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Autore: Creecket    01/04/2015    2 recensioni
Si guarda allo specchio, il proprio riflesso che lo guarda pallido, anonimo. Ma la disperazione nei propri occhi è lí, dipinta con colori cupi come la notte.
L'aveva vista la disperazione, negli occhi di Byakuya. Mentre il sangue cominciava a rapprendersi nel viso di Renji, a seccare, ad infastidire, e la polvere si alzava fino ad attaccarsi sulle ferite aperte. Ricorda ogni taglio, ogni frattura, persino il sapore di sangue nella bocca, che ora si è sostituito a quello dell'alcool, di nuovo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Renji Abarai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Pallido.

(Rimpianto fratello di disperazione e rabbia)



007. Pale







Le luci del Seireitei si spegnevano fiocche, sotto la pressante cupola della notte, scura e cupa, senza stelle.

Dita pallide s'intrecciano tra i fili rossi che sono i capelli di Renji, le sue dita le sente ovunque, il sapore dell'alcool che ancora si posa sulla sua lingua.

Non dovrebbe bere, lo sa, non dovrebbe nascondersi sotto il dolce intorpidimento che gli crea l'ubriachezza, lo sa.

Lo ripete.


"Non dovresti bere così tanto, Renji" la sua voce è un eco di una presenza che ormai non è altro che un'ombra del suo passato.

Come lo era Hisana per lui.


"Lo so" bisbiglia nell'oscurità lui. "Mi dispiace"


In qualche modo riesce solo ora a capire come Byakuya si sentisse. Solo in quel momento ricordava la dolce compostezza dell'altro, mentre dentro imperversava la tempesta.

Solo che per Renji é difficile poter anche solo respirare. Mantenere la compostezza, dopo quello che è successo, era come chiedergli di tagliarsi la testa. Anche se in quel momento avrebbe potuto anche accettare di farlo. Solo per sentire di essere ancora collegato con il mondo dei vivi. Solo per poterlo rivedere.


"Il tuo nuovo capitano non è male, Renji, sono contenta che tu stia facendo del tuo meglio per collaborare con lui" la voce di Rukia gli rimbomba in testa, l'affermazione è semplice, ma è un complimento che lui non può prendere.

Lui non ha mai collaborato con quello.

Anche il solo pensiero gli provoca la nausea. Ma deve far finta, lo sa.


"Non dovresti pensare mai che il tuo capitano sia una persona ignobile, Renji"


"Lo so" ripete di nuovo, è un dialogo vuoto, inutile. La sua coscienza ha rubato la voce che un tempo apparteneva alla persona che lui più amava "Mi dispiace"


Nel buio della sua stanza può far finta che lui sia ancora lì, il suo profumo nelle lenzuola e i suoi capelli che sfiorano la sua pelle. Ma nella realtà, fuori da quella stanza, il mondo va avanti senza Byakuya Kuchiki.


Com'è possibile?

Com'è dannatamente possibile?


Se lo chiede ogni sera. Il mondo va avanti senza colui che per Renji costituiva la ragione di combattere, la ragione di vivere.




E vomita, tutto quel che sente è che sta vomitando l'anima, capelli e vomito che si mischiano, mentre Renji disgustato non può fare altro che vomitare, sputare via la propia vita, il proprio cuore, il proprio corpo.

Vorrebbe tornare indietro.


"Ma non puoi, Renji"



"Lo so" dice, la voce spezzata, le lacrime che si riversano sul pavimento. Batte un pugno sul pavimento rabbioso.

La rabbia, oh, quella c'è sempre, è sorella della disperazione e nemica della speranza. "M-mi dispiace"


Singhiozza, si dispera, segni rossi sul proprio viso, sporco di muco, lacrime, sudore e vomito. Proprio come quel giorno. Solo che in quel giorno il muco e il vomito erano sostituiti dal sangue.


Si guarda allo specchio, il proprio riflesso che lo guarda pallido, anonimo. Ma la disperazione nei propri occhi è lí, dipinta con colori cupi come la notte.


L'aveva vista la disperazione, negli occhi di Byakuya. Mentre il sangue cominciava a rapprendersi nel viso di Renji, a seccare, ad infastidire, e la polvere si alzava fino ad attaccarsi sulle ferite aperte. Ricorda ogni taglio, ogni frattura, persino il sapore di sangue nella bocca, che ora si è sostituito a quello dell'alcool, di nuovo.


Vomitare l'anima non gli basta.

Ricordare quello che è successo due anni prima è come uccidersi lentamente, mentre il sake gioca un ruolo importante e dolce nella propria autodistruzione.


Non aveva detto nulla, Byakuya, quando il proprio nemico lo aveva distrutto.

Un aureola di sangue che si formava alle proprie spalle, mentre la propria zampakuto faceva da arma dell'assassino in quel delitto. Il viso di Byakuya era... spaventato. La paura si era riversata su di lui come un fiume in piena, aveva sudato freddo, aveva guardato gli occhi completamente neri di Äs Nödt, e poi il suo viso si era ricomposto, mentre la vita gli scivolava lentamente dalle dita.

E da quelle di Renji.


Pensava che uccidere Äs Nödt sarebbe stata la scelta giusta, che si sarebbe sentito infinitamente meglio una volta morto.


Ma non era così.


Vederlo strisciare come un verme non era bastato. Ucciderlo come un cane randagio non era bastato.


Ironicamente era lui a sentirsi un verme in quel momento.


Si stringe le lenzuola madide di sudore intorno al corpo, mentre stringe le proprie pallide dita flebilmente attorno al collo della bottiglia di sake, e il cielo notturno viene squarciato in due dalla luce di un sole che dolorosamente sorge. Una striscia di sangue putrido che si riversa sul nero della notte che si ritira.


Mentre lui chiude gli occhi non può che sentire ancora la sua voce bisbigliare parole che lui, nonostante gli anni, non riesce a dimenticare.









"Lo so, mi dispiace" bibiglia all'alba.


































"Ti amo, Renji"

































NdA

(Questa fanfiction fa parte della mia, auto-imposta, sfida: "5 prompt a settimana!") Eccomi qui con una altro strazio scritto dalla sottoscritta! La storia è chiaramente un What if... dove il nostro caro Byakuya muore dopo il suo primo scontro con Äs Nödt. E, niente, in realtà avevo bisogno di scrivere qualcosa di leggermente angst, (ne avevo un bisogno davvero forte) e questi due mi sono tornati a mente!

Questa storia è comunque una cosa abbastanza messa lì, ispirato liberamente da "Your face, it haunts my dreams" di Nemeryal (storia che segue il filo della serie Civil War della Marvel, per chiunque volesse leggerla, e vi consiglio caldamente di leggerla se vi piace la Stony, vada qui) Ringrazio caldamente e indirettamente l'autrice, che spero un giorno leggerà per caso questa storia.

E niente. Tutto qua.

Grazie a te di aver letto! E di aver sentito il peso sul petto assieme a me!

Qualunque cosa, errore ortografico o quel che sia, scrivete una piccola recensione! Ve ne sarei anche molto grata, se si trattasse di un complimento o di una critica costruttiva!

Graize ancora se sei giunto fin qua sotto! ^^

Bye!

Espada.


  
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