Capitolo 3: Gettati e ripescati
-
Capitan Barbossa: a poppa di tribordo! - furono queste parole a
destare Elizabeth la mattina seguente. Le aveva pronunciate Will con
una certa eccitazione. La ragazza salì in fretta sul ponte.
-
Non vi accontentate di poco, mastro Turner –
sentenziò
Barbossa scorgendo con il cannocchiale un galeone spagnolo da quattro
alberi – Tutti gli uomini sopra coperta! - urlò
poi, al che
Gibbs si affrettò a richiamare gli altri che ancora
dormivano
nelle loro brande.
-
Signori: abbiamo trovato il nostro pesce da far abboccare –
affermò
il capitano quando tutti furono giunti sul ponte, indicando con un
ampio gesto del braccio il veliero poco lontano.
-
Con tutto il rispetto signore: altro che pesce, quella lì
è
una balena! - sostenne Pintel riferendosi alla grande mole
dell'imbarcazione – Andrà a finire che
sarà quello lì
a mangiare noi! - aggiunse preoccupato.
-
Ti sbagli:le balene non mangiano gli uomini e nemmeno i pesci,
è
un errore comune – lo ammonì Ragetti con aria da
saputello.
-
Lo dicevo in senso figurato, come dici tu –
ribatté il
compare infastidito dal vizio di quel pirata di doverlo correggere
sempre.
-
Non succederà nulla se l'esca che gli prepareremo
sarà
abbastanza allattante – assicurò Barbossa
guardando
rapidamente i componenti della ciurma e soffermandosi su Miss Swann.
-
Non vi azzardate a mettere nel mezzo Elizabeth! - lo sgridò
adirato Will che se ne era accorto.
-
Sempre a pensare male voi, eh? - commentò il pirata
divertito
dal rapido accalorarsi del giovane.
-
Cosa volete che faccia, capitano? - si fece avanti la ragazza
sfidando la pazienza del fidanzato che la osservava con occhi di
fuoco.
-
Voglio che torniate a vestirvi da uomo – riferì
quello
sorridendo – Due donne sono troppe per una barca –
concluse
facendo ammutolire tutti.
-
Esattamente come pensate di agire, signore? - chiese Gibbs.
-
Sapete recitare una parte? - domandò quello; tutti si
guardarono l'un l'altro senza sapere cosa dire.
-
Ho sempre voluto lavorare al teatro o al circo –
esordì
Ragetti – ma poi... - si interruppe per la torva occhiata del
capitano.
-
Che dovremmo recitare? - sbottò Pintel.
-
Saremo dei poveri pescatori scampati al naufragio della propria
imbarcazione e in cerca di un passaggio. Faremo affondare questo
battello non appena avremo finito di raccogliere tutto il necessario
– spiegò brevemente l'interpellato - Voi due
potreste
fingere di essere figli miei – propose ai due fidanzati
– Perciò
vedete di rimettervi quei vestiti che indossavate l'altro giorno
–
ordinò alla fanciulla.
-
Ma non so dove... - protestò quella.
-
Li ho presi io – affermò Tia Dalma interrompendola.
-
Lei sarà la mia signora – li informò
riferendosi alla
bruna veggente.
-
E noi? - chiese Pintel.
-
I miei marinai, cos'altro vorreste fare?! - lo riprese il Capitano.
-
Ma allora cosa cambia?!Lo siamo già! - protestò
Ragetti.
-
Sì, ma farete i marinai di un peschereccio –
puntualizzò
il capitano lasciandoli comunque delusi. - Avanti, sbrigatevi ora! -
comandò.
Mentre
tutti si affrettavano alla messa in atto del piano, chi raccogliendo
armi e provviste, chi ammainando le vele, chi tenendo d'occhio la
nave avvistata, si innalzò un'onda improvvisa che fece
rovesciare l'imbarcazione scagliando l'intero equipaggio in acqua.
-
La scialuppa!Non dobbiamo perderla! - si affrettò a
strillare
Barbossa agli uomini cercando di restare a galla. Pintel e Ragetti si
diressero con grandi bracciate a recuperarla mentre Will, Cotton,
Marty e Gibbs tentavano di afferrare armi e bagagli sballottati dalle
onde.
-
È l'Olandese Volante! - urlò con terrore Gibbs.
- Dov'è
Elizabeth? - domandò preoccupato Will dopo che, nella
confusione generale si era infine accorto che non era con loro.
Nessuno sapeva rispondergli, essendo inoltre continuamente incalzati
dal Capitano che, arrivato alla scialuppa, li incitava ad affrettarsi
a raggiungerlo. Will continuava ad urlare il nome della fidanzata e
ad immergersi per assicurarsi che non fosse finita a fondo. Cotton e
Marty gli lanciarono una cima e lo tirarono verso la barcaccia
issandolo a bordo.
-
È meglio che restiamo qui – intimò
Barbossa agli
altri, data la vicinanza dell'Olandese Volante, ma il giovane Turner
si tuffò di nuovo in mare.
-
Dove credete di andare? - lo richiamò il Capitano.
-
Deve essere rimasta a bordo! - rispose lui dirigendosi verso il
battello che era rimasto sul pelo dell'acqua, seppur capovolto; non
gli importava se quei pirati lo avrebbero abbandonato, lui non
avrebbe abbandonato di certo l'amata.
L'Olandese
tirò fuori tutti i cannoni che aveva e in pochi minuti del
galeone restarono solo fumo e tavole di legno sparse, i cadaveri
galleggianti tra le onde.
Nel
frattempo Elizabeth aveva tentato con ogni mezzo di uscire dalla
cabina ma la porta si era bloccata. Credeva che fosse ormai giunta la
fine, rivide in un attimo tutta la sua vita e pensò che
probabilmente non sarebbe andata in paradiso. Le lacrime le
annebbiarono la vista e prostrarono le sue energie quando
sentì
dei colpi provenire dall'esterno. Rispose battendo sulla parete. Era
sicura che fosse Will. Pochi minuti che le sembrarono interminabili e
lo vide dall'oblò con un fucile tra le mani. Capì
all'istante quali fossero le sue intenzioni e così gli fece
cenno con la testa, allontanandosi dalla porta della cabina. Solo
dopo capì anche che sarebbe stato inutile, pensiero che
toccò
parimenti il ragazzo: non aveva considerato che la polvere bagnata
rendeva inutilizzabile quell'arma...
Il
tempo passava, non sapeva più cosa fare; provò
con
l'ormai inseparabile pugnale conficcandolo nella serratura, ma
l'acqua rendeva tutto più difficile e il boato dei cannoni
dell'Olandese sembrava scandire quegli attimi incitandolo ad essere
più veloce. Elizabeth dall'interno provava ugualmente a
liberarsi. D'un tratto l'imbarcazione si rovesciò e, senza
capire come, il giovane riuscì ad aprire la porta e liberare
la fanciulla facendo appena in tempo a lasciare il battello che
colò
a picco.
Elizabeth,
ancora impaurita, lo stringeva con tutte le forse mentre lui con un
braccio nuotava per avvicinarsi alla scialuppa: - Grazie –
bisbigliò con un filo di voce, lui la guardò
senza
rispondere, ma con espressione più sollevata.
-
Eccoli lì! - urlò con gioia Gibbs quando li vide,
e in
breve la ciurma mosse i remi verso di loro. Will fece salire per
prima lei e poi fu aiutato da Pintel e Ragetti a salire a sua volta.
Incrociò lo sguardo di Tia Dalma che gli sorrise abbassando
il
capo.
-
Ci avete fatto prendere uno spavento, bambolina! - affermò
Pintel non appena la ragazza si sedette facendola arrossire.
-
Mi dispiace – si difese con un po' di vergogna – Mi
stavo
cambiando...si è rovesciato tutto...Cosa è
successo? -
domandò al Capitano. Quello non proferì parola ma
si
voltò verso l'Olandese. Elizabeth si sentì
raggelare il
sangue nelle vene al ricordo di ciò che avevano passato
qualche giorno prima a causa di quella nave maledetta, ma un' altra
sagoma all'orizzonte attirò la sua attenzione.
-
Dovremo aspettare la prossima nave – asserì il
Capitano con
stizza.
-
Barbossa – anche Will notò qualcosa indicando con
il dito un
punto. Allora questo afferrò il cannocchiale, si
alzò
in piedi e restò qualche secondo ad osservare nella
direzione
indicata.
-
Il kraken! - sussurrò con terrore Ragetti ai compagni.
-
Batte bandiera inglese – dichiarò il redivivo
pirata – E
si sta avvicinando all'Olandese, ma non sembra stia per attaccarla.
Appurato
che si trattava di una nave, Pintel guardò male il compare
sospirando.
- Giusto
oggi doveva passare di qua quel dannato Davy Jones! -
imprecò
Gibbs.
-
Dobbiamo avvicinarci – affermò Barbossa.
-
Ha ragione – dissero in coro Will ed Elizabeth dopo essersi
accorti
della reticenza degli altri. A malincuore presero i remi e si
apprestarono a ridurre le distanze tra loro e le due navi, evitando,
però, di esporsi troppo.
-
Se ci vedono ci fanno fuori subito! - constatò Pintel.
-
Tanto se non lo faranno loro ci penseranno gli squali – lo
incoraggiò il marinaio dall'occhio di legno – Sai
quanti ce
ne sono in queste acque?E mangiano gli uomini loro! - aggiunse. Le
sue parole giunsero alle orecchie della ciurma che , istintivamente,
si ritrasse dai fianchi dell'imbarcazione.
-
Fermatevi – ordinò Barbossa quando si trovavano ad
una
distanza che gli consentiva di poter vedere abbastanza chiaramente
cosa stesse accadendo tra le due navi. - Chi è quel
damerino?
- domandò poco dopo aver sbirciato nel cannocchiale.
Will
afferrò lo strumento e guardò a sua volta: un
uomo
elegantemente abbigliato con tanto di parrucca e cappello alla guida
di un nutrito gruppo di soldati dal costume nero. Soffermandosi
sull'albero maestro notò che accanto alla bandiera
britannica
ne sventolava un'altra nera con la sigla IEC. Giunse così
alla
risposta: - È Lord Cutler Beckett –
dichiarò passando
il cannocchiale ad Elizabeth. È il rappresentante della
Compagnia delle Indie Orientali. Ci ha arrestati lui.
-
Conosce la storia del forziere!Per questo voleva la bussola di Jack:
gli serviva per trovarlo – sostenne la ragazza riconsegnando
l'oggetto al Capitano.
-
Staranno trovando un accordo,è probabile –
osservò
Barbossa.
-
Cosa facciamo? - intervenne Gibbs, quando le due navi si furono
allontanate. L'Olandese si era immersa provocando una nuova ondata
che però non li toccò.
-
Dobbiamo affrettarci a trovare una nave. Se non fosse per loro due
avremmo potuto farci dare un passaggio anche da quello lì
–
asserì l'uomo riferendosi alla giovane coppia.
-
Potevate lasciarci morire allora! - si adirò Will.
-
Non fosse stato per noi non avreste neanche saputo di Beckett! -
soggiunse Elizabeth parimenti irritata.
-
È inutile che continuate ad accusarvi l'un l'altro
– si
intromise inaspettatamente Tia Dalma – Sono tante le navi che
solcano il mare oggigiorno. Dobbiamo solo aspettare –
concluse ed
allora restarono in silenzio e tesero lo sguardo in ogni direzione
attorno in attesa di vele in vista.
Pintel
e Ragetti in realtà cominciarono presto a parlottare fra di
loro del più e del meno, a bassa voce per evitare di
innervosire Barbossa; il quale rimase tutto il tempo attaccato al
cannocchiale. Lui, una volta capitano della grandiosa Perla Nera,
animata da una ciurma di dannati che incuteva paura al solo nominarla
e che aveva saccheggiato i Caraibi in lungo e in largo per un
decennio, indisturbata, si trovava ora alla guida di un gruppetto mal
assortito che faticava a tenere unito e che non era riuscito a
sottomettere completamente al proprio comando. D'altra parte capiva
la loro mancanza di fiducia: a turno aveva cercato di ucciderli
praticamente tutti e, in quanto a Tia Dalma, le sue intenzioni non
erano mai troppo chiare e sapeva che doveva ben guardarsi da lei,
nonostante lo avesse aiutato. Tuttavia aveva un'alta considerazione
di sé ed era perciò sicuro che avrebbe potuto
rendere
quegli sfiduciati nuovamente ligi ai suoi ordini; dopotutto erano
abituati ad essere comandati. Lo stesso non valeva per quei due
ragazzi: da quel poco che era riuscito ad estorcere loro e osservando
il loro comportamento, aveva capito che non erano facilmente
addomesticabili e gli sembrava che nascondessero qualcosa.
Perciò
si propose di continuare ad indagare sul loro conto facendo
attenzione a non mostrare troppo i suoi dubbi.
Il
sole stava calando e presto l'oscurità li avrebbe avvolti;
la
situazione stava diventando pericolosa perché non avendo
alcun
tipo di lucerna, rischiavano di venire travolti se una qualche
imbarcazione più grande si fosse trovata a passare di
lì.
Nessuno parlava più da almeno un'ora, si sentivano bruciare
gli occhi per essere rimasti a fissare l'orizzonte sforzandosi di
scorgervi qualche sagoma di nave, ma la rassegnazione e la stanchezza
avevano ormai preso il sopravvento sui loro animi. Iniziavano
già
a socchiudere le palpebre quando un sussulto improvviso fece
sobbalzare la scialuppa. Era stato Gibbs che si era alzato di scatto
in piedi:- Ma che ti prende?!Per poco finivamo tutti a mollo! - gli
urlò contro Pintel e la scimmia lo imitò.
-
Guardate là! - disse con esultanza il marinaio.
Barbossa
afferrò il cannocchiale e pronunciò sollevato: -
Finalmente! - era un piccolo brigantino.
-
Arriveranno in tempo a vederci? - chiese Will avvicinandosi al
Capitano. - Si sta facendo buio – aggiunse preoccupato.
Già
Cotton e Marty avevano iniziato a remare mentre Ragetti agitava le
braccia per tentare di farsi notare da quelli dell'equipaggio.
-
Allora: lasciate parlare me quando saremo più vicini
– si
raccomandò Barbossa.
-
È un peschereccio – notò Will vedendo
che gli uomini
a bordo erano intenti a sollevare delle reti – Non saranno
più
di una decina.
-
Questo gioca a nostro favore – affermò il redivivo
pirata –
Sicuramente non saranno pronti ad attaccarci. Quante armi abbiamo?
-
Quattro spade, tre fucili e tre pistole – rispose Gibbs dopo
aver
controllato.
-
Bene! - dichiarò con un'espressione soddisfatta il Capitano,
poi spostando gli occhi verso la giovane aristocratica: - Fortuna che
siate
riuscita a cambiarvi d'abito, ma si capisce comunque che siete una
donna. Dovreste coprirvi il volto – le consigliò.
-
Ho pensato io a questo – lo informò Tia Dalma
porgendo alla
ragazza un vecchio cappello di paglia che tirò fuori da una
sacca che aveva portato con sé da casa.
-
Sei molto preziosa Cali...Tia Dalma – la ringraziò
il pirata
destando il sospetto del giovane Turner che sia accorse dello strano
tentennamento dell'uomo nel pronunciare quel nome correggendosi. Ma
erano ormai vicini all'imbarcazione e se volevano che quel piano
desse i suoi frutti dovevano restare concentrati e uniti.
-
Come vi avevo detto prima fingeremo di essere dei pescatori che hanno
perduto la propria barca; voi è meglio che stiate muta Miss
Elizabeth, restate al vostro posto anche voi signor Turner.
Sarò
solo io a prendere la parola. E nascondete le armi per quanto
possibile – li ammonì il Capitano togliendosi il
cappello
piumato.
-
Secondo me siamo in troppi – asserì il pirata
dall'occhio di
legno. - Non ci prenderanno mai a bordo tutti quanti.
-
Avete ragione, mastro Ragetti – gli rispose Barbossa
sorridendo.
-
Grazie, Capitano – fu la risposta di quello con un tono
velato
d'orgoglio.
-
Perciò voi e Pintel salirete dopo, non fatevi vedere
–
ordinò con voce sarcastica.
-
Come?! - protestò Pintel.
-
A mollo! - scandì il Capitano spazientito e quelli
ubbidirono
gettandosi in acqua e nascondendosi dietro la poppa della scialuppa.
-
Vi lanciamo una cima, non preoccupatevi! - furono le prime parole dei
marinai del peschereccio non appena avvistarono i sette sulla
barcaccia. Will e Cotton si affrettarono a raccogliere la corda e a
legarla alla punta sporgente della prua.
-
Sia ringraziato il cielo! Voi giungete come una miracolosa visione e
noi che eravamo ormai preda della disperazione! –
esordì
Barbossa con una voce che suonava agli altri manifestatamente falsa
per la sua esasperata commozione.
-
Bene e ...si, vi abbiamo visti e pescati. È il nostro
mestiere! - affermò quello che sembrava essere il capo di
quella ciurmaglia.
-
Siamo anche noi dei pescatori, io sono John, questi sono i miei figli
Billy e Dan, e lei è la mia consorte Sandy – la
presentò
velocemente il pirata meravigliando chi lo seguiva per la sua
prontezza di inventiva. - Ah, e gli altri sono i miei compagni,
marinai che lavorano con me – aggiunse riferendosi a quelli
che non
aveva nominato. Furono aiutati a salire a bordo uno per uno
-
Siete naufragati, eh? .- domandò quello che aveva parlato
prima. Io sono Charlie comunque – affermò
stringendo la mano
a Barbossa.
È
la prima volta che vi capita una cosa del genere? Guarda come sono
spaventati i ragazzi! - sghignazzò un uomo dalla pelle cotta
dal sole e senza denti, dando una pacca sulla spalla ad Elizabeth che
teneva la testa bassa per non farsi vedere in volto dagli
sconosciuti.
Will
stava per scattare rispondendo con una spinta altrettanto forte a
quel marinaio che si era permesso di toccare la fidanzata, ma Gibbs
intervenne mettendosi davanti : - Lasciatelo stare il ragazzino,
è
muto sin dalla nascita, poverino! Ma gli siamo tutti affezionati! -
esclamò sospingendo la ragazza verso Will che la cinse con
un
braccio la spalla lanciando un sorriso forzato agli uomini
dell'imbarcazione. Poi notò che Barbossa gli rivolse un
rapido
sguardo di intesa, abbassando di colpo la testa verso la cintura in
cui teneva nascosta la pistola e allora si scostò
velocemente
da Elizabeth e tirò fuori la sua arma, contemporaneamente al
capitano che però fu il primo a fare fuoco verso uno dei
pescatori. Pochi secondi dopo Pintel e Ragetti salirono a bordo con
le spade e si innescò un combattimento tra pirati e marinai
che cercavano di difendersi con le fiocine e gli altri strumenti da
pesca. Resesi conto di non poter avere la meglio su quegli abili
combattenti il comandante del peschereccio, l'unico a non essere
stato ancora disarmato, urlò con paura : - Chi siete? Cosa
volete da noi?
-
Tutto ciò che avete. Siamo pirati – rispose
semplicemente
Barbossa.
-
E abbiamo una missione da compiere – gli fece eco Will
disarmando
il marinaio sotto lo sguardo divertito degli altri compagni di
viaggio.
-
Legateli e portateli via – comandò il maturo
filibustiere.
-
Una donna! - esclamò stupito uno degli uomini mentre
Elizabeth
gli stringeva una corda attorno alle braccia assieme a Cotton. -
Questo ti fa sentire ancora più umiliato, eh? Razza di
screanzato! - lo canzonò la ragazza dandogli poi un calcio
con
cui si vendicò dalla spinta di prima.
-
Qui non c'è il gabbio – asserì Pintel
con stupore
risalendo da sottocoperta.- Dove li mettiamo signore?
-domandò
al capitano.
-
Dove volete! Basta che mi li togliete di torno! - rispose il
filibustiere dirigendosi verso il timone seguito da Will ed
Elizabeth, oltre che dalla fida scimmia.
-
Ci penso io - si offrì Gibbs afferrando per un braccio uno
dei
marinai che era annodato con gli altri, e così dicendo li
portò insieme ai compagni sottocoperta sistemandoli nella
stiva, incurante delle loro proteste.
-
Quanto ci vorrà per arrivare a Tortuga? - chiese Will al
comandante.
-
Non meno di due giorni – fu la sua risposta mentre
organizzava gli
strumenti di navigazione che era riuscito a portare con sé
salvandoli dalle onde.
-
Se non altro abbiamo cibo assicurato – osservò
Elizabeth
guardando le reti da pesca ricolme rimaste sul ponte.
-
Già – sostenne Barbossa fermandosi a fissare anche
lui le
reti – Stasera mangeremo – aggiunse per poi
rimettersi a
governare il timone. In realtà la cena non fu un gran che,
dato che nessuno della ciurma sapeva cucinare e che mancava a bordo
qualsiasi tipo di condimento; ognuno mandò giù
comunque
la propria porzione, almeno per mettere fine al mal di stomaco dovuto
al quasi completo digiuno dei giorni precedenti. Dopo mangiato le due
donne beneficiarono del “privilegio” di poter
occupare loro le
uniche due cabine disponibili che dovettero sistemare come meglio
poterono; infatti non erano certo adatte a dormirci : piuttosto si
trattava di depositi in cui era stata risposto materiale di vario
tipo, tazze, piatti , ami, barattoli con esche, bottiglie...
Dopo l'infelice e stupida frase della volta scorsa,
ora cancellata ma Dj Kela sa di che parlo, avevo seriamente pensato di
non aggiungere contributi personali al capitolo limitandomi a
postarlo....
Ma quando mai i pirati sono seri!Allora eccomi qui a ringraziare tutti
coloro che leggeranno, e a dirvi che sono aperta a commenti e critiche
( sia positive che negative) e che non intendo lasciare la
storia incompleta!
Ciao a tutti, a presto!