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Autore: Lights    13/04/2015    6 recensioni
Proiettili di ghiaccio si può considerare il seguito di Metodo Scientifico, ma può essere seguita anche senza aver letto la precedente storia. Un nuovo gruppo, una nuova dinamica, un cattivo invisibile che miete il panico in diverse città, e ora è approdato anche a Starling City.
Oliver si dovrà confrontare con il nuovo cattivo ma non sarà solo, al suo fianco ha una nuova squadra, e poi c'è lei: Felicity Smoak, ma sarà come prima? Scopriamolo insieme. Buona lettura, Lights.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Felicity Smoak, Oliver Queen, Roy Harper
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Proiettili di Ghiaccio

 

- 16 -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- Bruce Wayne? - Chiese Felicity tutta trafelata, appoggiandosi di peso al bancone, ancora scossa dal volo di ritorno, tra le braccia di Hal, mentre lui se la rideva in silenzio.

L’infermiera lasciò scivolare lo sguardo sulla ragazza e sul suo strano abbigliamento. Felicity indossava ancora i vestiti della sera precedente. Il suo elegante abito rosso, sgualcito e sporco, cozzava con il giubbotto di pelle consumato di Hal.

Che abbinamento strano, pensò la donna quando si soffermò sugli occhi velati di lacrime della ragazza. Ricchi!

- Mi dispiace, signorina, posso rilasciare queste informazioni solo ai famigliari.

- Sono la sua fidanzata! No, direi più futura moglie! Sì, ci stiamo per sposare. - Tentò disperata, senza riflettere, guadagnandosi un'occhiata scettica da parte dell'infermiera.

Lois, seduta su una delle sedie della sala d'aspetto, alzò il capo dalla cartellina che stava finendo di compilare, incuriosita da quell'affermazione. Interessante, pensò soddisfatta. Questa serata si sta rivelando ricca di sorprese. Tremenda esplosione mette in pericolo il grande amore di Gotham. Ottimo titolo! Premio Pulitzer, sei sempre più vicino! Sospirò gratificata da quella visione.

Si alzò e si accostò con nonchalance alle due donne per sentire meglio lo scambio di battute, mentre fingeva di terminare di compilare i documenti dell’assicurazione sanitaria.

- La prego, mi dica dove avete ricoverato Bruce Wayne. - Sollecitò Felicity, implorante

- Se lei è la fidanzata “quasi moglie” - L'infermiera mimò con le dita le virgolette. - … del signor Wayne, perché i giornali non hanno mai scritto niente su di voi? - Chiese sarcastica, incrociando le braccia al petto.

- Siamo una coppia discreta. - Rispose prontamente Felicity.

- Dov’è l’anello di fidanzamento? - Incalzò l’infermiera.

- L’anello? Giusto, l’anello. Vede, io… noi…

- Dai, Bionda, non fare la timida… - S’intromise Hal. Afferrò la mano di Felicity e la mostrò all’infermiera. In bella vista sull’anulare risplendeva, in tutta la sua maestosità, un magnifico diamante.

- Oh… - Felicity rimase impietrita nel vedere quel gioiello al suo dito. Deglutì sconcertata e scattò con gli occhi su Hal.

- Il signor Wayne ha buon gusto, non trovate? - Hal ridacchiò divertito verso le due donne e regalò un occhiolino a una Lois a bocca aperta per la sorpresa.

Felicity seguì lo sguardo di Hal e si voltò verso Lois, la quale agì d’istinto afferrandole la mano con presa sicura. - Ragazza mia, se un uomo ti regala un anello come questo… - Riportò lo sguardo su quello di Felicity. - Hai fatto centro! Vuol dire solo una cosa: è pazzamente e follemente innamorato di te.

Felicity sgranò gli occhi, imbarazzata. Hal le appoggiò una mano sulla spalla facendola indietreggiare leggermente per sporgersi verso Lois. - Lo penso anch’io. - Confermò con il suo sorriso da seduttore

- Lois Lane. - Si presentò compiaciuta lasciando scivolare lo sguardo sul corpo dell’uomo.

Hal scansò in malo modo Felicity, portandosi avanti e strinse con presa sicura la mano della donna.

- Hal Jordan. - Si avvicinò al viso di Lois, senza lasciare mai i suoi occhi, accarezzandola con il suo tono di voce, caldo e profondo. - Piacere di conoscerla.

Lois deglutì lievemente imbarazzata, restando totalmente rapita da quell’uomo. - Il piacere è tutto mio. - Rispose civettuola.

- Ci sono problemi? - La voce severa di Clark mise fine a quell’incanto. Lois si voltò verso di lui, mentre Hal ricambiava l’occhiata torva che gli stava rivolgendo.

- Smallville, hai già finito di interrogare le persone coinvolte nell’esplosione?

- Signorina Smoak, - A quel richiamo il gruppo si voltò di scatto.

- Alfred, grazie al cielo, lui come sta? - Felicity si avvicinò al maggiordomo.

- È fuori pericolo. Venga, la porto da lui.

- Ecco dove l’avevo vista! - Esclamò Lois, soddisfatta. - Lei è Felicity Smoak! È il vice presidente delle industrie Wayne! - Lois s’intromise tra i due, dando le spalle ad Alfred e porgendo la mano a Felicity. - Lois Lane, Daily Planet. - Felicity la strinse con poca convinzione. - Così, lei e il signor Wayne state per sposarvi… a quando il lieto evento? - Chiese con nonchalance. Sarà sicuramente una notizia da prima pagina! Pensò soddisfatta, in attesa della risposta da parte della donna.

- Oh Dio, - sussurrò Felicity, sconsolata per il pasticcio che aveva creato con quella sua uscita infelice. Si massaggiò la tempia, mentre il chiacchiericcio incessante di quella Lois Lane le rimbombava nella testa.

- Lois! - La riprese Clark.

- Ehi, uragano... - Hal circondò le spalle di Lois con il suo braccio, trascinandola via. - Vieni con me, ho una bella e succulenta notizia per te. Forse tu non sai…

Clark e Felicity li osservarono andare via, come se fossero due vecchi amici che non si incontravano da parecchio tempo.

Clark sospirò e Felicity fece lo stesso. Si voltarono l’uno verso l’altro, sorpresi.

- Signorina Smoak, mi scuso per l’irruenza di Lois.

- Non sa quanto la capisco.

- Clark Kent.

- È stata un piacere conoscerla, anche se per poco. Mi scusi, ma ora devo andare.

- Ha ragione, vada pure dal suo futuro sposo. - Felicity roteò gli occhi al cielo. - Intendevo… dal signor Wayne.

Felicity seguì Alfred. Bruce ed io marito e moglie, a quel pensiero sorrise divertita, immaginandosi la vita matrimoniale con il taciturno e severo Bruce Wayne.

 

 

 

Felicity si soffermò sull’uscio, osservando malinconica un Bruce Wayne debole e ferito.

- Vada da lui, - Alfred la incoraggiò amorevolmente, sospingendola in avanti.

Con passo lento, Felicity si accostò al letto. Lasciò vagare gli occhi sul corpo dell’uomo. Sulle bende che gli fasciavano il petto e le braccia. Sui tagli e le ferite che spiccavano sul suo viso.

Lentamente portò la mano sul volto dell’uomo. Le dita scivolarono su ogni graffio, poi, con una carezza, gli scostò i capelli che gli ricadevano sulla fronte.

- Bruce, sono qui... - Felicity non riuscì a trattenere le lacrime che silenziosamente iniziarono a rigarle le guance.

Accolse la mano di Bruce nella sua e appoggiò il capo sul petto dell’uomo. - Mi dispiace...

Ad un tratto, avvertì la mano dell’uomo accarezzarle dolcemente il capo.

Si sollevò di scatto, incontrando gli occhi neri, stanchi e provati di Bruce. Lo abbracciò d’istinto, affondando il viso nell’incavo del suo collo e lasciando libere le lacrime.

- Sto bene, - La rassicurò. Bruce chiuse gli occhi, stanco, e continuò ad accarezzare la schiena di Felicity fino a quando lei non si calmò.

- Scu-sa, non so che cosa mi abbia preso, ma vederti così… mi ha fatto tornare in mente brutti ricordi. - Disse Felicity, tirando su con il naso. - Perdonami, sono una sciocca. - Scosse la testa e si sforzò di sorridere. - Cosa è successo?

- Non lo so. Ho solo dei ricordi confusi. Stavamo cenando, poi è entrato il cameriere nella sala, ci ha avvisato della bomba e poi è successo il finimondo. - Bruce abbassò per un attimo le palpebre.

- Stavamo? - Chiese Felicity, stranita. - Tu e chi?

- Oliver e la giorn… Oliver? - Chiese all’improvviso mettendosi a sedere.

- Piano, - Felicity lo fece appoggiare alla testiera del letto. - Non ti devi agitare. - Inspirò a fondo. - Eri a cena con Oliver?

- Sì, l’avevo raggiunto al ristorante.

Felicity strinse le labbra per non scoppiare a ridere, immaginandoseli impegnati in una conversazione muta fatta solo di sguardi lunghi, intensi e carichi di significato. - Vi stavate divertendo un sacco, immagino. - Ironizzò divertita. Bloccò i pensieri, rendendosene conto all’improvviso. - Oliver? - Chiese terrorizzata.

Bruce sorrise vedendolo entrare.

- Ci hai fatto preoccupare.

Felicity si voltò al suono della voce Oliver, incrociando lo sguardo sollevato dell'uomo. Scivolò rapidamente con gli occhi su di lui per accertarsi che stesse bene.

Si alzò di scatto dalla sedia. Pochi passi e lo fronteggiò. Esitò un attimo ma poi lo abbracciò di slancio.

- Sto bene, - Sussurrò Oliver. - Tu come stai? - Chiese staccandosi da lei. Lasciò che il suo palmo scivolasse lentamente sul braccio di Felicity, fino ad arrivare alla sua mano.

Oliver si bloccò accorgendosi dell’anello. Le sollevò la mano, spostando lo sguardo smarrito dal grosso diamante che le adornava l’anulare al suo viso.

- È di Hal… - Specificò immediatamente Felicity. - Nel senso, me l’ha dato lui, più che altro me l’ha infilato al dito, è una pazza idea, lo so, chi mai ci avrebbe pensato, solo lui può fare queste cose. È una lunga storia. - Sogghignò imbarazzata.

- Bionda, non dovresti elogiarmi quando non ci sono, altrimenti come faccio a godermi certe cose? - Hal rivolse un ghigno soddisfatto a Oliver, che in cambio lo gelò con un lungo sguardo silenzioso.

Hal si avvicinò a Bruce. - Non mi posso assentare un minuto, che ti cacci subito nei guai, amico. Capisco che l’avvenente signorina Lane vi abbia distratti… - Si voltò verso Oliver e gli fece l’occhiolino compiaciuto. - Ma farsi cogliere così impreparati non è da voi.

- Co-sa? - Felicity guardò prima Bruce e poi Oliver. - Eri a cena con Lois Lane? - Assunse un tono più duro di quanto avesse voluto.

- È stata solo una coincidenza. Tu non c’eri… - Oliver lasciò cadere la velata accusa. La guardò dritto negli occhi e Felicity sfuggì dal suo sguardo, sentendosi per l’ennesima volta colpevole.

Hal sospirò profondamente. Tutto ad un tratto l’aria in quella stanza era diventata pesante.

- Bruce, come hai fatto a metterti in salvo? Conosciamo tutti le tue capacità straordinarie, ma questo è impossibile anche per te.

- Mi ricordo solo di essere stato sospinto da una forza misteriosa che poi mi ha adagiato a terra dall’altro lato della strada, prima che l’esplosione mi coinvolgesse totalmente.

Felicity si massaggiò la testa. Tutta la stanchezza accumulata si stava facendo sentire.

- Ho bisogno di un caffè, forse anche due, meglio tre. Ne approfitterò per dare un’occhiata ai server dell’ospedale e mi connetterò con quello della polizia, vediamo se riesco a trovare informazioni utili.

- Domani. - Decretò Bruce. - Lo farai domani, Felicity. Abbiamo passato tutti un’intensa nottata e abbiamo bisogno di riposare. Tornate a casa. Domani decideremo il da farsi.

- Mi assicurerò che l’infermiera ti porti un altro cuscino, così starai più comodo. Posso pretenderlo, - Alzò la mano, sulla quale faceva bella mostra di sé il diamante. Sorrise a Hal, ma poi voltandosi verso la porta incrociò lo sguardo severo di Oliver che le fece smorzare il sorriso.

Hal attese che Felicity se ne fosse andata per fronteggiare Oliver.

- Sei un coglione, Queen. Tu non la meriti.

Hal fece per uscire ma Oliver lo bloccò per il braccio. - Perché tu sì?

I due si guardarono in cagnesco. - Signori, vi prego, - Intervenne Alfred con il tuo tono inflessibile, a placare la situazione. - Il signor Wayne ha bisogno di riposare. È meglio che torniate a casa. Vi ho fatto preparare la cena e un bagno caldo.

Con un leggero segno della mano, Alfred li invitò a seguire il suo consiglio e rimase impettito al suo posto fino a quando i due non si mossero.

- Signor Queen, - Alfred bloccò Oliver sull’uscio. - Può avvisare lei la signorina Smoak? Ho notato che ha la tendenza di bere troppo caffè a stomaco vuoto, io ora devo occuparmi del signor Wayne.

Oliver accennò un breve sorriso di assenso.

 

 

 

 

Felicity teneva tra le mani la tazza ricolma di caffè caldo. Osservava assorta l’inserviente lavare il pavimento della sala. Sospirò, scoraggiata. Un passo avanti e cento indietro, pensò avvilita.

- Signorina Smoak.

Felicity sussultò e la tazza le cadde dalle mani. Incespicò nei suoi piedi scivolando sul pavimento bagnato. Se l’uomo non l’avesse sorretta prontamente, sarebbe sicuramente caduta a terra fradicia di caffè.

- Signor Kent! - Felicity si sistemò meglio gli occhiali sul naso. - Vera mossa da eroe! - Disse quando si accorse che Clark aveva salvato anche la tazza del caffè.

Clark sorrise. - Mi dispiace averla spaventata.

- Clark, ti ho preso una ciambella… - Lois alzò lo sguardo su di loro e si bloccò sul posto.

- Lois! - Clark aiutò velocemente Felicity a rimettersi in piedi e le porse la tazza. Si lisciò la giacca, imbarazzato.

- Lo scusi, Felicity, è così maldestro. - Lois picchiettò la mano sulla giacca di Clark con una certa violenza, levando delle goccioline inesistenti di caffè. - Non posso lasciarlo due minuti da solo. - Lo guardò dritto negli occhi facendo trapelare un certo fastidio. - Spero che non la stesse importunando.

- Lois!

I tre si voltarono a quel richiamo.

- Oliver! - Lois si staccò da Clark e si avvicinò a lui.

- Come stai? - Chiese Oliver, premuroso.

- Solo un graffio sul braccio. - Lois gli mostrò la fasciatura. - Grazie a te. - Lanciò un’occhiata di rimprovero verso Clark.

Clark stava per risponderle a tono ma trattenne le parole.

- Ciambella? - Gli mostrò il pacchetto che teneva in mano.

Felicity picchiettò la mano sulla spalla di Clark. - Fascino, Queen. Tutto normale. Grazie ancora del salvataggio, signor Kent.

- Mi chiami pure Clark.

- Felicity. - Gli strinse la mano. Felicity si bloccò rilevando la cimice trasmittente nel taschino della giacca dell'uomo. Seguì il tracciato di zero e uno, arrivando a scovare il server centrale da dove partiva il segnale. Interessante, pensò visionando velocemente i file. È una raccolta di dati sull’esplosione che ha coinvolto Bruce e Oliver!

Felicity sgranò gli occhi. Una forte scossa elettromagnetica si diffuse dalla mano. - Ahi! - Indietreggiò di qualche passo e finì addosso a Lois, che a sua volta finì tra le braccia di Oliver.

Felicity si massaggiò le tempie. Non è possibile, osservò triste gli occhi sinceri di Clark. Non può essere.

- Complimenti, Oliver… - Lois passò delicatamente le mani sul petto dell’uomo compiaciuta.

Oliver sorrise, poi tornò serio incrociando lo sguardo di Felicity.

- Scusate, ma ora dobbiamo andare.

- Come? Voi due vi conoscete? - Chiese stupita Lois.

- È una storia vecchia. - Disse in fretta Felicity per evitare l’argomento.

Lois assottigliò lo sguardo. - Oliver Queen, Felicity Smoak. - Si disse tra sé, cercando quel particolare che le stava sfuggendo. Sgranò gli occhi quando la verità le si palesò in testa. - Felicity, lei è quella Felicity? - Oliver e Felicity si irrigidirono. - Oh, che imbarazzo. - Continuò sottovoce Lois, divertita. - La ex di Queen è la futura moglie di Wayne. Sapevo che dovevo portarmi dietro Jimmy, sarebbe stato un’ottima occasione per un servizio da urlo.

Oliver volse la testa verso Felicity, che sollevò le spalle non sapendo cosa dire.

- Lois, - Clark le appoggiò la mano sul braccio. - Lasciamoli andare.

- Clark, - Lois si voltò verso di lui, dando le spalle agli altri due. - Quante volte ti devo rammentare che bisogna battere una notizia finché è calda? È il nostro lavoro. Siamo dei giornalisti. I giornalista che cosa fanno? Vanno a caccia di notizie. Indagano. Quando trovano una pista devono esplorare ogni possibile strada per arrivare alla verità. Siamo qui per indagare sull’esplosione di questa sera che ha visto coinvolti anche il pezzo grosso della città di Gotham e il suo nuovo investitore. Ora si scopre che sono legati dalla stessa donna, tutto questo non è magnifico? Proprio per questo… - Si voltò per continuare a fare le domande a Felicity e Oliver. - Ma dove sono finiti? - Osservò sconcertata Clark, che non poté fare altro che alzare le spalle sconsolato.

 

 

 

Oliver e Felicity avevano preso un taxi per ritornare a villa Wayne. Entrambi erano seduti al loro posto, con gli sguardi persi sulla strada, immobili, attenti a non invadere gli spazi dell’altro o a non incrociarne gli occhi.

Felicity sospirò per l’ennesima volta.

- Che cosa ti preoccupa? - Chiese Oliver, voltandosi per la prima volta dalla sua parte.

- Come fai a sapere che c’è qualcosa che mi preoccupa? - Lo osservò sorpresa.

- È da un po’ che non parli. - Sorrise Oliver. - È preoccupante quando non si sente il tuo chiacchiericcio.

- Eh già, - Sogghignò.

Oliver fece scivolare la mano su quella di lei che teneva in grembo. Con il pollice sfiorò l’anello e si mise a giocare con la pietra.

- Te lo volevo chiedere quella sera. - Disse serio, con un’inflessione di tristezza nella voce.

- Co-sa? - Ma dopo un attimo si pentì di averlo chiesto. - Oh.

Sfilò la mano da quella di Oliver e se la portò al petto.

- È stato solo uno stupido escamotage. L’infermiera non voleva dirmi dove avevano ricoverato Bruce. Io stavo morendo dalla paura. Mi è uscito dalla bocca di essere la fidanzata “quasi moglie” - Mimò le virgolette come aveva fatto qualche ora prima l’infermiera. - di Bruce Wayne. Hal mi ha solo aiutato. Dovresti aver capito che lui è folle e gode nel ritrovarsi in queste situazioni. - Si levò l’anello dal dito e l’appoggiò sul palmo della mano. - Nessun valore, solo finzione. - Lo strinse nel pugno.

Oliver ritornò a guardare fuori dal finestrino, senza però riuscire a rilassarsi. - Lo so, solo finzione.

Il resto del tragitto lo passarono in silenzio.

Una volta arrivati, Oliver scese dall’auto e aprì la portiera a Felicity.

- Grazie. - Sorrise intenerita dal quel gesto attento.

Il taxi ripartì ma loro rimasero fermi a guardarsi negli occhi, bloccati nelle loro posizioni. Il leggero venticello della sera solleticò i loro volti, giocando con le ciocche di Felicity.

Felicity rabbrividì. - Stai congelando, - Oliver appoggiò entrambi le mani sul suo volto. Felicity chiuse gli occhi e si beò del calore che emanavano.

Quando li riaprì si accorse che Oliver si era avvicinato al suo viso. Si tuffò in quel mare tempestoso che erano i suoi occhi. Il cuore iniziò a tamburellare selvaggiamente nel petto.

Oliver si avvicinò ancora, fermandosi a pochi millimetri della sua bocca. Fallo, Felicity si ritrovò a desiderare, ma lui non lo fece.

- È meglio entrare, prima che ti ammali.

Il fiato caldo delle sue parole le sfiorò delicatamente le labbra, come un premio di consolazione.

Oliver si staccò da lei e si avviò verso l’entrata.

Felicity restò ferma per qualche secondo, sconcertata dal suo comportamento, ma poi si affrettò a raggiungerlo.

Lo bloccò prima che potesse aprire la porta. - Oliver, - Iniziò piano per attirare la sua attenzione. - Clark Kent non è la persona che dice di essere.

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

OH wow! È proprio il caso di dirlo.

L’anello, eh già, è un riferimento che porta all’ultimo capitolo di Metodo Scientifico. La sera di cui parla Oliver, si riferisce al giorno che Felicity ha deciso di andare via con Andrew. Dovevano vedersi a cena, ma la cena non è mai avvenuta, come non c’è mai stata la proposta di matrimonio. Allora l’anello? Vi starete chiedendo. Quante cose che volete sapere, c’è ancora tempo per scoprirlo.

 

Lois Lane e Hal Jordan, la ship è saltata. Accadrà qualcosa tra quei due? Mi sa che qui Clark metterà dei bei paletti, staremo a vedere, comunque mi hanno fatto morire dal ridere.

 

Come pensavamo, Oliver non l’ha preso bene, e sinceramente non ha tutti i torti, essere piantato per la seconda volta dalla donna che ama, è stato un bel colpo sia al suo ego ma soprattutto al suo cuore già ferito. Prevedo sofferenza, voi che dite?

 

Clark Kent sarà veramente un nemico? Chi lo sa. In questa storia tutto può accadere, ormai i personaggi fanno quello che vogliono!

 

 

Bene, nel prossimo capitolo, scopriremo la reazione di Luke, eh sì, si torna anche da Cindy - Luke e Roy.

 

A lunedì! Kiss-kiss

   
 
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