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Autore: Scarlett_Brooks_39    16/04/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe ad Harry e Louis se cupido scoccasse una freccia? E se ci fosse un terzo personaggio a mettere loro i bastoni tra le ruote? Il destino vorrà per loro un lieto fine oppure li separerà per sempre?
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Triangolo
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Turning Tables  

Capitolo 1

Shut the door, turn the light off 
I wanna be with you, I wanna feel your love 
I wanna lay beside you, I cannot hide this 
Even though I try 


Lo sguardo di Louis balzava continuamente fuori dalla finestra, in cerca di qualcosa in cui perdersi. Tutto sarebbe stato meglio che stare in quell'aula, insieme a spocchiosi figli di papà, scontrosi e tutt'altro che simpatici. Si sentiva come rinchiuso in una gabbia d'oro, costretto a fare ciò che non avrebbe mai scelto di fare. 
Lo schermo del suo cellulare si illuminò, e sopra vi apparse il nome della sua ragazza, Beverly, che gli scriveva di asepttarlo fuori dall'Università. 
'Fantastico', pensò Louis. 
Definirla 'la sua ragazza' era di gran lunga eccessivo e sbagliato. Sarebbe stato più giusto dire 'la ragazza che i suoi genitori avevano scelto per lui e che non era stato in grado di rifiutare'. Si ripeteva tante volte di essere un idiota, di avere ventuno anni e di non riuscire ancora a ribellarsi ai suoi. Lou non era mai stato un tipo molto espansivo, molto socievole, ma l'esatto contrario. A cinque anni voleva fare l'astronauta, e per Natale aveva chiesto una navicella spaziale giocattolo. Ma sotto l'albero trovò la vecchia borsa da avvocato di suo padre. 'Così un giorno - gli aveva detto il signor Tomlinson- diventerai un avvocato, proprio come tuo padre'. Il piccolo Lou aveva detto grazie ed aveva sorriso, nascondendo la sua tristezza. A quindici invece aveva deciso di iscriversi ad un corso di canto, ma sua madre aveva detto di no, perchè lo avrebbe distratto troppo dagli studi. Spinto ad essere sempre il migliore di tutti, Lou aveva coltivato ben poche amicizie, chiudendosi sempre più nel suo guscio. Il suo unico vero amico da sempre si chiamava Zayn, faceva il tatuatore, ed era figlio del capo di suo padre. Solo per questo erano abituati a stare spesso insieme, ed i due erano felici di esserlo, perché Zayn sapeva sempre come fare per tirare fuori il 'vero Louis' anche solo per un gioco. Era l'unica persona di cui si fidava. Negli ultimi mesi stava frequentando Beverly, la figlia del collega di suo padre. A lui non interessava minimamente, non perché fosse brutta, né antipatica, ma semplicemente per colpa della sua natura. A Lou non erano mai interessate le ragazze, semplicemente perché non trovava niente di notevole in loro. Sempre dietro all'ultima moda, pazze per il cantante più famoso, sempre a pubblicare foto con quelle che dicevano essere le loro migliori amiche e poi a sparlarne dietro. Non avevano niente che lui potesse amare in loro. In effetti pensava di rimanere single a vita, ma quando questo pensiero gli sfiorò la mente, sentì qualcosa urtargli la nuca. 
"Psss..."
Si voltò e si trovò davanti uno strano tipo, una specie di hippie tornato dal passato. Colpì la sua critica estetica la grande bandana che sembrava portare per tenere a bada tanti riccioli castani. Lou pensò subito: 'Santo cielo, ma da dove è uscito questo?' 
"Ciao amico, non è che avresti da prestarmi una penna? Sai, niente penna niente appunti, niente appunti niente laurea, niente laurea niente vita sociale... beh, non vorrei fare una finaccia, non so se mi spiego...Amico? Tutto bene?"
Lou rimase incantato da quella voce così melodiosa e roca al tempo stesso, c'era qualcosa in quel ragazzo così particolare che lo lasciava senza fiato, e che di conseguenza gli aveva appena fatto fare la figura del cretino. 
"Penna? Sì...dovrei averne una proprio...qui"
Gliela porse, le loro mani quasi si sfiorarono. Ciò che lo colpì maggiormente furono i suoi capelli castani, raccolti in morbidi ma trasandati riccioli, sui quali la luce del sole creava molte sfumature di biondo, tanto da farli sembrare simili a del rame in fusione.
"Grazie mille, amico."
Il ragazzo gli rivolse un dolce e timido sorriso, quel tipo di sorriso che non si rivolge a molti. Stava per dire qualcosa, quando Louis si voltò, ripensando alla gaffe di poco prima, sentendosi in imbarazzo. La campanella che segnava la fine dei corsi suonò e Louis sgattaiolò dall'aula, come un roditore, attento a non farsi vedere da nessuno. Voleva dimenticare al più presto la sua figuraccia e per farlo non doveva mai più farsi vedere da quel ragazzo, anche se sapeva che non avrebbe più rivisto la sua penna.
"Ehi! Scusa...la penna!"
Al solo sentire quelle parole iniziò a correre lungo il corridoio dell'Università e, molto freneticamente, svoltò in direzione dell'uscita. Ma proprio quando sembrava averla fatta franca, il ragazzo gli saltò addosso, sbarrandogli la strada. Entrambi finirono per terra, doloranti ed ansimanti per la corsa. 
"Dico io, ma sei sordo per caso?"
Si lamentò il ragazzo, liberando la sua gamba dal corpo di Louis. Lou era ancora più imbarazzato di prima e non sapendo cosa fare, cercò nuovamente di scappare, ma anche stavolta il ragazzo lo prese per un braccio, trattenendolo.
"La vuoi smettere di scappare? Non mangio nessuno, se è qusto che ti preoccupa!"
"I-io...mi spiace...non avrei dovuto...mi spiace davvero."
"Sta traquillo! Volevo solamente restituirti la penna che mi avevi prestato."
Gliela porse e Louis la prese con mano tremante, sforzandosi di non darlo a vedere. 
"Io sono Harry, ma puoi chiamarmi Haz, se preferisci."
Harry gli porse la mano in segno di saluto, ma Louis non capì bene subito. Si chiedeva perchè stesse rivolgendo la parola proprio a lui, un idiota che scappa e che non riesce nemmeno a non farsi beccare. Alla fine ricambiò il saluto, stringedogli a sua volta la mano. Dopodichè si alzò, spolverandosi i pantaloni marrone scuro. Notò che Harry stava indossando un paio di Price color nocciola, e che rendevano il suo piede estremamente sottile ed affusolato. Era fatto così, amava osservare i minimi particolari che ogni persona aveva, perchè in questo modo provava a scoprire alcuni lati del carattere, senza dover instaurare alcun tipo di dialogo. 
Camminarono fianco a fianco per qualche decina di metri, fino ad arrivare al parcheggio di auto, dove Beverly stava aspettando Louis, per un emozionante pranzo con i genitori di entrambi. I due ragazzi si raccontarono dei corsi che stavano frequentando e Louis pensò che Harry potesse essere davvero una buona persona da conoscere.
"Ehi, quella è la tua ragazza?"
Disse Harry, indicando la Porsche grigio-perlata che stava parcheggiando.
"S-sì...è la mia ragazza."
"Carina! Ehy Louis senti, stasera io ed i miei coinquilini­­­­ diamo una piccola festa, ti va di venire? Porta anche la tua ragazza se ti va...oppure no, se non vuoi...insomma, decidi tu, saresti comunque il benvenuto! Il mio numero ce l'hai, quindi per qualsiasi cosa manda un messaggio, okay?"
"C-certo...ti farò risapere più tardi".
"Bene, perfetto amico! Ci si vede allora."
"Certo, ciao Harry."
Salì sul sedile anteriore della Porsche, e Beverly lo salutò con un appassionato bacio sulle labbra. Il ragazzo riuscì a stento a trattenere un conato di vomito, ma poi sorrise e le sfiorò la guancia. L'automobile mise in moto ed i due si avviarono verso casa di Louis. Mentre si stava allacciando la cintura, vide Harry sul ciglio della strada che guardava l'auto allontanarsi con sguardo triste e rassegnato, come da bambino guardava il sole tramontare e sparire, sotto l'orizzonte.
Il campanello suonò e Louis attese con una certa ed improvvisa ansia che Harry venisse ad aprire la porta del suo appartamento. Non era mai stato così nervoso e più cercava di capirne il senso, più il nervosismo aumentava. Non si era mai sentito così... su di giri, in qualche modo. 
"Ehy amico!"
Harry lo salutò col solito sorriso raggiante che lo caratterizzava e Louis si sentì mancare. Lo trovava estremamente bello, agghindato come non mai, con una maglietta bianca attillata che valorizzava la sua figura snella e scolpita, ed i ricci leggermente imbevuti di gel. I suoi occhi verdi erano luminosi come non mai, simili a smeraldi appena lucidati. Louis sorrise ed allungò la mano in segno di saluto, ricevendo come risposta una stretta di mano più mascolina di quanto Louis si sarebbe mai aspettato. Invitato ad entrare, si accorse che la festa era tutt'altro che piccola. Fiumi di birra, musica più alta del normale e gente che si scambiava effusioni forse troppo esplicite sui divani. Lou non era mai stato ad una festa prima d'ora, e tutto questo lo spaventò. Harry aveva notato che non si sentiva a proprio agio, per questo cercava di fare di tutto per farlo divertire e di non trascurarlo mai. Non sapeva bene il motivo, ma voleva proteggere quel ragazzo così timido da ciò che poteva metterlo in difficoltà e tentare di scoprire chi ci fosse dentro quel guscio di insicurezze e paure. 
"Come mai non hai portato la tua ragazza, Lou?"
"Oh, beh, era impegnata con delle sue amiche e non volevo...disturbarla, ecco."
Si portò una mano dietro alla nuca, tenendo nell'altra un bicchiere di birra della quale non aveva bevuto neanche mezzo sorso. Ed ovviamente non aveva alcuna intenzione di farlo. Harry lo scrutò bene negli occhi, tentando di capire che stesse pensando, ma...niente, per lui rimaneva un mistero.
"Non bevi?"
La sua voce era coperta dal rumore della musica che sembrava aumentare di minuto in minuto, tanto che neanche urlandogli in un orecchio, Louis riusciva a capire perfettamente. 
"Come?!"
"Non bevi?!"
"Ahhh, no grazie, sto bene così!"
"Ti va di ballare?!"
"Non ne sono capace, mi spiace!"
"Oh, ma dai! Andiamo!"
E Louis non potè replicare, perchè Harry lo prese per mano, trascinandolo al centro del salotto che fungeva da pista da ballo. Per la prima volta nella sua vita, Louis si buttò. I due iniziarono a muoversi a ritmo di musica. Prima lentamente, poi sempre più veloci, insieme, quasi in simbiosi l'uno con l'altro. Forse fu per l'alcool che possedeva il corpo di Harry, forse per la frenesia della festa, fatto sta che i due si ritrovarono vicini un soffio, forse mezzo. I loro occhi si scrutavano, parlavano in un modo segreto a chiunque non fosse uno di loro. Spinti da una strana forza, si avvicinarono ancora di più, fino a sfiorarsi.  Louis ringraziò la musica per essere così alta da non permettere ad Harry di sentire il suo cuore battere all'impazzata. I ricci di questo solleticavano la fronte dell'altro, che non aveva mai provato emozioni simili. La distanza fra loro stava diminuendo sempre più, e adesso anche le loro labbra si toccarono. Louis chiuse gli occhi, sicuro che tra pochi secondi avrebbe risposto a tutte le sue mille domande. Ma ad un tratto la magia svanì, le luci si accesero, la musica si fermò di botto. Le feste non erano proprio ben accette nel St. James College, chiunque venisse preso dalla Polizia Interna avrebbe avuto un rapporto che sarebbe stato fatto presente al momento di un esame, influendo sulle conseguenze. Perciò Harry trascinò via Louis, conducendolo vicino alla finestra. Non voleva che venisse preso dai poliziotti, non voleva che gli succedesse alcun male. Perciò lo guardò negli occhi, e poi si assicurò che al di là della finestra avesse via libera.
"Ascoltami bene, adesso scenderai da questa finestra e correrai più veloce che puoi, fino al tuo appartamento."
"No, Harry, non posso permetterlo, ti prenderanno!"
"Non importa."
Lo guardò con uno sguardo dolce, quasi rassicurante. Ma la sua voce roca era ferma e severa come non mai.
"Ci rivedremo, Louis, non devi preoccuparti per me. Ma adesso devi andartene!"
E detto questo lo spinse fuori dalla finestra. Louis non realizzò bene, sentì solo il morbido sotto la sua schiena. Era atterrato sulle lenzuola, destinate alla lavanderia. Solo per un momento aveva dubitato di Harry, ma si ricredette. Alzò la testa e vide sbucare i ricci di Harry dalla finestra, e lui si dimenava appena, sotto la stretta dei polizotti. Adesso Louis doveva scappare. Corse a perdifiato fino alla sua stanza, aprì la porta in fretta e furia, si gettò sotto le lenzuola e lì rimase, convinto di essere al sicuro. 'Andrà tutto bene'- si disse'-domani ti sveglierai e sarà tutto finito'- peccato però che quella notte non riuscì a chiudere occhio.
  
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