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Autore: darken_raichu    17/04/2015    4 recensioni
Pokémos è una terra lontana, dove i pokémon vivono divisi in 18 nazioni, tra i cui territori si estendono deserti, pianure, foreste e mari, che rendono assai difficoltosi i collegamenti tra i vari paesi. Fino a 10 anni fa la terra era in pace, ma ora le cose stanno cambiando…
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Nord di Arenia, 25/07/4761, circa le 16
Cacturne guardò l’Infernape, che camminava verso di lui tra due ali di folla. I pokémon al suo passaggio chinavano il capo.
«Wrathp, quanti sono sopravvissuti?» Chiese, parlando al Poliwrath.
«Quattro signore. Cinque, se conta quella.» Rispose questi indicando Rose.
«Io non conto gli scarti.» Commentò, tirando un calcio a Rose, che volò verso Cacturne e gli altri. Breloom la afferrò, adagiadola a terra. Da vicino, la ferita al volto sembrava ancora più grande. «Comunque, sono tre di troppo. Avevo detto che doveva sopravviverne uno solo, se possibile il capitano della squadra.»
«Col dovuto rispetto signore, l’avevo avvisata che gli esplosivi non potevano assicurare la morte di tutti tranne uno. A dirla tutta, sono sorpreso che sia morto solo uno di loro.»
«Fai silenzio. Desideravo che potessero capire quanta poca importanza do alle navi che abbiamo, visto che per ogni nave che ho fatto saltare oggi, posso comprarne quattro. Ditemi, avete apprezzato i fuochi d’artificio.» Chiese, rivolgendosi improvvisamente ai quattro.
«Chi sei tu?» Chiese Cacturne, guardando il pokémon.
«Ottima domanda. Mi chiamo Fern, ed ero un Generale dell’Esercito delle Fiamme Rosse. Se mi chiedi chi sono ora, ti rispondo: il futuro dominatore di Pokémos.»
La risposta lasciò Cacturne stupefatto, e Infernape se ne rese conto, perché proseguì «Sì, è vero, è così che reagiscono gli sciocchi quando mi sentono parlare. Ma guardati intorno. Io ho i mezzi, ho i soldi, ho un’armata che si ingrosserà molto presto. Quando mi hanno cacciato dall’Esercito definendomi un pazzo guerrafondaio hanno commesso un errore. Ma io gliela farò pagare. Adesso ho già centinaia di pirati dalla mia parte, pirati che ho pagato. E ne avrò altri, è lo scopo per cui ho causato la caduta della chiusa di Fourtype Volcan. Ed è solo l’inizio. Comincerò invadendo i villaggi più piccoli, catturerò gli abitanti e li costringerò a combattere per me. Poi toccherà alle città, un dopo l’altra. Ed infine le capitali crolleranno e Pokémos dovrà inchinarsi a un solo sovrano. Io.»
«Ma è una follia! Come potete dargli corda?!» Sbottò Breloom, rivolgendosi a Wrathp.
«Che devo dirti, l’idea mi alletta. E poi il mio signore è molto generoso.» Rispose il pirata, ridacchiando.
«Chiudi la bocca Wrathp. Vedo che qui abbiamo un ribelle, eh? Bene.» Commentò Fern, e colpì alla pancia Breloom con un Fuocopugno. Il pokémon si portò le braccia al petto e si accasciò a terra, piegato in due dal dolore.
«Cosa vuoi da noi?» Chiese Roserade «Perché fare tutta questa fatica anziché catturarci semplicemente?»
«Vedi, io voglio offrire al resto di Pokémos la possibilità di arrendersi. Ma so che non lo farebbero senza prima avere una prova della mia forza. E la prova ce l’ho davanti. Vi ucciderò tutti tranne uno, e quell’uno tornerà alle base e racconterà loro ciò che vi ho detto e ciò che ha visto. E a quel punto l’esercito dovrà arrendersi e inchinarsi al mio cospetto, o combattermi e morire.»
«Ma è un’assurdità! Non crederai davvero che succeda! Ci sono più di 200.000 pokémon nell’esercito della Coalizione, potrebbero schiacciarti come niente fosse!»
«E come, se posso chiedere? Chi attaccheranno? La mia armata si sparpaglierà lungo il fiume, e a quel punto come faranno a trovarmi? Sapranno dove sono solo dopo che me ne sarò già andato.»
A quel punto, Cacturne aveva chiaro con chi aveva a che fare: nient’altro che un pazzo megalomane. “Ma non c’è limite ai danni che può fare un pazzo con troppo oro a disposizione.” Pensò. Guardò il corpo di Treven, poi distolse di nuovo lo sguardo, incapace di sostenere quella vista.
«Non ci riuscirai! L’esercito ti fermerà! Ti hanno scoperto una volta, ti scopriranno ancora» Disse Roserade, infuriata.
«L’esercito? Lo stesso esercito che si è fatto ingannare da un messaggio inviato da un falso informatore? “inviate una squadra numerosa, il generale che è stato scacciato da Vulcania si è unito ai pirati, dispone già di tantissimi seguaci” e bla, bla, bla. L’ho scritto io quel messaggio, perché volevo che voi mi trovaste, ed il perché ve l’ho già spiegato. Però devo ammettere che credevo sareste stati molti di più. Certo, il numero che avevo detto era falso, ma comunque avevo detto che c’erano circa un centinaio di ciurme pirata insieme ad un pericoloso generale, credevo che avrebbero mandato almeno una ventina di persone.»
Mentre Roserade lanciava altre invettive contro Fern, Cacturne riflettè sulle sue parol ed ebbe un’illuminazione. Forse c’era un motivo per lo strano comportamento di Absol. “Se ho capito, forse riusciremo a salvarci. Altrimenti, siamo tutti morti, ma questo era chiaro fin dall’inizio.” Pensò. Prima che potesse dire qualcosa, però, Fern si avvicinò a Roserade.
«Chissà, magari potrei lasciare in vita. Mi piacciono le ragazze coraggiose. Che ne dici? Posso pagarti per passare dalla mia parte.»
Cacturne si sentì avvampare, ma si trovò a sperare che Roserade accettasse per salvarsi. Così almeno lei sarebbe sopravvissuta se si fosse sbagliato.
«No grazie, il mio genere di compagno è un po’ più coraggioso di uno che si nasconde dietro alla sua “armata”.» Commentò Roserade.
«Peccato.» Rispose Fern, e la colpì con un Fuocopugno al volto. Il colpo la scagliò all’indietro. Cacturne si lanciò, afferrandola prima che toccasse terra, e la strinse tra le braccia.
Fern si girò e i pokémon si spostarono di nuovo per farlo passare. Dopo essersi piazzato in fondo alle sue fila, diede l’ordine che Cacturne temeva.
«Uccideteli. Lasciate vivo solo il Cacturne, se ci riuscite. Altrimenti va bene uno qualunque.»
Cacturne posò delicatamente Roserade e si piazzò davanti a lei. Forse aveva sbagliato, peccando sia d’intuito che di abilità, ma giurò che per ucciderla i nemici sarebbero dovuti passare sul suo cadavere.
Poi guardò gli altri. Rose a terra, sanguinante. Breloom che cercava di rialzarsi in piedi. Geist ancora sotto shock. Nessuno poteva aiutarlo.
“Anche loro. Nessuno morirà senza che uccidano prima me.” Si promise.
A quel punto i pokémon si lanciarono su di lui. Un’orda inarrestabile, e in sottofondo, come se ce l’avesse accanto, gli sembrava di sentire Fern ridere di lui e dei suoi compagni.
Abbattè un primo nemico, un secondo, un terzo. Combatteva come posseduto, sconfiggendoli uno dopo l’altro, ma sapeva che non avrebbe retto per molto.
Poi, proprio quando stava per cedere, mentre un Darmanitan calava un Martelpugno su di lui senza che potesse proteggersi, improvvisamente un Bollaraggio partì alle loro spalle, dove avrebbero dovuto esserci solo un fiume pieno di relitti. Poi altri attacchi, uno dopo l’altro. Idropompa, Bollaraggio, Geloraggio. E stando ai rumori che sentiva, c’erano altri combattimenti in corso, dalle imboccature dei tunnel.
Un pokémon emerse dall’acqua e si affiancò a lui. Daunt, un capitano che conosceva da quando erano entrati insieme nell’esercito.
«Perdonaci.» Furono queste le parole che gli disse l’amico, prima di lanciarsi nella lotta. Uno dopo l’altro altre decine di pokémon lo seguirono dall’acqua.
Cacturne crollò in ginocchio, piangendo, e capì. Capì il piano del Generale, il motivo per cui era stato così reticente sullo spiegare la missione e troppe altre cose. E rimase lì, in ginocchio, a guardare la battaglia che volgeva a loro favore.
 
Black Hole City, 28/07/4761, circa le 18
I giorni successive per Cacturne passarono come un sogno, e ne ricordò solo alcuni frammenti. I suoi compagni che venivano portati via in barella, un telo nero a coprire il corpo di Treven. Le cure ricevute nella tenda del Generale, mentre questi gli spiegava il piano. «Sapevamo che probabilmente era una trappola, e sapevamo anche che se avesse saputo di un attacco massiccio sarebbe corso ai ripari. Tu c’eri, immagina cosa sarebbe successo se durante l’esplosione fossero stati presenti più pokémon. Non ci sarebbe stato un solo morto. Sarebbero morti a decine, o anche di più. Ma sapevo che se lo avessi convinto ad uscire allo scoperto la vittoria sarebbe stata dalla nostra. E per farlo un sacrificio era inevitabile. Grazie a voi siamo riusciti a catturare lui e la sua “armata”. Vi ringrazio.»
Ricordò la cerimonia in cui ricevette la Medaglia al Valore insieme ai suoi compagni. Ma una medaglia non valeva la vita di Treven. E ne era consapevole anche Geist. Quel giorno stesso, la pokémon lasciò l’Esercito della Coalizione e scomparve.
Roserade divenne sempre più taciturna. Infine, una sera, affrontò il Capitano. I due erano soli in un parco di Black Hole City, e fu lei ad iniziare il discorso. Gli chiese di lasciare l’Esercito. Cacturne ricordava il resto come fosse successo ieri.
«Non posso.» Aveva risposto lui. Semplice e diretto.
«Perché? Loro ci hanno usati come esca! Hanno ucciso Treven e sfigurato mia sorella! E tu vorresti ancora far parte di un Esercito simile?!»
«Roserade, tutti gli eserciti sono così. Sacrificare qualcuno è una strategia. Crudele, da usare solo per le emergenze, ma questa lo era.»
«Sciocchezze! In battaglia va distrutto il nemico, non i propri compagni!»
«Roserade, so che quello che hanno fatto è tremendo, ma era necessario!» Aveva risposto lui. Stava cominciando ad infervorarsi. E soprattutto sapeva che Roserade aveva ragione.
«Necessario? No! Era necessario sconfiggere Fern, non sacrificare Treven e Rose!»
«Il Generale…»
«Che vada a Giratina il Generale! Cacturne, io lascerò l’Esercito! E voglio che tu venga con me! Ce ne andremo, lasceremo questo posto e…»
«Non posso. Ho il mio onore Roserade. Di fatto, tu e l’onore siete le uniche cose che mi sono rimaste. Non andartene.»
Roserade lo aveva guardato per qualche momento, le lacrime agli occhi. Poi si era girata «Non posso.» Aveva risposto. Poi se n’era andata, scomparendo dalla vita di Cacturne.
Quando il pokémon si era girato, in lacrime, si era trovato davanti Breloom. Aveva fatto appena in tempo a riconoscerlo che quello, i lineamenti tirati dall’ira, gli aveva tirato un pugno. Insultandolo in tutti i modi possibili ed immaginabili, era corso dietro a Roserade, abbandonando tutto ciò che possedeva per un amore non ricambiato.
Infine, anche Rose se n’era andata. Nessuno sapeva che fine avesse fatto, ma con le ferite ancora in via di guarigione Cacturne era convinto che non l’avrebbe più rivista. E così, della sua squadra erano rimasti solo il ricordo ed una vecchia foto che Cacturne conservò per sé.
 
Mare Aperto, 25/06/4783, circa le 20
Surskit aggirò Breloom, svenuto, e si avvicinò a Dustox. La pokémon era a terra. Mentre Breloom si lanciava su Surskit, l’aveva colpito con un’Acrobazia. Era riuscita a sconfiggere il capitano dell’Organizzazione ormai privo di forze, ma quello l’aveva colpita con la coda. Un solo colpo, ma fortissimo.
Surskit si chinò su di lei, con gli occhi umidi. Respirava, ma era preoccupato.
Poi si guardò intorno. Aegislash, Gurdurr e Grump erano a terra, come del resto tutti gli altri pokémon presenti sul ponte.
Poi Surskit si girò, ed il sangue gli si gelò nelle vene. Davanti al Capitano, disteso a terra. Si ergeva Roserade, in lacrime ed infuriata allo stesso tempo.
«Piccolino!» disse, avanzando verso di lui «Sei rimasto solo tu! Ora fammi un favore e muori insieme ai tuoi compagni! Tutto ciò che voglio è andarmene, e non posso farlo prima di avervi distrutto!»
  
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