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Autore: Zola_Vi    02/04/2015    1 recensioni
“So perché hai paura di parlarmi. O guardarmi. O toccarmi.”
Aggrottò le sopracciglia, forse infastidita. 
“Il tuo cuore sa benissimo che torneresti da me, se solo tu lo facessi.” 
“Io ascolto la mia testa, Harry. Il mio cuore non c’é più, ormai.” 
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“Ti detesto.” 
Lui rise. 
“Davvero, Harry.” 
I suoi occhi brillavano di una luce strana, che ultimamente non aveva visto. 
Mi soffermai ad osservarli. 
Era da tempo che non lo facevo, che non lo guardavo attentamente. 
“Ti sei incantata?” 
Scrollai la testa, alzandogli ben in vista il mio dito medio sulla faccia, con un sorrisetto beffardo disegnato sul viso. 
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Corrugò la fronte e con passi impercettibili cercò di tornare indietro verso la porta, poiché io mi mossi verso di lei, intrepidamente e senza ripensamenti. 
Toccò la maniglia, ma non riuscì a girarla: avevo chiuso a chiave. 
Spalle contro il muro, alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. 
Il suo flebile respiro, adesso scostante, arrivò al mio petto. 
Mi avvicinai al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro. 
“Devi fare solo ciò che ti dirò.” 
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Voleva la guerra? 
“E guerra sia.” pensai. 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2

 

*Flashback*

 

“Che hai, Piccola Peste?” 

“Non mi piace questo posto.” sospirai, appoggiando la mano al mento per sorreggermelo. 

“Si chiama ‘Ospedale’” rise lui. 

“Non mi importa come si chiama. So solo che mi dà fastidio vederti sdraiato lì su quel letto, fermo e dolorante.” 

“Guarda che sto bene, non ho male.” 

“Sei un bugiardo. Ti ho sentito lamentarti prima con Anne.” 

Aggrottò le sopracciglia, come se avessi offeso la sua virilità. 

“E’ umano soffrire.” gli feci un occhiolino.
“Non fare la gran donna. Hai solo nove anni, simpaticona. Sei ancora una nanerottola.” 

“Non c’é bisogno di aggredire.” sghignazzai divertita. 

“Il tuo segreto é al sicuro con me. Nessuno saprà che sei qui a piagnucolare… a meno che tu non faccia qualcosa per farmi cambiare idea.” 

Mi fece il verso e io gli sorrisi, irritandolo probabilmente ancor di più. 

“Sei qui per torturarmi?” 

“Sono qui perché…”

“Perché?”

“Noi ci siamo sempre l’uno per l’altro, no?” 

Lui annuì. 

“E poi la mamma mi ha detto che qui é pieno di caramelline per i bambini.” esclamai fissandone una proprio davanti a me, nel comodino. 

 

*Fine Flashback* 

 

“Ti ha cercata ovunque.” 

“E non smetteva di chiamarti.” 

“Non faceva che irritarsi, che starsene da solo, che allontanare tutti.” 

Le frasi corte, ma concise, di Gemma continuavano a risuonare per tutta la stanza, con lo scopo di farmi sentire sempre più in colpa. 

Singhiozzava. 

E io non facevo niente. 

Proprio niente. 

Non avevo il coraggio nemmeno di guardarla negli occhi. 

Soffrire non ti dà il diritto di trattare come pupazzi le persone, e io l’avevo fatto. 

Mi lamentavo che tutti mi lasciassero sempre sola, ma alla fine era esattamente ciò che avevo fatto con Harry. 

Ero stata debole, per una volta. 

E in un primo tempo avevo pensato potessi concedermelo, che fosse perdonabile. 

“Volevi pareggiare i conti, non é così?” chiese duramente, con le lacrime agli occhi. 

“Hai voluto si sentisse esattamente come ti stavi sentendo tu. O come ti eri sentita quando lui era sparito dalla tua vita.” 

Non le risposi. 

“Non sapendo con chi prendertela, ti sei vendicata su di lui per cercare conforto. Per non sentirti l’unica persona abbandonata sulla terra.” 

Corrugai la fronte. 

Come poteva essere così arrabbiata da pensare una cosa del genere?

“Ti posso capire Ploon, davvero. Solo che… pensavo fossi più matura e forte di così. Sai, ti ammiravo così tanto. Ma sembra che crescendo tu sia diventata una lastra di ghiaccio però. Non sei più la bambina dolce e buona di un tempo, quella di cui si innamoravano tutti solo parlandole per un secondo.” 

La verità era che le sue parole non facevano neanche più male. 

Non mi toccavano.

Mi dispiaceva solo vederla in quello stato per causa mia. 

“Io posso uscire se hai bisogno di restare un po’ da sola con lui.” le dissi soltanto. 

Scosse il capo, forse esterrefatta dal fatto che non avessi nulla da aggiungere. 

“Sei sempre stata come una sorella per me… ma sembra che ormai io vi abbia persi entrambi.” sentii solo sussurrarla. 

Poi uscì dalla stanza, lasciandomi nuovamente sola con Harry. 

“Sembra quasi che a noi un po’ di pace non sia mai concessa.” pensai, sorridendo tra me e me, ormai rassegnata, girandomi verso il volto del ricciolo. 

“Ma proprio per questo, forse, noi, alla fine, in un modo o nell’altro, finiamo sempre per stare insieme. Anche se… ci facciamo del male.” sospirai. 

Era da tempo che una lacrima non bagnava il mio viso, e neanche in quella circostanza successe. 

Sfiorai la guancia del ragazzo dalla voce profonda e roca, ricordandomi quanto mi piacesse farlo in passato.

“Sai, ti scrivevo ogni giorno, in delle lettere. Era per sfogarmi, per mantenere vivo il tuo ricordo per sempre… Non te le ho mai spedite, mi dispiace.” 

Continuavo a parlargli, sperando mi ascoltasse in un qualche modo.

Anche se in realtà, quella che aveva bisogno di sentire tali parole ero io, per distrarmi.

Lui non era mai stato così impotente e fragile davanti a me.

Voleva sempre apparire forte, invincibile, impenetrabile… un po’ come me.

E adesso, invece, sembrava che il destino ci stesse prendendo in giro: bastava guardarci da lontano per scorgere in noi solitudine e tristezza.

A volte alle persone davvero meravigliose succedono cose davvero orribili.

E si, certo, é la sofferenza che ci aiuta a crescere… ma é anche quella che ci cambia.

Perché a cercare per molto tempo il paradiso, si trova l’inferno.

Scusate davvero molto per la brevità del capitolo, ma nei prossimi giorno non potrò scrivere e pubblicare nulla, quindi almeno volevo lasciarvi questo piccolo pezzettino <3 
Spero ugualmente vi sia piaciuto C: 
Fatemi sapere, vi risponderò con immenso piacere! 
Un bacione a tutti, 
-Zola. 

 

   
 
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