un grazioso vestito di tulle verde prato, e si gettò sgraziatamente sul letto ancora sfatto di Marlene, che stava tentando di entrare nel suo di vestito, un abito violetto che la madre le aveva fatto cucire per l'occasione.
«Quindi oggi festeggeremo il tuo fidanzamento con un tizio che a malapena hai visto a scuola?» chiese Dorcas, mentre faceva volare una Gobbiglia a mezz'aria, che Kisa tentava maldestramente di catturare.
«Dovranno passare sopra al mio cadavere, per Merlino!» esclamò Marlene, con tono evidentemente alterato. «Sto per compiere sedici anni. A malapena so come si pomicia; non sono neanche sicura che mi sia mai interessato qualcuno»
«Beh, Sirius ti interessa...» borbottò l'amica.
«Ma quando mai...!» sbottò l'altra, mentre malediva la zip del vestito.
«Però Regulus sì!»
«Dorcas!» esclamò Marlene, voltandosi verso la ragazza «Non so come devo dirtelo...»
«Non sono l'unica a pensare che ci sia qualcosa di più tra voi. Anche Amelia lo crede»
«Amelia è paranoica»
«Lui.. ha una luce strana negli occhi quando ti guarda» sospirò Dorcas, alzandosi dal letto con un balzo e affacciandosi dalla finestra, che dava sul campo privato di Quidditch di villa McKinnon, dove i ragazzi stavano giocando.
«E poi, se fosse come dici te, non vedo proprio di cosa dovresti lamentarti. Lui è un gran bel pezzo di mago. Probabilmente è anche molto ricco, visto che te lo ha portato a casa tuo padre...»
«Di solito non sono i figli che portano a casa le persone che vogliono sposare?»
«Ti ha liberato di un gran bel peso, dai retta a me» rise Dorcas.
Marlene sbuffò, spazientita, lasciando la chiusura del vestito.
«Basta!» sbottò.
«Io non ci sarò a questo maledetto brunch, per la barba di Merlino» Dorcas accorse in suo aiuto, puntando la cerniera con la bacchetta: questa si richiuse con un fragoroso ZACK!, e Marlene sentì stringersi dentro al vestito, reclinando la testa all'indietro.
«Allora? Va meglio?» chiese Dorcas.
«Sì, certo» disse Marlene, muovendosi rigidamente verso la porta. «Se trattengo il fiato per quattro ore, allora probabilmente riuscirò a rimanere dentro questa cosa fino alla fine di questo dannato brunch!»

 


Scesero nel terrazzo al piano inferiore, sull'ala sud della villa, dove era stato servito in banchetto. Il lungo tavolo d'ottone era imbandito di pietanze di ogni tipo e bevande colorate, ed accoglieva già qualche decina di Maghi e Streghe, più e meno famosi personaggi della Società Magica. Sopra ad esso era stato allestito un candido gazebo, da cui pendevano piccole uova colorate e piumate, che aleggiavano a mezz'aria.
Dorcas riempì il suo piatto di dolciumi, mentre Marlene prese due bicchieri di sciroppo di ciliegia. Si sedettero su di una panchina fuori dal gazebo, godendo del caldo sole di quel sabato di inizio aprile. John Mckinnon e Jamie Meadows, il padre di Dorcas, parlavano animatamente di affari assieme ad altri maghi bacucchi del Ministero, mentre sua madre riceveva i complimenti delle streghe presenti, tutte elegantissime. James e Sirius, accostati ad un angolo del gazebo, ridacchiavano con la bocca piena.
«Tuo cugino e il suo amichetto sono un bel bocconcino, in abiti formali» constatò Dorcas, incrociando lo sguardo affilato di Sirius.
«Sono due idioti, Dorcas. Lo sai cosa penso delle amicizie di mio cugino» sentenziò Marlene, tenendo gli occhi bassi.
«Le amicizie di tuo cugino non potrebbero essere migliori!» squillò l'altra, alzando le lunghe e folte sopracciglia bionde.
«Piuttosto, ho trovato un modo per veicolare al meglio il tuo caratteraccio»
«Quale caratteraccio?» chiese Marlene, con un largo sorriso.
«Il tuo, signorina Bastian Contrario. Mi hanno chiesto di te a scuola, dopo il casino con zio Luma..»
«Sono stati i miei quindici minuti di gloria, lo ammetto» ridacchiò Marlene, facendo un sorso di succo.
«Non capisci. Loro ti vogliono come loro Portabandiera!» esclamò.
Marlene aggrottò la fronte, in un'espressione perplessa: stava per chiedere spiegazioni, quando percepì l'ombra di qualcuno alle sue spalle.
«Chi non la vorrebbe come Portabandiera?»
Marlene e Dorcas voltarono i visi verso la fonte di ombra, e videro l'alta presenza di Amos Diggory sorridere loro. Indicò Marlene e guardò Dorcas aprendo ancor di più il suo sorriso.
«Posso rubartela per qualche minuto?» chiese Amos.
Dorcas ridacchiò con faccia sorpresa, assentendo con la nuca.
«Divertitevi» bisbigliò a Marlene, che le lanciò un'occhiata infuocata. Si alzò, facendo attenzione che il vestito troppo stretto e corto non le lasciasse scoperta mentre si alzava.
«Il viola ti dona molto, Marlene» la adulò, mentre passeggiavano verso il cortile alberato.

E' glicine, idiota.

«Come a te l'oro, Amos»
Marlene lanciò uno sguardo alla cravatta scintillante del ragazzo. Si voltò un attimo indietro, e vide Dorcas che aveva raggiunto i due goliardici ragazzi, e ora ridacchiavano tutti e tre insieme, scrutando lei e l'alto ragazzo dal gazebo.
«Tuo padre non fa altro che portare le tue lodi. Dicono che tu sia un'eccezionale studentessa»
«Bhe, ogni padre è innamorata della propria figlia» rispose imbarazzata Marlene.
«Qual'è la tua materia preferita?»
«Cura delle creature magiche, suppongo, ma anche Rune Antiche mi piace molto» sorrise.
«Oh...» fece Amos, digrignando i denti «Non proprio il mio campo, devo ammetterlo. Odio Cura delle creature magiche da quando ci hanno portato un Camuflone..»

Scimmione contro scimmione. Uno scontro alla pari.

«..Pensa che mi ha aggredito appena mi sono avvicinato. Creature orribili» sorrise.
Hai provato ad accarezzargli il dorso, deficiente?
«Ti facevo più una tipa da Aritmanzia, o da Trasfigurazione»
«Sono brava in Trasfigurazione» rispose Marlene, non riuscendo a trattenere un brivido alla parola “Aritmanzia”.
«Devi essere davvero molto intelligente, allora» sorrise.
Marlene distorse la bocca in un sorrisetto imbarazzato. Trasfigurazione era certamente una delle materie più complicate del corso di studi di Hogwarts, ma da quando era diventato l'indice di intelligenza di una persona? Sorrise al pensiero dell'estrema superficialità del ragazzo con cui stava passeggiando, e guardò avanti, per cercare di nascondere il più possibile il suo disprezzo.
«Ehm.. di cosa vorresti occuparti del Ministero?»

 


«Credi che arriveranno subito al dunque?»
«Sarebbe così noioso, altrimenti»
«Scherzate, vero? Marley non si concederebbe mai a quel gorilla»
«Che c'è, sei geloso di mia cugina?»
«Certo che no» sbottò Sirius, rispondendo alla provocazione di James Potter: «La reputo soltanto abbastanza.. avveduta per finire sotto le lenzuola con quel misero “AcchiappaPluffe”. Penso che prima dovrebbe almeno vedere quanto male si muove in campo»
«Marlene ha frequentato ragazzi per molto meno» sentenziò ridendo Dorcas.
«Avresti dovuto vederla la scorsa estate ad Hog's Head, durante il concerto delle Sorelle Stravagarie. Non riusciva a scollarsi da Jonathan Snowide, il moretto Corvonero con l'aria sempre ansiosa che si è diplomato l'anno scorso»
Sirius fremette, sentendo un brivido che gli percorreva la schiena.
«L'avessi saputo, gli avrei dato del filo da torcere, a quello» bofonchiò James.
«Sei tu ad essere geloso della tua parente, Potter» ridacchiò Sirius.
Videro Marlene e Amos ripercorrere il viale verde di prato verso la loro direzione. Si tenevano per mano. Un nuovo fremito.
John McKinnon li raggiungeva a grandi falcate, nel suo elegantissimo abito sartoriale. Si avvicinò a Diggory, e lui assentì, prima di fare un nuovo baciamano a Marlene, e allontanarsi assieme al padre. Lei aspettò che si voltassero completamente, prima di correre verso Dorcas.
«Allora, com'è questo principe azzurro?» chiese Dorcas, particolarmente divertita dall'aria iraconda di Marlene.
«Che razza di coglione» esclamò lei, per tutta risposta.
«Quale finèsse, signorina McKinnon» ridacchiò Sirius, facendo un sorso di Whiskey Incendiario «o forse dovrei già chiamarti signorina Diggory?»
«Non cominciare Black, non sono proprio in vena per starti a sentire»
Sirius sorrise, mentre James era stranamente serio: «Ti ha.. per caso.. toccata
«Per Merlino, James, certo che no!» sbottò Marlene, aggrottando la fronte
«Come puoi credere che mi farei toccare da quel gorilla bigotto
«Visto?» fece Sirius, con l'aria beffarda di chi non sbaglia mai
«Che vi avevo detto?»
Marlene si voltò verso Sirius, guardandolo dapprima con aria turbata, per poi socchiudere i grandi occhi scuri in un'espressione indagatrice.
«E cosa, precisamente, avevi detto, Black?»
Sirius si tirò indietro, capendo di essere stato tradito dalla sua perpetua presunzione.
«Ho solo... fatto notare ai signori qui presenti che sei troppo.. com'è che si dice? Sessualmente insensibile per poterti concedere una prima scappatella col tuo aitante futuro fidanzato» spiegò, con un ghigno sorridente.
Tutti e tre percepirono che la pelle di Marley stava aumentando di temperatura.
«Mi stai dando della frigida
«Non è il termine che propriamente ho usato. E non mi hai mai dato modo di ricredermi» sorrise Sirius, con fare malizioso.
«Ed io invece non nasconderò dietro termini troppo aulici che ti farò cagare nelle mutande proprio lì dove ti ritrovi, senza bisogno della bacchetta, se non ti smaterializzi immediatamente fuori dalla mia portata visiva» fece Marlene, con i denti digrignati.
Dorcas sbuffò nel suo bicchiere, divertita, mentre Sirius si avvicinava pericolosamente alla faccia paonazza di imbarazzo e di rabbia dell'amica.
«Non potresti farlo, Fossetta. Non sei capace di fare una cosa del genere a me» sorrise sfacciatamente.
James lo strattonò via prendendolo sotto un braccio.
«Stanno per servire il dolce, Sir, non credi sia il caso di avviarci verso il banchetto?» fece, prevenendo il macello che sua cugina stava per mettere in atto.
«Non esiste cosa più dolce, Ramoso» bisbigliò Sirius, ancora col suo spigoloso sorriso beffardo, facendo attenzione a farsi sentire dalla sola Marlene, che non indietreggiava, ma si ostinava a mantenere il contatto visivo rabbioso con l'audace Black.
«Dolce?! Arrivo anch'io!» esclamò Dorcas, improvvisamente allegra.
«Tu rimani qui, Meadowes» ordinò Marlene, mentre Sirius le si allontanava sorridente.
Li guardarono allontanarsi verso il gazebo.
«Idiota di un Black» bofonchiò Marlene, atona. «Non crede che sia in grado di farlo, non è vero?»
Dorcas la guardava senza capire quando lei scocchiò le dita, fissando ancora l'alta figura di Sirius, ormai lontano. Anche Dorcas guardò, e vide Sirius paralizzarsi in mezzo al prato e fermare James, che lo guardava impietrito. Il cugino sbottò in una risata fragorosa, mentre Sirius lo pregava di star zitto. James lo prese a braccetto, tentando malamente di trattenere le risate, mentre Marlene e Dorcas notavano che il passo elegante di Sirius Black aveva lasciato spazio ad una camminata grottesca, impalata, fatta di piccoli passi, come se quello si fosse...
«Non. Dirmi. Che l'hai fatto. Davvero» fece Dorcas, impietrita, subito prima di far risuonare una risata cristallina.
Marlene non rispose. Rimase con le braccia conserte, e rubò il bicchiere di succo di zucca dell'amica, bevendone con aria estremamente compiaciuta.

 


Sirius e James tornarono poco dopo, e le due ridacchiarono quando videro un paio di jeans chiari di James addosso all'amico, che ora lanciava occhiate gelide a Marlene, facendola sentire molto a disagio.
Aveva forse esagerato?
Ovviamente no.
Mentre rifletteva, Maximilian McKinnon richiamò l'attenzione degli ospiti, facendo tintinnare una forchetta sul bicchiere di cristallo che teneva in mano.
«Amabilissimi Streghe e Maghi qui presenti» cominciò, con un sorriso smagliante.

«Vorrei anzitutto ringraziare mia madre...» fece, indicando la bella Strega seduta alla sua destra, accanto ad una ragazza dai tratti orientali e il lunghi capelli corvini, che si era alzata assieme a Maximilian.
«Chi è quella?» chiese Dorcas, interrogativa, a Marlene.
«Non ne ho la più pallida idea» rispose la ragazza, sincera.
«...come al solito ha organizzato questa piccola riunione con l'eleganza e la bellezza che la contraddistinguono. E proprio sfruttando questo gaio evento volevo presentarvi Harumi Shinozaki...»
«Sarà una sua collega giapponese che ha trovato il modo di farsi una vacanza» bisbigliò acida Marlene, sorseggiando dal suo bicchiere.
«Non mi pare proprio che la guardi come si guarda una collega, Lène» rispose Dorcas, prima di venire zittita da una vecchia strega corpulenta e l'aria accigliata seduta vicino a lei: la ragazza rispose con una smorfia infastidita, non appena la strega si fu voltata verso Maximilian. Marlene osservò come suo fratello si voltava verso la bellissima ragazza giapponese, e sentì i suoi battiti accelerare, sgranando gli occhi.
«Secondo me è la sua ragazza» sentenziò Dorcas, abbassando gli occhi.
«Maximilian non ha ragazze» rispose Marlene, imperativa.
«Se lo dici tu...» fece Dorcas, non troppo convinta, mentre la strega si voltava di nuovo, con sguardo burbero.
«Insomma, signora, si può sapere qual'è il suo problema, per le mutande di Merlino?» fece ora la ragazza, rispondendo all'espressione infastidita della signora.
«... è con immenso orgoglio e felicità che vi invito tutti a condividere la nostra gioia...»
«Oh, andiamo, Dorcas! Ha soltanto ventun'anni!»
«..nell'annunciarvi il nostro matrimonio!» concluse Maximilian.
Gli applausi fragorosi che esplosero riuscirono a coprire il tonfo che fece il cuore di Marlene all'interno del suo petto. Rimase freddata da quell'annuncio fastidiosamente sorprendente, mentre osservava la madre scoppiare in lacrime e il padre alzarsi per abbracciare il primogenito. James e Sirius si alzarono, ululando di orgoglio, mentre Dorcas si voltava verso Marlene, ancora gelida, trattenendo una risata fragorosa.
«Favoloso» sentenziò atona Marlene.
«Mio fratello si sposa. E vengo a saperlo assieme a tutta la Società Magica. Veramente favoloso»

 
 
Ciao a tutti.
Con non poca fatica sto tentando di mantenere un buon ritmo nella pubblicazione dei capitoli, perchè trepido all'idea di sapere cosa ne pensate - ritmo che molto probabilmente andrà sempre più scemando, dato che preappelli ed esami si avvicinano T^T.
Nonostante questo breve inciso, io volevo cominciare ringraziando tutti quelli che hanno (anche per sbaglio) cliccato sul titolo di questa cosa/narrazione: grazie per aver raggiunto le 100 visualizzazioni del primo capitolo e del prologo, grazie a chi l'ha inserita nelle seguite, chi nelle ricordate e addirittura all'utente (unico, ma importantissimo) che l'ha inserita tra le Preferite.
E, naturalmente, a chi ha recensito.
E' davvero un grande onore, in qualsiasi caso, sottoporre le mie cose/storie ai vostri occhi.
Passiamo alla storia: ambienti familiari, in questo capitolo. O quasi.
Ancora una volta si instaura un parallelo nelle vite di Marlene e Regulus: ospiti inattesi, notizie (in)attese.
C'è chi reagisce meglio e sa come comportarsi, chi invece non ci sta proprio.
La narrazione è ancora intrisa di irreale comicità, visto che siamo ad un passo dalla Prima Guerra Magica (anche se nessuno sembra accorgersene, e me ne rendo conto): il mio è ancora un lavoro di caratterizzazione, caratterizzazione di  ragazzi, con tutta la loro immaturità, orgoglio, paura, sfacciataggine.
Regulus si staglia tra tutti come uno che è cresciuto troppo presto, che è costretto a celare la sua fanciullezza in un cassetto.
Marlene non ha proprio tempo di pensare che sta crescendo, anche se anche a lei si presenta davanti un futuro troppo repentino: e non ha tempo perchè è troppo impegnata ad arrabbiarsi.
Dorcas, Amelia, Lily e i Malandrini sono testimoni delle sue "esplosioni", ma avvertono la presenza "pericolosamente" vicina di Regulus, che non li convince affatto.
Che fare?
Appuntamento alla prossima puntata!

Ora smetto di fare l'idiota, e vi do un'altra piccola coordinata.
La famiglia McKinnon è (chiaramente) ispirata alla famiglia Bernaschi de "Il Capitale umano", capolavoro di Virzì che non riesco a fare a meno di riguardare. E riguardare. E riguardare.
Una madre di origini italo-francesi giuliva come un'oca, un padre estremamente ambizioso che non accetta di perdere in alcun campo della vita, e un bellissimo fratello, che ha riscosso successo in Giappone. 
E sì, ho fatto cagare Sirius nelle mutande. Prometto che non accadrà più, ma a volte anche l'orgoglio dei Black va scalfito.

Sono pronta a sottopormi al vostro giudizio.
Se vi fa schifo quello che sto scrivendo, scrivetelo.
Se non vi crea poi tanto disgusto, ancora scrivetelo.

Oppure passate a leggere e basta, che sono contenta uguale :3
Buona lettura!
   
 
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