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Autore: _neikos_    02/04/2015    5 recensioni
Un amore non corrisposto o forse solo un amore temuto da troppi.Un destino già scritto che non dà pace e non dà speranze. Una partenza sofferta e odiata, basteranno ad arrendersi?
Una nuova avventura ha inizio e stavolta Bunny prenderà da sola le sue decisioni.
In questa storia fonderò aspetti sia dell'anime che del manga.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Nuovo personaggio, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Seiya/Usagi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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Vi ringrazio tutte, davvero tantissimo. Pubblico questo ma sappiate che non era finito. Non mi avete dato tregua e ho deciso di accontentare chi mi ha chiesto questo a gran voce! Ma sappiate che a breve pubblicherò il 13 e doveva essere un unico capitolo quindi non vi lamentate di questo!! >.< perchè non doveva finire così!!
P.S. e visto che l'ho pubblicato per voi voglio assolutamente sapere cosa ne pensate!!! 


Serenity era stata risucchiata da presentazioni e strette di mano per il resto della mattinata. Ormai erano quasi le due e si trovava nel salone centrale dove si sarebbe tenuto il pranzo con tutte le ospiti. Diverse tavolate erano messe una affianco all’altra in verticale. Mentre quello dove avrebbe preso posto lei, anche se altrettanto lungo perché nessuna desse le spalle alle commensali, era messo in orizzontale e più centrato, per poter osservare ed essere vista da tutti. Aveva provato a fare attenzione a quello che le veniva detto, ma era praticamente impossibile. Nei suoi pensieri c’era spazio solo per Seiya, che ancora non era arrivato nella sala. Si guardava intorno per scorgere i suoi lunghi capelli, ma niente. L’urgenza di poterlo rivedere, e la voglia sfrenata di stargli ancora accanto non le davano tregua, e le divoravano lo stomaco. Così invece di prendere posto accanto a Pluto, le disse che sarebbe tornata subito e scappò al piano di sopra per corrergli incontro, per correre da lui.

Correva come una pazza non facendo caso più nemmeno ai tacchi e quando fu quasi in cima alle scale, la voce che udì le fece perdere completamente l’equilibrio e le gambe non le ressero più. Non era più quella di Regina del Coraggio… aveva sentito chiacchierare Yaten e Taiky, e sicuramente a rispondere era stato Seiya. Si ritrovò a fare l’ultimo gradino con le ginocchia. «Bunny! Attenta! Ti sei fatta male?» Seiya s’inginocchiò a terra per tirarla su, ma ancora una volta lei aveva cominciato a tremare come una foglia, e lui temette che potesse essersi fatta male davvero. Lentamente lei alzò il capo, incatenando i suoi occhi a quelli di lui, arrossendo senza controllo, «N- no.. non mi sono fatta niente.. sono solo scivolata» gli rispose cercando di sorridere.. «ahh.. sei sempre la solita testolina buffa! Anche se ora ti chiamano tutti principessa!» A quella provocazione lei rispose con una linguaccia, anche se non aspettava altro e dentro impazziva di gioia. E poi lui la aiutò ad alzarsi mettendole le mani sui fianchi. Lei gli posò le mani sugli avambracci per farsi un po’ di forza, osservandoli, c’era qualche nuova, piccola cicatrice che non aveva mai visto. Lui si scostò un po’ per osservare la sua reazione e lei alzò lo sguardo. Si aspettava il solito ragazzino che stava seduto al banco dietro al suo, invece davanti a sé c’era un bellissimo uomo che la guardava altrettanto estasiato. Ma era lui. Quegli occhi blu erano quelli di sempre. Quel sorriso sprezzante era quello che le aveva donato tutte le volte. E ora che lo aveva visto sapeva che lasciarlo andare, per lei, sarebbe stato impossibile. Serenity non riusciva a parlare, la gola era serrata. Riusciva solo a sentire i suoi battiti che acceleravano. Finché lui non fece un po’ più di pressione sui  suoi fianchi per attirare la sua attenzione: «Bunny? Tutto bene? Stai perdendo del sangue…» «No.. macché.. certo tutto benissimo.» Si guardò le gambe ed era vero, come al solito pagava la sua distrazione. Aveva dei graffi dove aveva sbattuto sull’angolo del gradino, e colava qualche goccia di sangue: «Nooo accidenti! Devo pulirmi prima di sporcare le scarpe, altrimenti chi la sente Neptuno!» «Dai ti accompagno..» «Ma no tranquillo, non ce n’è bisogno, non mi fa male..» «Invece si! Ragazzi ci vediamo di sotto».

Seiya per tutto il tempo che era rimasto chiuso nella stanza non aveva riposato, e non aveva sistemato le sue cose; aveva solo pensato a lei, a quell’abbraccio che desiderava da più di due anni, al momento in cui l’aveva stretta a sé rendendosi conto che lei non sarebbe mai passata.  Aveva cercato di escogitare un modo per non essere intrappolato di nuovo nei suoi sentimenti, aveva provato cosa dire o cosa fare. Invece davanti a lei era tutto inutile. L’aveva vista scivolare e cadere, e sapeva che era perché provava le stesse cose che provava lui. Sapeva che se lui a stento era riuscito a chiudere i bottoni della camicia, visto che le mani continuavano a tremare all’idea di rivederla, lei non avrebbe retto molto su quei tacchi. La conosceva meglio di chiunque altro. Sapeva che in passato lo aveva rifiutato, ma capiva bene quanto le fosse costato, aldilà di tutte le bugie che raccontava a lui e a se stessa. E vedendola lì, fragile, si sentì uno sciocco solo per aver pensato di poterla evitare. Si precipitò da lei e con premura l’ aiutò a rimettersi in piedi, perché era quello che avrebbe sempre fatto, l’avrebbe sempre sorretta in ogni modo. E una volta vista, sfiorata, toccata… non l’avrebbe lasciata sola, per lui era naturale prendersene cura e starle accanto. Solo lui, solo per lei! E non aveva pensato per un solo secondo che mandare via i fratelli potesse essere sconveniente. Solo in quel momento la principessa si accorse di Yaten e Taiky. E i due ringraziarono di dover scendere per risparmiarsi altro imbarazzo, visto che la scena a cui avevano assistito sembrava troppo privata, anche se non era successo nulla di che.

«Dove stavi andando così di corsa?» «e… io… a cercare voi.. pensavo che non sapeste dove fosse la sala…e avevo una fame…» Cercò la prima scusa che le passava per la testa, non poteva certo dirgli che stava impazzendo all’idea di non vederlo anche se si trovavano nello stesso posto. Lui scoppiò a ridere.. una risata sincera che lei amò ritrovare, «Non ci posso credere! Ti stavi ammazzando per la fame! Sei davvero una testolina buffa!!» Lei lo guardò ancora stregata dai suoi occhi e dalle sue labbra, e dalla sua bocca non uscì nulla di sagace o tagliente. Riusciva solo a guardarlo con gli occhi pieni di felicità e un sorriso che non sapeva reprimere. «Già..», «Dov’è il bagno?» «Qui, vieni..» Aprì la porta bianca e si trovarono nella sua stanza. Lui guardò ciò che gli si parava davanti meravigliato, era tutto così prezioso ed elegante, «questo non è proprio un bagno che si vede tutti i giorni…» «Ma no scemo, è la mia stanza, però ho tutte le mie cose qui, nel mio bagno. Aspettami un attimo, ora arrivo.» Si defilò nella porta sulla destra ma lui la seguì. «No dai ti aiuto!» Entrò insieme a lei e le si avvicinò, facendola poi sedere sul mobile accanto al lavandino, prendendole il cotone dalle mani, insieme all’acqua ossigenata. Semplicemente, con tutta la naturalezza possibile, e lei altrettanto naturalmente si lasciò sollevare sul mobile e prendere dalle mani gli oggetti per farsi curare e coccolare da lui. Ma quando le pose delicatamente una mano sotto la gamba, pelle contro pelle, l’atmosfera cambiò. Era un gesto delicato e innocuo, ma che per entrambi significava troppo. Mentre lei lo guardava rapita, lui non riuscì ad alzare lo sguardo, non poteva guardarla in quel momento, così vicina e così dannatamente irraggiungibile. E mentre il suo cuore faceva un altro balzo, era cosciente che lasciarla stavolta sarebbe stato devastante. Non si erano chiesti nulla su quei due anni passati lontano, non contavano niente ora che erano insieme, e infondo ad entrambi non sembrarono mai passati. Ancora lì, ancora complici. Ancora amici? No.. probabilmente non lo erano mai stati. Loro erano molto di più. Perché da subito furono due anime affini che si erano ritrovate, dopo essersi rincorse aldilà del tempo e dello spazio. Ancora più innamorati che mai, senza poterlo ammettere. Le pulì il primo graffio ma una volta tolto il sangue, la gamba era perfetta, della ferita neanche l’ombra.. lui la osservò stupito «Non c’è niente..» «Oh.. deve essere il cristallo del cosmo, è molto potente… mi protegge, mettiamola così..» gli prese il cotone e scese dal mobile, lasciando una mano nella sua, tenendosi in un equilibrio precario, mentre strofinava l’atra gamba per togliere il sangue anche da quella «Te l’avevo detto che non dovevi preoccuparti per me, non era niente..». E finalmente lui la guardò negli occhi, ma qualcosa era cambiato: «Già, sei incredibile Serenity, stupisci sempre tutti.» Il suo tono di voce era ambiguo, voleva essere rasserenante ma risultava tremendamente triste e amareggiato, per non dire che non l’aveva mai chiamata Serenity in tutta la sua vita. Si stava allontanando. E il suo sguardo rifletteva la tristezza della sua voce. Lei gli strinse di più la mano «Perché mi guardi così?» «Perché.. è vero non avevi bisogno di me. Sei diventata una donna molto forte…e...» si lasciò sfuggire un sospiro, «..e bellissima. Non sei più la mia testolina buffa. Sei la principessa Serenity in tutto e per tutto.» «Bhè.. anche tu sei cambiato.. Capitano.» Rispose lei quasi indispettita, quasi come se quella di essere cresciuta e cambiata fosse stata un’accusa. «Come fai a saperlo? Te l’ha detto Galaxia?». -Panico. E ora cosa fare? Mentire!-  «…Si… certo… Galaxia..». In quel momento lei allontanò lo sguardo dal suo, voltando il viso di lato. Non  avrebbe mai potuto mentirgli guardandolo negli occhi. Ma non poteva neanche mostrare quella che era stata la sua più grande debolezza. Il suo più grande dolore. Poi lui posandogli un dito sotto il mento la costrinse a guardarlo di nuovo. Negli occhi di Serenity rammarico, tristezza, e cosa? Speranza?... Tra loro silenzio, profondo e loquace silenzio.  «E tu?» «Io cosa?» «Tu perché mi guardi così?» Le parole scorrevano lente, strozzate, quasi sussurrate «…Perché mi sei mancato così tanto Seiya… Io… avrò sempre bisogno di te..» Non ce l’aveva fatta, non riusciva più a resistere e a fare finta di niente. Le era mancato come la luce del sole, e ora che lo rivedeva non voleva restare nell’ombra, voleva scaldarsi ai suoi raggi, anche se avesse voluto dire bruciarsi.  Lui non si aspettava quella risposta, quella reazione, quegli occhi lucidi che urlavano che era vero: Aveva davvero bisogno di lui, almeno quanto lui aveva bisogno di lei! E si ritrovò ad accarezzarla, incapace di smettere. Disegnando il contorno del suo viso con le dita, per poi sfiorarle le labbra con il pollice. Circondò la sua schiena con il braccio sinistro, avvicinandola ancora, per poterla sentire di più. E poi fu troppo tardi per tornare indietro, troppo vicini ma ancora troppo lontani, non sapevano chi dei due si fosse fatto avanti per primo, non capivano più niente, non erano più padroni di loro stessi, si stavano abbandonando completamente l’una all’altro. Si baciarono. E stavolta era perfetto. Era quello il sapore che avrebbe dovuto avere ogni bacio per lui. Era solo lei che avrebbe voluto tenere tra le sue braccia per tutta la vita. E più lei si abbandonava a lui, più lui la stringeva. E più lui la stringeva più lei avrebbe voluto che quel momento non finisse mai. Era quello il suo posto. Non la luna, non la terra, non il cosmo. Solo quello: tra le braccia di Seiya! Tutti i dubbi e le incertezze si erano dileguati, davanti all’uomo che amava così disperatamente, anche i sensi di colpa erano spariti. Ora aveva la certezza che aveva avuto ragione: La felicità completa l’avrebbe trovata solo con lui. Avrebbe potuto vivere senza di lui, come aveva vissuto quei due mesi in cui era riuscita a prendere diverse decisioni solo per lei, ma non voleva più farlo! Non voleva rinunciare a lui per nessuno al mondo. E sapeva che loro insieme sarebbero stati capaci di tutto e non un ostacolo per il bene. Il loro rapporto era diverso da quello che si poteva costruire con chiunque altro, andava aldilà dello stare insieme. Loro erano sempre stati compagni, e lo sarebbero stati ancora. Si erano sempre spalleggiati e soccorsi nei momenti di bisogno, sorretti nei momenti di sconforto  e sostenuti nei momenti cruciali. Si erano sfidati finanche per spronarsi a vicenda e divertiti come solo loro sapevano fare. Nulla e nessuno avrebbe potuto sostituirli, perché capire l’altro voleva dire capire se stesso.

Eppure qualcosa si stava spezzando ancora, Serenity lo sentiva, mentre lei trovava finalmente la pace, Seiya soffriva. Mentre lei si convinceva che insieme avrebbero difeso il cosmo da qualsiasi minaccia. Lui ingoiava l’amara consapevolezza che stare con lei avrebbe voluto dire portare il suo pianeta alla distruzione. Mentre lei accettava di aver fatto la giusta scelta, perché nessuna scelta che escludesse lui sarebbe potuta essere contemplata. Lui si pentiva di qualsiasi istante lo stesse conducendo verso il bisogno di lei, e malediceva ogni emozione che non era riuscito a sopprimere. Mentre lei capiva che stare insieme sarebbe bastato, anche se avesse voluto dire rinunciare ad una vita terrestre, perché non le serviva e non voleva nessuna vita che non comprendesse lui. Lui cominciava ad odiare se stesso per troppi motivi: perché avrebbe preferito non averla conosciuta affatto. Perché anche stavolta la sua forza di volontà vacillava, anche stavolta se avesse potuto scegliere liberamente avrebbe scelto lei. Mille volte lei, solo lei. Infischiandosi del destino che altri avrebbero affrontato senza di lui. E si odiava per questo. Si odiava per amarla così tanto da preferire la morte alla sua lontananza. Si odiava per non aver abbastanza male dentro per poter scegliere lei e non il suo popolo. Si odiava perché non era capace di rinnegare il dovere. E si odiava ancora di più per essere capace di un tale pensiero. Odiava se stesso perché odiare lei sarebbe stato impossibile. Solo il vederla donava pace a chiunque. Era stata una ragazzina che infondeva allegria nel suo prossimo, e ora era una donna che infondeva speranza, infondeva fiducia. Fiducia in un domani migliore e sicuro. E lui non poteva essere così egoista da averla tutta per sé. Lei sarebbe stata la luce che avrebbe illuminato un futuro radioso, fatto solo di pace ed alleanza contro l’oscurità e lui.. lui quella luce non avrebbe mai più potuto vederla.

Nel bacio in cui lei avrebbe voluto esprimere tutto l’amore e il desiderio che provava per lui, ora si riversavano solo rabbia e frustrazione. Serenity lo stringeva ancora a sé, posando una mano sulla sua guancia e l’altra dietro la sua nuca. Ma Seiya le strinse i polsi e si allontanò di scatto da lei. «Bunny no!» «Cosa?» «Perdonami, io non avrei mai dovuto.» «Perché?» e a quella domanda lui si intenerì appoggiando le mani che ancora stringeva, alle sue labbra. Osservandola, notando la confusione nel suo sguardo che piano piano si faceva consapevolezza, non capendo tuttavia a cosa fosse dovuta quest’ultima. «Io non posso.» Serenity credeva di sapere bene a cosa fosse da imputare la sua reticenza e si liberò bruscamente. Non volendolo neanche toccare se lui si considerava di un’altra. Si portò le braccia lungo i fianchi serrando i pugni e voltando il viso per non mostrargli le lacrime. «Seiya.. ma io..» «No!.. Ti prego. Non farmi questo!» Seiya si mise le mani tra i capelli stringendoli forte, quasi come se procurarsi del male fisico in quel momento servisse a non fargli sentire l’anima che si spaccava. Aveva solo sperato che lei potesse amarlo un giorno, che lei potesse ammetterlo, ma non aveva mai creduto che potesse accadere davvero. L’aveva desiderata così tanto, e ora che finalmente poteva essere sua, lui avrebbe dovuto sposare un’altra donna per un bene superiore. Le voltò le spalle per non guardarla negli occhi mentre la rifiutava, mentre era costretto a mentirle. Non avrebbe potuto fare altrimenti. Lei gli afferrò il braccio per farlo voltare, voleva vedere il suo viso e non la sua schiena mentre le spezzava il cuore un’altra volta, ma lui resistette. «Seiya non voglio perderti di nuovo.» «Non puoi perdermi. Non sono mai stato tuo. Non mi hai mai voluto. Non te lo ricordi più? E ora è troppo tardi, ora…» «Ora sei di qualcun altro.» Finì lei la sua frase, troppo infuriata e straziata per poter sentire quelle parole pronunciate da lui. «Si. E anche tu. Lo sei sempre stata.» La realtà che le veniva messa di fronte era atroce, arrivata come uno schiaffo in pieno viso. Ma ancora non bastava, non poteva bastare. «Seiya… SEIYA guardami! Non puoi dire così, io… ho sbagliato ma… Seiya per l’amor del cielo.. sono io! Siamo noi, non può non contare più niente. Non può non essere abbastanza per cambiare le cose! Ti prego.. » «Per te non lo è stato. Ora basta, per favore. Andiamo ti staranno cercando principessa.» Lei cercò di fermarlo ancora, di parlare con lui, ma il capitano fu irremovibile. Uscì in fretta dalla stanza senza aspettarla, non doveva. Se l’avesse guardata solo un’altra volta sarebbe crollato, e non poteva permetterselo. Entrò nella sala senza attirare molta attenzione, tranne che quella delle Sailor del sistema solare e dei suoi fratelli. Prese posto accanto a loro e puntò lo sguardo sul suo bicchiere, senza incontrare quello curioso dei suoi amici. Non avrebbe sopportato nessuna domanda, nessun commento, nessuno sguardo di ammonizione. Attese che la principessa facesse ritorno, solo allora il pranzo avrebbe avuto inizio, e lui non sperava altro che fosse veloce, per potersi chiudere ancora in quella stanza, lontano da lei e dai suoi occhi. Lontano dall’amore che gli veniva offerto e che era stato costretto a rifiutare come fosse stato veleno.

Passarono diversi minuti prima che Serenity facesse il suo ingresso, e non era la stessa persona che aveva accolto entusiasta le nuove alleate. A occhi attenti sembrava spenta, svuotata da ogni emozione. Ma fu un attimo e indossò bene la maschera che aveva imparato a portare. Diede nuovamente il ben venuto a tutte, dietro uno strato di trucco perfetto e movenze da perfetta principessa, rubando poco tempo per ringraziare le guerriere giunte da ogni dove e dando poi inizio al banchetto che lei neanche sfiorò. Dopo poco vide Seiya alzarsi e allontanarsi. Cercò i suoi occhi ma trovò solo indifferenza. Lui lasciò la sala per chiudersi nella sua stanza, lei invece non avrebbe potuto lasciare le sue ospiti fino alla fine. Avrebbe dovuto continuare a fingere. Fingere che tutto andasse come doveva, cosa non del tutto falsa… non per Pluto. Venus però conosceva fin troppo bene la sua migliore amica, aveva capito che qualcosa era successo. Qualcosa era cambiato. Dopo aver visto poi Seiya allontanarsi in quel modo non ebbe più dubbi. Stavolta era lei che sapeva cosa fare, sapeva di dover aiutare in qualche modo quei due testoni buoni solo a litigare. Ma avrebbe dovuto attendere anche lei la fine della giornata.


 

   
 
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