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Autore: Shainareth    18/04/2015    5 recensioni
Se qualcuno mi avesse chiesto in che modo eravamo arrivati a un tale livello di degenerazione, non avrei saputo rispondere. L’unica cosa che posso dire è che era cominciato tutto durante quella che sembrava essere una normalissima assemblea di classe [...]
Long nata in un momento di pura follia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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RIUNIONE DI CLASSE - CAPITOLO QUINTO




Di una cosa il pubblico non avrebbe mai potuto accusarci: della mancanza dei colpi di scena.
   Mentre me ne stavo bel bella nel mio angolino, nei panni di Cappuccetto Rosso in versione Sguattera del castello, stipata in quella sorta di stalla improvvisata a fingere un travaglio con il solo supporto dello Scudiero del Principe, nonché, a quanto pareva, mio marito e padre dei miei dodici figli… Mi sono persa. Va beh, mentre cercavo di rimanere il più lontano possibile dalle scene principali di quella recita sui generis, ecco che iniziava a profilarsi l’ennesimo evento non previsto.
   «Nell’Antro del Malvagio», ricominciò a raccontare Charlotte, la narratrice della fiaba, «mentre il Principe Nathaniel e la sua promessa sposa si preparavano ad affrontare il lungo viaggio per salvare la povera Principessa Ambra, quest’ultima languiva in una grotta oscura, soggiogata dagli incantesimi del Mago Armin, ma soprattutto dalla schiacciante forza mascolina del Malvagio Castiel.»
   «Perché mi fa pensare a qualcosa di equivoco, l’ultima frase?» mi domandò Kentin con fare retorico, inducendomi a nascondere una risata sotto al mio cappuccio rosso.
   «Oh, Malvagio Castiel!» improvvisò Ambra, portandosi il dorso di una mano alla fronte con aria avvilita. «Non cederò mai ai tuoi vili ricatti!»
   Lui si permise di corrucciare la fronte e di ribattere: «Quali ricatti?»
   «Potrai avere il mio corpo, ma non avrai mai il mio cuore!» esclamò a gran voce la Principessa, cadendo in ginocchio in una di quelle scene madri che si vedono solo nei cartoni animati.
   Castiel le rise in faccia e le piantò la suola di uno stivale contro la nuca, costringendola ad abbassare ulteriormente il capo. «Non mi interessa un fico secco, di te», le spiegò ancora una volta, tanto per rimarcare il concetto, dal momento che lei pareva non volerlo capire. Umiliata, Ambra uggiolò per la consapevolezza di non riuscire a ribellarsi al suo grande amore. Tra parentesi, al posto suo avrei da tempo spostato il mio interesse romantico da un’altra parte, soprattutto dopo questa palese dimostrazione di disprezzo – l’importante era che continuasse a tenere gli occhi lontani da Kentin, poi, per quel che mi riguardava, poteva pure puntare a tutti gli altri ragazzi del liceo messi insieme, come faceva già Laeti. «Tutto ciò a cui miro è schiacciare quel bellimbusto di tuo fratello», continuò Castiel, perfettamente calato nel personaggio. «Dopo di che, finalmente il Regno Pacifico sarà mio.»
   «Ehi, vacci piano!» gli gridò dietro Nathaniel, prendendo così le difese della sorella non soltanto ai fini della trama.
   Armin ci mise del suo, tanto per complicare le cose. «Mio signore», iniziò, rivolgendosi al Malvagio Castiel, «ho sentito dire che la Principessa Ambra è stata maledetta.»
   L’altro fece una smorfia. «Sì, da me, almeno sei volte al giorno.» Ogni tanto anche lui sapeva essere simpatico, toccava riconoscerglielo.
   Il Mago non si scompose e precisò: «Il suo cuore è inaccessibile a tutti gli uomini, ma se voi le darete un bacio d’amore, potrete ottenere il Regno Pacifico senza alcun bisogno di combattere una guerra: vi basterà prenderla in sposa.» Castiel gli puntò il forcone alla gola e lui deglutì sonoramente. «Era… solo un suggerimento…» balbettò con un mezzo sorriso. «Ma in effetti la guerra è più divertente.»
   «Quel che persino il Malvagio Castiel ignorava», riprese Charlotte, dispiaciuta di vedere la sua amica trattata in quel modo, «era che tra le tenebre del suo cuore di pietra in realtà brillava una luce d’amore.»
   «Non ci provare, donna!» l’interruppe bruscamente lui, pronto a scagliarle contro la propria arma, se fosse stato necessario.
   «Ma di questo ne parleremo più avanti…» tartagliò la narratrice, cercando riparo dietro Lysandre, che non riuscì a nascondere un sorriso palesemente divertito.
   «Mago!» vociò Castiel, smettendo infine di torturare Ambra, che si concesse un sospiro di sollievo non da poco. Dall’espressione del suo viso si vedeva lontano chilometri che fosse delusa e mortificata per il trattamento subito e, nonostante tutto, non potei fare a meno di dispiacermi per lei. «Sono certo che quel dannato principino verrà qui per salvare questa piattola. Prepariamoci a dargli battaglia!»
   «Ai vostri ordini, mio signore!» si mise sull’attenti Armin, come un bravo soldatino. Lanciò uno sguardo ad Alexy, che a sua volta gli strizzò l’occhio e gli mostrò il pollice in su. Che diavolo avevano in mente, quei due svitati?
   Non feci in tempo a pormi altre domande, che la voce di Charlotte tornò a farsi udire da tutti, questa volta con maggior sicurezza di prima. «Non appena il Principe Nathaniel e la Fata Melody si misero in viaggio ed uscirono dal loro amatissimo Regno Pacifico, furono sorpresi dalla notte.»
   «Tanto valeva avviarsi l’indomani mattina», commentò seccato Nathaniel, avanzando stoicamente insieme alla nostra compagna di classe verso il centro dello spazio occupato per lo spettacolo, là dove era stata allestita la scenografia del paesaggio all’aria aperta. Violette ci aveva disegnato su il sole, in realtà, ma i bambini non parvero farci troppo caso.
   «Pertanto», continuava Charlotte, fingendo di non averlo udito, «decisero di comune accordo di accamparsi fino a che la luce del giorno non fosse tornata ad illuminare i loro passi.» I due si volsero a guardarla per capire cosa diamine dovessero fare.
   «Improvvisate!» suggerì Peggy, indispettita per la loro mancanza d’inventiva.
   Il cipiglio corrucciato di Nathaniel lasciava ben intendere che non fosse proprio dell’umore adatto per accogliere quella richiesta, perciò toccò a Melody trovare una soluzione. «Mio amato Principe», cominciò con voce melliflua, «in questa stagione l’oscura notte scende gelida su di noi.» Perché avevo l’impressione di conoscere esattamente ciò che avrebbe aggiunto di lì a poco? «Saremo costretti a rimanere…» l’emozione le spezzò la voce, «…vicini per tutto il tempo.»
   Nathaniel s’irrigidì, mentre io mi mordevo il labbro inferiore. «È per il travaglio o per la gelosia?» mi sentii chiedere d’improvviso. Spostai la mia attenzione su Kentin che mi fissava imbronciato. «Mi stai stritolando la mano», mi fece notare allora, dal momento che gliel’avevo afferrata senza rendermene conto.
   «Non… Non è il momento di fare domande del genere», borbottai risentita, scrollando via le dita dalle sue. La verità era che non ero affatto gelosa di Nathaniel, figurarsi; semplicemente, invidiavo l’inaspettata audacia di Melody che, forte del suo ruolo nella recita, non si dava troppa pena di nascondere i propri sentimenti per l’amato. Oh, beh, io ero incinta di ben sei coppie di gemelli di Kentin, a quanto pareva, quindi in effetti avevo ben poco di che essere invidiosa… Ma non era questo il punto.
   «Nel frattempo», s’intromise inaspettatamente la voce di Rosalya, che si era portata accanto a Lysandre per coadiuvarlo nella narrazione della fiaba, «nel Regno Pacifico, il nobile Scudiero del Principe accusava d’infedeltà la sua sposa in dolce attesa.»
   Kentin ed io sussultammo e solo quando ci voltammo verso di lei, scorgemmo lo sguardo infervorato della nostra amica puntato dritto verso di noi. E Charlotte? Bloccata e trascinata via da Kim e Alexy. Forse ci sarebbero stati persino gli estremi per una denuncia, ma nessuno finse di accorgersene e la cosa mi preoccupò alquanto.
   «Ehi, rispettate la trama!» strillò Ambra, timorosa della nuova piega che avrebbero potuto prendere gli eventi. E, se devo essere sincera, anch’io lo ero: nel suo servilismo nei confronti di Ambra, Charlotte era abbastanza prevedibile; Rosalya, invece, era quella che, per dirla nel gergo di Armin, si sarebbe potuta definire una caotica buona. In soldoni, imprevedibile e per nulla incline a scendere a compromessi pur di portare a termine i suoi propositi – a fin di bene, a suo dire.
   In ogni caso, nessuno si curò di Ambra né di Charlotte né di Li, che cercava invano di accorrere in aiuto dell’amica appena… ehm… rapita. Anzi, fra il pubblico si levò persino una risata che mi lasciò alquanto perplessa. Rosalya, perciò, riprese a parlare. «A questo punto, com’è naturale supporre, c’era da chiedersi se tutti e dodici i bambini nel grembo della gestante fossero del povero Scudiero.»
   «Rosalya!» scattai in piedi, rossa in volto forse più della mia stessa mantella. Non appena mi raddrizzai sulle gambe, l’imbottitura che mi ero messa sotto ai vestiti crollò miseramente a terra. Lysandre tornò ad intonare la ninnananna ed io imprecai. Per lo meno, fu un parto rapido e indolore.
   «Oh, hanno tutti gli occhi verdi del papà!» commentò Fata Melody fra i denti, a testimonianza che qualunque accenno ad un eventuale tradimento del suo amato Principe Nathaniel era in grado di metterla di pessimo umore. Di certo io non la biasimai e, anzi, in cuor mio pensai che avrei dovuto ringraziarla per aver salvato il mio… ehm… matrimonio, suppongo.
   Rosalya la guardò con disappunto. «Al diavolo!» sbottò. «Hai rovinato una svolta potenzialmente interessante!»
   Calciai con furia il lenzuolo che avevo usato come imbottitura verso di lei, ma tutto ciò che ottenni fu di attorcigliarmelo attorno alla caviglia e di rischiare di cadere all’indietro. Kentin mi raccattò appena in tempo e mi sbrogliò da quella situazione, facendo ridere nuovamente il pubblico. «Sono l’unico a temere per quello che succederà d’ora in poi?» mi confidò sottovoce, mentre tornavamo a sederci zitti zitti nel nostro angolino.
   «No, fidati», ringhiai, sentendomi sul punto di sputare fuoco e fiamme.
   «Andate avanti!» si sgolò Peggy, non troppo interessata al fatto che ci fosse stato un cambio alla narrazione delle vicende. «E niente riferimenti vietati a bambini così piccoli!»
   «Mentre i nostri due non troppo fedeli, ma tanto pigri servitori iniziavano a cullare la loro dozzina di pargoletti appena nati», riprese allora Rosalya, lanciandomi indietro il lenzuolo appallottolato, affinché mimassi di avere un bambino fra le braccia, «il Principe e la Fata si stringevano l’un l’altra allo stesso modo, nel tentativo di confortarsi a vicenda.»
   «È una storia per bambini, dannazione!» protestò a gran voce Nathaniel, fingendo di non notare l’imbarazzo di Melody che, per forza di cose, sembrava essere tornata di buon umore.
   «Nell’Antro del Malvagio, invece», lo ignorò a bella posta Rosalya, facendo un ampio gesto con il braccio in direzione di Castiel, Armin e Ambra, «stava intanto avvenendo la più insolita delle conversazioni: la bella Principessa stava cercando di convincere il Mago a passare dalla sua parte con mezzi non troppo leciti.»
   L’improvvisazione non era propriamente fra le nostre migliori qualità. «Trova immediatamente un modo per convincerlo a baciarmi!» starnazzò Ambra, afferrando Armin per il lenzuolo che gli fungeva da mantello e scuotendolo come uno shaker.
   «Ehi, calma!» esclamò lui, cercando di liberarsi dalla sua presa. «Quello mi ammazza, se ci riprovo!»
   «Ma non capisci?!» insisteva l’altra, con gli occhi spiritati, mentre Castiel dimostrava tutto il proprio interesse per la faccenda accendendosi una sigaretta. I genitori dei bambini si indignarono per il cattivo esempio dato ai piccoli spettatori e lui fu costretto a spegnerla subito, borbottando chissà quale imprecazione. «Questa forse è la mia unica possibilità per far breccia nel suo cuore!» stava dicendo ancora Ambra, disperata.
   Armin l’afferrò per i polsi e, con un gesto deciso, se la scollò di dosso. «E io che ci guadagno?» volle sapere, giustamente.
   «Tutto quello che vuoi», rispose senza ritegno la Principessa.
   Chiunque si sarebbe approfittato di quell’offerta dalle molteplici interpretazioni, tant’è che persino Armin cedette. «Voglio il nuovo GTA», stabilì allora. Dopotutto, che altro ci saremmo potuti aspettare, da lui? «Dovrebbe uscire a giorni e l’ho già prenotato da un pezzo, ma sarai tu a sborsare i soldi.»
   «Dannazione, va bene!» acconsentì Ambra, sia pur malvolentieri, visto quanto accidenti costano i videogiochi appena messi sul mercato. «Ma se lui non mi bacia, non se ne fa niente!»
   L’accordo fu siglato con una stretta di mano. Quindi, Armin si avvicinò con fare guardingo al Malvagio Castiel. «Mio signore», cominciò in tono diplomatico.
   «Sparisci, prima che faccia una magia con questo forcone», lo fermò immediatamente quello.
   «Che magia?» s’incuriosì l’altro, aggrottando perplesso le sopracciglia scure. «Sono io, il Mago, qui. Non puoi rubarmi il ruolo.»
   «No?» Castiel sorrise a mezza bocca. «Vogliamo scommettere che posso far scomparire questo affare in un antro segreto del tuo corpo?» propose, rigirandosi il forcone fra le dita.
   «Principessa Ambra!» saltò su Armin, tornando con un balzo da lei. «L’accordo è saltato: tenetevi pure i vostri soldi.»
   «Sei un vigliacco!» l’accusò quella, le mani puntellate contro i fianchi a sottolineare la propria indignazione. «Non sei neanche capace di aiutare una fanciulla in pericolo!»
   «Ehi, quello ha motivazioni più convincenti delle tue!» le assicurò il Mago, additando col pollice Castiel, che se ne rimaneva a fissarli alle sue spalle.
   «Intanto, dopo una lunga notte d’amore passata all’addiaccio», riprese Rosalya, incurante delle espressioni furiose che continuava a lanciarle Nathaniel e dell’imbarazzo con cui Melody si portò entrambe le mani al viso, «il Principe e la Fata ripresero il loro cammino. Erano ormai convinti che ci avrebbero messo tanto, troppo tempo per raggiungere l’Antro del Malvagio… Invece si sbagliavano.»
   «Ah, sì?» s’interessò di sapere Nathaniel, sperando evidentemente che la faccenda si concludesse in fretta.
   Rosalya gli rivolse un sorriso incoraggiante. «Sì, perché loro ignoravano l’esistenza di un altro mago molto potente, la nemesi del Mago Armin: il Mago Alexy!» Con una serie di balzelli degni di un giullare zoppo, Alexy fece irruzione in scena avvolto in un lenzuolo bianco, forse a sottolineare la bontà del proprio animo e della propria magia.
   «Oh, questa, poi!» rise Armin, facendosi avanti per osservare meglio suo fratello.
   «Egli era niente meno che il gemello del malvagio mago al servizio di Castiel», spiegò Rosalya, assumendo un tono pomposo per creare atmosfera. Persino Lysandre intonò una melodia dal sapore mistico. «Tuttavia, il Mago Alexy era buono e generoso e pertanto, vedendo il Principe Nathaniel e la Fata Melody in difficoltà, subito offrì loro i propri servigi.»
   «Una cosa sola chiedo in cambio», esordì Alexy con voce impostata, mentre si portava un braccio contro il petto, stringendosi addosso il mantello e dando quasi l’impressione di essere un senatore romano, più che un mago. «Esigo che mi sia concesso l’usufrutto del vostro valoroso Scudiero.»
   «Cos…?» balbettò Nathaniel, cadendo dalle nuvole.
   «Ehi, definisci meglio usufrutto!» fu invece la protesta che sbottò Kentin, mentre io faticavo a trattenere una risata. Alexy si voltò a guardarlo con un sorriso che era tutto un programma. Lui rabbrividì e precisò: «Ho già una moglie!»
   «Dettagli», liquidò la faccenda il Mago, scrollando le spalle con noncuranza.
   «E pure un figlio!» cercò di difendersi ancora Kentin, abbracciando me e il fagotto di stoffa per enfatizzare il concetto. Persi di colpo la voglia di scherzare e mi sciolsi come neve al sole, strusciando il viso contro il collo del mio sposo. Il quale, a sua volta, strinse la presa e poggiò la guancia contro la sommità della mia testa, crogiolandosi per quel contatto. Aaah, se solo fosse stato tutto vero!
   «Dodici figli!» corresse qualcuno tra gli spettatori, riportandoci tragicamente alla realtà.
   «Quell’abbraccio mi piace poco», commentarono quasi all’unisono Alexy e Nathaniel.
   Intrecciando le braccia sotto ai seni, Melody s’indispettì. «Puoi prenderti lo Scudiero», decise per tutti, facendo cenno verso me e Kentin. «A patto, però, che ti porti appresso pure la Sguattera.»
   «Non la voglio, lei», replicò imbronciato il Mago, le mani strette a pugno sui fianchi spigolosi. «Non saprei che farmene.»
   «Dello Scudiero sì, invece?» s’incuriosì Castiel, fissando la scena con un certo, preoccupante divertimento.
   «Oh, se solo sapessi…» commentò l’altro, sfregandosi le mani e tornando a sorridere a Kentin. Che rabbrividì di nuovo e quasi mi strizzò come un limone per il terrore che lo separassero da me.
   «Non mi lasciare, per nessun motivo al mondo», m’implorò difatti.
   «Piuttosto mi trasformo in un drago e gli do fuoco», gli assicurai, pronta a battermi per lui con le unghie e con i denti, pur di tenermelo stretto.
   Inaspettatamente, invece, Kentin allentò l’abbraccio e si voltò a guardarmi con gli occhi spalancati. «Un drago!» esclamò. E poiché io non compresi al volo la sua idea, m’agguantò per un gomito e si alzò, trascinandomi fuori scena insieme a lui. Non potei seguire il resto degli avvenimenti, benché sentissi Alexy gridare oltraggiato per il ratto dell’amato Scudiero, ma mi ritrovai imbambolata a fissare Kentin che si chinava sul mucchio di indumenti e oggetti scenici scartati per la recita.
   «Che state combinando, voi due?» chiese Iris, avvicinandosi.
   «Movimentiamo un po’ lo spettacolo», spiegò lui, senza tuttavia essere più chiaro. La nostra amica mi lanciò uno sguardo, ma non potei far altro che rispondere con un’alzata di spalle. «Ci sono delle forbici?»
   «Eccole», rispose Violette, passandogliele.
   Kentin le afferrò ed iniziò a ritagliare dei triangoli di stoffa da uno scampolo verde pisello. «Avete del nastro adesivo o qualcosa che possa sostituirlo?»
   La risata di Kim distolse la mia attenzione, spingendomi a curiosare su ciò che stava accadendo in scena. Quel che vidi mi lasciò alquanto disorientata: Alexy si era attaccato ad un lembo della giacca di Nathaniel, chiedendogli incessantemente se non lo preferisse a Melody e se non fosse piuttosto disposto ad unirsi a lui e allo Scudiero in un gioco molto interessante – che il povero Nathaniel pretese di non sapere. Nell’Antro del Malvagio, intanto, Ambra e Armin continuavano a discutere, mentre Castiel, annoiato, s’era procurato una sedia – non so come – e ci si era seduto per rollarsi una nuova sigaretta. Ma davvero a Peggy andava bene che si continuasse così?
   «Ne abbiamo di compagni strani», non potei fare a meno di osservare, mentre seguivo con lo sguardo i movimenti esagitati di Melody che tentava di staccare a forza Alexy dal suo amato Principe.
   Kim mi lanciò un’occhiata carica di significato. «Tu sei una di quelle che dovrebbe solo star zitta», mi rinfacciò.
   La fissai risentita e feci per ribattere, ma qualcuno mi afferrò per la mantella e mi tirò indietro. «Ehi!» protestai, poiché fui ad un passo dal perdere l’equilibrio e picchiare il fondoschiena per terra.
   Lo battei invece contro qualcuno che, alle mie spalle, prese ad armeggiare con il mio cappuccio. «Sta’ ferma», mi ordinò Kentin, impegnato a fare chissà cosa.
   «Vuoi smetterla di fare il misterioso?» domandai, mettendo il broncio come una mocciosa.
   Lui si lasciò andare ad una risatina sommessa. «Se tutto va bene, questo ci risparmierà ulteriori imbarazzi», mi disse in tono convinto, mentre scendeva con le mani dalla mia testa alla mia schiena.
   «Ma stai attaccando qualcosa alla mantella?» insistetti, soprattutto quando Iris, Kim e Violette iniziarono a ridere nell’osservare il suo operato.
   Kentin non rispose subito, ma non appena ebbe finito mi afferrò per le spalle e mi fece voltare verso di sé. «Ascoltami bene», iniziò, puntando un dito per aria, a metà strada fra il suo ed il mio viso. «Da questo momento non siamo più lo Scudiero e la Sguattera.»
   Corrucciai la fronte. «Ah, no?»
   «Adesso siamo un Drago ed il suo Cavaliere.»
   Sperai di aver capito male.
   «Ovviamente il Drago lo fai tu», puntualizzò Kentin. «Ecco perché ti ho attaccato dei triangoli di stoffa alla mantella, così potremo fingere che siano delle placche ossee. Tipo quelle dello stegosauro, hai presente?»
   «Posso azzannarti il dito?» m’interessai di sapere io, piuttosto. Lo vidi arrossire e stringere le labbra con fare imbarazzato, perciò gli schiaffeggiai la mano. «Sempre a pensar male, voi uomini!»
   «Sei tu che parli in modo fraintendibile», lo difese Kim, sempre più divertita dalla scena.
   «L’idea di Kentin mi sembra geniale!» commentò invece Iris, entusiasta come solo una bambina avrebbe potuto essere.
   «Solo una cosa», intervenne Violette, prendendomi di mano il fagotto di stoffa che avrebbe dovuto essere la mia prole. «I draghi rubavano oro, non neonati», ci ricordò con un sorriso.
   Erano tutti contro di me, pertanto, non potei fare a meno di arrendermi. «D’accordo», sospirai in direzione del mio migliore amico, ex-marito ed ex-padre dei miei figli. O potevo ancora considerarlo tale? Dopotutto Ciuchino aveva sposato Draghessa, che gli aveva dato una manciata di… come si chiamavano? Drughini, mi pare. Comunque stessero le cose, mi rassegnai all’idea di dover entrare nuovamente in scena, questa volta con un ruolo che mi avrebbe attirato addosso un bel po’ di sguardi… purtroppo.
   «È per un fine superiore», mi consolò Kentin, mentre io continuavo a guardarlo con aria torva.
   «Sarebbe?»
   «Radiamo tutto al suolo.»
   Ebbi la netta sensazione di non averlo mai amato come in quel momento.












Ed eccomi qui, come promesso! ♥
Come avrete notato, ci sarà un ulteriore capitolo. Sigh. Più cerco di semplificarmi le cose, più i personaggi si ribellano e me le complicano.
Approfitto di queste righe per ringraziare come sempre tutti i lettori e i recensori, ma anche tutti quelli che hanno aggiunto la presente long fra le fanfiction preferite/ricordate/seguite. Non pensavo che foste così tanti, iniziate a farmi preoccupare per la vostra sanità mentale. Nevermind.
Buon pomeriggio a tutti e al prossimo capitolo! ♥
Shainareth





  
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