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Autore: Lucy_1398    07/04/2015    1 recensioni
Ogni volta che si guardava nello specchio Chelsea si sentiva nauseata dall' immagine che lo specchio le rimandava. 
Era una diciassettenne bassa per la sua età, camminava tenendo lo sguardo basso e i pugni chiusi come se si dovesse difendere da qualcosa, aveva due grandi occhi di un verde scuro e capelli biondo cenere, ricci. Non era particolarmente bella né popolare, al contrario era una ragazza timida e insicura. L'unica amica che aveva era sua madre, afflitta da una malattia terminale. Suo padre le  aveva abbandonate appena aveva scoperto che la madre di Chelsea, Margaret,  era incinta. Chelsea non era un adolescente come le altre: aveva solo 17 anni eppure si sentiva come se tutto il peso del mondo le gravasse addosso. A volte desiderava solo di non essere mai nata e si rannicchiava in un angolo della sua stanza singhiozzando silenziosamente, tenendo la fronte appoggiata sulle sue ginocchia sperando che qualcuno la venisse a salvare, ma non veniva mai nessuno a salvarla. Era sola. Sola ad occuparsi della madre malata e sola nell'affrontare tutti i giorni le cattiverie dei suoi compagni di classe.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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L'indomani mattina Chelsea si preparò per andare a scuola. Fece per prendere lo zaino ma prima entrò nella camera di sua madre e la trovò addormentata. Chelsea pensò che sembrava un angelo quando dormiva. Il suo volto era disteso e sembrava quasi che sorridesse, non c'era traccia di alcuna preoccupazione sul suo volto al contrario di quando era sveglia. Chelsea pensò che sua madre avesse una malattia grave anche se il medico riteneva che sarebbe guarita presto. La ragazza si avvicinò al letto, scostò la frangetta dalla fronte di sua madre e le stampò un bacio sulla fronte. Chelsea avvertì una sensazione di calore sulle labbra e temette che sua madre avesse la febbre.
"Non ti preoccupare mamma, oggi andiamo dal medico che ti guarirà presto > sussurrò, ma nemmeno lei credeva alle sue parole.
Uscì dalla camera di Margaret e andò a scuola.




Alle 7.45 entrò in aula 4, dove il suo professore l'attendeva.
"Ciao Chelsea, accomodati pure. Ti ho convocato perchè mi sono accorto che da un po' Chloe e le altre ti infastidiscono parecchio e sono veramente preoccupato per te."
Chelsea appoggiò entrambe le mani sopra il banco che la separava dal professore.
"Loro non lo fanno con cattiveria. Scherzano" disse Chelsea agitata.
"Scherzano? Ti ricordo che ieri la signorina Chloe Snell ti ha fatto sbattere rovinosamente il viso a terra e tu mi dici che scherzano? Avresti potuto farti veramente male..." il viso del professore si contrasse dalla rabbia.
"I-io..." balbettò Chelsea e il professore le prese una mano accarezzandola.
"Lo capisci che sono preoccupato per te, Chelsea?" Chelsea annui', tremando leggermente.
"Se dovessero darti ancora fastidio non esitare a comunicarmelo, intesi?" Il professore aumentava sempre di più la presa sulla sua mano.
"Sì professore" sussurrò la giovane poi aggiunse "a proposito come è andata con Chloe dal preside ieri?"
"Snell ha insistito di non averlo fatto apposta e il preside non ha replicato ma le ha detto solamente che episodi del genere non devono più accadere. E' stato anche troppo indulgente per i miei gusti." Ringhiò il professore aumentando ancora di più la stretta sulla mano di Chelsea.
"Professore così mi fa male" piagnucolò lei.
"Oh certo, scusami." Il professore le lasciò la mano e si alzò.
"Ora devo andare e dovresti andare anche tu. Ci vediamo lunedì prossimo alla lezione di ginnastica" Disse nervosamente.
Chelsea annuii e si diresse a passo svelto in aula. Le faceva ancora male la mano. Chissà cosa era preso al professore... L'aveva a dir poco spaventata poco prima. Il suono della campanella la riportò alla realtà. La professoressa di italiano decise di mettere a gruppi di due gli studenti e fargli fare una specie di esercitazione per l'imminente compito in classe. Mise Ashton insieme a Chelsea. Ashton era un ragazzo carino e popolare che suonava in una band composta da alti tre membri. Aveva occhi verdi come Chelsea e capelli castano chiaro. Era sempre sorridente e gentile con tutti al contrario di Chloe e le altre. Chelsea aveva una cotta per lui fin dal primo anno, infatti ogni volta che poteva gli lanciava delle occhiate, a volte lui se ne accorgeva e a quel punto lei abbassava lo sguardo, imbarazzata. Tutte le sere si ritrovava a pensare a lui e come sarebbe stato se un giorno l'avresse invitata ad uscire e magari anche al ballo scolastico di fine anno.
"Chelsea! Mi piace la tua treccia" la salutò allegramente lui.
"Ciao. Ti ringrazio" borbotto` arrossendo visibilmente.
Ashton scoppiò a ridere e poco dopo anche Chelsea. Quel ragazzo aveva una risata contagiosa.
"Oh Chelsea, mi stai troppo simpatica" le disse Ash sorridendole.
Chelsea cercò qualcosa di intelligente da dire ma non trovò nulla e se ne uscì con un semplice "anche tu sei simpatico", pentendosi di averlo detto subito dopo. Sembrava una frase così stupida. Perchè si sentiva sempre a disagio quando cercava di avere una conversazione con qualcuno? Odiava sentirsi così.
"Bene, mettiamoci al lavoro o la professoressa ci mangerà " disse Ash facendole l'occhiolino.
Dopo quelli che sembrarono solo 10 minuti a Chelsea, suonò la campanella del cambio dell'ora.
"Ok Chelsea, è stato un piacere passare un ora di questa odiosa materia con te" Disse Ash sempre sorridendo.
Chelsea rise e Ash si diresse verso il suo banco. Per le restanti 2 ore di lezione Chelsea non riuscì a concentrarsi su ciò che spiegavano i professori. Guardava Ashton due file di banchi avanti a lei e fantasticava su di lui come una bambina. Immaginava che fossero fidanzati e che ogni pomeriggio uscissero insieme scherzando, ridendo e amandosi alla follia. Per la prima volta in vita sua si sentiva felice e si diresse a casa con un sorriso idiota stampato in volto. Verso le 16.00 Chelsea e Margaret si diressero dal medico.
"&E' il mio turno tu aspetta qui piccola, cerco di sbrigarmi ".
"Sì mamma".
E Chelsea vide sua madre uscire dalla stanza del medico solo dopo una ventina di minuti. Sua madre aveva una strana espressione sul volto e Chelsea si allarmo'. "Che ti ha detto il medico mamma?"
Ma Margaret non rispose. Le tremavano le labbra e aveva gli occhi lucidi. Chelsea la prese per mano e la portò fuori di lì, dove alcune signore anziane si erano messe a fissarle con aria interrogativa, fino alla loro macchina.
"Non volevo che gli altri ti vedessero piangere mamma ma ora ti prego dimmi che ti ha detto il medico"
implorò Chelsea.
"Ho una malattia terminale, tesoro. I dottori mi danno al massimo due mesi di vita".
   
 
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