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Autore: xwilliamseyes    18/04/2015    3 recensioni
"Io credo negli inizi che non trovano una fine.
Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi.
Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza.
Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità di ricordi e di futuri.
Credo nei sorrisi, nelle lacrime, nelle urla, nei silenzi condivisi perché in due tutto è diverso, tutto è più colorato.
E c'è il verde, il rosso, l'arancione.
E l'azzurro dei tuoi occhi.
Dei tuoi e di nessun altro, Louis.
Che risplendano da sempre nei miei e da sempre si rispecchieranno nei miei.
Siamo noi quell'inizio che non trova fine.
Siamo noi quell'amore perpetuo che dà forma ai nostri sorrisi.
Ai tuoi e ai miei.
Unici, inseparabili, infiniti."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blow a kiss, fire a gun
 
Blow a kiss, fire a gun
We need someone to lean on
Blow a kiss, fire a gun
All we need is somebody to lean on

 
Sembravano due leoni pronti a lottare per una stessa preda. 
Due cani pronti a difendere con i denti il proprio cucciolo.
I miei occhi balzavano da una parte all'altra tremanti e lucidi, mentre le mie gambe iniziavano a tremare sempre di più. Non sapevo cosa fare o cosa dire. Non sapevo da quale parte schierarmi. 
Il professore continuava a bere non lasciando per un momento la sua attenzione dal viso di Louis. Louis faceva lo stesso. 
Non si sentiva altro che il suono dell'acqua mentre attraversava le pareti del bicchiere, per poi raggiungere l'esofago di Alex. Quando fu svuotato si asciugò le labbra con il polso e schioccò la lingua. 
La tensione sembrava quasi aver preso vita in quella stanza.
"Nessuno vi ha invitato, professore"
"Non mi sembra che la festa fosse sotto invito. Sua madre ha chiaramente invitato chiunque"
Rispose. Fiero e sicuro nonostante l'alcool che piano piano iniziava ad annebbiargli il cervello.
"Cosa vuole?"
Louis chiese con un tono acido e furioso.
"Ma che domande! Contribuire alla vostra felicità!"
Indicò con il bicchiere entrambi. 
I suoi occhi incontrarono anche i miei e un brivido iniziò a scorrere in tutte le mie vene. Un brivido di puro terrore che mi privò in quei pochi istanti di gran parte delle mie forze.
All'improvviso iniziò ad avvicinarsi con un passo insicuro e lento. Contemporaneamente Louis si strinse a me, cercando con il suo corpo di farmi da scudo.
"Non sono cannibale, tranquillo. Non la mangio"
Alzò le mani in segno di difesa, quasi avesse inteso da subito quel velo di terrore che iniziava ad attraversare anche Louis. Quest'ultimo abbassò gli occhi e non capii se per difesa, esitazione o terrore stesso. Io continuai a guardare quegli occhi che ora osservavano come persi il pavimento e che cominciavano ad oscurarsi smarriti.
"Sai Gabrielle, c'è una cosa che mi chiedo da tanto tanto tempo ormai e che proprio non capisco"
Al sentire del mio nome presi a tremare ancora di più e involontariamente strinsi il braccio di Louis inerme. Il professore osservò quel mio movimento e accennò una risata.
"Già"
Alzò gli occhi l'altro e qualcosa in lui riprese vita.
"Siete strani"
Sentenziò Alex. Senza giri di parole. Diretto e tagliente. Ma il suo non era di certo un insulto e non apparve tale neanche a noi. Era un'osservazione che gli era balenata all'improvviso in quel momento o che, forse, gli affollava la mente già da tanto tempo. Perché quel "siete strani" era stato detto con convinzione e disorientamento. Perché sperava di risolvere quell'enigma, che apparentemente lo tormentava, al più presto grazie a noi. Peccato, che molto probabilmente, neanche noi stessi eravamo a conoscenza della soluzione.
"Siete forse fratelli? Cugini? O forse non c'è alcuna parentela fra di voi e siete soltanto vicini?"
Continuò.
"Vicini? O meglio, vecchi amici? Ma, forse, migliori amici?"
Cominciò a ridere, di sorpresa, e a portarsi la mano al mento che sfregava con agitazione. Quella tipica agitazione che affligge gli ubriachi o gli schizofrenici.
"Perché io proprio non capisco, sul serio"
Prese ad allungare le mani e le unì in un rumoroso battito che rimbombò tra quelle mura silenziose. I nostri cuori – mio e di Louis – persero un battito a quel frastuono che ci era sembrato così simile ad un tuono.
"Vi guardate, non vi guardate. Vi abbracciate, non vi abbracciate. Urlate, non urlate. E forse vi baciate anche, ma non vi baciate"
In pochi secondi sparò verbi, parole, aggettivi come se il fiume dei suoi pensieri si fosse rivolto bruscamente. Una miriade di parole che io capii perfettamente e che mi gelarono il sangue come poche volte in vita mia. Perché le parole pungono come piccoli aghi, a poco a poco, e quando si riversano sulla pelle di getto, tutte in una volta, rabbiose e indisciplinate, possono provocare ferite dolorose, e quel dolore è così difficile da domare che toglie il respiro.
Mi sembrò così allora e i polmoni si svuotarono e sentivo fossero destinati a non portare dentro di se mai più l'ossigeno. Gli occhi si pietrificarono e quella leva sul braccio di Louis iniziò ad affievolirsi e piano piano a scivolare.
"Allora Louis?"
Domandò Alex, pronto a scoprire la soluzione.
E Louis lo guardò. Rimase a guardarlo in silenzio per alcuni secondi.
"A te cosa importa?"
Rispose con una voce rauca e spenta.
"Non credo siano problemi tuoi"
Riprese. Forse per darsi forza, forse per dare più veridicità alle parole dette poco prima. 
Io rimasi delusa e, come Alex, emisi un respiro. Silenzioso.
"Sai, mio caro Louis, qualcosa mi fa pensare che una risposta non l'avete neanche voi. Avete paura. Entrambi"
E mentre diceva queste parole riprese a ridere. Chiassoso e inarrestabile. Sembrava farsi gioco di noi, ma probabilmente era solo l'effetto decisivo dell'alcool.
"Ora mi ha scocciato, idiota"
Louis alzò le mani, accelerò leggermente il passo e diresse un pugno sulla guancia destra del professore, in un istante. Istante talmente breve che mi sembrò un'allucinazione, infatti non ebbi nemmeno il tempo di impedirgli quel gesto folle.
E il sangue iniziò a scorrere dal suo naso.
"Ti facevo più debole"
Louis era diventato cieco, dalla rabbia, dal sonno, dalla follia. Riprese con un altro pugno dritto nello stomaco. Il professore si permise un'ennesima risata prima di sferrare a sua volta un pugno a Louis che accolse decisamente impreparato. 
Mi diressi immediatamente fra di loro e, con quanta più forza avessi in corpo, provai a staccarli, allontanarli l'uno dall'altro. 
Ma tutti i miei sforzi sembravano come frantumarsi nell'aria, tanta era la rabbia con cui i due leoni, i due cani presero a sferrarsi, perché aspettavano entrambi quel momento da troppo tempo. E né il sangue, né le mie urla soffocate, né la stanchezza che li affliggeva riuscivano a calmarli.
Pareva che i loro denti ringhiassero, che le loro vene pulsassero a tal punto da sfondare l'epidermide. E quella situazione iniziava a spaventarmi fin troppo e così iniziai ad urlare "aiuto" con energia e paura.
Non passò molto e le luci del corridoio si illuminarono e il rumore di passi pesanti prese a spezzare quello schiamazzo di schiaffi e pugni.
"Fermi! Fermi!"
La voce di Johannah rimbombava furiosa e angosciata.
Si avvicinò ai loro corpi e passò ad allontanarli, intromettendosi fra di loro.
Mi avvicinai per aiutarla e finalmente riuscimmo nel nostro intento. 
"Ma siete pazzi?!"
Ricominciò ad urlare lei. Con la voce di chi è pronto ad uccidere qualcuno.
Ma Louis e Alex erano ormai stanchi, vinti. Era rimasta solo la forza dello sguardo: quella sembrava essere destinata a non infrangersi mai.
Johannah si voltò verso suo figlio, gli si avvicinò e gli diede uno scossone.
"Allora Louis!?!"
Louis non pronunciò una parola. Di fronte alla potenza della madre sembrava un bambino, e forse era veramente così.
Il professore si asciugò il naso sanguinante con la manica della giacca che prese ad assorbirlo completamente.
"Perdonatemi, signora, un piccolo malinteso. Buonanotte"
Guardò quella stanza l'ultima volta e fuggì via. Traballante dal dolore e dall'ebbrezza. Non mancò di trapassarmi con lo sguardo, il quale mi immobilizzò da capo a piede.
Nonostante tutto non mi prese a tal punto da privarmi di forza. Infatti, mi avvicinai sicura a Louis. 
Gli sfiorai il braccio destro.
"Stai bene?"
Scosse la testa.
"Vaffanculo, Gabrielle"
Evitò velocemente il braccio dal mio tocco e corse lontano.
Il cuore mi si fermò.
Aveva paura di Louis.


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! I cani sono stati sciolti in questo capitolo! E che rissa! Tra sangue e urla non si è capito proprio niente. Tuttavia, le cose importanti non sono i lividi che riporteranno i nostri protagonisti, ma le conseguenze delle parole del professore. Hanno scosso tremendamente l'animo di Gabrielle e il cuore di Louis. Mentre lei è rimasta apparentamente impassibile, il secondo è esploso e mi sa proprio che il suo sfogo non si è concluso! Vedremo nel prossimo, o forse nei prossimi!
Spero che questo vi piaccia.
Un bacio.
-Manu 

p.s. il titolo e la citazione riprendono la canzone di Major Lazer & DJ Snake feat. MØ - Lean On

 
- LOUIS -



(la faccia di Louis me la sono immaginata un po' così in questo capitolo)
  
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