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Autore: Shainareth    11/04/2015    8 recensioni
Se qualcuno mi avesse chiesto in che modo eravamo arrivati a un tale livello di degenerazione, non avrei saputo rispondere. L’unica cosa che posso dire è che era cominciato tutto durante quella che sembrava essere una normalissima assemblea di classe [...]
Long nata in un momento di pura follia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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RIUNIONE DI CLASSE - CAPITOLO QUARTO




Fu divertente, nonostante tutto.
   Quelli che non erano impegnati nella recitazione si occuparono di rifinire i costumi e di issare tre lenzuola fra gli alberi. Su di esse, durante l’attesa, Violette aveva disegnato, alla buona e con l’ausilio di alcune bombolette spray, le scenografie principali: il Regno Pacifico, l’Antro del Malvagio e, infine, un semplice paesaggio all’aria aperta, da sfruttare per le scene che si sarebbero svolte durante gli spostamenti da un luogo all’altro. Anche se erano soltanto abbozzate, rispetto a quelle molto più curate dello spettacolo scolastico, bisognava riconoscere a Violette un vero e proprio talento artistico.
   «Ricordatevi la trama a grandi linee», cominciò ad istruirci Peggy, cercando di ignorare le pose plastiche da supercattivo che Armin stava assumendo per far divertire i bambini. «Anche stavolta Charlotte si occuperà della narrazione degli eventi, interpretando la voce fuori campo.» Lo sguardo complice che Ambra e la sua amica si scambiarono ci mise vagamente in allarme. «Io invece mi occuperò della visione d’insieme, intervenendo laddove ce ne sarà bisogno. Mi raccomando», aggiunse poi, pronunciando le ultime due parole con un tono tanto minaccioso quanto l’espressione che rivolse ad Armin, costretto a rinunciare al suo personale momento di gloria per tornare a prestarle attenzione. «Parlate a voce alta, scandite bene le parole e… niente colpi di testa.»
   Nel dirlo, inchiodò gli occhi sul Principe e sul Malvagio, rei di essere i primi casinisti quando si trovavano a confronto. Per quel che mi riguardava, avrei esteso quella raccomandazione soprattutto alla Principessa e alle sue grazie che minacciavano di esplodere, strizzate com’erano nel corpetto ornato di pizzi e perline.
   «Voi due», riprese Peggy, rivolgendosi a me e Kentin, «sarete soltanto delle figure di supporto, nel qual caso ci sia bisogno di qualche personaggio in più, oltre ai cinque principali.» Sperai di cuore che nessuno mi avrebbe chiamata in causa. Ambra e Castiel difficilmente l’avrebbero fatto. Anzi, forse la prima sì, ma solo per mettermi in ridicolo.
   «Un’ultima cosa: ricordatevi che il nostro pubblico è formato quasi esclusivamente da bambini.»
   Questa precisazione non era del tutto corretta, dal momento che, oltre a loro, erano presenti anche i genitori, alcuni maestri e tutti quei passanti che, curiosi, avevano iniziato a soffermarsi nelle vicinanze per capire cosa diavolo stessimo combinando. Oh, e poi c’era mamma, che aveva deciso di godersi lo spettacolo a scapito della mia reputazione. Yu-uh.
   «Pertanto», stava dicendo Peggy, «sono tassativamente vietati: parolacce, frasi troppo crudeli e doppi sensi di alcun tipo.»
   «Quindi non possiamo neanche fare battute sulle corna del Cantastorie?» s’informò Alexy, occhieggiando in direzione di Lysandre che, in preda ad un folle e discutibile estro creativo, anziché presentarsi con i suoi soliti abiti demodé, che si sarebbero comunque adattati piuttosto bene alla recita, aveva optato per il vecchio costume da cervo che aveva indossato per quella di Cappuccetto Rosso. E sì che all’epoca mi aveva detto di trovare il suo ruolo interessante, ma evidentemente non avevo ben compreso in che misura lui lo reputasse tale.
   «In realtà, se avessi saputo che Nathaniel non aveva intenzione di mettere quello da coniglio, glielo avrei chiesto in prestito», chiarì Lysandre stesso, dando prova di saper stare agli scherzi. O di non capirli? Boh. In ogni caso, nessuno si azzardò a commentare, a parte Nathaniel che si propose di regalargli più che volentieri quel ridicolo costume da roditore.
   «Oh, prima che mi dimentichi», intervenne Armin, mettendosi a frugare nel borsone che aveva portato suo fratello. «Immaginavo che il Principe si sarebbe presentato avventatamente senza una spada, perciò mi sono premurato di portarla io per lui», spiegò, cacciandone fuori una. Alquanto futuristica, dal momento che era di forma cilindrica ed era formata da un’impugnatura argentata e da un lungo tubo fosforescente lì dove avrebbe dovuto esserci la lama. «Occhio», disse a Nathaniel, consegnandogli quell’aggeggio, «è una spada degli Jedi. Controlla le emozioni o passerai al lato oscuro della Forza.»
   «Ci passerò molto presto, temo», lo avvertì quello con un sospiro, accettando tuttavia il prestito.
   «A questo punto il mio fucile, più che all’avanguardia, diventa anacronistico», osservò divertito Kentin.
   «Se avete finito con le sciocchezze, proporrei di iniziare», tornò a prendere parola Peggy, dandoci uno sguardo panoramico. «Ognuno ai propri posti: i buoni nel regno dei buoni, i cattivi nel regno dei cattivi.»
   «E noi?» domandai, tanto per scrupolo.
   «Partite come Sguattera e Scudiero, quindi…», rispose distrattamente l’altra, dando una scorsa al suo quaderno degli appunti, «suppongo tra i buoni. Detto questo», aggiunse poi, alzando di nuovo lo sguardo, «Charlotte, trova una posizione dalla quale tu possa essere udita da tutti. Lysandre, mettiti accanto a lei.»
   Ciascuno di noi obbedì, alcuni malvolentieri, altri più ben disposti ad assecondare quella follia. Per evitare di sporcarci se ci fossimo seduti in terra, Kentin ed io ci accucciammo su una delle lenzuola non impiegate per l’allestimento scenico, e da lì iniziammo ad osservare lo svolgersi degli eventi. Tanto per cominciare, ci sarebbe stata la scena delle nozze fra il Principe e la Fata. Almeno in teoria.
   Inaspettatamente, la voce di Lysandre si levò limpida e chiara, inducendo tutti a tacere e ad ascoltare con espressione incantata quanto il Cantastorie vestito da cervo aveva da raccontare insieme alla narratrice della nostra fiaba improvvisata. Che cominciò così:
   «C’era una volta, in un pacifico regno lontano, una bellissima Principessa dai boccoli dorati e dagli splendenti occhi azzurri.»
   «Non sono certo le prime cose alle quali si fa caso», notò con aria annoiata Kentin, inducendo anche me a fissare il corpetto dell’abito di Ambra, che iniziò a farsi avanti e a mettersi in mostra neanche fosse stata ad una sfilata d’alta moda. Sarebbe stato divertente se il tessuto l’avesse tradita, cedendo e svergognandola davanti a tutti.
   «Questa meravigliosa e leggiadra creatura», stava continuando Charlotte, narratrice palesemente di parte, «era la fanciulla più amata del regno e le sue virtù erano note in tutto il mondo, tanto che persino re, principi e sovrani provenienti da terre lontane si recavano sovente da lei per chiederla in sposa.»
   «Cerca di tagliar corto», si sentì borbottare Castiel che, dall’Antro Malvagio, osservava le moine di Ambra con le braccia conserte e un’espressione tutt’altro che ammirata.
   «Tuttavia», riprese Charlotte, con voce lievemente stizzita, «poiché la sua bellezza e le sue incommensurabili qualità erano anche oggetto di invidia da parte delle altre donne del regno, la povera Principessa Ambra era stata maledetta dalla gelosissima Fata Melody…»
   «Ehi!» protestò la vera poveretta della fiaba, guardando indignata la nostra compagna di classe.
   Che tuttavia non si lasciò distrarre e proseguì: «…che aveva gettato su di lei un incantesimo crudele, rendendo il cuore di quella splendida fanciulla inaccessibile a tutti gli uomini meno che ad uno: il Malvagio Castiel, l’unico che con un bacio d’amore avrebbe potuto renderla libera di innamorarsi.»
   «Che cazzo di incantesimo è?!» non si trattenne dall’esclamare Castiel, mentre Nathaniel ruotava gli occhi al cielo e Peggy richiamava il Malvagio per l’essersi lasciato andare ad una parola poco fine davanti ai bambini. Quello non se ne curò e, anzi, facendo cenno col capo in direzione di Ambra, aggiunse: «Per quel che mi riguarda, può rimanere zitella.» Qualcuno, anche fra il pubblico, rise. Meno male.
   «Me la ricordavo diversa, la trama», ragionò Lysandre, portandosi uno zoccolo al mento con fare pensieroso e mettendo in discussione una volta di più la propria memoria ballerina.
   Charlotte lo ignorò e proseguì imperterrita per la propria strada. «La bella Principessa aveva un fratello, il biondo Principe Nathaniel», annunciò, mentre finalmente lui faceva qualche passo in avanti per mostrarsi a tutti.
   Una bambina trotterellò nella sua direzione, facendo irruzione in scena e chiedendogli a voce alta: «Ce l’hai la fidanzata?» Lui rise, come buona parte di noi, ma gli fu risparmiato di risponderle, perché la sua mamma accorse per riportarla fra il pubblico.
   «Egli era un nobile dall’animo valoroso», riprese Charlotte, quando la maggior parte delle risate si furono placate, «ma il suo buon cuore era stato plagiato dalla negativa presenza della Fata Melody, della quale il Principe era innamorato.» Nonostante il palese imbarazzo, la Fata marciò in scena con espressione tutt’altro che felice, mentre i nostri piccoli spettatori esclamavano ammirati per la sua bellezza, infischiandosene quindi del fatto che fosse cattiva. «I due giovani avrebbero dovuto sposarsi molto presto, così che Fata Melody avrebbe potuto mettere definitivamente le mani sul Regno Pacifico in qualità di Regina.»
   La povera Melody strinse le labbra con stizza e Nathaniel la consolò tacitamente porgendole una mano, sulla quale lei posò la propria, arrossendo e lasciandosi infine andare ad un sorriso intimidito. Ambra si schiarì rumorosamente la voce e Charlotte ricominciò a parlare.
   «Tuttavia, proprio alla vigilia delle loro nozze, accadde quella che, a prima vista, apparve come la più terribile delle disgrazie: come un manto d’ombra, l’oscurità avvolse il Regno Pacifico.» Peggy fece freneticamente cenno a Castiel e Armin di avanzare in scena e tutti e due si mossero, il primo con passo svogliato, l’altro volteggiando come un condor e atteggiando il lenzuolo scuro che aveva indosso a mo’ di ali nere. «Il prode Principe Nathaniel si fece subito avanti per contrastare la minaccia, ma il Mago Armin lo disarmò con un incantesimo», continuava Charlotte, aspettando che gli attori in scena mimassero ciò che lei raccontava, prima di proseguire.
   Nessuno di noi, comunque, aveva fatto i conti con la fantasia di Armin, che dapprima si esibì in una risata spettrale, degna del peggior cattivo del cinema, e poi, per contrastare il banale attacco laser del Principe, urlò a pieni polmoni: «FUS RO DAH!» Sobbalzando per la sorpresa, Nathaniel sgranò gli occhi e Armin ne approfittò per dare un calcio alla spada che volò via.
   Kentin rise. «Questo l’ha rubato da Skyrim», mi spiegò sottovoce, illuminandomi al riguardo.
   «Fata Melody, dotata anch’ella di poteri magici, non rimase certo a guardare», ricominciò Charlotte, con un’espressione che lasciava ben intuire come anche lei fosse rimasta perplessa dalla trovata del nostro compagno di classe. «E così riuscì almeno a salvare la vita dell’amato Principe, innalzando uno scudo magico fra lui e il Mago Armin.» Stupendo tutti, Alexy improvvisò un saltello in scena e lasciò cadere su Nathaniel un ritaglio piuttosto grande di organza color porpora, prima di tornare dal resto del gruppo e ricevere il cinque da Peggy per quel colpo di genio.
   «Si sono organizzati davvero bene», ragionai, ammirata dalla prontezza dei riflessi dei nostri compagni di classe.
   «Ma è uguale al Mago!» esclamarono alcuni bambini, additando Alexy con aria curiosa ed entusiasta.
   Nel tentativo di riportare un po’ di ordine, Charlotte fu costretta ad alzare di nuovo la voce. «Approfittando di quella distrazione, il Malvagio, ma bellissimo Castiel si fece avanti e rapì la bellissima Principessa Ambra.» Quella dunque era l’unica cosa che, al momento, era rimasta immutata all’interno della trama originale concepita a grandi linee da Peggy – che però sembrava non disapprovare del tutto quelle modifiche.
   Castiel sbuffò e si portò davanti ad Ambra. Si guardarono negli occhi per diversi istanti, in silenzio, poi lei, cercando di mantenere un certo contegno, ringhiò fra le labbra: «Che aspetti?! Rapiscimi!»
   Rassegnandosi all’inevitabile, dopo essersi lasciato andare ad un lungo sospiro, lui le passò un braccio attorno alla vita e l’attirò a sé in un gesto brusco, ma abbastanza virile da strapparle un gemito talmente equivoco che lasciò ammutolita metà dei presenti in scena – Armin, Kentin ed io, invece, quasi ci rotolammo in terra per le risate. Terrorizzato, Castiel mollò subito la presa e le puntò contro il forcone, portandosi preventivamente a distanza di sicurezza e provocando il divertimento degli spettatori più grandi.
   Rossa in volto, Ambra batté il piede in terra. «Devi rapirmi, non attaccarmi!»
   «Allora cerca di controllare gli ormoni, dannata oca!» ribatté giustamente l’altro.
   «Rispettate il copione!» li riprese Peggy irritata, cercando di rimetterli in riga.
   «Non abbiamo un copione, purtroppo», protestò Melody, seriamente infastidita dalle manie di protagonismo di Ambra e dal fatto di essere costretta a passare per la cattiva, quando in realtà gli accordi erano molto diversi.
   Ne seguì un alterco che Lysandre fu costretto a censurare con il canto, proteggendo così le orecchie innocenti degli spettatori più giovani. Durante la sua esecuzione canora, comunque, Castiel riuscì a prendere malamente Ambra per un polso e a trascinarla con violenza verso l’Antro del Malvagio, dove la lasciò andare di colpo, spingendola in avanti. Lei inciampò e quasi cadde, ma l’imprecazione che le scappò di bocca per fortuna fu sovrastata dalla forza della voce del nostro abile Cantastorie.
   Quando lui tacque, Castiel tornò a rivolgersi agli altri attori. «Ora, Principe Coniglio…»
   «Nathaniel!» ruggì lui, aggrovigliandosi nell’organza nel tentativo di liberarsi. «Principe Nathaniel!»
   «Sì, va beh», lo liquidò l’altro con un vago gesto della mano. «In ogni caso, se vuoi indietro quella piattola di tua sorella, dovrai cedere a me il tuo bel regno!»
   «Che vuol dire piattola?» si sentì domandare da una vocina infantile dispersa fra il pubblico.
   «Charlotte!» si lagnò Ambra, tornando a pestare un piede in terra con fare contrariato.
   «Oh!» si riscosse quella, riprendendo la narrazione dal suo punto di vista. O meglio, dal punto di vista della sua amica. «Il Malvagio Castiel rapì la bella Principessa e sfidò il Principe Nathaniel: gli avrebbe restituito la Principessa solo in cambio del Regno Pacifico.»
   «Fossi in te, gli direi di tenersela», commentò disinteressatamente Armin che, dimentico del suo ruolo di Mago nemico, si permise di dare un consiglio a Nathaniel. Questi lo scacciò verso l’Antro del Malvagio, fingendo di prenderlo a calci e suscitando il divertimento dei bambini.
   «Mio amato Principe!» prese di colpo parola Melody, emozionata come una marmocchietta in procinto di recitare la poesia di Natale davanti ai parenti. «Non potete cedere al ricatto di quel losco figuro! Dobbiamo andare a salvare vostra sorella dalle grinfie del Malvagio Castiel!» Per lo meno, nonostante gli intoppi e le sorprese, si sforzava di mantenersi fedele alla trama originale. Almeno lei.
   «L’ignara e cattiva Fata», la interruppe Charlotte, attirandosi l’ennesimo sguardo contrariato da parte sua, «sapeva perfettamente che la chiave per sciogliere l’incantesimo stava proprio nel bacio d’amore che il Malvagio Castiel avrebbe potuto dare alla meravigliosa Principessa Ambra durante la sua prigionia.»
   «Sottolinealo meglio, quel condizionale!» l’avvisò lui, agitando con fare minaccioso il forcone, mentre alle sue spalle Armin ridacchiava e infastidiva Ambra, punzecchiandola con la doppia spada laser dei Sith che nel frattempo aveva tirato fuori dal borsone di suo fratello.
   «Hai ragione, Fata Melody», intervenne Nathaniel, cercando di sedare gli animi. «Non posso lasciare mia sorella in una situazione di così grave pericolo. Partirò immantinente per l’Antro del Malvagio e lo sfiderò a duello.» Si voltò nella nostra direzione ed esclamò: «Mio prode Scudiero!» Pur preso in contropiede, Kentin scattò sull’attenti. «Sella il mio destriero!»
   «Ne abbiamo uno?» s’interessò di sapere allora, allungando il collo verso coloro che rimanevano dietro le quinte. Non si fecero cogliere impreparati, perché Alexy gli lanciò una mazza di scopa alle cui estremità erano stati attaccati un foglio di carta su cui era stata abbozzata una testa equina e alcune striscioline di stoffa che dovevano rappresentare la coda. Kentin l’afferrò al volo, ma faticò a trattenere le risate quando la passò a Nathaniel, dicendo: «Ecco, mio signore: il vostro destriero è pronto.»
   Lui glielo tolse di mano con malagrazia, mentre dall’Antro del Malvagio si sentiva nitidamente qualcuno sghignazzare immaginando già la scena di vederlo ridicolizzato in groppa ad una mazza di scopa. Ferita nell’orgoglio, la mente di Nathaniel ebbe un colpo di genio e lui ributtò l’improvvisato cavallo addosso a Kentin, che se ne tornò al suo posto. «Fata Melody!» esordì il Principe con uno stato d’animo più leggero. «Con i vostri poteri potremo certo volare fino all’Antro del Malvagio!»
   Quella aprì la bocca per rispondere, ma la voce di Charlotte l’anticipò. «Il Principe era in errore, perché, come Fata Melody ebbe modo di spiegargli, nessuno era in grado di avvicinarsi all’Antro del Malvagio per mezzo della magia. Il potente Mago Armin, infatti, aveva eretto molti potenti incantesimi a protezione della dimora del Malvagio Castiel e pertanto il Principe Nathaniel e la sua crudele promessa sposa ci avrebbero messo molto, molto tempo prima di riuscire a giungere a destinazione.»
   «Poche chiacchiere, non ho alcuna intenzione di passare la vita ad aspettare quei due», vociò Castiel, visibilmente seccato. «Se non mi lasciano il Regno Pacifico, ammazzo la piattola.»
   «Castiel!» urlò Peggy, dal momento che non era proprio il caso di spaventare i bambini. Loro, però, sembravano trovare la faccenda interessante, tant’è che non diedero alcun segno di paura. Uno si offrì persino di baciare la Principessa Ambra al posto suo.
   «Accomodati», rispose l’altro, con noncuranza.
   «Dovremo affrontare un lungo viaggio, a quanto pare», tornò a parlare Nathaniel, in tono provato. Si voltò di nuovo verso di noi e sorrise, facendomi rabbrividire. «Mia cara Cappuccetto Rosso», cominciò con un preoccupante schiocco di labbra che indusse Kentin a corrucciare la fronte. «Vorresti venire con noi?»
   «E di che utilità potrei mai essere, mio signore?» mi arresi a rispondere, cercando un modo per sviare la sua attenzione da me.
   «Vista la situazione di grave pericolo in cui si trova il nostro amato regno», mi spiegò Nathaniel, «abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile.»
   «Sì, ma mi pesano le caviglie», mi scappò di bocca, lasciandolo attonito e facendo ridere gli altri, pubblico compreso. Non avevo alcuna intenzione di buttarmi nella mischia e, anzi, preferivo rimanermene a prendere polvere sullo sfondo, come un banale oggetto scenico.
   «Sono certo che la tua forza d’animo vincerà qualunque debolezza fisica», insistette il Principe, cercando di convincermi con lo sguardo a dare una mano a lui e Melody.
   Col cavolo.
   «Vorrei tanto», presi a dire, sforzandomi di assumere un’espressione sofferente, «ma sono in travaglio.» Solo dopo mi resi conto di ciò che m’ero inventata e, ridendo, agguantai la prima cosa che trovai sotto mano e me la posi sotto la mantella, mimando un pancione, mentre Nathaniel, Kentin e Melody mi fissavano sbigottiti.
   Quest’ultima fu la prima a recuperare e ad improvvisare la battuta successiva. «Mio amato Principe, dovremo contare solo sulle nostre forze!»
   «Ma… Ma…» farfugliò Nathaniel, sforzandosi di superare la sorpresa. «Non ce la faremo mai, da soli!»
   Fata Melody strinse le labbra, indispettita. «Chiamate il vostro scudiero, allora!» sbottò, intrecciando le braccia al petto. «Di sicuro sarà più utile di una sguattera incinta!»
   «E dovrei battermi con Castiel?» ragionò a mezza voce Kentin, facendosi prendere dall’ansia di doversi scontrare con lui una seconda volta, sia pure solo per finta.
   «Che cacasotto…» sghignazzò il Malvagio, subito ripreso aspramente da Peggy, che gli tirò appresso una scarpa. Non sua, ma della povera Iris, che uggiolò e implorò Castiel di ridargliela.
   A quell’insulto, Kentin si risentì e fu quasi sul punto di balzare in piedi, ma lo trattenni per un braccio. «Non cogliere le provocazioni, se non vuoi renderti ridicolo quanto loro», gli rammentai.
   «Allora?» lo incitò Armin con un sorriso dispettoso. «Non vieni a batterti con noi, valoroso Scudiero?»
   «Non posso», esclamò lui, cercando di trovare una scusa che potesse aiutarlo ad evitare la propria entrata in scena.
   «E perché?»
   «Devo assistere mia moglie durante il travaglio!» rispose deciso, afferrandomi per le spalle. Mi voltai a fissarlo con tanto d’occhi, mentre Nathaniel ruggiva di sdegno. La sicurezza di Kentin vacillò. «Beh… oh! È al primo parto e sono ben sei coppie di gemelli!»
   «Calma!» vociai terrorizzata alla sola idea. «Sono io quella che deve scodellarli!»
   «Sc-Scusa…» balbettò lui, rosso in volto per l’imbarazzo e la mortificazione. Ciò nonostante, il pubblico più adulto manifestò un certo divertimento e persino il Malvagio e il suo compare Mago si guardarono ridendo.
   Lysandre intonò una ninnananna.
   «No, aspetta! Non ho ancora partorito!» lo interruppi, spaventata all’idea che poi fossi costretta a seguire il Principe e la Fata fino all’Antro del Malvagio.
   Le proteste di Ambra superarono in potenza tutto il vociare che si era levato attorno a lei. Gli spettatori l’avevano dimenticata e ciò non andava affatto bene. «Charlotte!» chiamò per l’ennesima volta, ricordandomi spaventosamente Ash che invoca il fido Pikachu.
   Quella si riebbe dallo stato di stupore in cui era piombata in seguito a tutte le nostre improvvisate e riprese in mano la narrazione. «E fu così che, soli e abbandonati a loro stessi, il Principe e la Fata intrapresero il lungo viaggio verso l’Antro del Malvagio.»
   Ce l’avrebbero fatta a salvare il Malvagio Castiel dalle grinfie della bella e capricciosa Principessa Ambra?
   No, cioè.
   Ce l’avrebbero fatta a salvare la bella e capricciosa Principessa Ambra dalle grinfie del Malvagio Castiel?












Ordunque! Non avevo idea che avrei aggiornato tanto in fretta, ma l'ispirazione è imprevedibile. Soprattutto, mi costringe a scrivere più di quanto sarebbe nelle mie intenzioni. I due capitoli che avevo previsto inizialmente, a quanto sembra, sono già diventati cinque. Spero che il quinto, appunto, sia l'ultimo. *Incrocia le dita*
Annuncio che nei prossimi giorni sarò impossibilitata a scrivere, perciò rimando la chiusura al prossimo fine settimana. Mi scuso per l'intoppo.
Nel frattempo vi ringrazio di cuore per essere arrivati fin qui con la lettura di questa stupidaggine e per averla persino aggiunta fra le storie preferite/ricordate/seguite. Ci vuole coraggio! ♥
Buona serata e buon fine settimana a tutti! :*
Shainareth





  
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