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Autore: Zola_Vi    25/04/2015    4 recensioni
“So perché hai paura di parlarmi. O guardarmi. O toccarmi.”
Aggrottò le sopracciglia, forse infastidita. 
“Il tuo cuore sa benissimo che torneresti da me, se solo tu lo facessi.” 
“Io ascolto la mia testa, Harry. Il mio cuore non c’é più, ormai.” 
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“Ti detesto.” 
Lui rise. 
“Davvero, Harry.” 
I suoi occhi brillavano di una luce strana, che ultimamente non aveva visto. 
Mi soffermai ad osservarli. 
Era da tempo che non lo facevo, che non lo guardavo attentamente. 
“Ti sei incantata?” 
Scrollai la testa, alzandogli ben in vista il mio dito medio sulla faccia, con un sorrisetto beffardo disegnato sul viso. 
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Corrugò la fronte e con passi impercettibili cercò di tornare indietro verso la porta, poiché io mi mossi verso di lei, intrepidamente e senza ripensamenti. 
Toccò la maniglia, ma non riuscì a girarla: avevo chiuso a chiave. 
Spalle contro il muro, alzò lo sguardo per guardarmi negli occhi. 
Il suo flebile respiro, adesso scostante, arrivò al mio petto. 
Mi avvicinai al suo orecchio, abbassandomi di qualche centimetro. 
“Devi fare solo ciò che ti dirò.” 
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Voleva la guerra? 
“E guerra sia.” pensai. 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 9

 

Narra: Harry.

 

“Baciami.” 

Nella stanza buia, vedevo solo lei, illuminata dai suoi bellissimi capelli biondi. 

Il suo corpo, estremamente esile e delicato, era coperto da un leggero e chiaro pigiama azzurro, profumato di rosa. 

Con la fronte corrugata, adesso, mi guardava contrariata: non avendo cambiato posizione, seduta sul letto con le gambe incrociate. 

Era notte, circa le quattro di mattina. 

Entrambi non riuscivamo a dormire. 

Così, avevo pensato di giocare un po’. Con le mie regole. 

Io, in piedi di fronte a lei, a qualche metro di distanza, sorrisi maliziosamente dopo aver pronunciato quell’ordine. 

Da due settimane, ormai, faceva tutto quello che le chiedevo. 

Ma solo adesso iniziavo a fare sul serio. 

In un modo o nell’altro, lei sarebbe stata di nuovo mia. 

“Non mi hai sentito?” 

Non rispose, neanche questa volta. 

Semplicemente prese le proprie coperte e molto velocemente vi ci si distese sotto, girandosi dalla mia parte opposta. 

Così, molto lentamente, sghignazzando notando la sua ostinazione, mi avvicinai io al suo corpo. 

Mi sedetti accanto a lei, fino a raggiungere la distanza di qualche centimetro dal suo orecchio. 

“Allora ti bacerò io.” 

Non si mosse. 

Con gli occhi chiusi, strinse solo impercettibilmente le labbra. 

Abbassai lo sguardo, ammirando il suo viso per alcuni attimi. 

Le sue guance, bianche alle estremità e rosee al centro, erano rimaste così lisce… 

Proprio come ricordavo. 

Per un attimo ebbi l’irrefrenabile voglia di accarezzargliele, ma non lo feci, alla fine. 

Sfiorai la sua bocca, rossa lampone. 

Dio! 

Da quanto non lo facevo, ormai. 

Sorrisi, nella mia mente. 

Lei non s’allontanò, per la prima volta.

Rimase lì, accanto a me, vicino al mio volto. 

Il mio petto divampò. 

il mio cuore scoppiò.

Poi, qualche istante dopo, il mio animo divenne scintilla. 

Uniti inseparabilmente, in quel attimo, la baciai. 

Strinsi le coperte per frenare le mie voglie eccessive e non rischiare di esagerare. 

Quando, invece, lei contraccambiò delicatamente, tremando. 

Lentamente, poi, spostai le mie mani sulla sua vita.

… Per poi passarle successivamente sul suo seno. 

Non osò fermarsi, neanche per un singolo istante. 

Nessuno dei due ne aveva l’intenzione, in realtà. 

Afferrai la sua maglia, estremamente concentrato, e guardandola negli occhi, gliela levai. 

Rimase in reggiseno. 

Non sorrise. E nemmeno io lo feci. 

Continuammo a baciarci, senza sosta. 

Fino a quando lei non si staccò. 

Ansimò, facendo salire e scendere freneticamente il proprio petto, schiacciato sotto il mio, cercando di riprendere fiato. 

“Vedi che…” 

Ma mi zittì. 

Afferrò nuovamente il mio collo, alzandosi leggermente dal materasso del letto, e riprese a baciarmi con passione. 

Le sue mani, adesso, stringevano i miei ricci, spettinandoli e tirandoli. 

“Era ciò che volevi.” disse, sussurrando con determinazione. 

Questa volta, mi staccai io. 

Le presi il polso, fissandola severo.

Mi focalizzai su quella dannata frase. 

“Ciò che vuoi anche tu.” 

Non rispose, fino a quando non decise quale fosse la risposta più sincera per lei. 

“Si, lo voglio.”

Sorrisi, sinceramente. 

“Ma adesso, in questo momento.” 

Accigliai lo sguardo. 

“Ti voglio, Harry. Ma non deve diventare un abitudine.” 

“Vuoi qualcosa di… clandestino e saltuario?” 

Scrollò le spalle. 

Non accennò ne ad una smorfia ne ad un sorriso. 

Gelida, continuò ad ammirarsi nei miei occhi. 

Come poteva chiedermi una cosa del genere?

Dov’era, per davvero, finita la mia Ploon?

 

*Flashback* 

 

“Che schifo quei due.” 

Alzai gli occhi al cielo, ridendo divertito. 

E la guardai fare delle strane e buffe facce, mentre, tra l’altro, gesticolava animomasemnte. 

Da giorni ormai, da quando aveva scoperto che Trisha Coleridge e Thomas Thomson avevano fatto sesso, così a caso, perché ne avevano semplicemente voglia, nella macchina del padre di lei, non faceva che parlarne, lamentandosi. 

Quei due neanche si conoscevano, secondo la sua onesta opinione. Ne avevano avuto un rapporto affettivo, prima di allora.

Borbottò qualcosa che io non riuscii a sentire, abbassando lo sguardo, e continuò a camminare per il corridoio della scuola. 

“Non é così scandaloso. E’ piuttosto normale.” 

Corrugò la fronte, gelandomi con lo sguardo. 

“Solo perché lo fanno tutti non vuol dire si debba fare.” obiettò. 

“Vedremo se dirai così anche tra qualche anno.” sghignazzai, lanciandole una frecciatina in tono di sfida. 

Poi, infilandomi le mani in tasca, ero rimasto in silenzio, continuando, invece, a sentire i suoi lamenti. 

Nonostante non fossi d’accordo con i suoi ideali, rimisi colpito dalla forza con cui ci credeva. 

Era ancora solo una ragazzina, eppure il coraggio di esprimere le proprie idee non le mancava. 

Era sicuramente molto più matura di adolescenti dell’ultimo anno o adulti. 

“Tu lo faresti?” 

Mi girai verso il suo volto, aspettando alcuni istanti per risponderle. Per pensare attentamente. 

“Dipende.” 

“Da cosa?” 

“Dalla persona che avrei davanti.” 

Sorrise, capendo a cosa mi riferissi. 

Sapeva che se davvero mi fosse importato della ragazza tra le mie braccia, non avrei fatto mosse azzardate e avventate, buttando un momento speciale per un po’ di piacere momentaneo. 

“Ma comunque non ti é concesso parlare di queste cose, Piccola Peste.” 

Rise, dolcemente. 

“Non sono più una bambina. E, tra l’altro, mi dici sempre che dovrei crescere per quanto riguarda queste cose, perché sono troppo “disinformata”!” 

“E’ vero. Ma non con troppa fretta.” 

Accigliò lo sguardo, continuando a guardarmi divertita. 

“Perché?” 

“Perché mi piacerebbe prenderti per il culo ancora per un po’.” 

“Fanculo, Harry.” rise. 

E mi diede una spallata, come al suo solito. 

 

*Fine Flashback*

 

Narra: Ploon. 

 

Voleva la guerra? 

“E guerra sia.” pensai. 

Non mi sarei piegata ancora alle sue stupide minacce. 

Che avessi rinunciato a quel dannato libro sin dal principio! 

Ormai era roba passata, in un presente piuttosto confuso e tormentato. 

Non c’era spazio per la malinconia e la tenerezza, di lontani ricordi. 

E questo dovevo farglielo capire. 

Si ostinava ancora a combattermi pur di ripescare da qualche sotterraneo la vecchia Ploon. 

Se proprio voleva amarmi, doveva farlo adesso. 

Doveva invaghirsi perdutamente della ragazza che ero diventata. 

Era, in fondo, inutile mentirmi. 

Lui non era innamorato di me, ma di ciò che invece, nella sua mente, rimanevo.

Doveva solo comprendere che, nonostante quanto ci sforziamo, ci sono cose che non possiamo sistemare. Perché sappiamo esattamente quanto possano essere profonde alcune ferite.

La luce, a volte, può diventare buio. 

 

Il suo volto e i suoi occhi, adesso estremamente scuri, scrutavano severi il mio viso. 

La sua bocca, leggermente bagnata, era estremamente serrata. 

I suoi ricci, cadenti sul suo viso perfetto, profumavano ancora di pino: come da sua richiesta, gli avevo fatto personalmente lo shampoo, divertendolo. 

Ma adesso ero io quella che rideva, guardandolo mentre rimaneva sconvolto. 

“Che c’é? Non continui nella tua impresa? A baciarmi?” sussurrai, sorridendogli in modo beffardo. 

“Ti piace farlo solo quando non lo voglio? Quando sono una sfida?” 

Lasciò la sua presa sulla mia carne. 

Ma non rispose. 

Corrugò la fronte, abbassando lo sguardo. 

“Preferirei baciarti quando…” 

“Sono in me?” 

Annuì, lievemente. 

“Come pensavo.” 

Questa era la conferma. 

Non mi amava in più. 

Per me, in realtà, provava solo odio: poiché ero colei che aveva imprigionato l’amore della sua vita nel profondo del suo animo. 

 

“Buongiorno, Ploon.” 

“Buongiorno, Arya.” 

Un sorriso raggiante, come spesso accadeva, illuminò la stanza di calore e serenità. 

Il suo. 

Della rossa si poteva dire tutto tranne che fosse una persona querula e cupa. 

Nonostante la gravidanza, continuava a svolgere i propri compiti e doveri da sola, senza mai lamentarsi. 

Quella mattina, infatti, aveva preparato lei la colazione. 

Fette biscottate con il miele e una grande brocca di latte erano riposti al centro della tavola, contornati da graziosi piatti color madre perla e posate. 

Presi una tazzina dallo scaffale più basso accanto alla porta della cucina e mi sedetti di fronte alla ragazza, non degnandola di uno sguardo: non perché fossi arrabbiata con lei, ne perché portassi rancore, ma semplicemente perché non avevo voglia di troppe chiacchiere. 

Tranquille, rimanemmo nel più profondo silenzio. 

Probabilmente i ragazzi stavano ancora dormendo. Tranne Liam, che solitamente, a quell’ora, andava a correre. 

“Non mangi più come un tempo.” sghignazzò, sorridendomi con gli occhi. 

“Mi é passata la fame.” 

Ed era vero. 

Non riuscivo più ad immagazzinare tutta quella quantità di cibo. 

Il mio stomaco si chiudeva non appena sentivo il profumo di una qualsiasi prelibatezza culinaria, o non. 

I mesi seguenti alla… fuga di mia madre, a causa dello stress, avevo fatto fatica persino a mangiare il minino indispensabile e, adesso, ne pagavo le conseguenze. Non riuscivo neanche più a riprendere. 

A cena, con gli altri, per non insospettirli, mangiavo normalmente, ma poi, quando la notte scendeva e si faceva buio, uscivo di soppiatto di casa per andare a vomitare, soprattutto quando non riuscivo a resistere. 

Per questo, come diceva sempre Harry, ero l’ultima ad andare a dormire. 

“Casa tua era…” 

“Quella lì.” gliela indicai dalla finestra. 

S’alzò, per andare ad ammirarla con più attenzione e nel dettaglio. 

“E perché l’hai venduta? Sembra bellissima.” 

Non le risposi. Non in quel momento, almeno. 

Posai lentamente la tazza di latte che tenevo custodita tra le mani. 

Il liquido fumava, ancora caldo. 

“Era troppo grande per una sola persona.”

“Io pensavo che tua madre vivesse lì con te…”

“No, non più.”

 

“Ehi, ragazzina.” 

Risi, alzando gli occhi al cielo. 

Mai sarei riuscita ad estirpare dalla mente di Louis quel fastidioso soprannome che riservava per me. 

“Che c’é?” 

“Vado al supermercato, adesso.”

Stetti ferma a guardarlo, per aspettare la continuazione del discorso. 

Ma non arrivò. 

“E quindi? Dovrebbe interessarmi?” 

Sorrise amichevolmente, abbassando lo sguardo per poi rialzarlo poco dopo. 

“Era un invito per venire con me.” 

“Ah… ed era troppo difficile chiederlo in un modo esplicito?” 

“Lo era. Ma tu sei tarda.” mi pizzicò la fronte. 

Sospirai. 

“Vengo con te.”

Mi schioccò un bacio sulla guancia, velocemente, per impedire che lo schiaffeggiassi per quel gesto, e prese la sua giacca autunnale. 

“Andiamo, allora.”

 

“Vuoi del gelato?” 

“C’é al Caffè?”

“Uhmm, no. Non mi sembra.”

“Allora no.”

Rimisi in moto il carrello e avanzammo verso il reparto della carne, il mio preferito. 

“Tocca a te cucinare oggi?”

“Già.” rispose lui. 

Lo guardai perplessa, facendolo scoppiare a ridere. 

“Allora mi prenderò un salame, nel caso tu combinassi un macello.” 

“Non puoi avere così poco fiducia in me.” 

Sghignazzai, facendogli intendere che, invece, era proprio così. 

Le sue capacità culinarie erano sicuramente discutibili, sotto molti punti di vista. 

“Dovresti farti insegnare da Liam.” 

“Perché non da te?”

“Perché non ho così tanta pazienza.” gli feci un occhiolino. 

“Pff, quante scuse.” 

Sorrisi.

“E poi diventerai una brigola umana se continuerai a mangiare quei cosi.” 

“Me ne farò una ragione.” scrollai le spalle. 

 

“Mi spieghi qual’é il tuo problema con Niall?” 

Sbuffai. 

Se c’era una persona di cui proprio non volevo parlare era l’irlandese. 

“E’ da giorni che non vi parlate o, se lo fate, vi tirate frecciatine. E’ per Arya?” 

Abbassai lo sguardo, infilando poi le mie mani gelide nella giacca. 

Il biondo mi aveva dichiarato guerra, la settimana precedente, e non avevo intenzione di supplicarlo di ripensarci. 

Se era preoccupato inutilmente per la rossa erano tutti affari suoi. 

“Non lo so.” 

“Uhmm.”

Corrugai la fronte, guardandolo. 

“Harry ha fatto qualcosa di sbagliato?” 

“No.” 

“Puoi fidarti di me, lo sai.”

Sorrisi, consapevole di quel fatto. 

Forse era lui che, invece, non poteva contare realmente su di me. 

“Lo so, Louis, ma ti sto dicendo la verità.” 

Avevo imparato a mentire, con il tempo. E adesso lo sapevo fare davvero bene. 

A volte bisogna farlo per non impelagarsi in pasticci più grandi di te, che ti potrebbero ingoiare distruttivamente. 

“Allora gli parlerò.” 

“No, ti prego.” 

Alzai il tono di voce frettolosamente, scattando come una leonessa che avvista la propria gazzella. 

“Non ce n’é bisogno.” 

Stette zitto per un po’ di tempo, senza più aggiungere altro. 

Non appena, però, arrivammo davanti a casa, si fermò qualche passo dalla porta. 

“Non me la racconti giusta tu, sappilo.” 

Ehi mie belle fanciulle <3 
Salve a tutte! 
Come state? Io il sabato sera me lo passo a casina questa volta, sono stanchina e avevo voglia di scrivere o guardare telefilm! A proposito, potreste consigliarmene uno un po' sconosciuto, visto che quelli più popolari io già li conosco tutti :3 Sono dipendente da telefilm :') E, anzi, ve ne consiglio uno vivamente: the100, stupendo *0* 
Detto questo, posso incominciare a parlare della mia storia AHAH. 
Questo capitolo mi sono divertita davvero tantissimo a scriverlo e penso e spero che vi possa piacere molto *-*
Ovviamente fatemi sapere :)
E, magari, ditemi come gradireste che le cose andassero avanti. 
Il nostro povero Harry non sa più cosa fare, ho reso Ploon un ghiacciolo e non so più come tornare indietro senza far sembrare tutto irreale :')
Ops. 
Detto questo vi auguro un buon proseguimento di serata <3 
Bacioni, 
-Zola. 

 

 
   
 
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