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Autore: _Kurai_    07/04/2015    1 recensioni
La strada era libera, il silenzio quasi totale. Makishima strinse le manopole inferiori del manubrio, tendendo i muscoli delle gambe e sollevandosi dal sellino. Eccolo, il vecchio Peak Spider. I capelli iridescenti non ondeggiavano più a destra e a sinistra, ma il suo pazzo dancing era sempre lo stesso.
Toudou Jinpachi guidava da qualche ora. Non gli era mai piaciuto spostarsi in macchina, ma a volte era necessario. Non amava neppure quello stupido pickup con il logo dell'onsen gestito dalla sua famiglia, che tossicchiava sempre al momento di accelerare.
Un contrasto forte con il vecchio Jinpachi, che si faceva vanto della sua accelerazione silenziosa.
Sì, decisamente pedalare gli mancava.
[8 Years Later] [MakiTou]
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jinpachi Toudou, Yuusuke Makishima
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Right Here

I can see every tear you've cried
like an ocean in your eyes
All the pain and the scars have left you cold
I can see all the fears you face
through a storm that never goes away
Don't believe all the lies that you've been told

Per un lunghissimo istante, entrambi rimasero a guardarsi senza sapere cosa dire, come reagire.

Fuori aveva ormai quasi smesso di piovere, ma in quel momento l'interno di quel pickup con il rivestimento grigio macchiato di umidità era un mondo a parte, lontano mille miglia da lì.

Erano loro, ma non erano più gli stessi.

Lo Sleeping Beauty dell'Hakone Gakuen e il Peak Spider del Sohoku High erano cambiati, cresciuti, avevano perso qualcosa lungo la strada, ma si erano di nuovo incontrati lì.

Gli occhi di Jinpachi in un attimo si svuotarono di tutta la nebbia e qualcosa in fondo a suo sguardo si accese come un falò estivo.

Ora ricordava chiaramente, anche se c'era ancora qualcosa di confuso, come appannato. Non erano solo i vetri, su cui Yuusuke aveva scarabocchiato distrattamente mentre aspettava il suo risveglio. Ci mise qualche minuto ad accorgersi che erano lacrime. Di nuovo.

Si concentrò sullo sforzo di trattenerle per non compromettere ulteriormente la sua immagine agli occhi di Makishima, ma non poteva semplicemente arginare tutti quegli anni di nostalgia e rimpianto, di parole non dette perché troppo pesanti per attraversare l'oceano, troppo intime, profonde e importanti per essere pronunciate al telefono. Era semplicemente...troppo.

Makishima vacillò.

Era già la terza volta in poche ore che veniva spiazzato a tal punto da fare qualcosa che no, decisamente non era da lui.

Si accorse di averlo abbracciato istintivamente solo quando lo spazio tra di loro era già azzerato, la faccia di Jinpachi era affondata nella sua spalla e il calore del suo corpo era decisamente vicino.

Yuusuke non aveva mai amato il contatto fisico e le manifestazioni d'affetto, e per un istante rimase sconvolto dalla sua stessa azione.

I'll be right here now
to hold you when the sky falls down
I will always
be the one who took your place
When the rain falls I won't let go
I'll be right here

 

Poi, nel silenzio imbarazzato rotto solo da qualche singhiozzo che sfuggiva al controllo di Jinpachi, la consapevolezza lo colpì come una botta in testa.

Nonostante tutto, nonostante le mille cose che non riuscivano a dirsi se non nell'unico modo in cui avevano imparato a comunicare, nonostante ancora si sentisse a disagio per quella situazione così assurda... quel vuoto che aveva sentito negli ultimi anni, in un punto imprecisato tra il costato e la bocca dello stomaco, sembrava essersi riempito.

"Se avessi saputo che avresti reagito così ti avrei lasciato dormire ancora un po', sho..." alzò gli occhi al cielo, notando solo in quell'istante che la pioggia era cessata e lontano, tra le montagne, era spuntato un piccolo arcobaleno.

 

"Scusa Maki-chan..." Toudou si staccò leggermente, cercando di evitare lo sguardo di Yuusuke "non volevo che mi vedessi così, mi hai sorpreso in un momento... complicato" cercò di spiegare, tirando su col naso.

Si asciugò le lacrime con una manica della maglietta, cercando di riprendere un contegno.

Chissà cosa avrebbe pensato Fuku a vederlo così: in quel momento non avrebbe potuto proprio essere definito "tsuyoi". Ma ormai non lo vedeva da quasi due anni, come tutti gli altri.

"E di cosa dovresti scusarti esattamente, sho? Se comunque sono di troppo e tu stai meglio ora io andrei, volevo fare almeno ancora una ventina di chilometri entro sera..."

Yuusuke fece un passo indietro, turbato da quel Toudou così diverso e privo di difese, ma comunque ostinato a tentare disperatamente di nascondere la sua debolezza... il vecchio Makishima, quello che fuggiva davanti alle situazioni complicate nei rapporti interpersonali, quello che non sapeva gestire le emozioni proprie e altrui senza sentirsi a disagio, quello che stava sempre in disparte in qualsiasi contesto che non fosse il road racing, iniziava a premere per uscire allo scoperto.

La stretta sul suo polso fu improvvisa e quasi dolorosa.

"No, non andare via, per favore... il ryokan è vicinissimo e poi per un bel pezzo di strada non ci sono posti dove passare la notte, rischieresti di trovarti in mezzo al nulla col buio... e poi hai tutta questa fretta di salutarmi, Maki-chan?" Per un attimo riapparve anche il vecchio Toudou, che fino ad allora era rimasto nascosto chissà dove. "Metti la bici nel cassone dietro, non accetterò una risposta negativa".

"Se la metti cosi credo proprio di non poter rifiutare, sho..." sospirò, inclinando leggermente gli angoli della bocca. Scese dalla macchina e si massaggiò le gambe intorpidite, poi sollevò la TIME e la sistemò premurosamente nel retro del pickup.

In pochi minuti erano davvero arrivati.

Toudou sembrava essersi trasformato, o meglio, sembrava essere tornato il Toudou di sempre, come se non fosse successo nulla. Non aveva smesso di parlare per un istante dal momento in cui Makishima si era seduto di nuovo accanto a lui nell'auto dopo aver sistemato la bici. Si sentiva lo stesso che qualcosa non andava, come una nota troppo aspra in un dolce, ma Yuusuke finì comunque per farsi trascinare via dal suo entusiasmo, reale o ostentato che fosse.

Arrivati sulla porta del ryokan indugiò con lo sguardo sul cartello “Chiuso per motivi familiari” fissato all'ingresso, fece per staccarlo ma poi cambiò idea.

Non era previsto l'arrivo di ospiti, quella sera. Chiudere per una notte non sarebbe stato un grosso danno, in fondo.

Yuusuke lo notò ma non disse nulla. In fondo anche a lui non dispiaceva non dover condividere il tetto con degli sconosciuti, e visto il malessere di Jinpachi di qualche ora prima era un bene che non si stressasse oltre. E... forse non gli dispiaceva nemmeno restare lì un po' da soli. Era come se qualcosa gli stesse sfuggendo, ma percepiva comunque quella nota che li accomunava, che li aveva sempre accomunati sin da quella prima gara in cui avevano combattuto uno contro l'altro, farsi sempre più forte. Era impossibile non percepirla, ma era una sensazione a cui non sapeva dare un nome.

 

A Londra si era sentito come in una bolla. Una bolla iridescente e caleidoscopica di esperienze, ma gli era sempre mancato qualcosa. Aveva gareggiato nelle più importanti corse ciclistiche europee, ma non si era mai piazzato nei primi posti. Aveva cambiato diversi team, aveva tentato di provare l'adrenalina della competizione più e più volte, ma non era mai stata la stessa cosa. Aveva frequentato l'università, conosciuto gente, lavorato a fianco del fratello Ren per qualche anno ma era come vivere la vita di un altro. A volte si era sorpreso lui stesso a fissare quel nuovo cellulare che gli aveva regalato Ren, con una rubrica che pian piano si era riempita di nomi scritti in romaji, che per lui significavano poco o niente. Solo persone con cui condividere parole vuote. Forse quelle telefonate quasi ossessive gli erano davvero mancate.

Per quanto ai tempi della scuola ogni tanto le considerasse oggettivamente una seccatura, non aveva mai buttato giù, aveva sempre ascoltato quei fiumi di parole che Jinpachi riversava nel telefono. Per quanto il più delle volte rispondesse a monosillabi, a volte se Toudou non lo chiamava per qualche giorno si sorprendeva a provare qualcosa di simile alla preoccupazione.

Quando Yuusuke, inghiottito dalla routine londinese, si era accorto che non lo sentiva da mesi, che poi erano diventati anni, aveva pensato che avesse trovato qualcosa di meglio da fare, che fosse felice.

Invece, evidentemente, si era sbagliato.

E no, nemmeno lui era felice.

 

Il ryokan era esattamente come lo ricordava. Era bello vedere come sembrava che nulla fosse cambiato, anche se in realtà era cambiato tutto. Sembrava solo aleggiare nelle stanze un'aria diversa, ma non sapeva definirla.

Toudou era sparito in un ripostiglio attiguo all'ingresso già da qualche minuto, lasciandolo solo con le sue riflessioni. Quando uscì aveva in mano due yukata e due asciugamani.

Yuusuke accolse la proposta inespressa con gratitudine, e seguì Jinpachi nell'onsen. L'acqua calda gli fece ricordare di colpo quanti chilometri aveva percorso, regalandogli sollievo.

 

“Non avresti dovuto tagliarli, erano così belli...” Toudou parlò per la prima volta da quando erano entrati, accennando ai capelli di Makishima, che sfioravano appena il pelo dell'acqua.

“E allora tu? Cosa ti ha portato ad abbandonare il tuo simbolo? Ho rischiato quasi di non riconoscerti, senza cerchietto, sho”

Jinpachi si rabbuiò per un istante. “Non lo metto più da quando ho smesso di pedalare” disse piano, cercando di guardare in qualsiasi posto che non fossero gli occhi di Makishima, ma venendone comunque irresistibilmente calamitato.

Yuusuke non riuscì a celare la sua espressione incredula e sinceramente dispiaciuta. Non riusciva a sopportare di vederlo così giù di morale, e confrontarlo con quel concentrato umano di entusiasmo ed esaltazione che ricordava dai tempi del liceo lo confondeva.

“Come vedi, devo gestire la baracca da solo. Non c'è più tempo per gareggiare, e ormai ho perso l'occasione di fare del ciclismo la mia vita. Gli altri sono andati avanti, e io sono rimasto qui. Tu eri a Londra e negli ultimi anni non ho avuto il coraggio nemmeno di sentirti perchè... sarei stato obbligato a pensare a tutto quello che avrei potuto avere” si interruppe per emettere un piccolo sospiro, che si perse nel vapore. “Allo stesso tempo mi sento un ingrato, perchè mio padre sta male e mia madre soffre, mentre io sono qui a portare avanti il loro lavoro che mi ha mantenuto fino ad ora e non faccio che lamentarmi... non è ironico, Maki-chan?”

“Scusami... non potevo immaginarlo, Jinpachi... non avrei voluto obbligarti a parlarne, davvero” Makishima arrancò, cercando disperatamente un modo per evitare che il suo vecchio rivale piombasse nuovamente nel baratro, senza trovarlo.

“Tranquillo, prima o poi lo accetterò” minimizzò Toudou “scusami tu se ti ho accolto con questo muso lungo, dopo tutti questi anni meritavi di sicuro un'accoglienza migliore ma... ecco, il nostro incontro non era esattamente previsto...” concluse, indossando il miglior sorriso convinto che avesse.

“Sono fuggito da Londra senza guardare indietro, non ho avvisato nemmeno i miei né mio fratello, anche se a quest'ora dovrebbe averlo scoperto per quanto ormai passi giorno e notte nel suo atelier... E ho pensato anche io di smettere di pedalare, qualche volta. Continuavo a non fare progressi, come se non riuscissi a trovare la motivazione giusta, ad essere me stesso... ti cercavo con lo sguardo tra i climbers dei team avversari, e ogni volta inconsciamente rimanevo deluso. Magari ti stupirai di sentirmelo dire, ma sono tornato qui ad Hakone solo sulla scia dei ricordi di quell'ultimo Interhigh. Negli ultimi tempi continuavo a sognarlo ripetutamente, e a svegliarmi con un senso come di... nostalgia, di incompletezza, un peso alla bocca dello stomaco. E non capivo, sho...”

“Vuoi dire che ti sono mancato almeno un po', Maki-chan?”

Makishima rimase in silenzio. Doveva ammetterlo? Ammettere che non aveva più provato le stesse sensazioni dopo quell'ultima volta che si erano visti? Che non aveva trovato il coraggio di parlargli a quattr'occhi prima di partire perchè temeva di cambiare idea all'ultimo secondo? Doveva lasciar cadere le sue difese, quelle che aveva costruito nei lunghi anni lontano da casa, che impedivano a chiunque di guardargli dentro? O doveva glissare, e continuare a non pensarci?

“Le tue chiamate alle tre del mattino non mi sono mancate molto, sho” rispose, accennando ai primi tempi dopo il suo trasferimento, quando Jinpachi non riusciva a prendere atto dell'esistenza di complicazioni trascurabili come il fuso orario.

"...sono cose che capitano, Maki-chan"

"...tre volte di seguito?"

Scoppiarono a ridere insieme, alleggerendo la tensione. La risata di Yuusuke era sempre la stessa, breve come un acquazzone estivo, e così il suo sorriso maldestro che non sembrava mai abbastanza convinto.

Toudou si perse a indugiare sulla curva del suo collo, sulle spalle che sembravano più larghe di quanto ricordasse, poi sul viso. I tratti di Makishima sembravano più maturi, ma forse era lo sguardo a essere diverso.

Si sentì a disagio all'improvviso. Aveva fatto bene a insistere per invitarlo a casa e a iniziare quel discorso? Sapeva già benissimo dove sarebbe arrivato, e sapeva di non poter evitarlo.

Cosa avrebbe fatto dopo? Yuusuke sarebbe tornato a Londra, lo avrebbe lasciato di nuovo lì, da solo a riflettere su quello che non poteva essere.

Il vapore si era dissipato del tutto, e rimasero entrambi in silenzio per un po', la pelle nuda e senza difese lambita dall'acqua calda.

 

Jinpachi fu il primo ad alzarsi per uscire dalla vasca. Non sapeva se per il troppo calore (ma quando cresci in una stazione termale impari a capire quanto puoi sopportare), per i pensieri bui che minacciavano di nuovo di sopraffarlo o per il fatto che non toccava cibo dal mattino (ogni volta che andava in ospedale dal padre non riusciva a mettere nulla nello stomaco), ma si sentiva la testa particolarmente leggera.

Makishima si avvolse meticolosamente l'asciugamano candida intorno ai fianchi, mentre piccole goccioline tracciavano sentieri sulla sua pelle serica.

Toudou recuperò i due yukata dal lato opposto della stanza, da bravo padrone di casa.

 

E poi fu come al rallentatore.

Un giramento di testa, un piede in fallo, e per un attimo Jinpachi vide tutto bianco. Gli yukata scivolarono sul pavimento, ma lui non cadde in avanti.

La presa forte di Makishima, inattesa per delle braccia così esili, lo trattenne al volo.

La prima cosa che vide quando rimise a fuoco erano gli occhi piccoli e azzurri di Yuusuke, che tradivano una certa preoccupazione, a pochissima distanza dai suoi.

Nella sua testa suonava un campanello d'allarme.

Lo ignorò.

Aveva già aspettato troppo tempo, ed era troppo forte l'urgenza di fargli capire che più della mancata carriera ciclistica, più della vita piatta e monotona che si era ritrovato a vivere, quello che gli aveva fatto più male era la sua lontananza.

Prima che i riflessi allenati di Makishima potessero reagire, le labbra di Jinpachi sfioravano già le sue, in un bacio che racchiudeva al suo interno tantissime parole non dette.

Yuusuke rimase congelato sul posto.

Le labbra di Toudou erano umide e fresche, gli occhi socchiusi e le guance ancora arrossate per il bagno bollente.

Makishima ci mise un istante lunghissimo a capire che non aveva nessuna intenzione di rifiutare quel contatto. Inclinò leggermente la testa da un lato e dischiuse le labbra sottili, accogliendo quel bacio pieno di significato. Nella stanza, solo i due yukata abbandonati sul pavimento umido assistevano alla scena.

 

I will show you the way back home
never leave you all alone
I will stay until the morning comes
I'll show you how to live again
and heal the brokenness within
Let me love you when you come undone


 


Ecco che finisce anche questo terzo capitolo! Doveva essere l'ultimo, ma penso che ce ne saranno almeno altri due perchè amo troppo Toudou e Makishima e soffro nel dovermene separare ç_ç 
La canzone che ho citato in alcuni punti è Right here degli Ashes Remain (che dà anche il titolo al capitolo), ha un testo meraviglioso e man mano che scrivevo mi sono accorta di quanto calzasse, quindi ho deciso di inserirla. Per questo vi consiglio di metterla come sottofondo durante la lettura, perchè fa atmosfera u.u
Concludendo, un grazie enorme a GrammarNazi95 per la recensione e spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative ^^''


Alla prossima! 

_Kurai_

   
 
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