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Autore: Arya Tata Montrose    21/04/2015    2 recensioni
«Chouza-San, ha idea di quel che stia accadendo?
«No, ragazza mia. Non so nulla, purtroppo.»
Si respirava paura mista a incertezza. Se si respirava.
Gettati a terra, corpi straziati da orrende ferite e coi polmoni vuoti fissavano il cielo -o gli altri caduti accanto a loro- che iniziava a tingersi in modo simile al loro sangue. E il sangue del cielo ne salverà uno.
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Storia in collaborazione con PazzaDiCioccolato ~
Hope you enjoy :)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neji Hyuuga, Team Gai, Tenten, Un po' tutti | Coppie: Neji/TenTen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Second Chance
~Chapter One~

 
I bozzoli si aprirono nello stesso momento in cui tutti i ninja si svegliarono.
Tenten, ancora confusa, si guardò attorno. Nessuno che conosceva era nelle vicinanze.
Lentamente, a causa delle ferite e della stanchezza, si alzò e andò a cercare qualcuno – un medico, altri di Konoha, chiunque – che potesse darle notizie di Neji.
Neji. Neji. Neji.

Lui era stato il suo unico pensiero, in quel momento e durante il lungo sonno; perno tra sogno forzato e realtà.

 

Camminò per  mezz'ora in disperata ricerca, senza trovare nessuno che potesse aiutarla, quando ebbe un giramento di testa.

«No...» Barcollò incerta cercando di stare in equilibrio, prima di svenire a terra.

Si svegliò distesa su una barella, circondata dai lamenti dei feriti e dal vociare dei medici.

 

Sbatté le palpebre, confusa. Aveva solamente una lontana percezione di quello che la circondava. Le urla dei feriti le giungevano ovattate, secondarie al pensiero che le dominava la mente stanca.

Dov'è Neji?

Sbatté nuovamente le palpebre, che s'erano fatte più pesanti, cariche di una sonnolenza e di un dolore che fino a qualche ora prima erano schermati dall'atrofia dell'immobilità cui era stata costretta e dall'adrenalina della battaglia.

 

Quando il sonno iniziò a diventare più persistente, lei lo lasciò agire. Stava quasi per addormentarsi quando qualcuno le scrollò la spalla.

Stanca com'era si lasciò visitare senza emettere fiato, lasciando che le sollevassero gli arti come una bambola.

Riportava solo due ferite profonde e altre – poche – meno gravi. Era stata fortunata, le dissero.

«Posso avere degli antidolorifici?» Domandò al giovane medico che le stava fasciando una ferita sul fianco. Lui annuì impercettibilmente, tornando subito al lavoro.

«Grazie.»

«Si figuri» si sentì rispondere.

Tenten abbozzò un sorriso, e tornò lentamente tra le braccia di Morfeo, in uno stato di trance, che permise alle sue orecchie di captare solo uno stralcio della conversazione che si svolgeva a pochi passi dal suo corpo inerme, ancora irretito dall'atrofia.

«Ora non può ricevere visite.»

«Ma...» una voce conosciuta, ma il suo cervello non riuscì a collegarla ad un volto.

«Ora no, sta dormendo. Provi più tardi.»

Tenten non si sforzò nemmeno a riaprire gli occhi, o a cercare di capire chi fosse la persona che la cercava, tanto era distrutta e stanca. Si sentiva prosciugata dalle forze e l'unica cosa che era in grado di fare era riposare.

 

Quando aveva aperto gli occhi, ore più tardi, il cielo si era fatto sgargiante degli accesi colori di quello che le era parso il tramonto.  Un medico, probabilmente da Kiri, le aveva portato un piccolo vassoio, con del pane, una bottiglietta d’acqua e una zuppa. Aveva mangiato poco e lentamente, ma sembrava aver recuperato almeno un po’ di energia, e si era tirata su un po’ meglio sulla scomoda brandina. Aveva chiesto un libro al medico che l’aveva visitata e quello gliel’aveva portato. Con sua somma gioia, Tenten aveva potuto constatare che il libro era un fantasy, il suo genere preferito.

Ma non fece in tempo a voltare il frontespizio, che subito le poche energie che era riuscita a recuperare vennero sprecate in una frenetica e disperata corsa verso il primo cestino che trovò. Vomitò quel poco che aveva nello stomaco.

Una volta ch’ebbe terminato, le gambe sembrarono volerla abbandonare e in un attimo si ritrovò a terra, malamente seduta accanto al cestino. Il medico di Kiri, sopraggiunto poco prima, l’aiutò a rialzarsi e a camminare verso la sua branda, dove l’appoggiò e la ricoprì.

«Dovresti riposare.» le disse, e poi, dopo aver controllato i suoi parametri vitali, tornò alla sua mansione, ad occuparsi degli altri superstiti.

 

Qualche ora più tardi, Tenten riprovò a mangiare quel che ancora rimaneva nel vassoio, ma con il medesimo risultato della prima volta, e così quando ci riprovò ancora.

Qualsiasi cosa mangiasse, era impossibile tenerla nello stomaco: tre volte in dieci ore.

Si sentiva sempre più stanca e il mal di testa la tormentava più delle ferite.

Tornò a sdraiarsi e prese a tormentarsi una ciocca di capelli, in preda all'ansia.

Dov'è Neji?, era il pensiero che, sopra tutti gli altri, le riempiva la mente. Non riusciva a capacitarsi di non averlo ancora visto, o di non aver ancora avuto sue notizie da parte dei medici. Aveva saputo di Naruto, Sasuke – loro prima di tutti, perché erano gli eroi –, poi di Chouza e del figlio, di Shikamaru, Ino, Inoichi e Shikaku, che purtroppo non ce l’avevano fatta. Una lacrima le sfiorò la guancia, quando, per un solo istante, il pensiero di Neji morto le passò per l’anticamera del cervello.

NO! Neji non poteva essere morto. Tenten non riusciva nemmeno a capacitarsi di una cosa del genere, poiché, semplicemente, lui non poteva.

 

A cena provò a mangiare di nuovo, in piccole porzioni, per evitare di vomitare di nuovo. Sorrise, notando che quel metodo funzionava. Finalmente poteva mangiare, si disse. Fino a quel momento non si era accorta di quanto fosse affamata.

Quando, tra un boccone e l’altro, si era fermata a riflettere un momento, constatò che erano due giorni che non mangiava, tra il sonno forzato e la degenza. Era stato lo stesso medico di Kiri ad informarla di quanto era successo durante il periodo in cui tutti loro erano rimasti sotto gli effetti dello Tsukoyomi, a sua volta informato da Sakura stessa.

«Appena possibile,»  aveva mormorato con il poco di forze che aveva, «posso vedere Sakura-chan?»

«Vuole dire Haruno-sama? Certo, appena la vedo.» le aveva sorriso lui, e l’aveva lasciata mangiare in pace.

Con somma gioia, riuscì a dedicarsi alla lettura prima di addormentarsi.

Fra le pagine incontrò un personaggio che la fece sorridere: silenzioso, serio e "un po'" orgoglioso, in modo buffo... le ricordava "il suo iceberg".

«Quando vedo Neji, glielo racconto.» sussurrò a se stessa. Poi sprofondò tra le calde ed accoglienti braccia di Morfeo.

 

Riaprì gli occhi lentamente, la mattina dopo, constatò. La prima cosa che entrò nella sua visuale, oltre l’orribile giallo piscio delle tende mediche, fu una macchia nera in contrasto con lo sfondo.

«Ohayo, Tenten-chan!» salutò Lee, con tono spossato.

A Tenten, questa cosa parve oltremodo strana, per cui, subito dopo i convenevoli e l’essersi accertata delle sue condizioni, passò alla domanda che le premeva forte nella mente, sin dal momento in cui aveva visto Lee così poco… Rock Lee.

«Lee, cosa c’è? È successo qualcosa a Gai-sensei? A Neji?»

«Tenten…» ahi, così non andava bene, affatto.

«Tenten-san…» questa era la voce insicura e flebile di Hinata, che stava per mettersi a piangere, lo sentiva. «Tenten-san, mi dispiace… Neji… io…» e scoppiò.

La castana si guardò intorno confusa e spaventata: Neji cosa?

Posò lo sguardo in direzione di Lee, che concluse la frase nel modo peggiore possibile. «Neji… Neji è morto.» sussurrò, abbassando il capo.

 

Tenten sgranò gli occhi: Neji cosa? No, lui non poteva. Neji non poteva essere morto. Lui non poteva essere morto, lui doveva tornare da lei.

Piano, le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance pallide, mentre dei singulti sempre più forti la scuotevano. No!

Le sembrò di guaire, quando la voce cominciò a uscire rotta dal pianto dalla sua gola.

«No! Lui non può!» urlò, fuori di sé. Cominciò a dibattersi, piangendo e Lee e Hinata non poterono fare altro che starla a guardare, in attesa che si sfogasse, urlando e piangendo. Quando si fu calmata e fu tornata a stendersi sul letto, quasi ancora tentasse di convincersi che quella non fosse la verità, anche se più e più volte le avevano descritto la scena, spiegato come fosse andata. Tenten non lo voleva accettare.

 

«Andate via.» mormorò, con la voce ancora rotta. «Andatevene, vi prego.»

Rock Lee e Hinata non poterono fare altro che obbedirle, lasciandola sola.

Tenten si addormentò poco dopo, sfinita, ancora scossa dai rimasugli di quel pianto disperato, sognando ancora una volta quel ragazzo tanto burbero all’apparenza parlare con lei di quel personaggio tanto simile a lui.


Si svegliò di nuovo, verso sera, e trovò Sakura accanto a lei. Le porse un fazzoletto, in modo che potessi asciugarsi le lacrime e una bottiglietta d’acqua, per recuperare i liquidi persi.

«So già tutto. Me l’ha detto Lee.» mormorò, con la voce ancora impastata.

Sakura annuì. «Devo dirti una cosa; si tratta di Neji.»
Il tono fermo e cupo con cui lo disse, le piacque molto meno della parola morto.

 
Angolo autrici
Buonsalve! Spero che come primo capitolo vi sia piaciuto, ci stiamo impegnando proprio tanto. 
Credo che alcuni di voi sappiano la "reale" ragione per cui ci siamo imbarcate in questa long, dunque, un saluto a tutte le anime pie che ci seguono in pagina tutti i fanziH :3
Il prossimo capitolo arriverà lunedì puntuale, magari con le note annesse XD

Al solito, se volete, dateci i vostri pareri.
Tata&Nana

 
   
 
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