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Autore: Rota    17/04/2015    0 recensioni
La notizia di un trasferimento improvviso per motivi di lavoro, annunciata da sua madre dopo una cena sfarzosa, non lo aveva destabilizzato più di tanto. Aveva certo amici, nel vecchio distretto, e una rete di conoscenze più fitta e sicura, ma andare a vivere a Shibuya non voleva dire rintanarsi dall'altra parte del mondo, isolato da qualsiasi sprazzo di civiltà, né tanto meno dover abbandonare in modo definitivo le vecchie amicizie. L'unica cosa che Yukio aveva chiesto a sua madre, in cambio della solita pacifica convivenza familiare, era una scuola con un club di basket, dove poter continuare a giocare ciò che più preferiva. La Touou Academy era stata una delle opzioni possibili, avvicinata con interesse per la sua fama e il suo prestigio rispetto alle altre, e da quello che il ragazzo aveva visto, in quei dieci giorni dall'inizio delle lezioni, non sembrava smentire le dicerie.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shoichi Imayoshi, Touou, Un po' tutti, Yoshinori Susa, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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*Terzo anno – I*

 

 

 

Yukio Kasamatsu aveva sempre saputo di essere un uomo ben disposto verso la passione, energico nel suo elargire opinioni anche dal punto di vista fisico, privo di una certa delicatezza intrinseca nel dimostrare quanto potesse essere fondato il proprio punto di vista. E aveva sempre saputo, anche, di non essere per nulla dotato né del tatto necessario a svicolare dalla definizione di brutalità né in realtà proprio l'intenzione di applicarsi alla mera a-fisicità dei rapporti umani quando questi si inclinavano paurosamente verso un tracollo sociale irrecuperabile.
Vecchio e nuovo, come gli era stato insegnato, avevano un preciso rapporto, e questo non poteva essere svicolato da niente – neppure da una pretesa super capacità di accumulare punti durante partite vere per il proprio straordinario talento innato. L'ordine naturale delle cose prevedeva una certa disposizione delle tali in modo che niente potesse trasgredire e tutto si rifacesse all'ordine compiuto, senza sgarri, in modo che il mondo stesso potesse preservare il proprio implicito benessere e regalasse loro quanto gli era dovuto.
Per tutti questi motivi Yukio si era ritrovato a odiare Imayoshi Shoichi almeno quanto si era ritrovato a odiare Aomine Daiki. Non era una persona così sprovveduta da non sapere a cosa si alludesse con la definizione di “Generazione dei Miracoli” e a non conoscerne, almeno un poco di sfuggita, i vari componenti di quel piccolo branco di belve. Questo però non poteva negare che di fronte a una così sfacciata arroganza come quella dell'ex ace della squadra della scuola Teiko i suoi nervi friggevano di astio insoddisfatto e gli regalavano ondate di pura bile.
Lui non era né il capitano né l'allenatore e non poteva, dalla propria posizione, impartire qualche sorta di ordine o anche di ammonizione ai ragazzi più giovani; Imayoshi, da canto suo, si vedeva bene dal prodigare direttive comportamentali tali da poter essere rispettate.
Aveva uno spirito sovversivo e non si atteneva a nessuna regola precisa, cosa che evidentemente aveva conseguenze caotiche.
Se fosse stato anche solo l'assenza di Aomine, come la presenza di altri studenti del primo anno, per Kasamatsu non ci sarebbe stato alcun tipo di problema. L'espulsione dal club era una soluzione per lui fin troppo contemplabile, anche a costo di forzare la cosa, perché un atteggiamento sbagliato poteva sbilanciare, e di molto, l'equilibrio interno alla squadra.
Se mai la squadra della Touou ne avesse uno in particolare.
Odiava l'indolenza e la poca serietà, il carattere capriccioso di chi crede di poter bastare a se stesso. Il concetto stesso di gruppo veniva minato, a quel modo, e lui non era disposto a tollerarlo, non dopo tutto quel tempo costato di fatica e di sudore – della sua fatica e del suo sudore, per l'esattezza, che ha benissimo intenzione di ricordare sempre e per cui pretende il dovuto rispetto.
Aiuta sempre di persona la povera Momoi a cercare quello scapestrato del suo amico di infanzia, cercandolo come si farebbe con un bambino piccolo parecchio ritardato. E quelle poche volte che ha la malaugurata fortuna di riuscire a trovarlo, lo prende peggio che un animale e lo trascina di peso e di cattiveria fino alla palestra dove gli altri si stanno allenando. Quantomeno, pare che Aomine non provi a alzare le mani sui suoi compagni più grandi, o che gli nutra quel sottile rispetto che si deve a un vice capitano piuttosto incollerito. Kasamatsu non si vuole chiedere il perché i tutto questo, e preferisce di gran lunga prenderlo a calci più che può, in una eterna lotta di sguardi omicidi.
Sarebbe stato felice se si fosse evitato tutto quello, davvero. Il peso di una persona appartenente alla Generazione dei Miracoli riusciva a sentirlo fin troppo bene, gli faceva tremare persino le ossa. Non voleva cedere al ricatto dell'illusione di una vittoria facile, ma di certo lo allettava l'aspettativa di un maggior successo, di un resoconto concreto di quanto così faticosamente preparato in quegli anni di allenamento.La cosa che più temeva, in realtà, era proprio Imayoshi, e quella sua visione così strana e particolare di quello che lui intendeva per gioco e che Kasamatsu faticava a comprendere e a ammettere nel proprio animo.
Non poteva che andare avanti quasi da solo, in mezzo a tutte quelle persone, nutrito e forte solo delle proprie più intime convinzioni.

 

Shoichi non poteva negare che Momoi gli piacesse, sia come persona sia come ragazza in sé. La trovava di un tipo ideale capace di stuzzicargli qualsiasi tipo di interesse, sia intellettivo che no – trovava fin troppo gradevole la sua compagnia, e non negava la cosa con se stesso, perché con gli altri non ce n'era bisogno: nessuno osava chiedere nulla, né era troppo intimo per arrischiarsi a farlo.
E Susa, d'altronde, era abbastanza infastidito da non rivolgergli quasi più la parola, quando si trovavano in pubblico. Da un certo punto di vista, questo gli garantiva una libertà e una tranquillità che non sperava più sul serio, e lo lasciava respirare almeno da quel versante della propria vita.
Perché per il resto era diventato qualcosa di simile al suo inferno personale.
Lui, prima della fine del secondo anno, aveva abbastanza insistito con l'allenatore perché fosse Kasamatsu a diventare capitano, lasciandolo libero da ogni impegno sociale. Era anche corso dietro a Harasawa per alcuni giorni cercando di parlargli a quattrocchi, in modo da risultare un filo più deciso e sicuro di sé. Non riusciva proprio per nulla a vedere se stesso in quel ruolo, e se già la partenza era titubante non voleva immaginarsi il resto.
L'insegnante di chimica, però, era stato irremovibile. Qualsiasi fosse stata l'impronta che avrebbe voluto dare, per lui non importava molto: gli sarebbe andata bene, perché nella sua visione delle cose l'ideologia di Imayoshi Shoichi era quanto di più utile alla squadra della Touou Academy. E questo era in grado di fare la differenza.
Lo incitò a provare a dare unicamente se stesso, gli suggerì una collaborazione più intima per quanto riguardava la tipologia di gioco dei vari elementi del gruppo con ogni loro personale qualità e personalità. Shoichi non avrebbe mai potuto immaginare un così intricato lavoro intellettivo, per la posizione raggiunta, e si era reso conto della effettiva fatica da farsi perché tutto filasse, anche solo a livello teorico.
Aveva capito, inoltre, di poter fare davvero la differenza – e questa sensazione di potere gli fece provare almeno per qualche giorno una serie di brividi incontrollabili.
Aveva iniziato subito, fin dal principio, perché come nuovo capitano della squadra avrebbe dovuto prendersi tutto il peso che c'era da sopportare. La sua prima prova era stata Aomine Daiki, ancora prima dell'inizio effettivo del nuovo anno; non si era tirato indietro di fronte a quella sfida, e a quanto sembrava era anche riuscito a superarla.
Aomine Daiki era diventato una delle sue pedine. Un po' scoordinata e scostante, ma abbastanza importante da poter essere usata anche con una mossa disperata, all'ultimo secondo. Si ritrovò a nutrire una strana fede per quella figura, e allo stesso tempo nutrire un fortissimo orgoglio per la propria persona.
In modo naturale, quasi inaspettato anche quello, la sua condotta risultò da esempio per tutti gli altri, partendo persino da Susa e finendo a Wakamatsu, passando ovviamente per quelli del primo anno che vedevano in lui il giusto punto di riferimento al quale rifarsi.
Soltanto una persona era immune a tutto questo, e questo Imayoshi lo aveva abbastanza previsto, a dir la verità – sarebbe stato deluso se fosse accaduto il contrario, perché avrebbe significato che la fiducia riposta non avrebbe avuto senso e che quel che intimamente cercava non lo avrebbe trovato neanche in lui, neanche nella sua persona.
Kasamatsu Yukio lo guardava come sempre con i suoi occhi di ghiaccio, tutte le volte che pensava di avere il diritto di farlo. Non lo toccava quasi il suo essere capitano, non si esentava dal dispensargli quelle che riteneva essere le giuste critiche, specialmente riguardanti la condotta mantenuta con le matricole di quell'anno. Lui rimaneva integro non soltanto al suo sguardo, ma persino nell'essenza invisibile.
Questo stimolava Imayoshi a essere coerente con se stesso fino in fondo, qualsiasi fosse la soluzione finale a tutto quello: che la vittoria gli importasse davvero o solo a parole era una mera questione di retorica per cui avrebbe dato la vita, piuttosto che cedere a quel gioco di intenti.

 

***

 

Aveva ancora odore di sudore addosso. Non gli piaceva per nulla, perché gli stimolava in continuazione l'olfatto con un olezzo acido e sgradevole, senza soluzione di continuità.
Se si fosse ritrovato un pochino più calma in corpo, almeno quella giusta quantità in grado di farlo ragionare e non solo ribollire di rabbia, avrebbe capito che il suo disagio fisico derivava da quello mentale e psicologico, così provato da una situazione che non lo metteva per niente a suo agio.
Avere così tante partite da disputare una dietro l'altra, con un affanno per la persona tutta che era davvero molto grande, non lo aiutava neanche a alleviare lo stress o a impedirgli di pensare con frenesia tipica del moto concitato, come se anche il suo cervello avesse due gambe veloci quanto il corpo e andasse avanti e indietro da due punti senza trovare mai riposo alcuno.
Era sfiancante, e molto. Kasamatsu non pensava di essere così poso resistente, a livello emotivo, ma almeno era certo dell'indistruttibile validità delle proprie opinioni: un tratto del proprio carattere che neppure le difficoltà potevano dissipare, e una speranza per l'integrità del suo animo.
Aveva dovuto aspettare quella pausa, tra due partite di campionato, per riuscire ad avvicinarsi a Imayoshi e pretendere un poco della sua attenzione. Anche il capitano della Touou sembrava più isterico del solito, per quanto nella figura risultasse pacato e tranquillo – si occupava con attività di ogni tipo, non dava pace ai propri muscoli neanche per qualche ora, e era costantemente circondato dai compagni di squadra, grandi e piccoli che fossero.
Sakurai Ryo, quella riserva dalle indubbie capacità, quando lo vide arrivare con quell'aria truce da assassino seriale, si prodigò nell'ennesimo inchino profuso di scuse e si allontanò da Imayoshi proprio mentre questi saltava per lanciare a canestro.
-Non mi piace.
Shoichi guardò la palla cadere e un kohai del secondo anno riprenderla al volo per mettersi quindi in fila, aspettando il suo turno di tirare. Si prese una piccola pausa e decise che era giunto il momento di recuperare la borraccia dell'acqua dalla propria borsa. Il sudore che grondava dal suo filo andò a infilarsi nelle pieghe del suo sorriso.
-Trovo meraviglioso che tu ti assuma le responsabilità della posizione da vice capitano e cerchi di instaurare un dialogo costruttivo con me, Yukio- kun. La tua dialettica mi stimola sempre.
Yukio lo seguì, pur con un'espressione ancora più truce in volto. Non cedette alla sua malizia, continuò nel proprio intento.
-Non mi piace affatto.
-Cosa non ti piace, Yukio- kun?
-Come ti stai comportando.
Imayoshi si sedette sopra la panca di legno, lasciando andare un lungo sospiro di sollievo. Dovette togliersi gli occhiali dal viso per passarsi un asciugamano sulla pelle, cercando quantomeno di raccogliere più possibile. Vide Kasamatsu fermo davanti a sé, in evidente attesa.
No, non poteva sfuggirgli in alcun modo. Sospirò di nuovo e recuperò il proprio sorriso furbo.
-Perché? Non sto forse giocando bene?
-Non è questo il punto e tu lo sai.
-Mi pare che la nostra squadra stia andando alla grande, neh. Non abbiamo ancora perso una partita dall'inizio del campionato.
Prese di nuovo la propria borraccia dell'acqua, facendola girare tra le proprie dita in modo fintamente distratto: non poteva accettare che il suo senso di soddisfazione venisse smussato dall'insoddisfazione di qualcuno, neanche se questo qualcuno fosse stato Kasamatsu.
-Ci stiamo dirigendo verso la finale di gran carriera. Non sei contento, Yukio- kun?
-No, non sono per niente contento.
Diretto e preciso; sarebbe stato quasi meglio se l'avesse colpito con un pugno in faccia, a quel punto, o con uno dei tanti calci che ripetutamente dava a quella povera bestia di Aomine Daiki. Imayoshi si era chiesto diverse volte come mai solo con certe persone Yukio risultasse così tanto manesco, e che per quanto da sempre conosceva la sua indole mai avrebbe sospettato che potesse avere conseguenze simili. Sembrava quasi che lui rientrasse tra i privilegiati intoccabili, e questo lo irretiva con una strana euforia.
Tuttavia, il malumore non era di facile soluzione, come era piuttosto evidente.
Accolse l'ennesima forma della sua rabbia con il capo basso, i capelli lisci che pendevano dai lati della sua testa e miravano al pavimento.
-E mi irrita il fatto che tu lo sia in modo così sfacciato.
-Sei come al solito un uomo impetuoso, mi sei sempre piaciuto per questo.
Si sistemò gli occhiali sul naso, e per qualche oscura ragione questo gesto portò il suo sguardo a nascondersi dietro il riflesso opaco delle lenti, oscurandolo alla vista dell'altro che quindi si ritrovò inizialmente spiazzato, lontano da lui.
Era la prima volta che davvero si ritrovava in quella condizione, di non avere il minimo contatto con lui, né emotivo né fisico.
-Perché non dovrei essere felice della vittoria?
-Per il modo con cui l'hai conseguita!
-E come l'ho conseguita? Barando? Non sono andato contro nessuna regola del gioco, non ho fatto alcun tipo di fallo, non ho fatto niente di diverso rispetto ai miei avversari.
Ricordò in un istante le proprie vittorie più recenti, fatte nell'ultimo campionato in corso anche in quel momento. Considerò di non avere il minimo rimpianto personale.
-Ho guidato la mia squadra come ci si aspettava che io facessi. Cosa puoi pretendere ancora?
Anche Yukio ricordò, con precisa esattezza.
La vittoria contro la squadra del Seirin era stata sofferta, emotivamente provante. Non aveva mai provato una sorta di pietà per gli avversari vinti, era troppo rispettoso dell'impegno altrui per permettersi simili bassezze. Eppure, aveva percepito il peso della speranza spezzarsi, e tutto il dolore di una certa matricola.
Ma la cosa che più lo aveva colpito era stata la vittoria, invece, con la squadra del Kaijo. Non tanto perché era facile e scontata – quel gruppo di persone mancava di un evidente punto di appoggio e di guida, che non era stato sopperito dalla presenza di uno dei giocatori della Generazione dei Miracoli – quanto perché aveva portato a galla cose che lui non voleva sapere. Ancora una volta, aveva percepito fin troppo bene Aomine Daiki soffrire, e era rimasto costernato dal fatto che nessuno avesse fatto nulla per lui.
Tutto questo gli dava un più reale quadro delle cose, e lo rendeva decisamente triste.
-Con che coraggio ci definisci squadra?
Imayoshi dovette fare uno sforzo per capire cosa intendesse, perché nel proprio vaneggiamento si era scostato ancora di più da lui.
-Oh, è questo il punto?
Gli sorrise pieno di commiserazione; alzò le spalle in un gesto disinteressato, prima di alzarsi di nuovo dalla panca.
-Non credo mi serva l'amicizia di Aomine- kun o di Wakamatsu- kun per segnare punti, e per loro lo è altrettanto. Siamo un gruppo di individui sufficientemente coordinati, questo basta e avanza.
Fece cenno con la mano a uno dei kohai perché gli passasse la palla, così da potersi rimettere in campo subito e riprendere il riscaldamento.
-Mi dispiace non riuscire a appagare la tua idea romantica dello sport, pare proprio che su questo fronte resterai un povero frustrato insoddisfatto.
Yukio gli rubò la palla di mano e lo costrinse ad affrontarlo di petto, ancora una volta.
-Perché tanto cinismo?
Palleggiò indietro, mettendo qualche passo di distanza. Imayoshi non lo aveva mai visto così triste, in volto, e ne fu abbastanza sorpreso.
Ma si rifiutò di farsi toccare da quel suo stato d'animo.
-Me lo sono sempre chiesto, ma non l'ho mai chiesto a te.
-Non mi devo sforzare troppo per ottenere un profitto piuttosto alto, e questo mi porta a successi notevoli.
-Perché allora ti alleni come un disperato tutti i giorni? A quale scopo?
-Perché la mia persona ne possa trarre vantaggio.
-E non pensi che possa essere possibile anche instaurando rapporti con gli altri della squadra?
Kasamatsu si distrasse e Shoichi gli prese forse troppo facilmente la palla.
-Yukio- kun, se fossi stato tu capitano, di certo questa cosa sarebbe stata possibile. Tuttavia, io non ho molto interesse a farmi carico dei desideri e dei sogni altrui. Ognuno si coltiva da sé, com'è giusto che sia.
Fece uno dei suoi palleggi strani, ruotando all'indietro prima una parte del corpo e poi un'altra; raggiunse veloce la linea dei tre punti, poco distante da loro, balzò in aria e lanciò. Segnò in una invisibile partita con se stesso anche quella volta.
-Che tu lo ritenga giusto o sbagliato, non fa molta differenza, per come stanno le cose.
E prima che si allontanasse definitivamente, Yukio gli strappò di dosso l'ennesima emozione inutile.
Perché un poco, davvero un poco, riuscì persino a toccarlo dentro.
-Sei un vigliacco.
-E questo ti dispiace?
-Non immagini neanche quanto.

   
 
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