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Autore: JackiLoveCatoniss4ever    19/04/2015    3 recensioni
Tutti noi conosciamo Max, il ragazzino del Distretto 4, soprattutto per la scena in cui si vede la sua morte. Non sappiamo nulla di lui o della sua vita, né di come si è sentito quando è stato estratto. Chi avrà lasciato a casa? Da quali persone a lui care si è dovuto separare per sempre? E soprattutto, cosa c'è tra lui ed il tributo femminile del suo stesso distretto, Marina? Amicizia? Affetto? Amore? E, se è così, come si sentirà sapendo che solo uno di loro potrà fare ritorno al 4? Questa è la sua storia, prima e dopo la mietitura degli Hunger Games.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cato, Finnick Odair, Mags, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Never Die'
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Un giorno. Ecco quanto manca. Sono sveglio da poco, eppure non riesco ad alzarmi. Oggi la paura è più forte, anche se scommetto che quella di domani mi impedirà perfino di alzarmi dal letto a cui adesso sono incollato. Mi costringo a scuotermi dal torpore in cui sono caduto ed ad andare all’allenamento. Persino i miei genitori sono silenziosi davanti alla colazione: loro, che sono allegri, solari e spensierati praticamente sempre, oggi se ne stanno zitti a guardare il cibo che hanno davanti, e mi rivolgono occhiate furtive e cariche di apprensione per domani. Trangugio il latte e divoro la fetta di torta che mi hanno messo davanti, e li saluto con degli abbracci, dicendo loro di non preoccuparsi. Dopodiché, esco. Arrivo all’Accademia pochi minuti dopo. Qualcuno fa ancora delle battutacce su quel che è accaduto ieri, ma io non vi do molto peso, e mi metto subito a cercare Jonathan. Lo trovo subito, circondato da una nuvola di ragazzini viziati che cercano di togliergli il suo buon umore riempiendolo di insulti solo perché loro sono dei ricconi e lui no. Si sente: – Brutto straccione! – da una parte, e: – Lurido pezzente! – dall’altra. Alla fine, si leva una voce talmente odiosa che non posso fare a meno di intervenire a favore del mio migliore amico: – Ehi, maledetto idiota, quanti biglietti avrai, domani? Uno, vero? Ovvio, perché ti sei fatto elemosinare dal tuo amichetto! Anzi no, aspetta! C’è un’altra possibilità! Ma dimmelo, tua madre fa la prostituta? – e giù un mucchio di risate malevole e di scherno. – Ma come ti permetti?! – sbotto io, incurante degli sguardi che si puntano su di me. – Non devi mai più azzardarti a parlare in questo modo col mio amico, hai capito, stupido bastardo?! Ed adesso gli chiedi scusa in ginocchio! – Quello mi guarda, incredulo. – Io cosa?! Tu sei pazzo, Eisenstein! Manco morto farò… – Agisco d’istinto. Lo afferro per le spalle e lo getto a terra, senza troppi complimenti. Iniziamo un furibondo corpo a corpo. Mi afferra la gamba e mi fa cadere. Il mio sedere colpisce il suolo, ed io sento un dolore sordo diffondersi nella parte lesa. Inizio a dargli calci, pugni e gomitate. Lui reagisce a graffi, morsi ed unghiate. Cerco di guardarlo meglio, mentre mi attacca. L’ho visto spesso allenarsi, ma non è molto portato, esattamente come me, quindi questa si può considerare una lotta alla pari. È sempre in testa ad un gruppo di leccapiedi che lo seguono in tutto e per tutto, ridendo alle sue battute sceme ed insensate ed aggredendo chiunque osi contraddirlo in qualsiasi modo. Adesso, però, se ne stanno impietriti ai loro posti, senza muovere un muscolo per aiutare il loro capo, come raggelati. La lotta si protrae ancora per un po’, fino a quando non lo immobilizzo, torcendogli il braccio dietro la schiena. – Ho detto in ginocchio! – gli sibilo all’orecchio. Lo costringo ad alzarsi e, subito dopo, a riabbassarsi di fronte a Jonathan ed a chiedergli umilmente perdono. Dopo questo, interviene l’istruttore di lancio dei coltelli. – Ma che combinate? Siete un vero disastro! Ah, lasciamo stare! Subito in infermeria! – Io e l’altro ragazzino ci rechiamo dall’altra parte del campo, guardandoci in cagnesco per tutto il tragitto. Quando ci presentiamo nel posto che ci è stato indicato, due fin troppo premurose infermiere si dirigono verso di noi, usando un linguaggio che ci fa sentire bambini di tre anni. – Oh, no, poveri cari! Ma che vi è successo? Cosa vi siete fatti? Sapete che è molto brutto fare a botte tra di voi? Vi fanno molto male le ferite che avete? Mio Dio, quante ne sono! Facciamo così: noi ve le curiamo subito e vi portiamo qualcosa di buono da mangiare, e voi, in cambio, ci promettete di non farlo più, eh? Che ne dite? – Noi due facciamo imbarazzati segni di sì con la testa ed evitiamo di guardarle. Probabilmente sono abituate a curare i bimbi più piccoli, all’incirca dai tre ai sei anni, che riescono sempre a farsi abbindolare da carezze e moine. Ci facciamo medicare, con calma e pazienza, e mangiamo l’ottimo pasto che ci portano: profiteroles al cioccolato con un sacco di panna montata sopra. Finalmente, ci permettono di ricevere visite. Il primo, e quasi certamente l’unico, che si farà vedere, è Jonathan. – Grazie mille per avermi difeso! Sei davvero il miglior amico che potessi mai desiderare in questo mondo! – Mi abbraccia, ed io, sorpreso, ricambio. Non è da lui. – Cos’è, ti sei rammollito? – Scoppiamo a ridere entrambi, come ogni giorno, del resto, poi mi informa di avere certi affari da sbrigare e mi lascia solo. Pensando di non avere altre visite, apro la bocca per chiamare l’infermiera, ma mi blocco subito non appena vedo Marina. – Sei stato coraggiosissimo! – Mi dà un bacio sulla guancia ed esce.
Angolo dell’autrice: Dopo il primo ed il secondo capitolo, ecco a voi il terzo. Scusatemi se vi sembrerà molto frettoloso, ma l’ho scritto in circa due-tre ore, dalle 21 e qualcosa alle 23:54 circa guardando la terza puntate de “Le tre rose di Eva 3”, e quindi ero un bel po’ distratta. Perdonatemi, se potete! XD Detto questo, una piccola recensione non stonerebbe, e poco importa se positiva, neutra o critica: ho bisogno di sapere quali errori faccio e dove devo migliorare, e magari se devo proprio smettere di scrivere. Non preoccupatevi, me ne farò una ragione. Un bacio, JackiLoveCatoniss4ever.
   
 
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