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Autore: HicEtNunc    10/04/2015    1 recensioni
Jessica Taylor ha 16 anni e vive a Los Angeles con sua mamma e suo fratello Benjamin, poco più grande di lei.
Jessica è la classica ragazza stronza, che ha tutto, che vuole tutto e che ottiene tutto. Ma la vita della carissima Taylor sarà sempre così o cambierà in qualche modo? E quale buon vento farà accadere ciò?
***
"Io sono Jessica Taylor e tu sei?"
"Christopher Parker, è un vero piacere conoscerti Jessica".
"Il piacere è tutto mio Christopher".
Occhi intensi, labbra accattivanti e voce provocante, sarebbe stato mio, lo sapevo già.
Ma qualcosa in quel ragazzo mi incuriosiva, e non parlavo solo del suo aspetto fisico.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Capitolo 1

 
Jessica Taylor. Un nome un garanzia. Il mio cognome diceva tutto, chi ero, cosa avevo e quanto potente potevo essere se ciò che voglio non mi era dato. La mia vita ha molte sfaccettature, ma tutte positive, perché nella mia vita nulla era negativo, e se lo fosse stato con una piccola telefonata al mio paparino tutto sarebbe ritornato al posto giusto. Lui era il mio scudo, la mia arma, la causa della mia vita felice, lo adoravo sotto molti aspetti, e l’odiavo sotto molti altri, ma non lo davo a vedere. Ho la bellezza di 16 anni e in tutta onestà posso dire che sono la più carina e la più popolare di tutta la High School University, che era un liceo che ti preparava per andare all’Università, qualsiasi essa sia. A scuola ero tra le migliori, avevo voti alti in tutte le materie, ma non perché stavo con la testa sui libri ma perché i soldi alle volte fanno davvero la differenza. Non mi sono mai lamentata della mia vita perché è la migliore, non avrei potuto chiedere di meglio, ho tutto: amici, vestiti, una camera favolosa e, infine, un ragazzo: Adam; non ne sono innamorata, ma stiamo insieme solo per l’immagine che diamo alla nostra scuola. Mi svegliai e, come ogni mattina, Judy la mia cameriera, mi portò la colazione a letto che consisteva in una mela, fette biscottate con la marmellata e succo di frutta all’arancia, “devi mantenerti” diceva sempre mia madre, e in effetti avevo un fisico da far invidia a tutte le balenottere della scuola. Appena ebbi finito la colazione, accesi lo stereo e mi  incominciai a vestire canticchiando sotto voce; indossai la divisa della scuola che consisteva in una minigonna, maglietta bianca e converse bordò, abbastanza carina, anche se un tacco 80 sarebbe stato di gran lunga meglio. Mi pettinai i capelli eccettuando i miei boccoli e mi misi un gloss per riempire le mie labbra. Io come le altre ragazze non avevo bisogno di fondotinta, cipria o creme idratanti, oltre a eyeliner e matitone nero, perché la mia pelle era perfetta, liscia ed idratata al punto giusto. 

 
“Judy ma mamma dov’è?”


“Non ha dormito qui stanotte”, rispose indifferente.


Quella donna non la capirò mai. “E papà?”


Non poteva non starci pure lui, assolutamente no. “È uscito stamattina presto, aveva delle commissioni da fare”. 


Continuò a fare i servizi, non dandomi più retta, questa mattina l’avevo seccata più del dovuto. Mi incamminai verso scuola e aspettai nel cortile con le due mie amiche Adriana e Dyana, loro era le uniche che sapevano tutto di me, ed erano le uniche come me, stessi atteggiamenti, ma un po’ più mediocri; le adoravo, anche se non lo davo a vedere, loro c’erano sempre, si occupavano sempre di me quando ne avevo bisogno e non si lamentavano mai, anche Adriana a cui rubai il ragazzo due anni fa e mi ci sono stata fino all’estate scorsa; lei era parecchio nervosetta inizialmente, ma poi se ne fece una ragione, perché nessuno, e sottolineo nessuno avrebbe mai potuto competere con Jessica Taylor, manco loro.


La lezione di storia mi stava seccando parecchio, cosa che fino ad oggi non era mai successa. “Prof io esco, mi annoio”. Infondo lei non avrebbe che dovuto obbedire, altrimenti addio al suo lavoro, addio al suo stipendio e addio alla sua famiglia. “Taylor mi sono stancata dei tuoi continui sbalzi di umore!”, come aveva osato disobbedirmi e non acconsentire le mie richieste? Brutta racchia. “Senta, brutta racchia pelosa, o lei mi fa uscire in questo preciso momento, o io chiamo il mio paparino? Tic toc, decida prima che si faccia sera”. Scherzavo, non l’avrei mai lasciata decidere, mi voltai con fare deciso e uscì dall’aula. Ma guarda tu un po’ queste rincoglionite che volevano dare i numeri a me; sicuramente si era scordata che la preside di questa scuola era mia nonna e che tutto era dalla mia parte. Mio padre pagava queste racchie perché mi rispettassero, perché obbedissero ad ogni mio capriccio e in caso contrario, il mio papà le toglieva tutto quello che avevano, soldi, casa e stipendio, facendo ritrovare loro e la loro adorata famiglia in mezzo una strada a fare caritas. Gli alunni non so perché ma non osavano chiedere ai professori perché a me tanta libertà, più di quanto a loro fosse concessa, ma forse anche loro sapevano del mio contratto scuola-famiglia, se così possiamo definirlo. Andai fuori in cortile e mi fumai la mia amata Marlboro, mentre un ragazzo carino stava gironzolandomi intorno, guardandomi con attenzione. “Scusa ma che vuoi?”, dissi antipatica, mentre lui si sedette accanto a me sempre con quel sorrisetto sulle labbra e mi schiacciò l’occhiolino. Era terribilmente bello, diamine. “Hai una sigaretta?”. Glie la porsi senza troppi giri di parole e feci l’indifferente, continuando a fumare. “Non sei un po’ troppo piccola per fumare?”. No, il terzo grado no, altrimenti l’avrei mandato a pacco, verso una destinazione sconosciuta nel mondo. Scossi la testa e continuai ad ignorarlo, per fargli capire che si doveva fare gli affaracci suoi. I ragazzi come lui non mi erano mai piaciuti e in effetti non li calcolavo proprio. “Hai perso la voce?”, insisteva porcoddio, ma cosa voleva da me questo perfetto sconosciuto? “Senti coso ma cosa cazzo vuoi? No! Non ho perso la voce, è solo che non mi va di parlare con essere insignificanti come te, chiaro!? Ed ora smamma, prima che ti faccia smammare con le forze…”, mi avvicinai pericolosamente a lui e gli puntai un dito contro, mentre i miei ormoni erano scoppiati, e i miei capelli si stavano rizzando dal nervoso. Gli sorrisi antipaticamente e mi voltai riprendendo a fumare la mia amata sigaretta in santa pace. Lui non fiatò più, anzi, si alzò e se ne andò, come gli avevo ordinato. Finalmente l’aveva capito. Buttai il mizzone della sigaretta per terra e lo pestai con un piede. Feci una telefonata ad una mia amica:


“Fra come stai? Tutto apposto? Si a me tutto bene. Come mai oggi non sei venuta a scuola? Mi sento terribilmente sola senza di tee. Ahahahah no vabbè okay, si, d’accordo, Ciao. Ti voglio benee”. 
Francesca era un'altra mia amica, era dolce e sempre disponibile, l’unica nel mio gruppo ad essere sicura di se, e allo stesso tempo ad avere delle debolezze, l’adoravo e la facevo sentire sempre una di noi ed oggi che non era venuta stavo impazzendo. Il ragazzo di qualche minuto prima si era ripresentato difronte a me. Oddio ma che diavolo voleva? E chi era poi? Bene, un'altra missione da far compiere al mio adorato paparino. 


***


Ero così confusa su cosa mettermi per stasera tra tutti quei vestiti che avevo. Questa sera ci sarebbe stata una festa con tutti quelli della nostra scuola sulla mia casa al mare, e avevo fatto venire Francesca, Dyana e Adriana per decidere cosa metterci. 

“Jessicaa posso mettermi questo?”, mi indicò un vestito blu notte aderente ed extra corto, con lo scollo dietro la schiena. “Certo Adriana”, avrei prestato i miei vestiti a tutte quest’oggi e mi faceva morire l’espressione esausta che assumevano quando trovavano due abiti super carini ed erano indecise. Io optai per un abito bianco di raso, che ricadeva ampio fino a metà coscia, era abbastanza semplice, ma molto raffinato ed elegante. Da sotto avrei abbinato un tacco alto nero. Francesca invece scelse un vestito verde smeraldo aderente fino a metà petto, e a palloncino fino a metà coscia, e come scarpe optò per un paio di tacchi bianchi. Dyana, infine, si mise un pantalone nero a palazzo e una magliettina bianca corta che gli faceva intravedere un po’ di pancia, come scarpe indossò un paio di tacchi vertiginosi argentati. Eravamo perfette e pronte per questa super festa. 

Adam e i suoi amici ci sarebbero venuti a prendere con le loro macchine, e gli aspettammo per due minuti. Vidi Adam in tutto il suo splendore, indossava un jeans largo e alla moda, con una camicia bianca sbottonata fino a metà petto che lasciava intravedere i suoi addominali. La festa era fantastica, i ragazzi che avevo pagato per far si che questo posto diventasse una discoteca erano stati fenomenali. La cucina era stata allestita con cocktail di tutti i tipi, i divanetti bianchi in pelle erano stati lucidati e l’atmosfera era circondata da luci di tutti i colori, per non parlare poi della musica. Presi Adam e lo trascinai in pista iniziando a ballare a ritmo di musica. Feci svolazzare i miei capelli da tutte le parti mentre mi strusciavo sul mio ragazzo che mi palpava il sedere in continuazione. Mi prese dal mento e mi baciò con foga, mentre io gli avvolsi le mani intorno al collo e mi lasciai andare. Lui voleva andare oltre, lo percepivo. Lo trascinai di sopra, dove c’era la mia ex stanza da letto, anch’essa era stata ben lucidata, chiusi la porta con un piedi e lo spinsi sul letto. Mi misi a cavalcioni sopra di lui e incominciai a sbottonargli la camicia. “Jessica, hai 16 anni sei davvero sicura di poterlo fare?”, annuii tra un mugolio e l’altro e lui senza farselo ripetere due volte mi strappò di dosso il vestito e mi iniziò a baciare da tutte le parti, giocherellò con i miei capezzoli e poi arrivò alla parte intima, lì dove mi mise un dico e giocò facendo dei piccoli cerchi semicircolari, mentre io godevo come una pazza. Quando ero completamente bagnata, mi penetrò violentemente, e i miei gemiti si potevano udire anche al di sopra della musica. Lo presi dai capelli e lo baciai con foga, e gli feci capire che da quel momento avrei comandato io. Mi misi sopra di lui e incominciai a giocherellare con il suo individuo, per poi prenderlo in bocca e succhiarlo velocemente, vedevo lui che rideva come un matto e che da lì a poco sarebbe scoppiato dall’eccitazione, gli rivolsi uno sguardo provocante e mi posizionai per bene sopra il suo pene e lo feci penetrare nella mia vagina, facendo su e giù. Ci fermammo esausti dopo un ora di puro piacere, e mi posizionai accanto a lui, accarezzandogli il petto e posandogli un dolce bacio sulle labbra. 

La mattina seguente era domenica e non ci sarebbe stata scuola, io ed Adam eravamo ancora nella casa insieme ad alcune coppiette disparse nelle stanze che, come noi, questa notte avevano fatto baldoria. Decisi di non svegliarlo e mi andai a fare una doccia ghiacciata in bagno per ripulirmi del tutto. Dopo una mezz’oretta abbondante uscì dal bagno con l’asciugamano avvolto intorno al corpo, e i capelli gocciolanti messi da un lato. Adam si era svegliato e mi guardava dolcemente dal suo letto mentre mi fece cenno di andarmi a posizionare accanto a lui. Ci andai e gli sorrisi, mentre poggiai la mia testa sopra al suo petto nudo. 

“Ti è piaciuto?”, mi guardò attentamente avendo paura della mia risposta.

“Da matti”, gli feci un sorriso rassicurante e lui mi baciò, esplorando la mia bocca, mentre le nostre lingue giocherellavano tra loro. “Vado a farmi una doccia, tu vestiti che ti accompagno a fare colazione”. Mi lasciò un dolce bacio sulla fronte e scomparve in bagno. Adam White era così premuroso con me? E da quando? Ma infondo mi piaceva, mi piaceva essere finalmente considerata da qualcuno, e non essere solo e solamente la zucca vuota, con il cuore di ghiaccio e senza sentimenti. Mi vestì come la sera prima dato che non avevo la cambiata e mi asciugai i capelli aggiustandoli nel miglior modo possibile, ma proprio non volevano saperne di stare al posto giusto, mi arresi e li raccolsi in una cipolla improvvisata. Adam era appena uscito dal bagno tutto ben lavato e vestito, mi prese per mano e insieme lasciammo quella casa dirigendosi verso la sua auto. Mi chiedo dove sono finite le ragazze, forse anche per loro questa notte non era stata come le altre, oppure erano semplicemente andate alle loro rispettive case.

“Nella tua casa a mareeeee”, lanciò un urlo che dovetti allontanare il mio IPhone dall’orecchio per non diventare sorda. Era assolutamente logico che aveva combinato qualcosa, ma decisi di non prolungare l’argomento attraverso un telefono, oggi pomeriggio mi avrebbe sicuramente raccontato tutto. “Okay Francesca, ci vediamo a pomeriggio. Ah e comunque c’è un bagno in ogni camera, attrezzato di bagno schiuma e shampoo, POTETE lavarvi”, dissi calcando la parola potete, tanto che la sentì ridere e mi chiuse velocemente il telefono. Quanto era pazza quella ragazza lì, sorrisi solo al pensiero e mi accorsi che avevamo accostato vicino a un bar. Scendemmo dall’auto e Adam ordinò due cappuccini e una ciambella al cioccolato per me, e per lui un cornetto alla nutella. Ci accomodammo al tavolino aspettando le nostre rispettive ordinazione, mentre parlavamo del più e del meno. 

“Oggi pomeriggio hai impegni tesoro?”, mi chiese dolcemente accarezzandomi una mano. 

Quanto era sdolcinato, già mi stavo stufando di questo suo lato dolce. “Ehm, si. Esco con le ragazze. Scusa Adam.” Non sembrò affatto dispiaciuto dalla mia affermazione e questo mi tranquillizzò parecchio. Non sono mai stata una tipa da cose sdolcinate e tenere, e non lo sarò mai. Io preferisco il rapporto forte, quello dove non ci si annoia mai, il rapporto dove con il partner ci deve essere provocazione, complicità; e non regalini e bacetti dolci. 


***


Arrivai a casa e mi trovai mio padre seduto sul divano a guardare la televisione. “Pulcino, dove sei stata?”, mi diede un dolce bacio sulla fronte e mi guardò sorridendo. “Con Adam paparino, sono davvero felice!”, mio padre mi sorrise dolcemente e annuì. A lui piaceva quel ragazzo, e piaceva ancor di più il fatto che mi facesse stare bene, perché a lui importava solo della mia felicità. Andai in camera e osservai l’orologio notando che erano le 11.30, decisi allora di occupare il tempo mettendomi lo smalto alle mani. Ad un certo punto squillò il mio telefono, soffiai sulle unghie per non rovinare il mio capolavoro e attentamente risposi al telefono. “Si pronto?”


“Parlo con Jessica Taylor?”


“Ehm si, lei chi è?”


“Non ha importanza bellezza, ci risentiamo”.



Non mi lasciò nemmeno il tempo di rispondere che riattaccò. La gente era alquanto strana e anche quel ragazzo che mi aveva appena chiamato, che dalla voce avrebbe potuto avere una ventina di anni circa non era da meno. Non ci pensai molto, perché non era una cosa di grande importanza, e appena ebbi finito scesi in cucina a pranzare con la mia famiglia, per poi fare un sonnellino pomeridiano. 


***


“Allora cosa avete combinato brutte stronze?”
Le ragazze erano a casa mia, e subito cercai di capire cosa avessero fatto, per poi raccontare la mia notte focosa. A parlare iniziò Adriana dicendomi che lei se ne andò prima dalla festa perché ebbe una telefonata dalla madre, ma che ebbe almeno il tempo di ballare con David Baker, un ragazzo che faceva parte della squadra di football, nonché amico di Adam; Dyana invece era rimasta lì a dormire con Lucas Montgomery, ma che non avevano avuto una notte particolarmente focosa, ma che si erano dati solo qualche bacio e avevano fatto qualche preliminare; Francesca invece mi guardò timidamente per poi scoppiare in una fragorosa risata. “Voi non avete nemmeno idea di cosa ho combinato, e soprattutto con chi”.





ANGOLO AUTRICE: Ciao bellezze, questo è il mio primo capitolo, e spero davvero che vi piaccia come inizio, anche se è già abbastanza movimentato. Lasciatemi qualche recensione e fatemi sapere se vi piace. A presto, baci.  
  
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