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Autore: ValeDowney    02/04/2015    3 recensioni
"Storybrooke sembra una cittadina come tutte le altre, se non fosse per il fatto che non è sulle carte, nessuno sa della sua esistenza e i cittadini sembrano nascondere qualcosa. Rose, una bambina dolce ma curiosa e sempre in cerca di guai, scoprirà, insieme al suo amico Henry, che qualcosa di magico si aggira per quella città"
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Rose of true Love

 
 
 
Capitolo IX: Strani Sintomi - Seconda Parte

 
Graham arrivò in pochissimo tempo in ospedale. Parcheggiò davanti all'entrata e, mentre Paige scendeva, andò velocemente sul retro, prendendo Rose in braccio ed entrando a passo veloce, seguito dagli altri due bambini, nell’ospedale.
“Voglio il mio papà” disse Rose.
“Il tuo papà sta arrivando e sarà al tuo fianco al più presto. Te lo prometto” disse Graham guardandola. Poi alzò lo sguardo quando vide il Dottor Whale. Andò subito da lui.
“Dottore, la figlia di Gold sta male” disse Graham una volta di fronte a lui.
“Perché la cosa non mi sorprende? Sapevo che sarebbe successo” disse il Dottor Whale guardando Rose che disse: “Mi fa tanto male la pancia.”
“Tuo padre avrebbe dovuto darmi ascolto molto prima quando volevo visitarti” disse il Dottor Whale.
“E’ grave?” domandò preoccupato Henry.
“Venite con me” disse il Dottor Whale e andarono in una stanza, facendo distendere Rose su un lettino. Bastò solo che il Dottor Whale premesse, non con molta forza, sulla parte destra della pancia, a far sussultare Rose dal dolore. Il Dottor Whale guardò Graham e gli disse: “Avete fatto bene a portarla qua d’urgenza. Se fosse rimasta ancora a casa, non so quanto grave sarebbe potuta diventare.”
“Che cos’ha?” chiese Paige.
“Appendicite, ma è diventata peritonite. Dobbiamo operarla subito” rispose Whale. Sentendo quelle parole, Rose sgranò gli occhi e replicò: “No! Voglio il mio papà! Voglio vederlo!”
“Rose, ascoltami. Se non ti operiamo subito, diventerà molto grave. Non possiamo aspettare il tuo papà, capisci?” disse il Dottor Whale guardando Rose che, ormai con le lacrime agli occhi, disse: “Voglio il mio papà. Lo Sceriffo mi ha promesso che sarebbe arrivato per poi starmi accanto.”
Il Dottor Whale guardò Graham che disse: “Non sapevo cosa dirle per calmarla.” Il Dottor riguardò Rose dicendole: “Mi dispiace, piccola, ma quando avremo finito, il tuo papà sarà accanto a te.” Poi guardò un’infermiera e aggiunse: “Preparatela e portatela in sala operatoria.”
L’infermiera, allora, spinse la barella con sopra Rose e, mentre andavano verso la sala operatoria, la bambina, con le lacrime che le scendevano lungo il viso, gridava guardando lo Sceriffo: “Me lo aveva promesso! Mi aveva promesso che il mio papà sarebbe stato al mio fianco! Non è vero che mantiene sempre la sua parola! La odio! La odio!” Ed entrò nella sala operatoria.
Graham guardò nella direzione della stanza in cui avevano portato Rose. Il Dottor Whale si fermò accanto a lui, dicendogli: “E’ dura quando ci si affeziona troppo a una persona. Poi non si riesce a farla andare neanche per piccole cose.” E, proseguendo, entrò anche lui in sala operatoria. Henry e Paige si affiancarono a Graham, guardandolo in silenzio.
“Vedrà, andrà tutto bene. Rose è una bambina forte” disse Henry. Fu la parola “forte” che fece scattare qualcosa nella mente di Graham. Qualcosa come un ricordo passato e lontano.

Foresta Incantata
 
Graham camminava per i tetri corridoi del castello di Regina. Proprio lei l’aveva convocato urgentemente per un nuovo compito e, se non avesse compiuto il suo volere, ci sarebbero state terribili conseguenze.
Arrivò in un’enorme stanza, dove trovò Regina e, accanto a lei, un uomo anziano vestito come un maggiordomo. Sebbene il fuoco fosse acceso nel camino, Graham sentì il freddo percorrergli il corpo. Ma era probabile che si trattasse semplicemente di paura.
“Ben arrivato, mio fedele cacciatore. Vuoi qualcosa da bere?” domandò la donna voltandosi verso di lui.
“No. Ma la ringrazio, vostra Maestà” rispose lui facendo un piccolo inchino con la testa. Regina gli sorrise. Ma non si trattava di un sorriso di gratitudine. Graham sapeva che quel sorriso non presagiva mai nulla di buono. Non per niente era stata soprannominata dagli abitanti del villaggio 'Regina Cattiva'.
“Se ti ho convocato, è perché ho un compito speciale per te e so che non mi deluderai” disse Regina, mentre camminava verso la tavola, sopra alla quale, al centro, era posata una ciotola con dentro delle mele.
“Che cosa dovrò fare, vostra Maestà?” chiese Graham, seguendola con lo sguardo.
“C’è qualcuno di molto potente che sta crescendo. Lo percepisco attraverso la sua magia. E io non tollero che ci sia qualcuno più potente di me” disse Regina, prendendo una mela e guardandolo.
“Come potete sapere che costui, o colei, possa essere più potente di voi?” domandò Graham.
“Perché si tratta della figlia del Signore Oscuro e della sua sguattera. La creatura che le sta crescendo in grembo sta diventando ogni giorno più potente, e la sua sarà una magia che andrà al di là della mia. Magia Oscura e Bianca combinate insieme. Potrebbe anche diventare più potente di suo padre” spiegò Regina.
“Che cosa dovrei fare?” chiese Graham.
“Ucciderla. Ucciderla prima che venga alla luce. Il Signore Oscuro non deve avere eredi” rispose Regina.
“Ma, vostra Maestà, si tratta di un’innocente creatura” disse Graham.
“Innocente o no, il suo sangue è sporco quanto quello di suo padre e io non posso permettere che Tremotino la cresca per farla diventare una brava allieva nelle arti oscure, per poi metterla contro di me” spiegò Regina.
“Vuole negargli il suo lieto fine?” domandò Graham.
Regina lo guardò e, sorridendo maliziosamente, rispose: “E’ per questo che sei il mio fedele cacciatore. Perché capisci subito ciò che voglio e sai benissimo che lo ottengo sempre. Ora va' e compi il mio volere. Ma se fallirai avrò il tuo cuore.” Mentre Graham, dopo aver fatto un inchino, usciva dalla stanza, guardò il proprio riflesso nella mela rossa.
Intanto, al Castello del Signore Oscuro, la dolce domestica di Tremotino, Belle, se ne stava nell’immenso giardino del castello a raccogliere fiori. Con lei c’era Excalibur, la fedele volpe del Signore Oscuro, mandata proprio da quest’ultimo per farle compagnia e, nell'eventualità, anche proteggerla.
Seppur la ragazza si trovasse al suo settimo mese di gravidanza, non aveva rinunciato a uscire un po’ all’aria aperta, anche se Tremotino voleva tenerla all’interno del castello.
“Potresti cadere. Farti male. Qualcuno potrebbe arrivare e portarti via e tu e la piccola sareste in pericolo.” Queste erano le raccomandazioni che Tremotino le faceva sempre. Lei sapeva che era più preoccupato per la figlia che le stava crescendo in grembo. Da quando avevano scoperto che sarebbero diventati genitori, Tremotino era diventato molto protettivo. Non faceva quasi mai uscire Belle dal castello. Nemmeno per prendere i panni appena lavati. Ora i vari compiti che prima erano di Belle erano stati affidati a Grachen, una donna di mezza età e balia che stava seguendo la gravidanza della ragazza. Grachen era stata una fata e, seppur Tremotino odiasse le fate, non aveva potuto dire di no alle richieste di Belle di averla come aiutante nel castello. E poi Tremotino sapeva benissimo che Grachen gli doveva un debito per un accordo stipulato con lei anni prima. Lo stesso accordo che aveva causato a Grachen la perdita delle ali. Secondo la Fata Blu, la più alta carica tra le fate, chi cedeva al lato oscuro non poteva più ritenersi dalla parte del bene, nemmeno una fata. E così si era ritrovata a lavorare per il Signore Oscuro. Non che si vivesse male: cibo e un tetto sulla testa erano sempre assicurati. Ma in cuor suo le mancava essere una fata, e il suo sogno era quello di diventare una fata madrina.
Belle raccolse delle calandule. Ne portò una al naso, annusandola a occhi chiusi. Li riaprì e, abbassando lo sguardo, guardando Excalibur, le disse: “Spero che questi fiori piacciano a Tremotino. Tu cosa ne dici, Excalibur?” La volpe emise dei versetti, scodinzolando. Belle sorrise. Poi si avvicinò a un cespuglio pieno di fragole, e disse: “Le fragole sono quasi mature. Spero siano buone. Le adoro.”
Quando Excalibur si voltò e ringhiò, anche Belle si voltò per vedere un uomo con un pugnale in mano. L’uomo alzò il pugnale, pronto ad attaccarla. Belle si portò una mano sulla pancia e, ansimando, disse: “Tremotino. Tremotino. Tremot…” Ma non fece in tempo a pronunciare per la terza volta il nome del Signore Oscuro, che l’uomo, inginocchiandosi, disse: “Non posso. Non posso.”
“Non capisco” disse Belle guardandolo, mentre Excalibur gli ringhiava contro.
“Non posso uccidere la bambina che portate in grembo. Non posso mettere fine alla sua vita. Deve vivere, anche se lei la vuole morta” disse Graham, tenendo la testa abbassata.
“Lei chi?” chiese Belle.
“La Regina” rispose Graham guardandola. Poi si alzò e continuò: “Non vuole che il Signore Oscuro abbia eredi e che ci sia qualcuno più potente di lei. E vostra figlia sarà molto potente.” Belle lo guardò. Era rimasta senza parole. Ma poi lo guardò con sguardo determinato e disse: “Se ne vada da qua! Subito! Prima che chiami il Signore Oscuro.”
“Va bene, me ne vado. Ma mi deve promettere che questa conversazione rimarrà tra noi. Il Signore Oscuro e soprattutto la Regina non devono sapere nulla. Ho la sua parola?” disse Graham.
“Le do la mia parola se se ne va immediatamente” rispose Belle. Graham la guardò. Poi si voltò e disse: “Ho salvato la vita di sua figlia. Mi deve un favore.”
“Magari sarò io ad averle salvato la vita, non avendo chiamato il Signore Oscuro. Nessuno deve entrare nel suo castello” disse Belle.
“Allora vuol dire che sono io a essere in debito con lei” disse Graham e se ne andò. Belle lasciò andare un lungo sospiro che non sapeva di aver trattenuto fino a quel momento. Excalibur la guardò emettendo dei versetti, preoccupata quanto lei per ciò che era appena accaduto.
Poco dopo, entrambe erano ritornate all’interno del castello e ora si trovavano nel grande salone. Belle era seduta al tavolo, mentre il mazzo di rose e calandule stava appoggiato su di esso. Tremotino la stava osservando, standosene seduto accanto a lei, mentre Excalibur si era acciambellata nella sua cesta.
“Mia cara, sei alquanto silenziosa. Di solito mi tormenti con le tue mille domande. Non è da te essere così. Cosa è successo di così interessante, da disinteressarti dal curiosare nel mio passato?” domandò Tremotino. Belle sembrò destarsi dai suoi pensieri. Lo guardò rispondendogli: “Niente di cui preoccuparsi.”
“Io mi preoccuperei più per quei fiori. Poverini: li vedo soffrire” disse Tremotino. Solo a quel punto Belle si ricordò dei fiori raccolti prima nel giardino. A fatica provò a alzarsi, ma Tremotino la bloccò dicendole: “Lascia stare.” E, con un solo cenno della mano, i fiori vennero avvolti in una nube viola, per poi finire dentro a un vaso. Belle lo guardò dicendo: “Non puoi usare la magia per tutto.”
“Lo so, ma mi diverte così tanto farlo” disse ridendo Tremotino.
“Ma non dici che la magia ha sempre un prezzo?” chiese Belle.
“Non ci ho rimesso nulla per dei miseri fiori” rispose Tremotino. Belle abbassò lo sguardo. Tremotino sapeva che ci era rimasta male. Quindi aggiunse: “Sarebbero stati miseri se fossero rimasti sulla tavola. Ma ora sono molto belli. Hai ottima scelta.”
Ma Belle continuava ad avere lo sguardo abbassato. Tremotino capì che non si trattava dei fiori. Quindi disse: “Va bene. Se non me lo vorrai dire, vorrà dire che chiederò all’altra che era presente con te. Ma visto che le volpi non hanno ancora imparato a parlare, allora…”  E stavolta fu Belle a fermarlo, domandandogli, alzando lo sguardo e guardarlo: “La nostra bambina sarà davvero potente?”
“Ma certo. Ricordati che lei sarà l’unione dell’oscurità con la luce. La sua magia sarà molto potente. Quasi come quella del suo paparino” rispose ridendo Tremotino. Belle abbassò lo sguardo sulla pancia, portandosi una mano sopra di essa per poi dire: “Non voglio che qualcuno le faccia del male.”
“Nessuno le farà del male. Se solo ci proveranno, dovranno vedersela con l’ira del Signore Oscuro. Ma per stare sicuri…”  Tremotino, dopo essersi avvicinato a Belle, posò le mani sulla sua pancia. Dalle mani del Signore Oscuro uscì magia viola e, quando ebbe finito, le tolse. Belle lo guardò domandandogli: “Che cosa è successo?”
“Oh, niente di che. Ho solo protetto la piccola. Diciamo che ho bloccato la sua magia fino alla nascita, così che nessuno di nostra conoscenza sappia più di lei” spiegò Tremotino guardandola.
“Ma quando nascerà, la sua magia si sbloccherà. E se qualcuno…” iniziò col dire Belle.
Ma Tremotino la bloccò dicendo: “Ma… ma… se… se… Non stare sempre a pensare dei 'ma' e dei 'se'.” La nostra bambina nascerà e avrà tutta la più potente magia che ci sia. Lei è il frutto del vero amore.” Belle sorrise. Poi Tremotino gridò: “Grachen!” In pochissimo tempo l’ex fata arrivò nel salone.
“Ha gridato, mio Signore?” chiese Grachen. Tremotino e Belle la guardarono. Poi Tremotino domandò: “Perché ti ci vuole sempre così tanto nell’arrivare quando ti chiamo?”
“Ho cercato di venire il prima possibile. Cosa desidera?” chiese Grachen.
“Porta due tazze di tè. Ma quella di Belle non deve essere troppo bollente” rispose Tremotino.
“Oh, non ti preoccupare per questo. Vorrà dire che aspetterò che si raffreddi un po’” disse Belle. Tremotino la guardò dicendole: “Cara, il motivo del perché non voglio che sia troppo bollente è per via della nostra piccola. Non vorrei che le capitasse qualcosa di spiacevole.”
“Come potrebbe mai capitarle qualcosa di spiacevole, con un papà che è lo stregone più potente di tutta la Foresta Incantata?” domandò sorridendogli Belle. Anche Tremotino le fece un piccolo sorriso. Poi guardò Grachen replicando: “Ora va', e non ci mettere troppo. Lo sai che odio aspettare. E già che ci sei, prepara anche una bistecca per Excalibur.”
“Subito, mio Signore” disse Grachen facendo un piccolo inchino con la testa per poi uscire.
“Secondo me, tu ti preoccupi troppo” disse Belle.
Tremotino la riguardò dicendo: “Io mi preoccupo il giusto.”
“Non dovresti essere così severo con Grachen. Ricordati che mi sta aiutando molto con la gravidanza e se non fosse per lei questo castello pullulerebbe di ragni e ragnatele” disse Belle.
“Risplendeva di più con te. Ma non voglio che tu faccia sforzi per via dello stato in cui ti trovi” disse Tremotino.
“Tremotino ce la faccio. Dico davvero. Solo perché sono al settimo mese di gravidanza…” iniziò col dire Belle, ma Tremotino la corresse dicendo: “Settimo mese inoltrato. Sei quasi all’ottavo.”
“Solo perché sono quasi all’ottavo mese non è detto che me ne debba stare sempre seduta a non fare niente” disse Belle.
“Be', leggiti un libro. Li adori, no? Ce ne sono tanti nella biblioteca e, poi, sono sicuro che alla piccola piaccia ascoltare molto la tua voce” disse Tremotino.
“Mi piace leggere i libri, ma non posso passare il tempo così. A momenti non posso neanche più uscire nei giardini a prendere un po’ d’aria” disse Belle.
“Basta aprire le finestre e ci sarà aria anche qua dentro” disse Tremotino. Belle lo guardò malamente. Quindi Tremotino disse: “Lo sai che lo faccio per il tuo bene, cara. Non voglio che ti affatichi troppo e che ti accada qualcosa di brutto. Dentro di te hai una vita che sta crescendo e che, quando nascerà, sarà molto potente. Io vi proteggerò entrambe. Nessuno oserà farvi del male. Ho già perso qualcuno a me molto caro in passato. Non voglio perdere anche voi due.”
A Belle divennero gli occhi lucidi. Lo abbracciò dicendo: “Tremotino, chi dice che sei un bestia è perché non è riuscito a vedere l’uomo dentro di te.”
Tremotino l’abbracciò senza dire nulla. Aveva uno sguardo preoccupato ma, allo stesso tempo, anche arrabbiato. Regina voleva uccidere sua figlia e sapeva che sarebbe andata fino in fondo. A questo punto sperava che il suo incantesimo temporaneo l’avrebbe ingannata. Ma fino a che punto?
Nel frattempo, Graham era già ritornato nel castello di Regina.
“Ne sei assolutamente sicuro?” chiese quest’ultima mentre se ne stava sdraiata su una specie di lettino di pelle rossa.
“Ho messo fine alla vita di quella piccola, uccidendola con il mio stesso pugnale, piantandolo nella pancia della serva” disse Graham a sangue freddo. Dapprima Regina sembrò un po’ restia nel credergli, ma poi si alzò e, dopo essersi fermata di fronte a lui, gli ordinò: “Mostrami il tuo pugnale. Voglio vedere se hai detto il vero.” E Graham estrasse il suo pugnale dalla cinta dei pantaloni, consegnandolo nelle mani di Regina che vide il sangue sulla lama di esso.
“Bravo, mio fidato cacciatore. Hai detto la verità” disse sorridendo maliziosamente Regina, mentre l’anziano signore si avvicinava a lei tenendo in mano una lunga custodia, nella quale depositò delicatamente il pugnale. L’anziano signore richiuse la custodia.
“Lei sa che io non la tradirei mai. Non doveva avere dubbi” disse Graham.
“So che posso sempre contare su di te, ma è sempre meglio non dare troppa fiducia a una persona. Ma ora non importa, perché Tremotino non avrà più eredi. E poi ti credo, anche perché non sento più la magia di quella marmocchia” spiegò Regina.
“Ha altri compiti per me?” domandò Graham. Regina si avvicinò a lui e, dopo avergli messo una mano sulla guancia, rispose: “No, ma hai diritto a una ricompensa.” E sorrise maliziosamente. Graham fu un po’ meno contento ma, finché la sua bugia avesse retto, sarebbe stato salvo. Finché, quindi, la Regina non avesse scoperto che quel sangue non era che quello di un povero cinghiale.
 
Storybrooke
 
Graham ritornò in sé. “Sceriffo, sta bene?” chiese Henry guardandolo. Graham lo guardò. Poi riguardò avanti e, portandosi una mano alla testa, rispose: “Sì. Sì. Stavo solo pensando.”
In quel momento, Emma e Gold arrivarono. Quest’ultimo era molto agitato. Graham andò da loro, ma non fece neanche in tempo a formulare una frase che Gold lo spostò violentemente da una parte per poi proseguire lungo il corridoio, guardando a destra e a sinistra.
“Gold, si calmi” lo richiamò Emma, mentre andava accanto a Graham e lo aiutava a rialzarsi. Lo Sceriffo disse: “Lo lasci fare. Sarà più ragionevole dopo che avrà smaltito la rabbia.”
“Dov’è Rose? Dov’è la mia bambina?” domandò Gold, continuando a guardarsi da tutte le parti.
“Rose è stata portata in sala operatoria. Il Dottor Whale la sta operando di appendicite” rispose Henry. Gold si voltò e, incominciando ad ansimare, si portò una mano sul petto per poi appoggiarsi al muro. Emma e Graham corsero da lui, cercando di sorreggerlo. Ma Gold li scansò e, riprendendo il bastone, che era momentaneamente caduto a terra, si andò a sedere su una delle sedie nella sala d’attesa. Aveva lo sguardo abbassato.
“Gold, deve cercare di calmarsi. Agitarsi la farà finire solo su un letto in una stanza qua dentro” disse Emma guardandolo.
“La smetta di tormentarmi e si faccia gli affaracci suoi. Voglio solo essere lasciato in pace” replicò Gold. Continuando a guardare il pavimento, non si accorse che Henry e Paige si erano seduti ad entrambi i suoi lati.
“Non siete obbligati a stare qua. Potete ritornarvene anche a casa” disse Gold,  non guardandoli.
“Tecnicamente io dovrei venire a casa con lei” disse Paige.
“Signor Gold, noi vorremmo rimanere finché Rose non uscirà dalla sala operatoria e ci assicurano che stia bene. Dopotutto è la nostra migliore amica” disse Henry.
“E i migliori amici stanno sempre insieme” aggiunse dicendo Paige. Gold si mise le mani sulla faccia, dicendo: “Sono un pessimo padre. Dovevo proteggerla e non l’ho fatto. Avrei dovuto ascoltare il Dottor Whale e farla curare. Ora non si troverebbe in quella fredda stanza sotto i ferri. Sta male per causa mia.”
“Non sta male per causa sua. L’appendicite viene fuori da sola e, quando fa tanto male, viene tirata via. Non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo” spiegò Henry.
Gold si tolse le mani dalla faccia e alzando lo sguardo, guardò la sua immagine riflessa nel vetro di fronte a loro. Così com’era. Il suo aspetto in quel mondo. Senza magia. Non avrebbe mai potuto curare la sua bambina. Ma se tutto ciò fosse successo nella Foresta Incantata, con un solo tocco di mano quell’appendicite non avrebbe mai dato problemi. Sarebbe stata solo una parola pronunciata per far paura. E lui alla paura ci rideva sopra. Poi spostò lo sguardo verso Henry, il quale aveva sulle ginocchia il suo libro aperto. Almeno quel bambino non gli dava fastidio come la madre, e si riferiva ad entrambe. Lo vide sfogliare le pagine fino a soffermarsi proprio sulla sua storia. Non quella relativa a lui di Signore Oscuro che stipulava accordi in cambio di qualcosa e nemmeno quella relativa alla Figlia del Mugnaio. No. In quell’immagine c’era lui che si stava baciando con… Belle. La sua Belle. La madre della piccola Rose. Quello sprazzo di luce che era ritornato nel suo cuore oscurato da secoli solo dal potere.
Henry era un bambino molto sveglio. Era riuscito a ritrovare la sua madre biologica, portandola fino a Storybrooke. E ora eccolo lì, al suo fianco, soffermato a guardare quell’immagine. Segno di quel piccolo e breve momento d’amore. Il primo che era sbocciato tra i due, dopo quella tazzina sbeccata e la rosa. Ma ora quell’altra “rosa”, il suo piccolo e dolce fiore, si trovava sotto i ferri dei dottori, pronti a salvarle la vita. Ma quello doveva essere lui fin dal principio, a doverle salvare la vita e, invece, era arrivato troppo tardi e ora si trovava ad aspettarla in quel corridoio dal color bianco acceso. Così acceso da odiare quel posto fin dall’ingresso.
Paige guardò al di là di Gold e, rivolta a Henry, disse: “Non ora. Non è il momento di pensare a quelle cose.”
“Ma Rose lo vorrebbe” disse Henry guardandola a sua volta.
“Che cosa vorrebbe?” chiese Gold. I due lo guardarono e Paige rispose: “ Che rimanessimo qua.”
“Sì. A farle compagnia” aggiunse Henry.
“Sapete. Molti mi hanno detto che io so sempre quando qualcuno mi sta mentendo” disse Gold.
“E’ una cosa che non possiamo dirle, Signor Gold” disse Henry.
“Si tratta dell’Operazione Cobra” disse Paige. Henry la guardò e stupito disse: “Paige!”
“Intanto ne era già a conoscenza. Rose gliene aveva parlato” spiegò Paige.
“Prima che pensi già male di mia figlia, Henry, ti riferisco che me lo ha detto solo a fin di bene. Lei vuole veramente aiutarti e sa che io ho molte conoscenze e che, quindi, potrei esservi d’aiuto. Ma se vi aiuterò è solo per Rose” spiegò Gold e guardò Henry, il quale rimase senza parole. Non si sarebbe mai aspettato che il Signor Gold volesse aiutarli con l’Operazione Cobra. O c’era altro sotto? Henry sicuramente ci avrebbe visto chiaro.
Poco dopo, delle infermiere uscirono dalla sala operatoria, trasportando una barella con sopra Rose. La bambina era leggermente sveglia ma non ancora del tutto. Gold, Henry e Paige si alzarono e Gold fu il primo, a passo veloce, ad affiancare le infermiere. Mentre guardava la figlia, disse: “Rose. Piccola mia. Il papà è qua con te.”
E cercò di prenderle la mano, ma una delle infermiere replicò, allontanandogliela: “Signor Gold, potrà stare con sua figlia dopo che l’avremmo portata nella sua camera.”
“Voglio stare con mia figlia!” replicò Gold.
“Mi dispiace, Signor Gold, ma non può. Protocolli ospedalieri” spiegò l’infermiera.
Gold si fermò per poi replicare: “E lei vuole sentire cosa si prova a essere bersaglio di una bastonata?!”
“Signor Gold” disse qualcuno. Gold si voltò, per vedere il Dottor Whale togliersi la mascherina da sopra la bocca e camminare verso di lui. Poi gli si fermò di fronte.
“Esigo di vedere subito mia figlia! Nessuno mi può impedire di andare da lei!” replicò Gold.
“E’ vero, nessuno può, ma io sì. E, come le ha detto prima quell’infermiera, sono protocolli ospedalieri e potrà andare in camera di sua figlia solo quando si sarà svegliata del tutto” spiegò il Dottor Whale.
Gold strinse l’impugnatura del bastone così forte che le sue nocche sbiancarono. Ma poi cercò di mantenere la calma almeno per il bene della sua bambina. Almeno per quella volta, avrebbe fatto ciò che gli dicevano.
“Molto bene” fu tutto ciò che disse.
“L’operazione è andata bene. L’appendicite è stata asportata, ma quello che le volevo dire è che doveva darmi ascolto prima, invece di ignorare gli strani sintomi che aveva sua figlia. Le do un consiglio: lasci le cose di medicina a chi di dovere e lei impari a fare il padre” spiegò il Dottor Whale e, voltandosi, si incamminò.
Mentre si allontanava, Gold replicò: “Attento a come parli, dottore, perché io la terrò sempre d’occhio. Dovrà sempre stare attento a ogni sua mossa… mio caro.” E sorrise maliziosamente, mentre Henry e Paige si guardarono preoccupati negli occhi.



Note dell'autrice: Eccomi finalmente qua con la seconda parte del capitolo. Scusatemi ma ho il cuoricino a pezzi dopo aver visto l'ultima puntata e soprattutto il promo dove si vede Rumple in ospedale. Oh mio dio, il suo povero cuore, ma anche il mio. Ma veniamo alla mia fanfict (poverooooo rumple....va bè ritorno alla fanfict). Come vedete finalmente ho fatto comparire Belle e scopriamo qualcosa di più sul passato e prima che Rose venisse al mondo. Regina voleva già ucciderla all'ora. figuriamoci nel presente. Graham nn si sa da che parte stia ma vi dico che adora Rose. E quando la piccola Gold si sarà ripresa, il magnifico trio (lei, Henry e Paige) torneranno all'opera, perchè ora che Rose si trova in ospedale, qualcosa accadrà (sia dentro l'ospedale, che fuori tramite Gold)

Passiamo ai ringraziamenti: ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la fanfict, che l'hanno messa nei preferiti e che recensiscono. E quelli che smeplicemnete la stann seguendo in silenzio.

Con questo auguro a tutti voi, miei cari Oncers, una bella serata e Buona Pasqua ovviamente

Al prossimo capitolo. P.S. quando Grachen arriva e chiede: Ha gridato Signore? E' un riferimento a una scena nella "Bella e la Bestia: un magico Natale" quando la Bestia chiama Tockins (l'orologio) e lui arriva correndo per poi chiedere: Ha gridato Signore?. Volevo fare un piccolo riferimento a questa breve battuta che mi ha sempre fatto ridere

 
 
 
 
 
 
 

  
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