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Autore: Artemis97    10/04/2015    2 recensioni
Trama:
“Una missione, un cerchio alchemico malfatto e incompleto, una luce blu accecante e la vita eterna.
Questo è praticamente quello che mi è successo, ve lo sareste mai aspettato il Fullmetal Alchemist eterno? No? Beh, neanche io.”
Arancione, Slash. RoyxEd
Genere: Avventura, Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Yuri | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Hohemheim Elric, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
L’INFANZIA DI UN ELRIC
 
 
E così una nuova vita inizia.
Che rottura.
“Spinga signora”
Oh no, no nonononono. Non così, non sono mai tornato così indietro! Mi sono sempre risvegliato intorno ai cinque anni, quando sempre, sistematicamente, Hohenheim abbandonava la nave, per così dire. O, all’estremo, quando aprivo gli occhi per la prima volta. Mai così. Sto per essere segnato per tutte le mie vite! Presto, pensa a qualcos’altro!
Dunque, vediamo
“Ce l’ha quasi fatta”
Merda, veloce, veloce! Oh, ecco, ci siamo: nella mia precedente vita sono stato ucciso. Forse è stata Riza, ci metterei la mano sul fuoco che è stata lei a sparare a Mustang, aveva un odio particolare per lui, dopotutto  gli ha ucciso il padre e poi bruciato la sua schiena per i segreti dell’alchimia del fuoco. Forse è stata lei a uccidermi perché aveva visto il dolore nei miei occhi, o più semplicemente è stato qualcuno dei Ribelli che non sapeva che ero io ad aver organizzato tutto il piano. Che fregatura se è stato così, tradito dai miei complici.
Baah, che schifo, cos’è questo viscidume … oh, Edward Elric non ci pensare. Tieniti in linea (come se lo avessi mai fatto). Che brutto essere me.
“Eccolo” mi tirano su. Ho gli occhi aperti sbarrati dall’orrore e, mia estrema vergogna, piango a dirotto. La mia povera, povera mente! Verità, grandissimo bastardo, lo so che sei stato tu a mandarmi in questo momento! Che tu ti strozzi mentre ridi! Perché so che lo stai facendo gran figlio di p%£($!/! (censored) &%/$&%($ ($/%)$ $(%)% $(“)=£(£” (CENSORED!!!) ebbene sì, tutto ciò che ho pensato fino a pochi attimi fa non aveva contenuti adatti alle vostre povere, innocenti orecchie. E il tutto diventa peggiore quando vedo Hohenheim sorridermi tutto contento, brrr che brividi che mi fa venire quell’uomo! E che rabbia che mi fa scorrere nelle vene! Però devo essere l’adulto che sono (sono persino più vecchio di te, Hohenheim, buffone biondo! Hà! Beccati questa! … e la mia maturità è appena stata scaricata nel cesso. Ciao ciao).
“Fatemelo vedere” solo quella frase mi calma. Trisha.
Vengo avvolto in un panno e dato a lei. Trisha Elric. Oh mamma, se avessi potuto vederti allora immagino che saresti stata così, splendida anche quando mi hai appena dato alla luce. Questa donna è così simile a te, ma non ha quelle ombre di dolore che avevi dopo l’abbandono di Hohenheim. E se potrò, lei non le avrà mai. In tua memoria, madre …
“Oh tesoro, vieni a vedere nostro figlio” sospira Trisha e l’altro si avvicina.
“Hai ragione, è splendido” ma appena il suo volto diventa troppo vicino lo colpisco con un calcio, è debole, ma segna il mio punto.  Tiè! Questo è per tutti quegli anni di sofferenza che causerai! Quando diventerò più grande allora dovrai temermi! Muhahahahaha … sì, lo so che mi manca qualche rotella, non dovete stare lì a puntualizzare.

***

A dispetto di tutto Van Hohenheim è un buon … padre (ha l’amaro questa parola), inizialmente non siamo andati molto d’accordo, Trisha doveva sempre intervenire perché io gli tiravo i capelli, o miracolosamente scomparivo dalla culla mentre toccava a lui guardarmi. Eppure lui mi è rimasto accanto, mi ha sorriso sempre, ha sempre provveduto a me e questo mi ha toccato nel profondo (ripeto: se lo andate a dire a qualcuno vi spacco la faccia di botte). Forse anche mio padre, il mio vero padre, si è comportato così e io ora che ho vissuto tutte queste vite lo posso capire. Lui voleva avere l’opportunità di invecchiare e morire con sua moglie e mi domando: se io avessi l’opportunità di poter tornare nel mio mondo, vivere la mia vita, non abbandonerei questa in favore di quella? Non abbandonerei l’Alphonse (il futuro Al) di questo mondo a favore del mio? Dove disegno la linea? Dove l’ha disegnata mio padre?
Tutti questi dubbi e domande mi stressano; vorrei poter mettere il cartello ‘torno subito’ e non affrontarle più.
Il dubbio però rimane.

***

Le cose non erano stabili in casa, vedevo Hohenheim perdersi nelle sue ricerche. Il bastardo non sapeva quando fermarsi. Saltava le colazioni, i pranzi e le cene, intanto io mi chiedevo quando saltava semplicemente in aria e si levasse di torno.
Io ho provato a stargli accanto, lo giuro su quel fazzoletto sporco lì per terra, sì quello tutto pieno di muco, ma Hohenheim semplicemente era qualcuno con cui non posso trattare. Però … Trisha piange di notte, come se io e quell’uomo che chiama ‘amore’ non potessimo sentirla. Ed è triste che anche la mia mamma possa aver passato questo; la mia vera mamma ha pianto così disperatamente mentre io ero solo un bambino piccolissimo? Sì, è più che probabile.
Osservo Van Hohenheim rintanarsi nel suo studio, la porta socchiusa. Lavora giorno e notte, il bastardo. Cerca un modo per diventare umano e io, dopo tante vite, posso indicargli la via. Ma come farmi capire? Non ho ancora il dono della parola … forse devo aspettare, solo un po' …
E comunque Hohenheim rimane un bastardo.

***

Poi la pancia di Trisha si gonfiò e crebbe e lo sapevo: Al è in arrivo.
“Secondo me è un lui, me lo sento” annuncia Trisha vivace mentre Hohenheim cerca di farmi mangiare della roba gialla.
“Su apri la bocca Ed” cerca di invitarmi prima di rispondere alla donna “no, è una lei”
Io guardo il boccone come se mi ha offeso personalmente.
“Tesoro io ho occhio per queste cose: è un lui”
“Trisha, amore, me lo sento: è una lei”
“Ti dico che è un lui, me lo sento come ho sentito che Ed sarebbe stato un lui”
E io ringrazio che lo sono, non sono mai rinato donna e ringrazio tantissimo per questo. Mi sono abituato ad essere me stesso ragazzo, vi ringrazio molto.
“Amore!”
“Tesoro!”
E io decido di intervenire, voglio offrire il mio modesto e giusto parere.
E Hohenheim se ne approfitta;
“Ecco il trenino” e un cucchiaio della poltiglia gialla al gusto di banana mi finisce in bocca. Che schifo. Almeno non è latte.
Inghiotto mentre continuano a bisticciare, che noia … odio il non poter fare quasi nulla. Il mio unico svago è utilizzare dei brutti giocattoli, beh, non sono proprio brutti … ma per l’amore dei miei secoli! Sono troppo vecchio e folle per un peluche a forma di cane! O è un cavallo? Non si capisce!
“Vuoi vedere che Ed mi darà ragione? Anche il mio piccolo Edward sa che porto un maschietto” pronunciò Trisha convinta.
Vedo Hohenheim annuire in fretta, Trisha ha su di se un’aura diabolica.
“Ed, tesoro, è vero che è un maschio? Indica me se lo è, oppure se è una lei indica il tuo papà. Okay Ed?” ovviamente non mi hanno mai sentito pronunciare una parola e questa sarà la mia occasione e potrò vendicarmi anche su Hohenheim per quel boccone di sbobba rinfilato a tradimento.
Indicò la mamma che si illumina e poi, quando devo dire qualcosa mi blocco, oh quante cose machiavelliche mi sono venute in mente per mettere Hohenheim in pericolo dalla furia di Trisha. Sono diabolico.
È pomeriggio e Trisha mi legge una storia su una di quelle vecchie sedie a dondolo. È bello e spero che questo sia uno di quei ricordi che non dimenticherò mai. Purtroppo ho già iniziato a dimenticare molte cose della mia prima vita, ad esempio in quale momento sono stato catturato dal cerchio alchemico? Prima o dopo l’episodio della fabbrica abbandonata? Era in quella vita che Al mi ha tradito credendo che avessi creato la sua memoria o in un’altra? È tutto così confuso e mischiato.
Il libro cade dalle mani di Trisha e io alzo lo sguardo: si è addormentata. La luce del sole morente filtra dalle tende e illumina la stanza, ma soprattutto la sua figura e i suoi capelli. Trisha Elric sembra risplendere.
Ma dove è Van Hohenheim? Dovrebbe essere qui a completare il quadro di una famiglia perfetta … occhieggio la porta socchiusa dello studio. Lui è lì, lo so, e si sta perdendo questi momenti preziosi con la sua compagna. Anche dopo tutti questi anni, anche se lo comprendo, mi fa una rabbia …!
Guardo la pancia di Trisha “Alphonse” sussurro posando un orecchio su di essa, voglio il mio fratellino, il mio vero fratellino, ma per quanto suoni brutto dirlo, mi devo accontentare di miseri sosia. So che sono sempre Al, ma non sono il mio Al; come Roy Mustang, Hughes, Riza e tutti gli altri non sono i miei veri compagni, non sono quelli della mia prima vita, quelli che più hanno contato per me. Ma guardatemi, così legato al passato quando quasi non posso più ricordarlo, faccio pena. L’ho trasformato, idealizzato, e ormai quasi dimenticato del tutto e ancora non posso accettare che non posso ritornare lì.
Mi appisolai lì, stringendo nel mio pugnetto la maglia di Trisha.

***

“Dì papà” prova Trisha, vuole strapparmi la mia prima parola. Non ti preoccupare, dirò qualcosa che ti rimarrà impressa.
“Dì mamma” riprova lei prima di fare delle boccacce divertenti. Ridacchio, ma non dico nulla.
“M-a-m-m-a” continua prima di sospirare dopo un po'.
“Tesoro cosa stai facendo?” domanda incuriosito Hohenheim entrando in scena. Bene, bene, bene. Guarda chi si vede.
“Baa” apro bocca, immediatamente gli occhi sono su di me. Trisha si illumina, Hohenheim è incuriosito.
Hèhèhèhè
“tardo! Batardo! Bastardo!”
“Tesoro ch-chi ti ha insegnato quella parola?” a Trisha ticca un sopracciglio.
“Papà!”
Hohenheim sbianca, Trisha  ha un sorriso gelato sul volto. La testa della donna scatta (con un suono inquietante aggiungerei) nella direzione del compagno.
“Trisha, tesoro …”
“VAN HOHENHEIM!!”
E io? Io rido come non ho mai fatto in vita mia.

***

Alphonse Elric nasce in un tripudio di urla e come non comprenderlo? Almeno lui non è cosciente di se e … brr! Non voglio pensarci! Quel ricordo infesta ancora i miei incubi!
Non ho mai visto Al versione poppante, è adorabile come sempre. Ha degli enormi occhi innocenti ed è così piccolo e delicato.
Trisha si affaccenda al suo fianco, sorrise stanca, ma soddisfatta e Hohenheim … lui inizia ad allontanarsi ancor di più.
Ho preso la mia decisione: prima che sia troppo tardi gli rivelerò la verità, preferibilmente ora.
Mi alzo sulle mie gambe traballanti, per la mia età apparente sono piuttosto precoce.  Arrivo fin allo studio di Hohenheim e sbircio dallo spiraglio che mi offre la  porta socchiusa; lui è lì, chino su dei fogli. Scrive qualcosa, ne cancella un'altra, brontola e va avanti.
Questo è il mio momento; è il momento esatto quando le cose cambieranno in meglio, quando mia madre smetterà di piangere la notte e forse potrò costruire un vero rapporto con Hohenheim. Sì, questo è il momento e ho intenzione di coglierl-
Alfonse piange.
E Trisha è troppo stanca per accudirlo e Hohenheim alza il capo, è diviso, lo vedo, tra il rimanere sommerso nelle sue ricerche ed andare. Sceglie di rimanere, me ne accorgo da come le spalle si abbassano sconfitte, e sono io a raggiungere Al. Sono io a cantargli una canzoncina, a dondolarlo come posso e a farlo riappisolare. Alphonse sbadiglia, si succhia un pollice e si addormenta. Io sospiro e torno davanti la porta dello studio, mi siedo a terra e la guardo. Quella porta ormai è il simbolo della distanza tra me e Hohenheim, quella porta divide questa famiglia. È impossibile da superare, un solco tra la mia realtà e quella di Van Hohenheim. Sospiro ancora, sta diventando un abitudine farlo.

***

“Dì mamma” Trisha si affaccenda vicino ad Alphonse.
Al ridacchia, sventola le mani giocosamente, ma non parla.
“Dì papà” stranamente la vedo rabbrividire, forse avverte un vago senso di deja vù.
“Dì m-a-m-m-a” riprova senza ottenere risultati.
“Tesoro cosa stai facendo?” entra in stanza Hohenheim.
“Baa” inizia Al, Hohenheim si tende e dentro di se prega ‘no, non ancora, no!’
“tado! Bastado! Bastado” canticchia a mo’ di canzone Al.
L’occhio di Trisha ticca ancora una volta.
“Al-phonse chi ti ha insegnato questa parola?”
“Papà!”
Questa volta, quando Trisha volta il capo verso il marito, il collo schiocca duramente e in maniera inquietante. 
“VAN HOHENHEIM! IMPRECARE VICINO AI NOSTRI FIGLI!!! NON TI BASTAVA EDWARD ADESSO VUOI ROVINARE ANCHE ALPHONSE! DOVE SCAPPI?! TORNA QUI!!!” infuria la donna, i capelli che si muovono assatanati nell’aria. Van Hohenheim intanto ha già imboccato la porta in una folle corsa per la propria vita.
Rido come un matto, la vendetta è così dolce.
“Buon lavoro Al” commento. Ah, ne è valsa la pena di spendere giorni e giorni ripetendo solo quella parola vicino ad Alphonse, per non contare tutte quelle volte in cui volevo strapparmi i capelli quando non riusciva a ripeterla bene. E infatti dice “bastado” e non “bastardo”, ma non demordo. Questo ragazzo ha un grande futuro davanti a se, potremmo essere malvagi insieme! Asciugo una lacrima inesistente al lato dell’occhio; mi rende così fiero, cresce così in fretta …
 
***

“Hohenheim” richiamo debolmente il vecchio bislacco, sono davanti la porta del suo studio, non voglio entrare per questo lo chiamo. So che può sembrare sciocco, ma io temo questa porta sempre socchiusa. Sono timori di un vecchio, senza importanza per nessuno tranne il vecchio stesso, io.
Nella mia prima vita osservavo mio padre, vederlo così concentrato mi incuriosiva e mi chiedevo cosa stesse facendo di così importante da evitarci? Poi, quando se ne è andato, entrai nel suo studio con Al e insieme studiammo l’alchimia. Nelle  vite successive non ebbi più l’opportunità di guardarlo attraverso quella fessura ma soltanto quando stava per lasciare. Ci voltava le spalle, a me, Al e mamma, non diceva una sola parola di addio. Attraversava quella porta, spariva e poi la mamma moriva.
Deglutisco, nella mia follia ho paura di una porta. UNA PORTA! Non della mia mente, ma di una porta. È preoccupante.
So che è il momento, lo avverto. È nell’aria, nel mio stesso spirito e sangue che sembra vibrare dall’eccitazione. È il momento di affrontare Hohenheim e risolvere un paio di cose.
Sospiro, spingo la porta ed entro.




 
Angolo dell’autrice:
Eeeee finisce così! Sì, questo è stato il primo ciclo, ogni capitolo dovrebbe essere autoconclusivo, al massimo se sono troppo lunghi li dividerò in due parti. Possono essere considerati una serie di one-short legate, come si vedrà, (attenzione SPOILER se non volete sapere andate avanti) dai ricordi misteriosi di Edward. COMUNQUE tra quattro o cinque capitoli si ritornerà sulla trama centrale (ovvero Ed torna a casa) e questi quattro o cinque capitoli possono essere dunque considerati anche capitoli di passaggio che aiutano a capire meglio ciò che ha vissuto ^________^
 
Piccola_Pazza28: eheheh *ridacchia nervosa* sono un po' in ritardo *credo di averti visto alla mia fermata del bus con un macete* ma finalmente ho aggiornato! Non c’è più bisogno di uccidermi! *sorriso smagliante, occhi grandi, sguardo angelico (dai, come puoi uccidermi?* E, seriamente, grazie per il complimento ^///^ beh, tutto parte nel lontano (booh) quando (e chi lo sa) e (cip e ciop) …. Ecco, il fatto è che sono seriamente ossessionata con viaggi nel tempo, viaggi dimensionali e cose del genere e ciò si rispecchia molto nelle mie storie e in maniera più esplicita in questa. Davvero, anche io adoro questa storia. È divertente e impegnativo immaginare sempre nuove situazioni in cui far imbattere i personaggi! *non mi prendere per pazza*
lunadistruggi: snifsnif lamiastoriafapaura snifsnif sono COMMOSSA! *no, sul serio, non mi prendete per pazza* stavo giusto pensando di creare qualche retroscena, ma il mio pensiero era più puntato sull’inserire dei flashback ad ogni tot di capitolo. Tuttavia leggendo la tua recensione mi è venuta l’idea di creare prima dei capitoli spiegando e delineando un mistero che poi si risolverà e si concluderà una volta riapprodato nel suo tempo (anche se sono indecisa se farlo ritornare nel suo tempo o farlo continuare in eterno in questo terribile circolo senza fine *sono crudele, lo so*)
Dimea: Ovviamente tu, insieme a tanti altri, mi aspettavi mesi fa e io mi presento con mesi di ritardo … mi dispiace. Se leggi questo capitolo sappi che lo apprezzo anche se, diciamo, meriterei di essere ignorata un po' per essere una tale ritardataria … ma non lo farai, vero? *occhioni da cucciolo*
alchimistadibudino: wow a te, hai un nome piuttosto interessante. Ti dico: per un momento mi sono immaginata Edward versione budino e questo è tutto dire *sì, sono folle u_u * sono contenta che la storia piaccia e grazie per i complimenti ^///^ e grazie per avermi detto che sei riuscita ad entrare nel capitolo precedente, quello era esattamente il mio obbiettivo. Volevo creare l’immagine di un Ed malinconico e volevo che gli altri, come me, avvertissero un po' di dolore (persino sollievo?) alla morte di Edward, alla fine dei suoi patimenti (almeno per quella vita). Volevo dare una giusta apertura a questa storia. I prossimi capitoli si alterneranno tra momenti di follia (poiché dopo tanti secoli tutti diverrebbero eccentrici o totalmente pazzi) e momenti di malinconia e dolore. Spero che ti piaceranno
 
Grazie a tutti per seguire questa storia e spero che motiverà molti altri scrittori a parlare di viaggi del tempo ^_____^ nah, comunque mi fa davvero piacere che leggete e commentate e per favore non arrabbiatevi per i ritardi negli aggiornamenti.
Baci e alla prossima!  
  
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