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Autore: _infreefall    06/04/2015    2 recensioni
Lei, posata e di sani principi, fanatica del motto 'non credo se non vedo', si ritrova di fronte al crollo di tutte le sue certezze. Lui, non è certo di quello che può dare, ma sa cosa può avere.
DAL TESTO.
"Di questi tempi si legge molto di vampiri." ed era sempre stata certa che essi fossero solo pensieri scritti su carta, e tali avrebbe voluto che rimanessero.
In tutta risposta il non-ragazzo ruggì, e quando parlò le sembrò quasi arrabbiato.
"Un motivo in più per odiare voi umani."
"Perchè?" il ghigno odioso ritornò ad ornare le labbra del non-morto.
"Perchè" disse con voce carezzevole "vi comportate come se i vampiri li aveste inventati voi." e questa era sicuramente la frase moralmente più sbagliata da dire in un momento così critico.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1.


Il cinese take away durante quelle serate era quasi d'obbligo, e Beatrice sapeva, senza ombra di dubbio, che quella parte della serata sarebbe stata la sua preferita in assoluto. Gli involtini primavera, il pollo alle noci, i biscotti della fortuna e tutte quelle porcherie decisamente poco salutari ma che le piacevano da morire le aggiustavano irrimediabilmente il tiro dopo le ore passate a 'chiaccherare' con le amiche, incentrate solo su un tipo di argomenti. Beatrice sorrideva mentre mangiucchiava delle patatine in busta e lanciava le briciole contro Alina che le mandava occhiate di fuoco dal divano. Quella serata era stata straordinaria... per una volta, per la prima forse, Beatrice aveva aperto bocca sui racconti di Giordana, ed aveva discusso con le altre dei racconti della giornata. Certo, non era sempre stata poi così tanto simpatica, e non tutte le sue osservazioni furono sempre rosee, ma le sue amiche si accontentarono che, almeno per una volta, Bea non si fosse chiusa nella sua bolla e che, seppur solo per l'ultima mezz'ora, aveva deciso di degnarle della propria attenzione anche se di controvoglia. A detta di Margherita quella volta toccava proprio a lei armarsi di ombrello e cappotto per andare a ritirare il pasto dal ristorante due traverse più lontano da casa sua, e verso le otto e mezzo, quando il languorino della fame iniziò a farsi vivo per tutte, mise le scarpe di gomma antiscivolo, infilò le dita nei guanti lavorati a maglia, e si chiuse la porta alle spalle lasciando Margherita, Alina, Giordana e Sara dentro, nel calore del focolare. Percepì immediatamente sulla pelle il freddo umido causato dalla pioggia, ed il suolo bagnato sotto i piedi instabili sulla strada scivolosa, sbuffò, e assottigliò lo sguardo per verificare la presenza della pioggia. Con suo grande sollievo le goccioline bagnate non scendevano più, e per questa volta il suo ombrellino arrugginito sarebbe rimasto al sicuro nella sua borsa. Nelle orecchie le risuonava a bassissimo volume - da far in modo di sentire eventuali macchine pericolose alle sue spalle - una delle sue canzoni preferite dalla musica calma e dolce che alleviava di poco il fastidio del freddo che sentiva penetrare sino alle ossa anche attraverso i vari strati di vestiti pesanti che indossava. Ci mise veramente pochissimo a raggiungere il ristorante, e quando entrò il tintinnio dello scaccia pensieri sulla soglia la fece sorridere. Ordinò, aspettò che arrivasse il tutto e chiese il conto. Questione di minuti, fortunatamente, altrimenti si sarebbe finta ammalata ed avrebbe fatto andare qualcun altro al posto suo. Si caricò la busta sulla spalla destra e si strinse ancora nel cappotto beandosi del calore del cibo nella busta che le scaldava mezza schiena. Con un po di attenzione nel cielo si distingueva la sagoma perfettamente rotonda della luna nascosta dietro nuvole pesanti e fitte, ed in lontananza si sentivano i rombi dei tuoni lontani, simili a gorgoglii macabri emessi da un gigante, che sembrava nascosto sotto la terra sulla quale poggiava i piedi. Ogni tanto il cielo veniva rischiarato dai lampi, ed il silenzio rotto dallo strillo di qualche corvo nascosto fra i rami degli alberi del viale. Quella situazione la inquietava parecchio, ed affrettò il passo per arrivare in fretta a casa e rinchiudersi al sicuro nella sua tana.  Non aveva attraversato neanche la prima traversa che la separava da casa, quando un lamento soffocato, e il rumore di un corpo che sbatteva contro un muro la fecero immobilizzare sul posto. Le cuffiette le scivolarono dalle orecchie e lei le spense staccandole dal cellulare, rizzò le orecchie per sentire qualche altro rumore, ma la strada era diventata silenziosa in modo quasi opprimente. Si disse che forse era stato solo uno scherzo del suo cervello intimorito dallo stato macabro e scuro della strada in cui si trovava, allora virò a destra e prese una scorciatoia che l'avrebbe portata a casa più velocemente senza dover attraversare tutta la strada principale a piedi e da sola. Se ne pentì quasi subito comunque. Quel viale stretto era privo di qualsiasi luce, e strane ombre dettate dalle nuvole in movimento strisciavano lente sui muri muschiati. Gli stivali di gomma facevano rumore sull'acciottolato dell'asfalto consumato. Non aveva mai preso quella strada prima, e si chiese perchè l'avesse voluta intraprendere proprio ora. Si chiese anche perchè si sentiva così inquieta, e si diede della stupida al pensiero che si spaventava come una bambina solo per un po' di buio. Era quasi arrivata alla fine del viale quando un movimento repentino ed un'ombra scura nella coda dell'occhio la fecero immobilizzare di nuovo e voltare di scatto la testa verso destra. L'ombra era sparita appena l'occhio raggiunse il punto giusto, ma lei era sicurissima di averla vista, e si chiese cosa diamine stesse succedendo. Fu un attimo. Il grido di un ragazzo le fece capire che l'ombra, di sicuro, c'era stata, ma non da quel lato. Si voltò dalla parte opposta a quella che stava guardando, da dove provenivano lamenti soffocati ed assottigliò gli occhi. L'ombra di un corpo rannicchiato se ne stava accasciata contro il muro. Si voltò verso di lei che sussultò violentemente, e riuscì a distinguere nel buio il luccichio di quelli che sembravano occhi pieni di lacrime. "Aiutami." un sussurro solo, ma Beatrice lo udì come se fosse il grido più lacerante del mondo. Sentiva di non riuscire a muoversi, ma che cavolo?
"Aiutami" tossì nuovamente quella che sembrava decisamente una voce maschile "aiutami, ti prego." Beatrice mosse un passo, ma un gridò le si bloccò in gola soffocandola quando un'altra ombra balzò giù dal muro di fronte al ragazzo e si riversò con violenza sul corpo di quest'ultimo.                          
"Non farmi del male ti prego." Beatrice era paralizzata. "ti prego, ti prego, ti prego." un mantra. Forse di Bea, forse della vittima. L'ombra si mosse repentina, ed alzò il corpo del ragazzo di fronte al suo, e a Beatrice sembrava si stessero guardando negli occhi. Nel buio distinse il luccichio di un orecchino d'argento all'orecchio sinistro dell'ombra più grossa. Un ringhio, una risata, un grido. Il ragazzo sbatteva le mani sul muro preda del dolore, ma lei non riusciva a capire cosa gli stesse facendo l'altro, chinato in modo strano su di lui. Mancava poco al momento nel quale il ragazzo smise di dibattersi. E non ci volle niente al che Bea capisse che fosse morto, e che lei avesse appena assistito ad un omicidio. Beatrice strinse gli occhi e lasciò cadere la busta con il cinese per terra. Scollò a forza i piedi dal pavimento e corse a perdifiato fino alla fine del viale, fino alla fine della cosa più spaventosa che avesse mai vissuto in vita sua. E dire che quella era la giornata più comune di tutte, noiosa, e monotona... Si bloccò ad un incrocio, disperata fece per svoltare a destra con le guance macchiate dal mascara e bagnate da lacrime furbe che lei non aveva notato. Una mano gelida che la blocca per il polso tremulo. 'è fatta' è l'unico pensiero che le balena nella testa 'mi ha vista, ora mi ammazza'. Prova a voltarsi verso l'aggressore, ma non ce la fa. E' come se una forza esterna la tenesse bloccata li, i quel punto, in quella posizione. Allora prova ad urlare, ma ha la gola secca e la bocca impastata. Sente odore di sangue dappertutto, ed un sussurro spaventoso nell'orecchio.                
"Tu, non hai visto niente." poi, il vuoto.





ANGOLO AUTRICE_
Ecco qua il postino Pat... nanananana. No okay, questo èèèèè, ilsecondocapitolodellamiafanfiction, e tanti auguri di buona Pasqua a tutti lalalala! *sclero time finito*
Come sempre non so che scrivere nell'angolo autrice, ma vorrei davvero dire due paroline serie adesso: GRAZIE MILLE A COLORO CHE HANNO LETTO IL PROLOGO, ma soprattutto a chi l'ha aggiunta alle seguite, e chi ha recensito (solo uno, ma vabbuòò.) Spero vivamente che questo primo capitolo in quanto avvio alla vera storia vi abbia almeno un po incuriositi. Mi scuso se è davvero moolto corto, ma farò in modo che gli altri siano più lunghi e, perchè no, anche più avvincenti... fatemi sapere che ne pensate e... niente, alla prossima.
Un bacio, A.
  
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