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Autore: Diaryofwriters    15/04/2015    1 recensioni
- LoScandalo in collaborazione con Scriverepervivere. -
10 capitoli, 10 storie da raccontare.
1 – Photograph| Terremo il nostro amore in una fotografia.
2 – Against All Odds| So che non sarebbe mai più tornata da me. Era contro ogni probabilità.
3 – Am I Wrong| Sono così sbagliato se credevo potessimo diventare qualcosa di reale?
4 – I Will Always Love You| Nonostante tutto, sono riuscita a sentirti. Devo lasciarti andare? Si, peró ricorda che ti ameró per sempre.
5 – Thinking Out Loud| E ora sto pensando ad alta voce, a quanto sia bello ballare con lei.
6 – Que Hiciste| Fino a ieri credevo che avremmo affrontato tutto insieme, e poi hai buttato tutto all’aria.
7 – The Hanging Tree| Doneremo la nostra libertà a persone innocenti. E’ peggio raccogliere i pezzi, che cadere in frantumi.
8 – Colors Of The Wind| Solo se rispetterai la vita, Rosy, scoprirai le tante cose che non sai.
9 – Tee Shirt| Ci rincontriamo stanotte. Stessa ora, stesso posto, stesso sogno.
10 - Skyfall| "Usciresti con me?" "Facciamo cosi: uscirò con te solo quando il cielo cadrà a pezzi"
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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           Colors  of  the  wind
 
 
You think you own whatever land you land on
The Earth is just a dead thing you can claim
But I know every rock and tree and creature
Has a life, has a spirit, has a name
Tu pensi che ogni cosa ti appartenga
La terra o il paese dove vai
Ma sappi invece che ogni cosa al mondo
E’ come te, ha uno spirito e un perchè
Have you ever heard the wolf cry to the blue corn moon
Or asked the grinning bobcat why he grinned?
Can you sing with all the voices of the mountains?
Can you paint with all the colors of the wind?
Hai mai sentito il lupo che ulula alla luna blu
Hai mai chiesto alla lince perché sorride?
Sai cantare come cantan le montagne?
E pitturare il vento con i suoi color?
 
 
“Solo se rispetterai la vita, Rosy, scoprirai le tante cose che non sai”
 
 
                                                                                      Los Angeles, anno 1979
 
 
Una donna di una ventina di anni, con in braccio una bambina di cinque anni, piangeva.
Era in piedi, in mezzo a una pista di atterraggio, mentre suo marito, un uomo alto e fiero, caricava i propri bagagli su un aereo.
Destinazione, Afghanistan .
Appena ebbe finito, si avvicinò alla moglie, con un sorriso rassicurante in volto.
<<  Starò via solo per cinque anni…  >>
<<  Ti sembrano pochi?  >> lo ribeccò l’altra.
<<  No, ma l’importante è che tornerò  >>
<<  E Rosy!?  >>
<<  Non lo so, Laura…  >>
<<  Lei ha bisogno di te, Ross!!  >>
<<  Anche dove sto andando io hanno bisogno di me!  >>
Dopo un attimo di silenzio, l’uomo riprese:<<  Le scriverò ogni anno, non è come avere una persona d’avanti, ma è un inizio>>
Poi si mise a frugare nella tasca dei pantaloni e le porse una lettera:<< Ti prego, tienila, custodiscila e dalla a Rosy solo nel caso in cui…io non ce la facessi, ecco  >>
Laura prese la busta fra le mani, le guance ancora bagnate dalle lacrime.
<<  Mi mancherai  >> gli disse.
<<  Anche tu mancherai a me, musona!  >>
<<  LYNCH, E’ ORA DI PARTIRE!  >> urlò a un certo punto il capitano.
<<  Ciao Laura  >>
Detto ciò, salì sull’aereo, lasciando una Laura sull’orlo della disperazione.
Quando l’aereo partì, riuscì solamente a dire:<< Ciao, Ross >>
 
 
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                                                                                     Afghanistan, anno 1980
 
 
<< Come va, Arnold?>> chiese Ross a un vecchio soldato, aiutandolo a camminare.
<< Come vuoi che vada, ragazzo mio? Un catorcio come me in guerra? Secondo me quei pazzi hanno fatto un errore di calcolo!>> rispose un uomo sulla sessantina.
Il biondo, di tutta risposta, si mise a ridere: <<  Hai riportato alla base molti civili feriti, non direi che non sei servito a niente…e siediti, che ti medico la ferita…>>
<<  Sei qualificato, almeno? >>
<<  Se non lo fossi non sarei un dottore… >>
<<  Era per accertarsi… >>
Il più giovane roteò gli occhi, cogliendo subito il punto critico del paziente:<< Arnold, piuttosto, non è che hai paura della puntura? >>
L’altro deglutì:<< Ehm…no…>>
Ross sorrise, benevolo:<< Non lo dirò a nessuno >> detto questo, prese la puntura e si posizionò su uno sgabello.
Un altro uomo, che intanto stava fasciando il braccio di un bambino, gli disse:<<  Ehi, Lynch, fai gli auguri a tua figlia!  >>
<< Lo farò! Le scrivo una lettera stasera >>
<< Niente bambole et simiglia? >>
<< Mi sembrerebbe un po’ difficile inviargliela da qui. >>
E scoppiarono a ridere.
Bhe, sempre meglio che piangere, no?
 
Ross si mise a sedere, accese la lampada e cominciò a scrivere:
 
 
Hey, Rosy!
Hai quasi sei anni, e stai per cominciare le elementari!
Ti scrivo questa lettera in vista del tuo compleanno.
Stai crescendo, bambina mia, e non sai quanto vorrei essere lì con te, ma purtroppo le persone, qui, hanno bisogno del mio aiuto.
E’ un bel mestiere, quello del medico: puoi aiutare tanta gente, dal semplice raffreddore a ferite più gravi.
Sai, a differenza di Los Angeles, qui la città è, come dire, più turbolenta.
Molto, molto turbolenta.
E pericolosa.
Tu non devi mai cadere nella cattiveria, e devi stare attenta, perché essa non è in posti specifici, è ovunque.
Una volta uno scrittore disse : “La guerra c’è dove l’amore non basta”
E ti svelerò un segreto.
La guerra non è solo quella battaglia fra due popoli, combattuta con le armi.
Offendere le persone, trattare male il tuo prossimo, ecco, anche quella è guerra.
Perché questa non risolve mai niente, sappilo: porta dolore, porta sofferenza, porta odio.
E l’odio rovina l’amore, lo distrugge, senza pietà.
Tocca a noi ad aiutare quest’ultimo, a farlo trionfare, allora sì che diventa la cosa più potente al mondo, e vince contro ogni male.
Siamo noi che dobbiamo portare l’amore, solo così potremo vincere la guerra contro noi stessi.
Dai amore a chi ti sta vicino, e verrai ricambiata.
Questo vale per ogni persona al mondo.
Per te, per tua madre, e anche per me.
L’amore è il motore che porta avanti la nostra vita, e che riesce a sconfiggere l’odio.
Non dimenticarlo mai, ok?
Ti saluto, piccola, e tanti auguri di buon complenno.
Papà
P.S.: Un mio amico ti fa gli auguri!
 
Chiuse la lettera e la mise dentro una busta. La diede all’addetto alla posta in modo tale da farla arrivare in America. Dopo di che, si mise a dormire.
 
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                                                                                 Afghanistan, anno 1982
 
 
 
Rosy, piccola, hai già otto anni!
Cresci proprio a vista d’occhio.
Ho ricevuto le tue lettere, il fatto è che non ho mai potuto rispondere.
Qui le cose peggiorano soltanto…non tanto per la guerra, quella l’abbiamo sotto controllo, quanto per tante, tantissime vite umane stroncate per colpa di questo conflitto.
Non si capisce più niente, hanno perso la concezione della parola “vita”.
Qualunque persona faccia parte dell’altro gruppo deve essere uccisa.
Io invece, non la penso così.
Quando un uomo è in pericolo, c’è poco a cui pensare, e bisogna farsi avanti.
Perché in fondo, la sola colpa di quella persona è avere la divisa di un altro colore.
Anche lui ha una famiglia, anche lui ha dei figli a cui vuole bene.
Ecco vedi, io ho fatto una cosa che forse non era la più giusta dal punto di vista bellico, ma era sicuramente la più azzeccata dal punto di vista umano.
Ho salvato un soldato russo.
Si, ce ne è voluto di coraggio.
Stavamo perlustrando il campo di battaglia, in cerca di soldati americani feriti, e l’ho trovato.
Poveraccio, messo malissimo, la divisa praticamente rossa di sangue.
L’ho riportato alla base furtivamente e l’ho curato di nascosto.
Perché infondo è questo che facciamo noi medici: salviamo vite umane.
E poco importa se inglesi, russi, francesi, italiani o russi, tutti gli uomini hanno il diritto di vivere, di essere liberi, avere integrità della propria persona, essere uguali davanti alla legge.
Le persone sono diverse solo caratterialmente parlando.
Ma per il resto, nessuno nasce diverso o sbagliato.
Tutti a questo mondo abbiamo due occhi, un naso, una bocca, abbiamo dei piedi e anche delle mani.
E cosa più importante, abbiamo un cuore che palpita allo stesso modo.
Perché, è vero, fuori potremmo anche non essere uguali, ma dentro, nel profondo, non siamo poi così diversi.
C’è chi dice che non è così, tu non devi ascoltarli.
Cosa possono saperne loro?
Non si fidano solamente di ciò che non si sanno spiegare.
Nessuno gli ha insegnato che noi siamo belli a modo nostro, con i nostri sentimenti che un giorno porteremo in giro per tutto il mondo, per rischiarare il buio che oscura il cuore di ognuno di noi.
Un giorno lo capiranno Rosy, io lo so…
Ora mi tocca andare, il russo reclama cibo :).
Un grande bacio!
Papà.
 
Sospirando, si girò verso il giovane soldato: avrà avuto non più di diciotto anni, tutta la vita ancora da vivere, se l’avesse lasciato su quel campo a morire non se lo sarebbe mai perdonato.
Non parlava un inglese perfetto, anzi, aveva un forte accento russo.
Ma almeno si capivano.
<<  Non puoi stare a digiuno, devi rimetterti…per oggi mangerai il mio pranzo >>
Quello sgranò i due occhi color del ghiaccio, e si affrettò a rifiutare, con quel poco inglese che sapeva: << Ehm…no no no no, cioè io…non serve, davvero…>>
Il medico si mise a ridere:<<  Ma come fa uno come te ad andare in guerra? Ti comporti ancora come un ragazzino, senza offesa>>
L’altro arrossì e abbassò lo sguardo:<< Deystvitel’no ya…cioè, volevo dire, in effetti io sono molto giovane e non tanto esperto in materia…ma ho una buona…mira? Si dice così? Bhe, mi hanno reclutato per von tot..si, insomma, per quello…>>
<< …vado a prenderti la minestra, tu non muoverti, eh! >> detto questo, Ross piegò la lettera e la mise in una busta, e si diresse alla volta dell’ufficio postale, in cui il suo amico Jack, un ragazzo di qualche anno più giovane di lui, dai capelli ricci e castani e il sorriso gentile, si occupava dello smistamento. Si avvicinò al ragazzo, e cercando una scusa adatta, cominciò a parlare:<<  Senti Jack, ti vorrei chiedere un favore…>>
<<  Dimmi pure. >> fece l’altro, continuando il suo lavoro.
<<  Ecco, vorrei che il capitano non leggesse questa lettera, sai, è molto personale e… >> il giovane era davvero in difficoltà.
Sul viso di Jack si dipinse in ghigno sghembo :<<  Non preoccuparti, passerà inosservata. >> prese in mano la busta.
<< Grazie, sei il migliore >> si girò verso la porta.
Stava per varcare la porta, quando Jack, con tono sardonico, aggiunse: << Salutami il russo, mi raccomando >>
Ross in quel momento non sapeva davvero a cosa pensare, forse solo al fatto di trovarsi sì in guerra, ma tra un gruppo di amici che lo riuscivano a capire e sostenerlo. Come una famiglia.
Senza neanche accorgersene, si ritrovò a sorridere.
 
 
 
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                                                                Los Angeles, anno 1982
 
Era un pomeriggio soleggiato nella città americana. In apparenza, un giorno come tanti.
Quel sabato dell’ undici di agosto, però, era un giorno molto speciale: la piccola Rosy compiva gli anni.
Mentre la bambina giocava in giardino con i suoi amichetti, la madre, Laura, prendeva il tè con le sue amiche sotto il gazebo.
La conversazione delle tre donne cambiava argomento ogni 5 minuti: dalla moda, alla cucina, alla musica, ai figli.
E, dai figli, ai mariti.
 
<<  Mio marito è una tale lagna! Non si alza mai dal divano, non va a prendere Timmy a calcetto, che cosa dovrei fare io? Battergli le mani, dirgli che sta facendo un buon lavoro? >> si continuava a lamentare Olivia, una piccola donnina dai capelli color dell’ebano e occhi neri.
<<  Per così poco? Il mio neanche mi prende in considerazione, se non per portarmi a letto. Tu guarda che animale >> a ribattere era stata Audrey, una dolce ragazza dai lineamenti delicati, ma dai modi di fare un po’ bruschi.
Mentre le altre si mettevano a discutere animatamente, Laura, la padrona di casa nonché moglie del medico di guerra Ross Lynch, iniziava a sentirsi a disagio: sin da quando era piccola, era stata lei a prendersi cura di Rosy, da sola e senza l’aiuto di nessuno, e con tutti gli anni in cui era stato via, ormai non se lo ricordava neanche com’era avere un marito.
Inoltre, ripensando ai momenti “felici”, non le sembrava che Ross le desse tanto fastidio e suscitasse in lei così tanta rabbia.
Il suo lavoro lo faceva, era un uomo di tutto rispetto, non trattava male lei e non aveva mai picchiato Rosy, almeno, per il poco tempo che aveva trascorso insieme a lei in America, non l’aveva mai fatto…l’ideale di uomo perfetto, quindi.
Sarà perché era una donna di poche pretese, o perché non era un tipo particolarmente romantico, ma il modo di fare di suo marito non la urtava affatto.
Dopo tutto, era un uomo. “E ho detto tutto”com’era solita dire sua madre.
Poi è partito per la guerra, e questo le dispiaceva, ma sarebbe dispiaciuto a qualsiasi moglie.
E solo quando succedono queste cose ti accorgi che il resto è fuffa, è poco importante.
<<  E come sta tuo marito, Laura? >> le chiese Ellie, seduta accanto a lei.
La donna si riscosse dai suoi pensieri, e dopo un attimo in cui cercò di formulare una frase di senso compiuto, rispose :<<  Bene, suppongo…non ha mai dovuto prendere in mano un fucile, credo sia un passo avanti…>>
<<  E’ l’unico a lavorare come medico? >>
<<  Certo che no! Ci sono molti suoi amici che medicano i feriti…>>
<<  Rosy mi ha detto che tuo marito ha preso sotto la sua ala un nemico! >> Olivia era stupita di tanta bontà.
Laura alzò impercettibilmente gli occhi al cielo ed emise un piccolo sospiro: “ Bocca larga, Rosy avrebbe dovuto starsene con il becco chiuso, me l’aveva promesso!! “
Chiuse gli occi e gli riaprì poco dopo, riprendendo a parlare:
<<  Ehhhh si, Ross è un uomo complesso, quando qualcuno ha bisogno di aiuto lo aiuta, non importa in che circostanze o chi sia…>> in un certo senso, Laura si sentiva orgogliosa del suo uomo.
Quanti sarebbero stati disposti a fare altrettanto?
<<  Davvero un modello di uomo! E poi ha molto coraggio, pensa se quello, invece di ringraziarlo, gli dà un colpo in fronte?  >>
Una frase detta con noncalanche e molto schietta, che colpì Laura come un fulmine.
E no, se ve lo state chiedendo, a questo non aveva pensato.
 
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                                                                                Afghanistan, anno 1982
 
 
<< Bhe, non ti è piaciuta la minestra, a quanto vedo…>> affermò sogghignando il biondo, osservando la ciotola completamente vuota, poggiata sul pavimento qualche metro più in là.
Il russo arrossì vistosamente, per poi asserire: << Il gulash che ci propinano a colazione, pranzo e cena non è fra in migliori che abbia mai mangiato…>>
Ross scoppiò a ridere, seppur mantenendo basso il volume della voce.
Non si era mai divertito tanto come quella sera: la compagnia del ragazzo era veramente gradevole e continuava a convincersi di avere fatto la cosa giusta, salvandolo.
Aleskej, questo era il suo nome, era una persona timida ed impacciata all’apparenza, ma in realtà, quando ci prendeva un po’ la mano, iniziava sproloquiare senza sosta, ma non era fastidioso.
Era ironico, faceva delle battute sul suo capitano, e aveva scoperto che sua madre lo aspettava a Mosca, insieme alle sue sorelline e a suo padre, rimasto invalido dopo un incidente.
Inoltre, non era neanche un brutto ragazzo.
I lineamenti erano duri, ma quando le sue labbra si aprivano in un sorriso, diventava il sorriso più dolce del mondo.
La carnagione rosata e gli occhi di un azzurro limpido, involontariamente glaciali, ti fissavano e ti intimorivano, erano attenti e calcolatori, prudenti.
Poi si aprivano, in un attimo diventavano gioiosi e ridenti.
I capelli, tagliati cortissimi, erano castano scuro, sporchi di polvere e leggermente impregnati di sangue asciutto.
Il fisico magro ma tonico, non aveva ancora avuto l’occasione di vederlo in piedi, quindi non sapeva se era alto o basso.
Una cosa era certa, era un ragazzo davvero meraviglioso, sotto tutti i punti di vista.
Vedi cosa succede, quando provi a guardare oltre le apparenze?
<< Allora….>> il diciottenne cercò di cercare le parole adatte per rivolgersi al suo interlocutore << tu sei sposato?>>
L’ altro annuì: << Si, esatto, ho una moglie e una bambina, si chiama Rosy>>
<< Un nome grazioso. >> alzò lo sguardo al cielo << sai cosa sarebbe davvero buffo? Tornare a casa…>>
Ross corrucciò la fronte, confuso: << Buffo? E perché mai?>>
Quello sospirò: << Sono sicuro che abbiano già mandato la lettera del mio decesso a casa. Se mi presento, crederanno che..>> abbassò lo sguardo<< a-abbia avuto…paura e…>>
<< Che tu ti sia nascosto? >> completò la frase per lui.
<< Ecco, sarei lo…zimbello?>> chiese conferma a Ross, che annuì<< lo zimbello di tutti…>>
Ross sorrise teneramente :<<  Sai cos’è veramente buffo? Che loro non ti accolgano a braccia aperte! Fai parte della loro famiglia, per la miseria, e ti capiranno…>> fece una pausa di alcuni minuti, poi continuò:<< Io sono costretto a mandare poche lettere a mia figlia, giusto per il suo compleanno…e non sai quante me ne mandi lei>> sorrise, commosso<< e mi piace sapere che sta bene, ch sta crescendo bene. E’ il mio orgoglio, mi ha confessato addirittura di volere  diventare un medico, come me. Mi piacerebbe rivederla, solo per una volta…>>
<< La rivedrai, una volta a casa…>>
Ross, con gli occhi lucidi e un nodo in gola, scosse la testa:<< Lo sappiamo tutti e due che i medici come me non sopravvivono facilmente>>
<< Perché sei partito, allora?>>
<< …perché è il mio lavoro, salvare le vite umane. E io amo la vita più di me stesso>>
Aleskej comprese tutto: perché quell’uomo tanto gentile si trovava lì, con lui, un nemico?
Perché era riuscito a capirlo, nonostante la guerra imperversasse al di fuori di quella base.
Perché non accettava che un uomo attaccasse un altro uomo, come farebbero due animali per stabilire chi è il più forte.
Perché non si è fatto ingannare dal potere.
Perché ha rispetto, anche per un nemico.
E perché non ha paura.
Ross inclinò la testa, guardandolo serio: << Io non cado in basso, non mi lascio condizionare dalla paura, perché, te lo garantisco, neanche due animli si attaccherebbero per paura>>
 
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                                                                                     Los Angeles, anno 1988
 
 
Una dolce ragazzina di 14 anni dai capelli biondi si stava dirigendo velocemente a casa.
Quel giorno era particolarmente contenta, perché era il suo compleanno: le sarebbe arrivata una lettera dal suo papà.
Nelle lettere precedenti le aveva detto che Aleskej, il ragazzo russo che aveva salvato e che tornò nell’esercito nemico, promettendogli di farsi sentire il più presto possibile, gli aveva annunciato che la guerra sarebbe presto, quindi suo padre sarebbe tornato a casa molto presto.
E non vedeva l’ora.
Si era preparata al massimo, dando il meglio di sé a scuola: voleva diventare anche lei un medico di guerra, e magari avrebbe scritto un libro sulle sue “avventure” e quelle del suo papà.
Ah, se solo ci pensava le veniva da gridare di gioia.
Ed eccola lì, sul vialetto di casa.
Si fermò e mise le mani sulle ginocchia, riprendendo fiato.
Doveva assolutamente calmarsi.
Dopo essersi tranquillizzata, andò ad aprire la cassetta della posta: niente.
Ok, niente…COSA!? NIENTE!? No, impossibile.
Suo padre non si era mai dimenticato di scriverle per il suo compleanno, a meno che…
Furente, aprì violentemente la porta e varcò l’entrata velocemente, alla ricerca di sua madre.
Impicciona, quante volte le ho detto di…
Il flusso di pensieri contro Laura si fermarono, vedendo quest’ultima piangere su una lettera.
Con passo leggero le si avvicinò:<< Mamma, che hai?>>
Lei alzò lo sguardo, gli occhi gonfi dal pianto, e mi porse una lettera.
Una lettera non scritta da suo padre, ma dal suo comandante.
Essa diceva:
 
Comunichiamo, con sommo dispiacere, alla famiglia Lynch, che il medico Ross Shor Lynch è venuto a mancare durante una missione.
Il corpo verrà mandato a casa, dai suoi familiari.
Ossequi e condoglianze,
Capitano John Kirck.
 
Non ci poteva credere, semplicemente, non sarebbe dovuto accadere.
Non era nei programmi, Ross sarebbe dovuto tornare a casa vivo.
<< Papà lo sapeva, ma io non lo ascoltavo…>> Rosy rivolse la sua attenzione alla madre. Ella continuò:<< Sapeva che non sarebbe mai tornato a casa, e infondo, che dovevo aspettarmi da uno come lui? Sarà sicuramente andato in cerca di qualche persona da salvare, e lì l’hanno fatto fuori…Non mi sarei voluta illudere così tanto, ne illudere te di un suo eventuale ritorno.
Mi dispiace, Rosy>>
Rosy sorrise, un sorriso triste:<< Ma tu mamma non capisci, lui tornerà a casa, e stavolta per sempre>> asciugò le lacrime a Laura<< te lo prometto, te lo promette, mamma>>
Laura annuì vigorosamente, forse per convincersi di quel pensiero, poi scoppiò a piangere e abbracciò la figlia.
 
 
Due mesi dopo
Il funerale di Ross Lynch era terminato.
Che brutta parola, funerale.
A Ross non si addiceva per niente.
Lui era la gioia, il conforto, il sorriso, la speranza.
Però può essere anche la morte, la pace eterna, la vita eterna.
Immortale, ecco.
Ross era assolutamente immortale, non se ne sarebbe andato mai.
Era indelebile, come il pennarello.
Un segno incancellabile nella sua vita, quella di Rosy.
Anche se lontano, l’aveva aiutata.
Anche se lontano, l’aveva cresciuta.
Anche se lontano, l’aveva amata.
Come un padre può amare la figlia.
 
 
L’amore è… l’inizio di tutto.
E’ l’inizio della nostra vita, e se vogliamo, è anche la fine.
L’amore è un sentimento tanto forte quanto delicato, perciò non riusciamo a trovarlo subito.
Bisogna scavare.
Finchè non si trova l’acqua.
L’amore è l’acqua, indispensabile per la vita.
Lui conosce tutto di noi, sa che piangeremo, perché non riusciremo a trovarlo, sa che rideremo di noi stessi, per non averlo cercato prima.
Sa che il tempo scorre, ma lui non scorre mai.
E’ una sicurezza.
Lui è puro, perché nonostante continuiamo a dargli dell’ingannevole, del falso, del cieco, lui è la cosa più candida al mondo.
Siamo noi a rovinare lui, non il contrario.
Siamo noi ad errare e dargli la colpa, ma lui non ne ha.
Siamo noi ad ingannarci, ma non riusciremo mai ad ingannare lui.
La cosa che mi piace che mi piace di più dell’amore è che è universale, si può dividere in tante forme: tra due persone, tra due amici, tra due fratelli, tra madre figlio e viceversa.
L’amore è in tante forme, in forme diverse.
E ti fa sentire immortale.
Lasciamo perdere i soliti clichè dei fuochi d’artificio al primo bacio.
Un sorriso, un piccolo gesto di affetto, un “Ti voglio bene” sussurrato e portato via dal vento, ti fa sentire vivo.
Ti accende, una fiamma così luminosa che neanche il più grande male riuscirà a spegnere.
Se c’è il tradimento, si trova il perdono, bisogna avere forza.
Se c’è la delusione, si trova la contentezza, bisogna pazientare.
Il segreto è l’amore.
Lo strumento più forte e indistruttibile di tutti;
la medicina più potente ed efficace;
il sentimento più puro e sincero;
il sacrificio di se stessi per gli altri,
l’emozione più magica e bella.
Una cosa preziosa da condividere.
L’amore è…l’inizio della vita.
Prima, ora, dopo.
Sempre.
 
 
Questo diceva la lettera che Ross aveva scritto per lei, per Rosy.
Lettera che si ritrovò a leggere subito dopo il funerale.
Seduta sulla lapide di suo padre, ci ripensava ancora.
 
Si, è vero papà, è proprio vero.
E’ così forte che ci lega ancora, tra terra e aldilà.
E’ riuscito a superare il muro invisibile che ci separa.
E lo riesco a vedere, sai?
Come se fosse ritornata bambina, il vento si colora.
Del tuo affetto, del tuo sorriso, del tuo calore.
Sa di libertà, sa di te.
Questo è il segreto dei colori del vento: l’amore.
E lo vedo, ed è bellissimo.
Il mondo non ti apparirà mai così splendido, il cielo più azzurro, se non sarai felice.
 
 
E la terra sembrerà solo terra, finchè tu con i colori del vento non dipingerai….l’amore…
 
(…)
Considerate se questo è un uomo,
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no
(…)
P. Levi
 
 
Note delle autrici:
OMMIODDIOSIAMOINRITARDO!!!
E ritorniamo con una delle nostre ff, non esattamente la one-shot più felice, ma ci abbiamo messo anima e corpo.
Chiediamo scusa per eventuali imprecisioni, e se il finale pesa un po’, ma la strofa della poesia di Primo Levi era d’obbligo.
Che dire di più?
Recensite in tanti!
Baciiiii
Mary e Giuly.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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